PREMESSA
Le presenti
osservazioni hanno lo scopo di evidenziare il metodo, a nostro avviso,
non trasparente seguito dalla Soc. API, i calcoli tecnici confusi e
contraddittori che hanno contraddistinto il percorso della installazione
della tecnologia di abbattimento di ossidi di azoto denominata DeNOx
SCR, applicata alla centrale elettrica IGCC senza che il progetto della
centrale stessa lo prevedesse e, dunque, senza che il sistema DeNOx
fosse compreso nella Valutazione di Impatto Ambientale riguardante la
centrale.
Le
osservazioni si basano sui seguenti documenti:
-
relazioni tecniche prodotte dalla Soc. API
fino al 14 Luglio 2000 sull’argomento “riduzione degli NOx”;
-
verbali della Commissione Tecnica
Paritetica API - Comune di Falconara prevista dalla Convenzione
stipulata in data 18/12/1996 tra il Comune di Falconara e API
raffineria nell’ambito della realizzazione dell’impianto IGCC;
-
verbali delle sedute della Consulta per
l’Ambiente del Comune di Falconara;
-
relazioni dell’ARPAM e sull’autorizzazione
del DeNOx SCR concessa dal Ministero dell’Industria;
-
vastissima letteratura scientifica e
giuridica presente sulla rete INTERNET. Sono rilevanti le prese di
posizione di organi ufficiali del Giappone, Stati Uniti, Regno Unito,
Francia, Svizzera, Germania. Tali prese di posizione evidenziano tutte
come il sistema DeNOx sia usato estesamente solo per piccole potenze
(scarichi di autoveicoli) e per grandi potenze abbia ingenerato seri
dubbi soprattutto per quanto riguarda l’efficienza e il suo degrado
col tempo e la emissione di polveri cancerogene.
Da quanto
scritto a pag. 1/14 della relazione sul sistema DeNOx consegnata dalla
raffineria API in data 14/7/2000 in sede di Commissione Tecnica
Paritetica, si deduce che i Dirigenti dell’API abbiano rilasciato
documentazione relativa al sistema DeNOx SCR già dal 1997: non è noto a
chi sia stata consegnata tale documentazione e quale azione e quali
giudizi siano derivati dai suoi contenuti.
Ufficialmente il 28 Marzo 1997 la Soc. API consegna al Comune di
Falconara il “Piano di contenimento delle emissioni di NOx” in base a
quanto stabilito dal punto 11.6 della Convenzione API - Comune di
Falconara.
Nella relazione non si parla assolutamente del DeNOx e
tanto meno vengono forniti dati in merito al sistema.
Il 10
Settembre 1997 si riunisce la Commissione Tecnica Paritetica API -
Comune di Falconara, presieduta dal Sindaco di Falconara, prof.
Giancarlo Carletti; dal verbale della riunione risulta che nessuno degli
ingegneri di API raffineria, API Energia e Consorzio ABB abbia parlato
di DeNOx e tanto meno abbia fornito dati di emissioni al riguardo od
abbia consegnato documentazione tecnica.
Dunque
non risulta che nel corso del 1997 siano stati consegnati ad Enti
territoriali o nelle sedi Istituzionali dati in merito al sistema DeNOx
SCR da parte dei dirigenti della raffineria API o del Consorzio ABB.
Il 7
Ottobre 1998, nel corso della Commissione Tecnica Paritetica Comune
di Falconara - API raffineria l’ing. Cleri “annuncia in termini
informali” che “... ormai è stata presa la decisione per come
arrivare dalle 1.200 tonnellate di flusso di massa alle 1.100”, cioè
utilizzando il sistema DeNOx ad ammoniaca per arrivare dal flusso di
massa di 1200 t/a di ossidi di azoto (decreto V.I.A. del Ministero
dell’Ambiente) alle 1100 t/a concordate nel Protocollo di intesa API -
Legambiente.
Nel corso della Commissione non vengono presentati dati
sul sistema DeNOx SCR (come da verbale
della Commissione).
Il 26
Novembre 1998, API raffineria di Ancona S.p.A. invia al
Ministero dell’Industria, Commercio ed Artigianato la richiesta di
autorizzazione all’installazione del sistema DeNOx SCR corredata dalla
Relazione Tecnica Descrittiva e dello schema di processo (dgw. ABB
Sadelmi A I - 23 72 - AP - 91 00 - R - 0 I I B).
