PM 10

 

PM10 questo breve codice alfanumerico indica un insieme di polveri inquinanti solide e liquide, altamente nocive per l'uomo. Possono essere generate da fenomeni naturali, come l'erosione del suolo o, più comunemente, dai gas di scarico delle automobili o dall'inquinamento degli impianti industriali.

Il PM10 è uno dei sette inquinanti dell'aria più importanti. I sette comprendono:

  • PM10
  • Biossido di zolfo (SO2)
  • Monossido di carbonio (CO)
  • Ossidi di Azoto (NOx)
  • Idrocarburi
  • Ozono (O3)
  • Piombo (Pb)

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Il particolato atmosferico, detto anche aerosol atmosferico, è formato da particelle di diametro compreso tra 0.005 µm e 100 µm. In particolare sulla classe PM10 che comprende le particelle di diametro inferiore a 10 µm si è concentrata l’attenzione legislativa e scientifica per gli effetti sulla salute umana.

Il PM10 viene infatti indicato dagli epidemiologi come il miglior indicatore delle relazioni tra inquinamento atmosferico e salute. Le particelle di diametro inferiore a 10 µm, costituiscono infatti la cosiddetta frazione inalabile, in grado di raggiungere l’area broncotracheale, mentre le particelle di diametro inferiore a 2.5 µm, che costituiscono la frazione respirabile, sono in grado di raggiunge gli alveoli polmonari veicolando nell’organismo le sostanze delle quali sono composte.

Il PM10 può essere ulteriormente suddiviso in una frazione fine, con particelle di diametro inferiore a 2.5 µm (PM2.5) e in una frazione grossa, con particelle di diametro superiore a 2.5 µm. Il PM10 è in parte di tipo primario, immesso direttamente in atmosfera ed in parte di tipo secondario, prodotto cioè da trasformazioni chimico-fisiche che coinvolgono diverse sostanze quali SOx, NOx, COVs, NH3 e che ne determinano la produzione e/o rimozione [Deserti et. al. CTN-ACE, 2001]. Le particelle di tipo primario sono presenti sia nella frazione fine che in quella grossa, mentre le particelle di tipo secondario sono presenti per la gran parte nella frazione fine.

In particolare la frazione fine riveste una importanza maggiore rispetto alla frazione grossa a causa della complessità chimica dei suoi costituenti. Inoltre la frazione fine presenta un alto valore del rapporto superfice/volume favorendo quindi l’adsorbimento superficiale di sostanze tossiche come i metalli pesanti ed IPAs.

Il PM10, analogamente a quanto accade per l’ozono nel periodo estivo, risulta ubiquitario nelle aree ad intensa attività umana e può essere considerato un tracciante dell’inquinamento atmosferico.

I riferimenti normativi europei e nazionali

L’Unione Europea attraverso la direttiva 96/62/CE ha delineato le politiche generali "in materia di valutazione e di gestione della qualità dell’aria", individuando le azioni fondamentali che gli Stati Membri debbono attuare per definire e stabilire obiettivi di qualità dell’aria finalizzati a prevenire o ridurre effetti nocivi sulla salute e sull’ambiente nel suo complesso. La direttiva quadro definisce il contesto generale, rinviando a specifiche "direttive figlie" la disciplina degli aspetti tecnico-operativi relativi ai singoli inquinanti.

I principi di base della strategia dell’UE per la qualità dell'aria sono incentrati su:

  • la definizione e la fissazione di obiettivi per la qualità dell'aria, per la protezione della salute e dell'ambiente;

  • la definizione di metodi di valutazione in base a criteri comuni;

  • l'acquisizione di informazioni sulla qualità dell'aria da rendere accessibili alla popolazione;

  • il mantenimento e, ove necessario, il miglioramento della qualità dell'aria.

Il Decreto Legislativo 351/99, recependo la direttiva, prevede l'aggiornamento della normativa nazionale, non solo relativamente ai nuovi valori limite e valori obiettivo fissati dalle "direttive figlie", ma anche alla normativa tecnica comprensiva degli strumenti della pianificazione. Il decreto prevede inoltre che le regioni e le province autonome, laddove non siano disponibili misure rappresentative dei livelli degli inquinanti, provvedano ad effettuare una valutazione della qualità dell'aria in modo da individuare le zone in cui i livelli sono più alti dei valori limite. Lo scopo di tale valutazione preliminare è quello di individuare zone che, in base al livello d'inquinamento rilevato, dovranno dotarsi per la valutazione della qualità dell'aria di una rete di monitoragggio.

Per quanto riguarda il PM10, la "direttiva figlia" è stata emanata il 22 aprile 1999 (99/30/CE) ed è stata recepita in Italia con il DM. 60 2/4/2002, pubblicato sulla GU. N.87 del 134/4/2002. Essa definisce, nel caso di PM10 due fasi, una prima fase al 1 gennaio 2005 ed una seconda al 1 gennaio 2010 per il raggiungimento dei valori limite. I valori limite, fissati in base alle conoscenze scientifiche al fine di evitare, prevenire o ridurre gli effetti dannosi sulla salute umana o per l'ambiente nel suo complesso, devono essere raggiunti entro un dato termine e in seguito non superati.

 

Nella tabella 1.1 e nella figure 1.1 ed 1.2 sono riportati i valori limite e i margini di tolleranza previsti ammessi per il loro raggiungimento durante la fase 1. I valori limite indicati della seconda fase e riportati nella tabella 1.2 saranno riveduti alla luce delle ulteriori informazioni relative agli effetti sulla salute e sull'ambiente, alla fattibilità tecnica e all'esperienza acquisita nell'applicazione dei valori limite della fase 1 negli Stati membri.

