"ignoranza incallita"
“L’Opinione” del
Dott. Luca Guazzati – Direttore del mensile MONDO LAVORO – ospitata sul
periodico d’informazione della Provincia di Ancona (che riproduciamo
interamente qui sopra) circa le problematiche poste dalla presenza della
raffineria API, esordisce con toni sopra le righe appiccicando
l’etichetta di “ignoranza incallita” nei confronti di coloro che
intervengono su tale problematica non allineati con il “coro” che Egli
gradisce maggiormente!
Noi siamo tra coloro che guardano al “sistema API” anche come elemento
generatore di grandi impatti ambientali, sanitari e socio-economici.
Non solo: siamo anche tra i pochi che stigmatizzano continuamente i
comportamenti della dirigenza dell’API, forti di tutti quei documenti
delle Autorità preposte che depongono a sfavore di comportamenti
eticamente, socialmente ed ambientalmente corretti da parte della
Dirigenza della raffineria API; comportamenti che fanno essere tale
azienda tutt’altro che aliena dal territorio in cui è stata fatta
sviluppare.
Forse è proprio la
disinformazione su tali documenti delle Autorità che induce il Direttore
ad usare toni sopra le righe ma, francamente, si ha la sensazione di
trovarsi di fronte a chi, non avendo altre argomentazioni se non quelle
ufficiali dell’Azienda API (come il citato Rapporto Ambientale), non
abbia altra risorsa che squalificare con parole forti il pensiero
altrui.
Per tentare di
colmare una sua personale lacuna, basterebbe che il Dr. Guazzati,
leggesse attentamente il documento che abbiamo pubblicato e distribuito
ad Amministratori locali e Parlamentari della Repubblica sulla “Affidabilità
oggettiva” della Dirigenza della raffineria API.
In quel documento, aggiornato al Maggio 2003 e mai contestato dall’API,
troverà citati incidenti in raffineria ed i relativi documenti delle
Autorità circa le responsabilità dei Dirigenti dell’API!
Crediamo che quel documento dia la misura di quanto la raffineria API
non ci risulti assolutamente una “presenza aliena sul territorio”.
E ne siamo profondamente consapevoli poiché ne stiamo pagando alte
conseguenze, alcune ancora non note ed economicamente non quantificate a
causa di ritardi politici e culturali di chi amministra e governa a
tutti i livelli, come i costi per le malattie e per la dilapidazione ed
inutilizzazione del territorio.
A tale proposito ci sembra che il Dr
Guazzati dimentichi od ignori, per esempio, l’esistenza
del progetto ExternE
(www.externe.info), un progetto di ricerca della Commissione Europea che
è il primo tentativo completo di usare una metodologia "bottom-up"
costante per valutare i costi esterni connessi alle attività produttive
di energia o di trasporto.
Costi reali a carico della spesa pubblica!
E ci domandiamo perché questa metodologia di indagine non sia stata mai
usata per Falconara e la Bassa Valle dell’Esino dove si riverberano i
costi prodotti dal sistema API (raffineria + centrale elettrica) dato
che ci sono state sempre mostrate le sole ricadute “positive” del
sistema.
Come mai nessun Amministratore (soprattutto della Regione Marche!) prima
del rinnovo della concessione si è attivato con propri “esperti”
per usare localmente i sistemi software come EcoSense o
EcoSense LE che avrebbero permesso di calcolare i costi
esterni marginali specifici (inquinamento – salute – mortalità –
incidenti - ecc) della raffineria e della centrale elettrica dell’API?
Nel Documento Istruttorio del rinnovo della concessione non c’è traccia
di tutto ciò!
E dire che lo stesso
Governo italiano, ad Aprile 1999, nel Libro Bianco per la valorizzazione
energetica delle Fonti Rinnovabili si servì a piene mani delle
valutazioni maturate dal Progetto
ExternE della Commissione Europea [*].
Chissà se con quei software che nessun “esperto” ha preso in
considerazione emergerebbe che i danni prodotti dall’intero sistema API
si ridurrebbero del 70% qualora la sua posizione logistica fosse situata
in una zona non densamente popolata?
Chissà a quanto ammonterebbero monetariamente i costi esterni – il
danneggiamento all'ambiente, alla salute, il contributo al riscaldamento
globale, le malattie professionali – se fossero considerati?