Facciamo
notare che tra tutti coloro ai quali è stata inviata la richiesta di
autorizzazione corredata della relativa Relazione Tecnica Descrittiva,
non sono compresi il Comune di Falconara, il Ministero dell’Ambiente e
il Ministero della Sanità.
Questo
fatto configura una gravissima illegittimità perché tutte le norme sulla
valutazione dell’impatto ambientale:
-
comprendono impianti come il DeNOx (legge 8 luglio 1986 n. 349 e
D.P.C.M 10 agosto 1988, n. 377);
-
impongono
al soggetto proponente la trasmissione degli atti al Ministro
dell’Ambiente, al Ministero per i Beni culturali e Ambientali e alla
Regione:;
-
impongono
che qualsiasi cittadino può presentare in forma scritta osservazioni e
pareri
Il Comune
di Falconara doveva essere compreso tra i destinatari del documento
della Soc. API tra le altre cose perché a sostegno della richiesta di
autorizzazione per l’installazione del DeNOx SCR, la Soc. API usa in
modo decisivo la Convenzione stipulata dall’API con il Comune di
Falconara il 18/12/1996 oltre al Protocollo di intesa siglato con
Legambiente.
Nella
premessa del documento in oggetto la Convenzione viene usata per dire
che nel suo ambito “... è tra l’altro previsto un ulteriore
abbattimento delle quantità annue di alcune emissioni inquinanti, quali
in particolare gli Ossidi di Azoto e gli Ossidi di Zolfo, rispetto a
quelle già autorizzati ai sensi del DPR 203/88”;
La
Convenzione viene poi utilizzata dalla Soc. API per motivare la
richiesta di installazione del DeNOx “al fine di garantire... il
rispetto degli impegni presi nell’ambito delle suddette convenzioni...”.
Tra l’altro
non va dimenticato che la Convenzione stipulata tra il Comune di
Falconara e l’API è dotata di un apposito capitolo denominato
“Accordi di carattere generale e di salvaguardia dell’ambiente e della
sicurezza” in cui si stabilisce:
PUNTO 1)
“l’informazione completa e preventiva da fornire da parte di API
Raffineria di Ancona s.p.a. e API Energia s.p.a. agli Enti territoriali,
alle parti sociali e alle popolazioni interessate è da ritenere
fondamentale per un corretto sviluppo del processo di costruzione ed
esercizio della centrale e per la attività della raffineria.”;
il compito della Commissione Tecnica Paritetica istituita
al PUNTO 2) è quello di
“... effettuare, con cadenza quadrimestrale o ogni qual
volta emergano necessità urgenti, le verifiche necessarie
(...) sul rispetto di tutte le prescrizioni effettuate dalle
competenti Autorità agli effetti della salvaguardia della sicurezza
fisica e sanitaria e dell’igiene ambientale della cittadinanza
(...)”.
Considerato che l’introduzione di tonnellate
di ammoniaca e polveri di metalli pesanti determinate dal sistema DeNOx
SCR e le relative sinergie che si stabiliscono senza ombra di dubbio con
gli inquinanti già abbondantemente presenti per l’attività di
raffinazione determinano significative variazioni qualitative delle
emissioni inquinanti complessive, è nostra convinzione, totalmente
supportata dalle leggi italiane in vigore, che del progetto debbono
essere investiti anche il Ministero della Sanità, il Ministero
dell’Ambiente e gli Enti territoriali a partire dal Comune di Falconara
affinché approntino gli strumenti per esprimere pareri specifici in base
alla Relazione Tecnica Descrittiva del sistema DeNOx SCR.
Il 2 Dicembre 1998, nel corso del
convegno organizzato dalla raffineria API e dal titolo “Una sfida comune
per la tutela ambientale e la sicurezza della nuova raffineria”, l’ing.
Vincenzo Cleri dichiara ufficialmente che la raffineria API ha “
adottato un sistema di trattamento dei gas di uscita che funziona
tramite un catalizzatore attivato ad ammoniaca in grado di convertire
gli ossidi di azoto presenti dopo la fase di combustione in prodotti
innocui per l’ambiente...”.
