PALANCOLATA MON AMOUR!
E’ veramente una grande
passione quella della Raffineria API per la PALANCOLATA di metallo da
conficcare nell’alveo del fiume Esino.
Barriera metallica che dovrebbe tentare di bloccare gli inquinanti
idrocarburi che migrano dall’area degli impianti di raffineria verso
l’Esino.
Il
fatto è che, riproposta tal quale dagli “Esperti” dell’API alla
Conferenza dei Servizi decisoria convocata presso il Ministero
dell’Ambiente e della Tutela del Territorio l’11 Gennaio u.s., è
stata nuovamente bocciata nella posizione in cui l’API pretenderebbe di
realizzarla, cioè ancora dentro l’alveo della foce!
Ovviamente l’API ha fatto ricorso al Tribunale Amministrativo anche
contro quella Conferenza!!!
Le motivazioni della bocciatura da parte della
Conferenza Ministeriale sono (guarda un po’!) le stesse che cittadini e
Comitati hanno sostenuto per anni e che a Maggio 2002 furono alla base
di una “biciclettata” in difesa del fiume Esino.
Motivazioni in nome delle quali ci fu anche
un’azione di disobbedienza civile
durante la quale i cittadini salirono sulla porzione di sponda del fiume
che l’API rivendica come sua proprietà e lì issarono cartelli contro la
privatizzazione e la devastazione di quel bene pubblico.
LA MOTIVAZIONE del
MINISTERO
Scrive la Conferenza dei Servizi decisoria:
<< Dopo ampia ed
articolata discussione la Conferenza dei Servizi decisoria riconferma
che la barriera fisica rappresenta la migliore soluzione in termini di
messa in sicurezza di emergenza nei confronti della diffusione della
contaminazione verso bersagli esterni. Atteso che modalità e
tempi di attuazione, indicati dall’Azienda, non sono condivisibili
la Conferenza dei Servizi decisoria sollecita l’Azienda a riformulare
il progetto di barriera fisica all’interno dell’attuale perimetro della
raffineria e nel frattempo ad attuare l’intervento di barriera idraulica
(…) >>.
Quando il Presidente
della Conferenza dei Servizi, Dott. Mascazzini, sottolinea che << (…)
ad oggi le misure di messa in sicurezza d’emergenza risultano essere
assolutamente insufficienti per garantire il sconfinamento
dell’inquinamento all’interno del sito (…) >> in sostanza ci
conferma due aspetti allarmanti e che continuano a sottolineare la
linearità del comportamento oggettivamente non affidabile dell’Azienda
API:
-
dal Maggio 2000, data
in cui emerse per la prima volta l’inquinamento da idrocarburi del
sottosuolo occupato dagli impianti della raffineria, ancora oggi,
cinque anni dopo, non sono state approntate misure di messa in
sicurezza d’emergenza sufficienti;
-
ancora una volta viene
smentito quanto ha sempre affermato la Dirigenza API circa il
confinamento dell’inquinamento all’interno della proprietà API: GLI
IDROCARBURI SONO SCONFINATI FUORI, VERSO FIUME E MARE!
DA DOVE NACQUE LA POSIZIONE DEI CITTADINI
CONTRO LA PALANCOLATA CONFICCATA
NELL’ALVEO DELL’ESINO
La convinzione dei
cittadini e dei Comitati nell’opposizione alla realizzazione della
palancolata all’interno del fiume Esino nacque da una semplice
comparazione tra quanto doveva essere fatto e quanto era stato fatto.
Il 21 Settembre
2001 la raffineria API rispose all’ennesima Ordinanza del Sindaco di
Falconara – la n° 205 del 19/9/2001 – elencando i dispositivi attivati a
protezione del fiume Esino e specificando << (…) in attesa della
realizzazione di due tratti di palancolata previsti dal “Piano di
caratterizzazione 1ª fase” approvato il 14/9/01 (…)>> dalla
Conferenza dei Servizi presieduta dal Comune di Falconara con la
partecipazione di ARPAM, Regione Marche e Provincia di Ancona.
