In base a come
vengono usate le parole ci è permesso di capire un ragionamento,
un’idea, un progetto oppure possiamo venir confusi e perdere il
senso di un ragionamento, di un’idea, di un progetto.
Nel caso della lettera inviataci dall’Amministratore Delegato
dell’API, Dott. Franco Brunetti, vogliamo analizzare le parole “complementare”
ed “evoluzione” alla luce del progetto delle
due centrali elettriche in fase di “screening” concessorio!
La frase
<< Percorrendo
una strada complementare alle linee di indirizzo tracciate
dal PEAR, il progetto api diventa un contributo ed un sostegno al
raggiungimento dell’autonomia energetica del territorio,
disegnando l’evoluzione del sito di Falconara secondo gli
impegni condivisi con le Istituzioni locali nel Protocollo
d’Intesa con queste ultime sottoscritto >>.
E’ ragionevole
ritenere che quando il Consiglio Regionale delle Marche approvò il
Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR), frutto di studi e
valutazioni approfondite, non lo considerava certamente
incompleto e bisognoso di apporti complementari. Se lo fosse
stato non sarebbe stato un Piano presentabile, votabile e
approvabile. Noi, che abbiamo seguito il suo iter, non abbiamo mai
sentito levarsi - neanche dai banchi dell’opposizione in Consiglio
Regionale - l’accusa di incompletezza nei confronti del PEAR.
Dunque il PEAR è uno strumento definito e chiaro, uno strumento di
programmazione che ha bisogno di tempo per realizzare il
risparmio energetico, lo sviluppo e la diffusione delle energie
rinnovabili, la realizzazione di piccole centrali elettriche a
metano e cogenerazione e trigenerazione (max 10 o 20 MWe)
nei distretti industriali che ne necessitano.
In questa situazione
la strada complementare della grande centrale
a metano e gpl dell’API suona come una unilaterale, non richiesta
dichiarazione di incompletezza del PEAR.
Così l’API, con le due centrali a combustibili fossili per
complessivi 580 MWe, “propone” alla Regione di completare
il PEAR, usando congiuntamente gli strumenti individuati
dal Piano e quelli ritenuti utili dall’API stessa (le due
centrali). In altre parole le nuove centrali API sarebbero gli
elementi che aggiunti a quelli previsti dalla Regione
renderebbero completo il tutto.
Le domande
spontanee:
-
come mai
l’API che con la sua API – HOLDING sta già sviluppando impianti
eolici per la produzione di energia elettrica (700 MW
complessivi) nel Lazio, in Campania, Puglia e Sicilia non
propone questo tipo di investimenti ai marchigiani ed alla
Regione Marche?
(Vedi
http://www.apioil.com/ita/fonti_alternative.asp
)
-
Come mai
API – HOLDING che guarda anche all’energia fotovoltaica ed al
solare termico non propone ai marchigiani e alla Regione -
ora e subito - questa che chiama “la sfida del futuro”?
-
Perché in
un’area ad alto rischio di crisi ambientale i cui abitanti sono
sottoposti ad un’indagine epidemiologica per il rischio LEUCEMIA
la raffineria API continua a proporre l’accumulo di centrali
elettriche a fonti fossili, inquinanti e malsane?
Alla luce di quanto
detto sopra il concetto di “evoluzione del sito API di
Falconara” usato dall’API crea non poca confusione.
Se il concetto di evoluzione evoca un processo di mutamento, di
trasformazione che porta all’affermazione di nuovi caratteri, ci
chiediamo dove dovrebbero essere individuati questi nuovi
caratteri nella volontà API di realizzare altre due centrali a
combustibili fossili!
Dov’è individuabile
l’evoluzione che faccia un po’ affrancare l’Italia
dalle fonti fossili che siamo costretti ad importare – a caro
prezzo - dagli altri paesi?
Dov’è individuabile
l’evoluzione dell’API se tonnellate di altre
sostanze inquinanti verranno immesse ed aggiunte a quelle già
presenti nell’aria che respiriamo a causa della raffineria e dalla
centrale elettrica IGCC?
Avremmo potuto
parlare di evoluzione se, per esempio, una centrale
a carbone od olio combustibile fosse stata convertita a metano. Ma
qui si vogliono AGGIUNGERE DUE CENTRALI A METANO E GPL AD UNA
RAFFINERIA E AD UNA CENTRALE CHE GASSIFICA RESIDUI PETROLIFERI!
Avremmo potuto
vedere l’evoluzione se, per esempio, API – HOLDING
avesse offerto alla Regione Marche “l’accellerazione
imprenditoriale” per far decollare l’eolico non solo nei siti
appenninici individuati dalla stessa Regione, ma anche in mare
(ovviamente senza baratti di tipo “compensatorio”: ovvero tu mi
fai costruire la mia grossa centrale ed io investo anche su un po’
di energia rinnovabile!)
Così come evoluzione sarebbe stato inteso un
concreto impegno industriale nel settore del fotovoltaico che
però, non a caso, l’API continua ancora a considerare una sfida
del futuro!
La Shell Solar produce anche i pannelli fotovoltaici… Sono forse
imprenditorialmente degli aspiranti suicidi o, parafrasando il
personaggio di Obelix, Sono Pazzi Questi
della Shell (SPQS)?
Leggete qua sotto:
http://www.dw-world.de/english/0,1594,1446_A_1321857_1_A,00.html
Il 9
Settembre 2004, inaugurato a Espenhain, vicino a Lipsia, un
impianto fotovoltaico da 5 megawatt basato sulla tecnologia delle
celle fotovoltaiche a silicio monocristallino. L'impianto occupa
20 ettari di terreno contaminato da polvere di lignite che non
sarebbe stato possibile recuperare per altri usi. Il costo totale
dell'impianto è di 22 milioni di Euro.
L'energia
solare ottenuta dai pannelli fotovoltaici è ancora costosa
rispetto a quella prodotta con combustibili fossili. Se però si
tiene conto dei danni fatti all'ambiente dai fossili e del
progressivo esaurimento delle risorse, la legge tedesca
sull'energia rinnovabile appare lungimirante nell'aver
incoraggiato l'espansione su larga scala dell'energia fotovoltaica.
L'impianto
è stato realizzato dalla ditta di Berlino Geosol, i pannelli
fotovoltaici sono di produzione Shell Solar e Siemens. Nuovi
impianti di portata simile sono in progettazione. Oggi, la
quantità di energia elettrica rinnovabile prodotta in Germania ha
raggiunto il 9%, una quantità che è raddoppiata in pochi anni. Il
governo tedesco programma di mantenere questi ritmi di crescita e
di ottenere il 20% dell'elettricità da fonti rinnovabili entro il
2020. |