Se ne ricava senza ombra di dubbio, in
totale difformità rispetto alle norme italiane in vigore, che nel corso
del 1998 non sono stati consegnati ad Enti territoriali o nelle sedi
Istituzionali dati in merito al sistema DeNOx SCR da parte dei Dirigenti
della raffineria API o del Consorzio ABB.
A
Gennaio 1999 la raffineria API consegna il “Piano di contenimento
delle emissioni di NOx, Revisione 1, in ottemperanza al punto 11.6 della
Convenzione API - Comune di Falconara Marittima.
Nella
Sezione 1, Premessa 1.1 è scritto:
“ La
presente Rev. 1 è stata elaborata per esporre le modifiche che saranno
introdotte ai sistemi di combustione dell’impianto IGCC per permettere
una riduzione fino a 1.100 tonn/anno degli ossidi di azoto emessi
dall’intero stabilimento in accordo agli impegni autonomamente assunti
nei confronti dell’associazione ambientalista “Legambiente” in sede di
protocollo d’intesa firmato nel dicembre ‘96”.
A pag. 10,
al cap. 2.3, Interventi da attuare tra il 1999 ed il 2000, è scritto:
“(...) inserimento sistema DeNOx SCR sui
fumi della turbina a gas, da attuare prima della messa in esercizio
dell’impianto. (...) L’installazione del sistema DeNOx SCR,
determinerà il rispetto dei limiti relativi al flusso di massa e alla
concentrazione di bolla come da riferimenti legislativi ed impegni
assunti volontaristici da API raffineria. L’efficienza di rimozione del
sistema permetterà di mantenere un tenore di NOx costante corrispondente
ai limiti previsti, oltre ad offrire la possibilità di riduzioni
ulteriori in condizioni operative e/o meteo - climatiche sfavorevoli
(...)”.
Nei calcoli finali della citata Revisione 1 non vengono
menzionate le quantità emesse dal DeNOx né di ammoniaca né di polveri di
metalli pesanti.
I calcoli mostrano una riduzione delle
emissioni di NOx prodotti dalla centrale IGCC da 720 tonn/anno a 608
tonn/anno con il sistema DeNOx SCR.
Sottolineiamo l’ambiguità della
motivazione dell’installazione del DeNOx SCR, motivazione che fa
riferimento tanto agli accordi volontaristici sottoscritti con
Legambiente quanto al “rispetto dei limiti relativi... come da
riferimenti legislativi...” !!
La stessa ambiguità è riscontrabile nella stessa
Relazione Tecnica Descrittiva del DeNOx allegata alla richiesta di
autorizzazione inviata al Ministero dell’Industria
allorquando si giustifica il sistema “(...) al fine di garantire, in
qualsiasi assetto di marcia, il rispetto dei limiti di emissione di
NOx prescritti o concordati in sede locale, sia in termini di
concentrazione per l’impianto IGCC (65 mg/Nmc su base umida), sia in
termini di flusso di massa per l’intera raffineria (circa 1.100 tonn/anno
max)”.
Oltre all’utilità di rammentare che la concentrazione di
65 mg/Nmc doveva essere acquisita sin dalla Valutazione di Impatto
Ambientale del 1994 (quando il DeNOx non era previsto) e che il limite
da rispettare imposto dal Ministero dell’Ambiente è di 1.200 tonn/anno
di NOx mentre 1.100 tonn/anno è il frutto di un accordo privo
di legalità poiché stipulato con privati, la
domanda è quale sia, tra le due, la vera
motivazione!
A questo punto un dubbio è legittimo: se
il progetto iniziale della centrale elettrica IGCC non prevedeva il
DeNOx SCR e, senza DeNOx, è stato autorizzato, significa che i calcoli
prodotti sulle emissioni di Ossidi di Azoto rientravano nei limiti
imposti dal Ministero dell’Ambiente in sede di Valutazione di Impatto
Ambientale (1.200 tonn/anno di NOx tra raffineria ed IGCC).
Ma se oggi si dice che per “mantenere
un tenore di NOx costante corrispondente ai limiti previsti”
è necessario inserire il DeNOx SCR significa forse che l’autorizzazione
alla centrale elettrica IGCC è stata concessa sulla base di dati di
emissioni non veri o comunque, se veri, assolutamente non riducibili ai
limiti imposti dal Ministero dell’Ambiente?