Indicatori per le concentrazioni di PM10 (Fase 1)

Limite periodo medio valore limite margine di tolleranza data per il rispetto del limite
Valore limite giornaliero per la protezione della salute umana 24 ore 50 µg/m3 da non superare più di 35 volte l’anno. 50% all'entrata della presente direttiva, con la riduzione il 1°gennaio 2001 ed ogni 12 mesi successivi, secondo una percentuale annua costante, per raggiungere 0% entro il 1°gennaio 2005 1 gennaio 2005
Valore limite annuale per la protezione della salute umana anno civile 40 µg/m3 20% all'entrata della presente direttiva, con la riduzione il 1°gennaio 2001 ed ogni 12 mesi successivi, secondo una percentuale annua costante, per raggiungere 0% entro il 1°gennaio 2005 1 gennaio 2005

Indicatori per le concentrazioni di PM10 (Fase 2)

Limite periodo medio valore limite margine di tolleranza data per il rispetto del limite
Valore limite giornaliero per la protezione della salute umana 24 ore 50 µg/m3 da non superare più di 7 volte l’anno in base ai dati; deve essere equivalente al limite della fase 1 1 gennaio 2010
Valore limite annuale per la protezione della salute umana anno civile 20 µg/m3 50% all'entrata della presente direttiva, con la riduzione il 1°gennaio 2001 ed ogni 12 mesi successivi, secondo una percentuale annua costante, per raggiungere 0% entro il 1°gennaio 2005 1 gennaio 2010

 

L'influenza dei processi meteorogici

I processi meteorologici influenzano in modo vario e complesso l’inquinamento atmosferico. L’atmosfera rappresenta l’ambiente attraverso il quale si diffondono gli inquinanti immessi da varie sorgenti. All’interno dell’atmosfera gli inquinanti, sostanze normalmente non presenti, o presenti in piccolissime quantità, nell’atmosfera non inquinata, vengono dispersi e subiscono varie trasformazioni del loro stato fisico e chimico. Al termine del loro ciclo di vita gli inquinanti vengono trasferiti ad altri comparti del sistema attraverso processi di rimozione e di deposizione al suolo o nelle acque, ed interessano in vari modi la biosfera e la salute umana. Alcuni di questi sistemi, detti ricettori, sono particolarmente sensibili agli effetti dell’inquinamento.

Nei fenomeni di inquinamento risultano rilevanti sia i processi meteorologici a scala regionale sia i processi meteorologici che avvengono all’interno dello strato limite atmosferico (PBL). Per quanto riguarda i processi a scala regionale risultano particolarmente rilevanti i fenomeni di stagnazione della massa d’aria chimica. In meteorologia una massa d’aria è una regione di aria, di dimensioni variabili, che mostra caratteristiche simili di temperatura, umidità o stabilità verticale. Le masse d’aria vengono create quando l’aria diviene stagnante su una determinata regione d’origine (oceano, mare, continente o bacino aerologico) e di conseguenza assume caratteristiche tipiche di quella regione (ad es. aria calda e umida oceanica, fredda e secca continentale). In analogia, nel campo della meteorologia dell’inquinamento atmosferico è possibile identificare una massa d’aria chimica, [EPA 1996] come una porzione di atmosfera che essendo stagnante su una particolare area di sorgenti di emissione, ne assume le caratteristiche tipiche. Così ad esempio l’aria che risiede per un certo periodo sull’area padana, ricca di industrie, ad intensa attività umana ed elevato traffico, si arricchisce di sostanze inquinanti, quali ossidi di azoto e composti organici volatili, che, oltre a produrre direttamente inquinamento, rappresentano potenziali precursori dell’inquinamento da ozono. Al contrario una massa d’aria proveniente dal mare, dove non sono presenti sorgenti inquinanti significative, sarà relativamente povera di inquinanti.

La concentrazione di un inquinante nell’atmosfera dipende in modo significativo dal grado di rimescolamento e quindi di diluizione, che avviene tra il momento nel quale un inquinante o un suo precursore viene emesso ed il momento al quale l’inquinante arriva al punto ricettore. Questi processi avvengono principalmente nello strato limite planetario (PBL) che è lo strato di atmosfera direttamente influenzato dalla presenza della superficie terrestre e risponde alle forzature della superficie con scale temporali tipiche di 1 ora o meno [Stull, p. 3-43]. Il rimescolamento dell’atmosfera nello strato limite è il risultato sia della turbolenza meccanica, associata al vento in prossimità della superficie, che della turbolenza di origine termica, associata al bilancio di calore in prossimità della superficie.

Tenendo presente queste caratteristiche generali delle relazioni tra situazione meteorologica e condizioni di inquinamento possiamo identificare le grandezze meteorologiche locali che presumibilmente influenzano maggiormente i processi di trasporto, diffusione, trasformazione chimica e deposizione delle polveri in generale e del PM10 in particolare, queste grandezze sono le idrometeore, il vento, la temperatura dell’aria e l’altezza di rimescolamento. Le idrometeore quali la pioggia e la nebbia influenzano i processi di deposizione e di rimozione umida delle polveri. L’intensità del vento alla superficie influenza sia il trasporto degli inquinanti sia i fenomeni di risospensione delle polveri. Le temperature, se sufficientemente elevate, facilitano i processi di rimescolamento turbolento in prossimità della superficie e tendono quindi a favorire i processi di rimozione degli inquinanti. L’altezza di rimescolamento, che può essere definita come l’altezza dello strato adiacente alla superficie all’interno del quale un composto viene disperso verticalmente per turbolenza meccanica o convettiva in un tempo pari a un’ora circa [COST Action 710, 1988], influenza direttamente la concentrazione degli inquinanti immessi vicino alla superficie.

tratto dal "Quaderno Tecnico ARPA (Emilia Romagna) - SMR n°10-2002"

 
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