Una palancolata di acciaio?
Perché?
Come?
Dove?
La prima cosa da fare
fu capire che cosa era stato fatto fino a quel momento per impedire la
migrazione degli idrocarburi dal terreno di proprietà dell’API alla zona
del fiume Esino e, dunque, che cosa era stato fatto - secondo Legge -
come messa un sicurezza d’emergenza!
La sintetica
cronistoria che segue è utilissima per capire che cosa accadde prima del
21 Settembre 2001 e abbiamo cercato di sistemarla cronologicamente nel
modo più scorrevole possibile.
Il 17 Ottobre 2000,
pochi mesi dopo la
scoperta dell’inquinamento del sottosuolo, la Dott.ssa TUNESI
dell’Agenzia Nazionale Protezione Ambientale (ANPA) disse alla
Commissione Tecnica Permanente riunita al Comune di Falconara: << (…)
Come messa in sicurezza d’emergenza si deve pompare dai pozzi la fase
acquosa, ovunque vi sia surnatante (…) Sempre per l’emergenza
debbono certificare (ndr.: la raffineria API) che tutta
l’impiantistica sia a posto e non ci siano fonti attive (…)>>.
Considerazioni perfettamente in linea con quanto disposto dall’Allegato
3 del DM 471/1999.
La Commissione
Tecnica concluse la riunione << (…) definendo le seguenti
prescrizioni: misure d’emergenza, ovvero il pompaggio del surnatante dai
pozzi e la descrizione degli impianti. Bocciatura del Piano di
caratterizzazione >>.
Un mese dopo, il 24 Novembre 2000,
l’Ing. Caiazzo
dell’API informò la Commissione Tecnica Permanente che l’API avrebbe
inviato tutte le schede sullo stato delle condotte e dei serbatoi.
Tra l’11 Dicembre 2000 e l’11 Gennaio
2001,
l’ARPAM assistette alle
operazioni di messa in sicurezza d’emergenza all’interno della
raffineria e ribadì due aspetti:
-
<< Per i pozzi a forte
ricarica si ritiene necessario che venga richiesto di verificare se tale
situazione sia causata da perdite in atto da tubazioni, serbatoi,
ecc. >>;
-
(…) si ritiene necessario
che vengano adottati interventi integrativi al sistema di messa in
sicurezza d’emergenza integrando il sistema di pompaggio finalizzandolo
ad eliminare tutto il surnatante in galleggiamento sulla falda per
l’intero sito in particolare attraverso la realizzazione di pozzi di
recupero specificamente dedicati alla messa in sicurezza d’emergenza
(…) >>.
11 Gennaio 2001
Il Funzionario
Responsabile del Servizio Tutela e Risanamento ambientale della Regione
Marche scrisse quanto segue:
<< Nel lato fiume
Esino risulta evidente la presenza di materiale inquinante al di fuori
della barriera idraulica. Detta area non risulta interessata da
nessun pozzo di recupero del surnatante e pertanto non risulta essere in
sicurezza riguardo a possibili sversamenti di inquinanti sul fiume Esino
(…)
(…) In
conclusione, relativamente alla messa in sicurezza d’emergenza, si
ritiene opportuno che API proceda ad un adeguamento dei sistemi di messa
in sicurezza in particolare modo nelle aree adiacenti il fiume Esino
ed il mare Adriatico, e che certifichi la mancanza assoluta di
perdite >>.
2 Febbraio 2001
Il Sindaco di
Falconara prescrisse con apposita Ordinanza << (…) che vengano
adottati entro dieci giorni (…) interventi integrativi al sistema di
messa in sicurezza d’emergenza integrando il sistema di pompaggio
finalizzandolo ad eliminare tutto il surnatante in galleggiamento sulla
falda per l’intero sito in particolare attraverso la realizzazione di
pozzi di recupero specificamente dedicati alla messa in sicurezza
d’emergenza >>.