Il 10 Febbraio 1999, nel corso della
riunione della Commissione Tecnica Paritetica API - Comune di Falconara,
l’ing. Vincenzo Cleri, coadiuvato dall’ing. Contardo del Consorzio ABB,
fornisce i dati emissivi del DeNOx SCR, “(...) quantità garantite
dal costruttore (...)” [dal verbale della Commissione]
efficienza del
sistema DeNOx |
30% |
slip di Ammoniaca |
3,2
mg/mc |
polveri |
5,0
mg/mc |
Sottolineiamo che, nel verbale della
suddetta Commissione, sono riportate le seguenti affermazioni dell’ing.
Cleri:
“(...) avevamo illustrato i nostri
interventi per arrivare a contenere a 1.200 tonnellate l’anno
l’emissione di NOx, ma nulla avevamo detto come avremmo fatto
quell’ulteriore sforzo di riduzione a 1.100 come accordo volontario che
avevamo fatto con Legambiente. (...) La determinazione è
stata quella di installare un denitrificatore sui fumi della Turbogas
(...)”.
Alla domanda del dott. Paoloni “Quei 5
eventuali mg di polveri a metro cubo che cosa sono ?”, l’ing. Cleri
risponde “Dunque non ho qua la composizione chimica di queste
polveri, comunque sono legate al catalizzatore.”
E ancora:
“(...) Di tutto questo abbiamo larga
documentazione tecnica, incluso anche il DeNOx, è a disposizione di
tutti (...)”.
E’ d’obbligo un commento sui dati emissivi
forniti dall’API e, in particolare, il dato sulla efficienza del sistema
DeNOx. Da tutta la letteratura internazionale, ivi incluse le
affermazioni tecniche della ABB, tale efficienza è data superiore al 90%
all’inizio del funzionamento, con tempi di degrado a meno del 50% che
vanno da 6 mesi a due anni a seconda della potenza dell’impianto i cui
fumi vanno depurati e a seconda della capacità tecnica dei gestori del
DeNOx. Il tempo di degrado è minore di quanto indicato quanto più la
potenza dell’impianto è maggiore.
Avere indicato una efficienza del 30%
(evidentemente considerata a impianto funzionante in condizioni di
regime) è del tutto incomprensibile.
Si aprono varie ipotesi:
-
una, che vogliamo ritenere improbabile, è
che i dirigenti tecnici dell’API non abbiano una idea nemmeno pallida
di che cosa stiano dicendo.
-
oppure sanno quello che dicono e allora
vogliono esercire un impianto DeNOx sperimentale, non a punto e non
corrispondente agli standard che l’impresa, costruttrice tenta di
accreditare nel mondo. Si tratterebbe perciò di una notevole sfiducia
nel fornitore dell’impianto.
-
oppure ancora, resisi conto della grande
difficoltà di mantenere in esercizio un impianto catalitico, ciò che
richiede, a nostro avviso, una cultura industriale tecnica di ben
altro livello rispetto a quella finora mostrata, i dirigenti dell’API
mettono le mani avanti per giustificare il degrado di prestazioni (e
quindi la sostanziale inutilità) dell’impianto DeNOx. In altre parole
ritengono che sin dall’inizio, l’efficienza cada al disotto del minimo
che viene considerato internazionalmente raggiunto dopo 6 mesi-due
anni e cioè il 50%.
I dati emissivi sopraesposti furono confermati
dallo stesso ing. Cleri nel corso dell’incontro tra la raffineria API,
il Circolo Legambiente “Il Martin Pescatore” di Falconara e la struttura
Regionale delle Marche di Legambiente il 28 Maggio 1999.
In seguito alle preoccupate osservazioni del
Circolo “Il Martin Pescatore” in data 8 Luglio 1999 che, basandosi
sui dati forniti dall’API, indicava nuove emissioni legate al solo
funzionamento del sistema DeNOx SCR in quantità di circa 37 tonn/anno
di Ammoniaca e di circa 55 tonn/anno di Polveri di Metalli Pesanti,
il 26 Ottobre 1999, in sede di
Consulta per l’Ambiente del Comune di Falconara, la raffineria API
produsse il documento “ALLEGATO 3, Sistema Catalitico di abbattimento di
NOx”.
