TGR MARCHE: SERVIZIO PRIVATO O SERVIZIO
PUBBLICO?
ovvero
quando l’isola artificiale della raffineria api fu fatta diventare
un pezzo di storia marchigiana come il PALAZZO DUCALE DI URBINO!
Sabato 13 agosto 2005 abbiamo assistito
con sconcerto ad un “servizio giornalistico” del TGR Marche dall’isola
artificiale della raffineria API.
Quel “servizio” è stato inserito nella
rubrica “TG Itinerante” che si è sempre occupato con vera
professionalità di farci conoscere aspetti della cultura, dell’arte,
dell’architettura, del paesaggio e dei valori delle Marche.
Che cosa centra l’isola artificiale dell’API per scaricare e caricare
prodotti petroliferi dalle/sulle petroliere?
Riportiamo di seguito alcuni stralci del
servizio andato in onda nell’edizione delle ore 14,00 e durato circa 10
minuti.
Non siamo in grado di proporVi la
trascrizione del seguito del servizio andato in onda alle ore 19,30
poiché il nostro addetto alla registrazione è stato colto da
incontrollabili quanto liberatori conati di vomito ed è stramazzato,
sfinito ma felice, sul videoregistratore ormai inutilizzabile.
Sempre
in blu troverete i nostri commenti.
Presentato dalla giornalista RAI in studio come
« luogo famoso ed inaccessibile (…) occasione per conoscere un pezzo
di storia dell’imprenditoria marchigiana davvero unico
(…)
» la corrispondente del TG Marche Daniela
Sodano ci parla da sopra l’isola artificiale della «
famosissima raffineria »
API spiegandoci che per fare quel servizio sono stati
necessari giorni di lavoro dei tecnici per creare un ponte radio,
trasportare la regia mobile sull’isola e fare riprese aeree con
l’ausilio di un elicottero ultraleggero!
La
Dott.ssa Sodano ci spiega:
« Abbiamo deciso,
proprio per la vigilia di ferragosto, di venire su un posto davvero
inaccessibile perché innanzitutto è difficilissimo avere i permessi per
motivi di sicurezza ma è anche difficilissimo per noi poter realizzare
un collegamento diretto. Infatti questo non avviene con il satellite,
come di consueto avviene per il nostro TG Itinerante ma con un ponte
radio e grazie veramente al lavoro dei giorni scorsi di tutti i nostri
tecnici è stato possibile realizzarlo anche perché abbiamo dovuto
trasportare qui una regia ed è francamente complesso. Abbiamo deciso
di venire qui ed è stato possibile perché comunque, così come nei
vari paesi che vi abbiamo fatto conoscere qui c’è un pezzo veramente di
storia marchigiana, dell’intraprendenza
marchigiana. Poi in questi giorni, scusate, è stato possibile anche
realizzare delle immagini dall’alto perché c’è una telecamera su un
piccolo elicottero, su un piccolo ultraleggero, che ci consente di
vedere dall’alto le immagini di questa piattaforma, tecnicamente si
chiama isola. Dicevo quella che è l’intraprendenza marchigiana, sì
perché l’API, pensate, nasce nel 33 quando il petrolio ancora contava un
po’ poco nella nostra economia. Pensate che i consumi erano appena di
20Ml di tonnellate all’anno all’inizio del secolo, diventate 200 negli
anni ’40, nel ’33 dei marchigiani, in particolare il cavaliere Peretti,
decisero di formare a Falconara un deposito di carburanti e di lì
nascerà poi quella che è la famosissima raffineria. E lo
ricordiamo l’API è l’unica società petrolifera italiana ad intero
capitale privato, direi marchigiano. Quindi è
stata una bella scommessa.
Ma adesso vediamo tecnicamente che cos’è quest’isola con l’ingegnere che
è il Vicedirettore della raffineria.
Che cos’è questa isola?
»
Domanda che permette all’Ing. Vincenzo Cleri di
snocciolare al telespettatore le magnificenze tecniche in dotazione per
lo scarico del petrolio e il carico dei prodotti finiti.
Ci preme
evidenziare che l’isola artificiale e l’API vengono poste sullo stesso
piano della Storia e della Cultura dei paesi marchigiani e trasformate,
a forza, in patrimonio culturale e storico delle Marche.