7 Marzo 2001
L’Ing. Cleri della
raffineria API elencò alla Commissione Tecnica Permanente gli interventi
che l’API intendeva porre in opera per la messa in sicurezza d’emergenza
del fiume Esino:
-
realizzazione di 5 pozzi di
monitoraggio;
-
monitoraggio quotidiano dei
pozzi;
-
asportazione del prodotto
surnatante;
-
prelievo bimensile di acqua
dai pozzi per eseguire analisi chimiche;
-
realizzazione di un sistema
di well-point esternamente alla recinzione a ridosso della stessa, con
pompaggio del surnatante ed invio dei reflui all’impianto di depurazione
della raffineria.
Ma, specificò l’ing.
Cleri, quella soluzione doveva “considerarsi provvisoria, in
attesa della elaborazione di una proposta progettuale alternativa
”.
22 Marzo 2001
In sede di
Commissione Tecnica Permanente ancora l’ing. Cleri della raffineria API
ribadì che “tra quindici giorni verrà proposto un sistema
alternativo, anche di bonifica, per il lato fiume”.
6 Aprile 2001
L’ARPAM accerta 9 cm
di surnatante idrocarburico nel peziometro S7 a ridosso del fiume Esino
e relaziona: << (…) Ciò evidenzia che gli interventi di messa in
sicurezza adottati non risultano efficaci ad evitare diffusioni
nell’ambiente circostante di sostanze inquinanti e pertanto si deve
richiedere ad API l’adozione di idonei e più incisivi interventi
integrativi >>.
Il 14 Settembre 2001
come ricordato, la
Commissione Tecnica Permanente approva il “Piano di caratterizzazione
1ª fase” proposto dalla raffineria API, Piano che prevede la
realizzazione della palancolata in acciaio conficcata nell’alveo del
fiume Esino.
18 Settembre 2001
L’ARPAM rese noti i
risultati dei controlli eseguiti il 9 ed il 23 Luglio 2001
nella zona del fiume Esino e concluse: << (…) Perdurare della grave
situazione di diffusione di sostanze inquinanti, sia solubili che in
galleggiamento, dal sito di raffineria in particolare verso il fiume e
mare. (…) I risultati dei rilievi eseguiti evidenziano che i sistemi di
messa in sicurezza d’emergenza finora adottati (well-point e pozzi di
recupero) non sono efficaci e sufficienti allo scopo (…) Si ritiene
pertanto che la ditta adotti, con urgenza, interventi idonei, in
particolare al totale recupero del prodotto in galleggiamento sulla
falda (…)>>.
Scrive ancora l’ARPAM
il 20 Settembre 2001 a proposito dell’Indagine sui sistemi di
recupero del prodotto surnatante: << (…) I sistemi di recupero del
prodotto in galleggiamento sulla falda risultano non efficaci per gli
obbiettivi della messa in sicurezza d’emergenza e pertanto è urgente
chiedere la loro realizzazione ed attivazione (…)>>.
LA POSIZIONE DELLE AMMINISTRAZIONI
Nonostante l’emergere
di pesanti contraddizioni sulla reale capacità di recupero degli
idrocarburi installata dalla raffineria API, tutto l’iter per la
realizzazione della palancolata proseguì e la porzione da infiggere
sulla sponda fu realizzata (135 metri a partire dal ponte della ferrovia
verso la foce del fiume).
La parte della
palancolata da realizzarsi interamente nel corso d’acqua del fiume Esino
fu contestata non solo dai Comitati ma anche dall’Autorità di Bacino
Regionale, dal WWF e da alcuni Consiglieri comunali, provinciali e
regionali.
I Comitati esposero
le loro motivazioni in incontri ufficiali con l’Autorità di Bacino della
Regione Marche, in una seduta dedicata della apposita Commissione
provinciale, ai Consiglieri comunali di Falconara.