Il documento giustifica la concentrazione
di 5 mg/mc (55 tonn/anno) di Polveri in uscita dal camino della centrale
IGCC, come la sommatoria delle normali polveri emesse dalla centrale
elettrica IGCC più le Polveri dovute al sistema DeNOx SCR, come
riportato dalla tabella dell’ALLEGATO 3:
|
BASE UMIDA |
BASE SECCA |
|
IN |
OUT
|
V.I.A. |
IN |
OUT |
NOx (mg/Nmc) |
61 |
30 |
65 |
72 |
36 |
NH3 (mg/Nmc) |
- |
3.2 |
- |
- |
3.8 |
Polveri (mg/Nmc)
|
3 |
5 |
5 |
3.1 |
5.3 |
Dobbiamo sottolineare che al punto 3.1
“Scopo del Sistema” dell’ALLEGATO 3 si dice che:
“L’efficienza di rimozione prevista
arriva fino al 50%”, e che al punto 3.3 “Consumi” si assume come
base di riferimento per i dati indicati “(...) temperatura e portata
dei fumi pari rispettivamente a 322 °C e 2095,2 t/h ed un’efficienza
di rimozione del 50% (...)”.
E’ indispensabile osservare che
nell’ALLEGATO 3 vengono forniti dati relativi ad un’efficienza di
riduzione del sistema DeNOx del 50% con uno slip di ammoniaca sempre di
3,2 mg/Nmc, cioè lo stesso valore di slip indicato al 30% di efficienza
del DeNOx comunicato il 10 Febbraio e come “quantità garantita dal
costruttore”!
L’efficienza indicata, sempre per le
osservazioni da noi formulate poco sopra, è quella che si raggiunge in
un impianto DeNOx dopo 6 mesi-due anni. Se di partenza si ha il 50% dopo
pochi mesi si è scesi a livelli talmente bassi da rendere l’impianto
DeNOx ancora più dannoso perché le emissioni di ammonica saranno ancor
più elevate e accompagnate da polveri che, provenienti anche in buona
parte dal catalizzatore, saranno altamente cancerogene.
Per le polveri l’API dimostra, da tabella
dell’ALLEGATO 3, che la centrale elettrica IGCC emetterà polveri in
concentrazione di 3 mg/Nmc, mentre il sistema DeNOx SCR darà un
contributo pari ad una concentrazione di 2 mg/Nmc; ovvero, la somma
delle due concentrazioni porterebbe ad avere in uscita dal camino dell’IGCC
la concentrazione massima prevista dalla Valutazione di Impatto
Ambientale, che è 5 mg/Nmc, sempre nelle condizioni dichiarate ottimali
dall’API (si ricorda ancora che in letteratura tali concentrazioni
salgono con grande rapidità con il veloce degrado del sistema).
Considerando in circa 11.000.000.000 di mc. la portata
dei fumi dell’IGCC in un anno (dato della
raffineria API), si avrebbero emissioni pari a
circa 33 tonn/anno di polveri dovute alla sola centrale elettrica IGCC,
e circa 22 tonn/anno di polveri di metalli pesanti dovuti al sistema
DeNOx SCR.
In totale
sarebbero emesse circa 55 tonn/anno di polveri che rientrerebbero nel
limite fissato con autorizzazione rilasciata ai sensi del DPR 203/88 e
nella V.I.A. (63 tonn./anno), salvo il fatto che il rapido degrado della
efficienza del DeNOx, stato di fatto ricavato da tutte le indicazioni
fornite dalla letteratura internazionale tecnica, ovviamente scartando
quella altamente interessata e di parte dei costruttori dell’impianto,
aumenta notevolmente le emissioni del DeNOx e quindi fa travalicare in
tempi brevissimi i limiti di 63 tonnellate l’anno.
Prima di
analizzare il documento del Luglio 2000 prodotto da API raffineria sul
sistema DeNOx SCR, ci permettiamo di citare affermazioni sull’argomento
degli Ingegneri dell’API per dare un quadro il più completo possibile
sulla scarsissima chiarezza che ha contraddistinto il comportamento dei
Dirigenti dell’API sull’argomento DeNOx SCR.
ing. Vincenzo Cleri (verbale
della Commissione Tecnica Paritetica API - Comune di Falconara) 10
Febbraio1999 :
“L’ufficialità arriverà nel momento in
cui avremo capito come effettivamente funzione questa apparecchiatura.