Una vera e
propria operazione di revisionismo storico che mescola e confonde il
patrimonio privato (capitale privato) con quel complesso di elementi
culturali, artistici, architettonici, di valori peculiari che formano la
storia condivisa di una comunità, di una Regione.
Altra domanda della Dott.ssa Sodano:
« Ma perché farla
in mezzo al mare?» alla quale l’Ing.
Cleri risponde che « (…) normalmente i prodotti petroliferi
vengono trasportati via mare in quanto il trasporto via terra, per le
dimensioni, sarebbe estremamente problematico per le vie di transito».
E la Sodano che ha capito tutto: « Già abbiamo una viabilità difficile
figuriamoci ancora con tutti questi TIR!».
Verrebbe da chiedersi se la Sodano “c’è o ci fa”!
La
giornalista, con le sue esclamazioni/commento, fa balenare
nell’immaginario del telespettatore - legittimamente poco informato sul
funzionamento di un sistema raffineria - che l’API abbia costruito
quell’isola in mezzo al mare per non pesare sulla problematica viabilità
locale “dimenticando” che in TUTTO IL MONDO il petrolio grezzo viene
trasportato via mare e TUTTE le raffinerie hanno terminali in mare per
lo scarico delle petroliere e per il carico delle tonnellate di prodotti
finiti da destinare ad altri territori che non hanno raffinerie vicine!
Ma sentiamo la parte del “servizio giornalistico” che
riguarda le origini dell’API:
« I 70 ettari
della raffineria API di Falconara nati da un deposito di carburanti
degli anni ’20. Ma è negli anni ’30 che nasce la Società API, Anonima
Petroli Italiana, fondata da Ferdinando Peretti, ed è poi la storia di
un continuo sviluppo. La raffineria negli anni ’50 ed un allargamento
progressivo fino agli anni ’90 con la piena attività dell’impianto di
massificazione per la produzione di energia elettrica. Ad oggi nelle
tre società del polo industriale che hanno sede a Falconara lavorano 500
dipendenti. Ma è l’isola d’acciaio il motore essenziale per la
raffineria, un’isola di 2000 mq costituita da due piattaforme collegate
poggianti su pali di acciaio fissi su un fondale di 18 metri. Attraccano
qui le petroliere fino a 95mila Tonnellate di stazza. Sono 8 le condotte
sottomarine che la collegano alla terra ferma; condotte di scarico di
petrolio grezzo e di carico di per la spedizione di lavorati: benzina,
gasolio ed olio combustibile. Da qui i tanti tipi di greggio vengono
movimentati anche a diverse temperature per mantenere una viscosità
costante. Un motore efficiente, dunque, che permette alla
raffineria di lavorare 4 milioni di tonnellate di greggio l’anno
».
Perché un giornalista indipendente del servizio
pubblico RAI dovrebbe sbilanciarsi con l’uso dell’aggettivo “efficiente”
quando ai fini dell’efficacia e della piena comprensione
dell’informazione che deve comunicare quell’aggettivo è inutile?
Inoltre il revisionismo che abbiamo rilevato sopra è
supportato da una ricostruzione storica che elude totalmente il contesto
reale e storico del territorio falconarese che è stato avviluppato dallo
sviluppo della raffineria la quale ha fagocitato storia, territorio,
cultura e vite!
A proposito: la storia dei paesi marchigiani mostrata
con i “TG Itineranti” non ci risulta abbia mai contaminato con
sostanze nocive il territorio dei vicini.
Poi l’ineffabile Dott.ssa Sodano intervista il
biologo marino dell’Università di Ancona Dott. Antonio Pusceddu.
« Siamo con un biologo
marino dell’Università di Ancona proprio perché vogliamo parlare di
mare. Innanzitutto: questa è una grandissima struttura nel mare. Crea
difficoltà o vantaggi per la flora e la fauna di questo mare?»