Quale proporzione avrebbero rispetto al prodotto interno lordo ed alla “ricchezza”
profusa localmente?
A quanto ammonterebbero monetariamente i costi che devono essere coperti
dalla società nel suo insieme?
La realtà è, invece,
che la valutazione economica tradizionale applicata anche alla nostra
situazione tende ad ignorare questi effetti, e dunque non da
colpevolmente conto di problematiche molto pesanti.
Questo sì che è un comportamento che rende “artificialmente” aliena la
presenza del sistema API!
Non ci sentiamo offesi per
quella “ignoranza incallita” riferita anche alle nostre prese di
posizione in quanto ci rendiamo anche conto della palese, personale
difficoltà del Dr. Guazzati a comprendere la società civile e le
associazioni di cui essa si dota.
Una società civile tanto distante dalla sua cultura che nella sua “Opinione”
il Dr. Guazzati invoca gli “esperti” e l’ascolto del loro verbo!
Noi li ascoltiamo gli esperti, ma probabilmente non soltanto quelli che
ascolta il Dr. Guazzati e, anche se “quegli altri che noi ascoltiamo”
non ci chiedono e non percepiscono da noi alcun compenso, riteniamo che
siano degni di considerazione quanto gli esperti che stendono
Relazioni o Rapporti per conto di qualcuno da cui, contrattualmente,
dipendono economicamente.
Allora rammentiamo al Dr.
Guazzati alcune “cadute” di certi esperti su alcune problematiche:
-
La barriera di acciaio (palancolata)
che l’API voleva infiggere dentro l’alveo del fiume Esino per
proteggerlo dalla migrazione degli idrocarburi dalla raffineria. La
tesi degli “esperti” dell’API che hanno sempre sostenuto che una
porzione della palancolata poteva essere fatta solo dentro il fiume
Esino è stata più volte rigettata per i noti ed elevatissimi rischi di
esondazione del fiume.
Cittadini di “ignoranza incallita” hanno lottato contro la
realizzazione di quella barriera fisica sostenendo che doveva
essere fatta all’interno della proprietà API e la Regione prima,
il Ministero oggi ci hanno dato ragione. Addirittura il Ministero
dell’Ambiente, lo scorso Gennaio, ha proprio affermato che la
palancolata deve essere realizzata << all’interno dell’attuale
perimetro della raffineria >>.
-
I dati sul recupero
degli idrocarburi nel sottosuolo: il Dr. Guazzati dovrebbe confrontare
ciò che è scritto nei rapporti ambientali dell’API con ciò che dice il
Consulente Tecnico d’Ufficio della Procura di Ancona
nell’inchiesta per i presunti dati falsi dell’inquinamento da
idrocarburi del sottosuolo.
“Ignoranza incallita”
?
A questo punto ci sembra
di aver intuito il pensiero del Dr. Guazzati: forse il Direttore è tra
quelli che ritiene che i cittadini siano fondamentalmente rompiscatole
perché immaturamente ed emotivamente condizionati dagli eventi, e,
pertanto, con la tendenza ad enfatizzare i problemi legati alla presenza
della raffineria API.
Conseguentemente tale logica dovrebbe concludere che è bene lasciar fare
agli “esperti” un lavoro che soltanto loro sanno come indirizzare
per il bene dei cittadini stessi i quali, da soli, poveretti, non
sarebbero che in balia delle strumentalizzazioni!
A noi sembra che se questa
fosse l’impostazione culturale del Dr. Guazzati essa è surclassata dalla
realtà dell’associazionismo come il nostro che con la forza delle
problematiche proposte e l’attenzione delle osservazioni sul campo è
riuscito a coagulare attorno a se Professionisti (Ingegneri – Architetti
– Medici – Epidemiologi – Giuristi) che ci hanno fatto crescere e che, a
tutt’oggi, NON SI SOSTITUISCONO AI CITTADINI ma collaborano ed
intervengono con loro laddove è necessario che le diverse
professionalità supportino la nostra azione sul territorio.