Ricordo che la tecnologia dei denitrificatori è stata trasformata in
termini industriali da un numero relativamente poco di anni, in
raffineria non abbiamo esperienze su queste tecnologie (...)
Faremo delle indagini nel mentre funzionerà il denitrificatore, lo
faremo funzionare a vari regimi, cercheremo di capire, come il nostro
denitrificatore funziona, per poi fare delle ipotesi di utilizzo più
intensivo dell’apparecchiatura.”
E’ incredibile che si ritenga di avere
il diritto di effettuare prove di funzionamento di un impianto per
“..cercare di capire...” questo viola tutte le norme, leggi e
indicazioni di buona pratica industriale. Se mai l’impianto fosse a
norme ISO, perderebbe la certificazione soltanto per questa gravissima
affermazione.
ing. Giovanni Saronne (verbale
della Audizione presso la IV Commissione Consiliare Permanente della
Regione Marche) 2 Febbraio 2000:
“(...) questo impianto DeNOx che è
previsto funzionare, adesso, al 30%, vedremo come funzionerà. Se il
paventato pericolo di Ammoniaca ci fosse, evidentemente saremo costretti
a fare delle azioni migliorative. Ma evidentemente, qualora ci fossero,
la ASL sarebbe la prima a bloccare il funzionamento della gassificazione.
Vogliamo veramente pensare che per un investimento relativamente modesto
nei confronti dell’investimento complessivo si vadano a risparmiare
soldi per non rimanere dentro dei limiti di legge (...)”.
Anche questa affermazione è di
eccezionale gravità.
ing. Giovanni Saronne (Memoria
per Audizione del “ Febbraio 2000) 2 Febbraio 2000:
“(...) si conferma che il denitrificatore
dell’IGCC è stato progettato per una capacità di recupero fino al 50%;
l’atteggiamento cautelativo assunto dalla raffineria (30%) è solo
motivato dalla necessità di verificare sul campo il livello di
contenimento degli aspetti secondari legati alle emissioni di Ammoniaca
e Polveri, trattandosi dell’applicazione di una tecnologia molto recente.”
L’atteggiamento cautelativo è dettato,
evidentemente, dalla scarsa conoscenza di impiantistica industriale,
come del resto dichiarato.
ing. Vincenzo Cleri (verbale
della seduta della Consulta per l’Ambiente del Comune di Falconara) 9
Marzo 2000 :
“I 3,2 milligrammi normal metro cubo di
fumi è una concentrazione garantita dal costruttore del DeNOx che ci
viene venduto per una efficienza di denitrificazione pari al 50%. L’API,
nell’approcciare l’installazione di questa apparecchiatura, ha ritenuto
di non dover inizialmente pensare a sfruttare la massima capacità di
denitrificazione di questo strumento, ma di tenerla volutamente intorno
al 30% perché volevamo assolutamente rendere minimi gli effetti
collaterali dell’azione di denitrificazione, pronti a verificare
successivamente sul campo se i livelli di ammoniaca erano tali da
poterci concedere di andare a denitrificare ulteriormente e di sfruttare
tutta la potenzialità del nuovo sistema di denitrificazione (...)”.
Anche questa affermazione è di
eccezionale gravità.
14 Luglio 2000: Api raffineria
presenta la Relazione Tecnica sul sistema DeNOx per HRSG alla
Commissione Tecnica Paritetica tra Comune di Falconara e API raffineria.
Al contrario di quanto affermato nella
"Premessa” del documento in oggetto, ribadiamo che non
risulta che nel corso del 1997 e del 1998 siano stati consegnati ad Enti
territoriali o nelle sedi Istituzionali preposte dati in merito al
sistema DeNOx SCR da parte dei Dirigenti della raffineria API o del
Consorzio ABB. Inoltre anche i dati e le informazioni forniti dal 10
Febbraio 1999 in poi erano sicuramente concordati tra gli ingegneri
della raffineria API e quelli della Società ABB come dimostra la
partecipazione dell’ing. Contardo del consorzio ABB alla Commissione
Tecnica Paritetica del 10/2/1999 nel corso della quale vennero forniti i
dati su Ammoniaca e Polveri di Metalli Pesanti emessi dal DeNOx.