Si arrivò così ad una
nuova Conferenza dei Servizi presieduta dal Servizio Tutela e
Risanamento Ambientale della Regione Marche che procedette alla Verifica
della palancolata dentro il fiume Esino.
28 Agosto 2002
I
visitatori del nostro sito possono prendere visione dell’intero
verbale che pubblichiamo, ma ci
preme sottolineare la incomprensibile posizione dell’Amministrazione
Comunale di Falconara (pag. 3 del documento).
Il geom. Furio
Durpetti depositò infatti una dichiarazione a verbale che recita:
<< Il Comune di
Falconara richiede che l’Autorità di Bacino esamini prioritariamente le
deroghe alle vigenti misure di salvaguardia alla delibera 300 ritenendo
il Comune che esistano gli spazi giuridici per applicarla e tenuto conto
che si tratta di opera provvisionale per far fronte ad una emergenza
ambientale così come risulta dai verbali ARPAM e dalle ordinanze
sindacali che hanno ordinato la messa in sicurezza di emergenza
>>.
A questo punto è necessaria una considerazione.
Fino al 28 Agosto 2002 tutti gli Enti coinvolti
nella problematica dell’inquinamento del sottosuolo da idrocarburi
avevano evidenziato che il pompaggio dai pozzi del surnatante operato dalla raffineria API
non era stato sufficiente ed efficace al totale recupero del prodotto in
galleggiamento sulla falda.
Circostanza ribadita, ancora dopo 3 anni,
dalla Conferenza dei Servizi decisoria del Ministero dell’Ambiente
(11/1/2005)!
La domanda è: stante tale situazione,
presumibilmente di inadempienza da parte della raffineria API, perché
un’Amministrazione pubblica chiede deroghe a misure di salvaguardia
delicatissime per il rischio molto elevato di esondabilità dell’area,
rischio determinato dall’interramento di parte della foce del fiume
Esino di cui ha beneficiato proprio la raffineria API più di trenta anni
fa?
Perché nessuno, nelle varie Commissioni
Tecniche Permanenti presiedute dal Comune di Falconara, vista la non
sufficiente ed efficace opera di recupero del prodotto idrocarburico in
galleggiamento sulla falda da parte dell’API ha individuato una
soluzione più energica per per far rispettare quanto doveva essere fatto
con la messa in sicurezza di emergenza?
Perché c’è voluta, nel 2005, un’inchiesta della
Procura di Ancona e la Conferenza dei Servizi decisoria del Ministero
dell’Ambiente per capire quello che era già palese nel 2002?
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Legenda
Commissione Tecnica
Permanente: presieduta dal Comune di
Falconara, vede la partecipazione di ARPAM, Regione Marche e Provincia
di Ancona. Costituita immediatamente dopo aver verificato l’esistenza
dell’inquinamento da idrocarburi del sottosuolo determinato
dall’attività della raffineria API (giugno 2000), ha avuto il compito di
controllo nonché di valutazione dei Piani di caratterizzazione e di
messa in emergenza proposti dalla raffineria API.
Conferenza dei
Servizi decisoria: in virtù delle nuove
disposizioni ministeriali in materia ha sostituito la Commissione
Tecnica permanente. E’ presieduta dal Ministero dell’Ambiente stesso e
prevede la partecipazione degli stesso Enti ed Amministrazioni della
Commissione Tecnica.
Conferenza dei
Servizi: quella in questione è presieduta
dalla Regione Marche e ha avuto un compito di Verifica Tecnica
collegiale della proposta di palancolata dell’API.
Piezometro:
pozzo scavato sul terreno contaminato che serve sia per il prelievo dei
campioni di acqua da analizzare sia per inserire le pompe per
l’aspirazione di acqua contaminata da idrocarburi.
DM 471/1999:
Decreto del Ministero dell’Ambiente e suoi Allegati che stabilisce le
procedure obbligatorie di denuncia di una situazione di terreno e/o
sottosuolo inquinato nonché le procedure di messa in sicurezza e
bonifica. Stabilisce, altresì, i limiti dei contaminanti.
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