Come sostiene Jacques
Testart su “Le Monde Diplomatique” di Febbraio 2005, oggi più che
mai, su problematiche cruciali come l’energia, << (…) basarsi
soltanto sul consiglio di esperti “obbiettivi”, senza una preventiva
consultazione popolare , compresi i diretti interessati, non fa altro
che far crescere lo scarto tra le aspirazioni popolari e le opinioni dei
governanti, influenzati dalle lobby economiche >>.
Consapevoli di questo pericolo che incombe sul futuro della nostra
esistenza e della nostra qualità della vita, in mancanza di formule
e procedure partecipative che pongano rimedio alle evidenti carenze
della democrazia rappresentativa che tutte le Amministrazioni pubbliche
palesano, noi ci siamo creati le condizioni per capire, intervenire ed
agire responsabilmente.
___________________________________
[*] Dal
“Libro Bianco per la valorizzazione energetica delle Fonti Rinnovabili”
dell’Aprile 1999 che il Ministro dell’industria, d’intesa con i Ministri
dell’ambiente, per le politiche agricole, dei lavori pubblici, delle
finanze e della ricerca scientifica e tecnologica, sentita la Conferenza
unificata, sottopose all’approvazione del Cipe il Libro Bianco per la
valorizzazione energetica delle fonti rinnovabili, predisposto sulla
base del Libro Verde elaborato dall’ENEA nell’ambito del processo
organizzativo della Conferenza nazionale energia e ambiente:
<<
In merito, alcune utili indicazioni
quantitative si possono desumere dal progetto ExternE, finanziato
dall’Unione Europea, che ha valutato i costi ambientali connessi alla
produzione di elettricità in diversipaesi, con diverse fonti e varie
tecnologie. Allo studio hanno partecipato l’ENI e lo IEFE. Rimandando
allo studio per quanto riguarda la metodologia5[5],
interessa qui riportare che, in l’Italia6[6], il costo ambientale
(incluso l’effetto serra) della produzione di elettricità da olio
combustibile è stimato pari a 65-106 Lire 97/kWh, da gas naturale pari
28-51 Lire 97/kWh, da idraulica pari a 6,46 Lire 97/kWh.
Un altro recente studio7[7] fornisce valutazioni sui costi esterni del
settore dei trasporti, nel quale
dovrebbero introdursi, essenzialmente, i biocombustibili: come mero
riferimento, si cita il dato di costo esterno associato solo
all’inquinamento atmosferico e alle emissioni di anidride carbonica
delle autovetture, valutato dallo studio in circa 70 Lire 95/pkm (costo
per unità di traffico passeggeri). (…)
Dato il rilievo del tema, che costituisce una forte motivazione
aggiuntiva a favore di politiche per lo
sviluppo delle rinnovabili, si riportano alcuni stralci dello
studio8[8], appositamente eseguito, relativo all'impatto occupazionale
connesso al conseguimento degli obiettivi di diffusione delle
rinnovabili, come delineati nel presente documento.
“Poiché gli effetti occupazionali del piano di investimenti sono
conseguenza non solo del personale direttamente impiegato nella
realizzazione degli impianti, ma anche degli effetti indiretti che
vengono indotti negli altri settori economici, per valutare l’effetto
complessivo si è fatto ricorso alla Tavola Intersettoriale dell’Economia
Italiana, mentre i dati concernenti l’occupazione diretta e indotta
nell’esercizio e nella manutenzione degli impianti sono stati desunti da
informazioni relative essenzialmente a impianti in esercizio in Italia o
realizzati da costruttori italiani. (…)
con l’ausilio della Tavola Intersettoriale hanno portato a prevedere per
il 2010 (data intermedia fra 2008 e 2012) un impatto occupazionale netto
compreso fra 70.100 e 79.800 unità,
Oltre agli effetti strettamente occupazionali, lo sviluppo di nelle zone
agricole di attività connesse alla generazione di energia da fonti
rinnovabili, aumentando il reddito in loco, mette in moto un circolo
virtuoso, di cui beneficiano complessivamente le comunità locali: non
solo maggiore circolazione di denaro, ma anche aumento dei tributi
locali riscossi, che può tradursi in maggiori investimenti (per le
infrastrutture, per la formazione, ecc.).
Sulla base di esperienza estere, che lo studio prende in esame, non va
infine trascurato il contributo all’economia locale che può venire da un
turismo ispirato e motivato dalla presenza di impianti
energetici alimentati da fonti rinnovabili.>>. |