Dunque è doveroso sottolineare il
radicale cambiamento dei dati forniti da API ed ABB nella ultima
relazione rispetto a quelli confermati fino a Marzo 2000 !
Considerata questa sconcertante
“variabilità” dei dati va sottolineato che i Dirigenti della raffineria
API e gli Ingegneri del Consorzio ABB non hanno quantomeno favorito una
presa di conoscenza adeguata del sistema DeNOx agli Enti territoriali
preposti e agli Organismi Istituzionali.
pag. 2/14 dell’ultima Relazione Tecnica sul
DeNOx, a conclusione della Premessa
viene indicato il massimo rilascio di
ammoniaca nelle peggiori condizioni pari a 3 ppm (circa 2,25 mg/mc) a
catalizzatore nuovo e 5 ppm (circa 3,75 mg/mc) a fine vita del
catalizzatore.
Evidenziamo che:
-
non viene indicato il livello di
efficienza del DeNOx corrispondente al rilascio di Ammoniaca
-
non viene indicato in quanto tempo
reale di funzionamento degrada il catalizzatore rispetto
all’efficienza a cui è usato e, conseguentemente, dopo quanto tempo
reale si raggiungono i livelli di massimo rilascio dell’Ammoniaca
indicati.
Sottolineiamo inoltre che i massimi livelli di rilascio di Ammoniaca
indicati devono essere moltiplicati per i circa 11.000.000.000 di mc/anno
di portata dei fumi della IGCC di Falconara:
-
2,25 mg/mc ×
11.000.000.000 mc. = 24,75 tonn./anno di rilascio di Ammoniaca;
-
3,75 mg/mc ×
11.000.000.000 mc. = 41,25 tonn./anno di rilascio di Ammoniaca.
pag. 3/14 della Relazione
Tecnica sul DeNOx, “Dati di Progetto” capitolo 2.1
viene spiegata quella che, ci auguriamo, sia
la definitiva motivazione della necessità di installare il sistema DeNOx
SCR, e cioè per il “(...) raggiungimento dell’obbiettivo fissato
negli accordi con le associazioni ambientaliste (1.100 ton./anno NOx vs
1.200 ton/anno autorizzate)”, considerato che viene dichiarato
“Al momento la concentrazione di NOx attesa nei fumi dalla turbina
consente il pieno rispetto dei limiti di bolla e di flusso di massa
prescritti sia nell’autorizzazione rilasciata ai sensi del DPR 203/88
sia nella V.I.A.”
Dunque la motivazione della installazione
del sistema DeNOx SCR nella centrale elettrica IGCC risiede in un
accordo privato!
pag. 5/14 del capitolo 2.2 “Il
catalizzatore”
al punto 4
per mettere in evidenza il minimo slip di Ammoniaca rispetto alla “ottima
efficienza” e alla temperatura di normale esercizio del
catalizzatore scelto, si rinvia agli allegati 3 e 4.
Gli allegati citati sono costituiti da
semplici tabelle o curve che hanno pochissimo valore se non
adeguatamente correlate con i parametri utilizzati: è corretto
mettere in relazione lo slip di Ammoniaca con la temperatura senza
indicare il grado di efficienza del sistema DeNOx, come in realtà viene
fatto con l’allegato 4?
La curva dell’allegato 3 mostra che con una
temperatura di esercizio di 322 °C si ha (o si può avere) una efficienza
di circa il 50%,
La curva dell’allegato 4 mostra che con una
temperatura di esercizio di 322 °C si ha o si può avere uno slip di
Ammoniaca di più di 3 ppm (2,25 - 2,5 mg/mc) a catalizzatore nuovo e di
quasi 5 ppm (3,5 - 3,75 mg/mc) dopo 16.000 ore di funzionamento (1 anno
e 10 mesi).
Nella curva dell’allegato 4 non è chiaro
se a 24.000 ore di funzionamento (2 anni e 9 mesi) la curva sia
perfettamente sovrapposta a quella delle 16.000 ore o se tale dato
manchi; sicuramente non sono riportati dati riferiti a 32.000 ore
di funzionamento (3 anni e 8 mesi), ovvero la vita prevista del
catalizzatore in questa ultima relazione tecnica fornita.