Biologo: «
Tecnicamente ci troviamo su un’isola, un’isola fatta
dall’uomo ma con tutti i vantaggi che una struttura rigida in mezzo ad
un mare di sabbia, come è l’Adriatico di questa zona, sostanzialmente ha
degli effetti che sono ne positivi ne negativi. Ha la capacità di
attrarre organismi, particolarmente pesci, ma anche da fungere da
substrato per organismi che si attaccano ai piloni di questa struttura:
principalmente i mitili, quindi molluschi ma anche altri organismi che
contribuiscono in qualche modo a diversificare un ambiente
relativamente monotono ».
Non trovando le parole per commentare la
dichiarazione dell’esperto biologo, ci viene da dire che se per Lui
l’ambiente del mare è monotono perché non suggerisce di mettere una
discoteca al posto della piattaforma API? Così pesci e molluschi
potranno nuotare od attaccarsi a ritmo della buona disco anni ’70 come
sui cartoni della Pixar!
Ma l’intervista continua:
Sodano: «
Qual è la salute del nostro mare Adriatico che è
praticamente un’autostrada di navi? »
Biologo: «
Certamente l’Adriatico tra le porzioni del
Mediterraneo è una di quelle a maggior rischio per tutta una serie di
attività umane che ne possono compromettere l’integrità
».
Forse perché si trova sopra l’isola artificiale
dell’API il biologo non si degna di includere anche l’attività di
travaso di prodotti petroliferi svolta tramite quell’isola tra le
attività umane che possono compromettere l’integrità dell’Adriatico. In
fondo il servizio della RAI ha per argomento proprio l’isola API e se si
dice che i molluschi che si attaccano ai piloni della struttura
contribuiscono a diversificare un ambiente monotono, il Dott. Pusceddu
dovrebbe citare anche il rischio connesso alle operazioni di carico e
scarico di prodotti petroliferi (che, tra l’altro potrebbe tragicamente
ed irrimediabilmente interrompere quella insopportabile monotonia!!!)
Sodano: «
I natanti, che rischio fanno correre a questo mare ? »
I natanti?? Ma quelle che attraccano sull’isola API
non si chiamano petroliere ?
Biologo: «
I natanti, al di là di quella che può essere l’ambito
della sicurezza personale, ovviamente sono dei veicolatori di
idrocarburi che in maniera più o meno importante vengono persi e
costituiscono una delle fonti di inquinamento cronico più importanti non
solo per l’Adriatico ma per l’intero Mediterraneo.»
Sodano: «
E i pesci, c’è una pescosità diminuita o normale
nell’Adriatico?».
Biologo: «
L’Adriatico storicamente è un mare molto ricco ed
in quanto tale continua a mantenere queste caratteristiche. E’ pur vero
che le misure fatte a livello mondiale indicano chiaramente una
diminuzione degli stock del pescato. Quindi anche l’Adriatico si sta
muovendo in questa direzione ».
E’ incredibile come il Dott. Pusceddu abbia
dimenticato di ricordare la
particolarità del mare Adriatico che stante i suoi bassi fondali e un
tempo di ricambio dell'acqua di 80 anni ha un rischio amplificato
rispetto a tutte le contaminazioni e, in particolare, alle
contaminazioni da idrocarburi.
Dimentica
di dare alcuni dati sicuramente a lui noti come, per esempio, che
solo una
tonnellata di petrolio può coprire fino a 1000 ettari di mare e
inquinare un chilometro di spiaggia che da noi sarebbe devastante per il
turismo e la pesca!
Il Dott. Pusceddu dimentica la contaminazione con
bitume di chilometri di spiaggia e fondale marino in seguito
all’incidente presso la raffineria API dell’8 settembre 2004.
Se ancora non lo avete fatto, Vi invitiamo a
protestare e far protestare inviando anche questo articolo al Direttore
della Testata Giornalistica Regionale,
Dott.ssa Angela Buttiglione (tgr@rai.it)
e per conoscenza a chi volete.
Vi preghiamo di
inviare per conoscenza nascosta (Ccn) anche alla nostra posta -
comitato25agosto@virgilio.it
- una copia della protesta così teniamo anche il conto.
Per consultare le pagine incidenti e foto:
www.comitati-cittadini.net/Incidenti.htm
www.comitati-cittadini.net/Incidenti/20040908esplosione/Esplosione.htm |