Al punto 5 sempre del capitolo
2.2 “Il catalizzatore”, è scritto che “la durata minima di un
ciclo di funzionamento è garantita dal fornitore pari a 32.000 ore
operative (circa 4 anni)”.
Facciamo rilevare che l’ing. Vincenzo Cleri,
nel corso della Commissione Tecnica Paritetica del 10 Febbraio 1999,
affermò “(...) avendo una vita il catalizzatore, e cioè durando tre
anni (...)” !
Considerando che all’epoca e fino alla
seduta della Consulta per l’Ambiente del Comune di Falconara del 9 Marzo
2000 lo stesso ing. Cleri utilizzava dati garantiti dallo stesso
costruttore del DeNOx, a nostro avviso è singolare il livello di
variabilità del dato della vita del catalizzatore ! La vita del
catalizzatore, frase che ha pochissimo senso perché quella che conta è
la curva temporale di degrado, è comunque considerata in letteratura tra
6 mesi e due anni.
pag. 9/14, al capitolo 3 “Slip di Ammoniaca”
la Relazione Tecnica riporta come “Fino ad oggi, lo
slip di Ammoniaca in centrali in esercizio si è collocato in intervalli
compresi tra 2 ppm e 10 ppm”. E bene ricordare che
se riferiti alla portata in mc. dei fumi della centrale elettrica IGCC
di Falconara il dato sopra citato determinerebbe uno slip di ammoniaca
compreso nell’intervallo 16,5 tonn/anno e 82,5 tonn/anno.
Abbiamo trovato conferma di questo andamento
reale del dato dello slip di ammoniaca, che non poteva non essere
citato, nella letteratura specializzata, nella Verifica Tecnico -
Scientifica alla III Ipotesi progettuale della centrale elettrica
Turbogas Sadam - Edison di Jesi, nei dati comunicati dall’ENEL all’ARPAM
sulla centrale elettrica di Fiume Santo.
Il Marketing Manager della NALCO Italiana S.p.A, Ing.
Salvatore Paolillo, descrivendo i diversi
processi di abbattimento degli ossidi di azoto prodotti dalle centrali
elettriche, scrive che “Tra i problemi
esistenti nel processo SCR, bisogna segnalare la presenza di NH3
nel gas dopo il catalizzatore, la tossicità dei catalizzatori e la
capacità di catalizzare la reazione SO à
SO3 in presenza di O2 che provoca poi, in presenza
di NH ed H2O, Solfato e Bisolfato di Ammonio; questi causano
sporcamento delle apparecchiature a valle e pennacchio blu al camino.
La presenza di Ammoniaca può portare a concentrazioni di
NH3 maggiori degli NOx (...)”.
Si noti che il gas ottenuto dai
residui solidi della distillazione del petrolio pesante contiene una
concentrazione non trascurabile di ossidi di zolfo.
Il 15 Settembre 1997 viene depositata
presso il Comune di Jesi (Prot. n.18653) la Verifica Tecnico -
Scientifica alla III Ipotesi Progettuale della centrale elettrica
Turbogas SADAM - EDISON.
All’interno del documento venne fatta una
comparazione tra due tipi di tecnologie per abbattere gli Ossidi di
Azoto. Rispetto al sistema DeNOx SCR veniva scritto:
“(...) occorre evidenziare che da
questi impianti è prevista una emissione di 5-10 mg/Nmc di ammoniaca
suscettibile di incremento dipendente dall’età del catalizzatore e che i
previsti risultati di abbattimento sono legati alle condizioni di
funzionamento del sistema di depurazione dipendente dalle variabili:
temperatura di esercizio durante il trattamento catalitico,
caratteristiche ed integrità del sistema catalizzatore, rispetto
stechiometrico della reazione ecc.
L’uso di ammoniaca nel processo chimico di controllo
degli NOx presenta quindi molti problemi sia per le emissioni
in quanto tali che per le eventuali cosiddette “emissioni secondarie”.
Inoltre non vanno sottovalutati i rischi connessi al trasporto ed allo
stoccaggio di tale prodotto chimico. L’Environmental Protection Agency (E.P.A.)
- Ente di controllo ambientale statunitense - ha catalogato l’ammoniaca
tra le sostanze estremamente pericolose (Title III, Cection 302
of the Superfund Amendments and Reauthorization Act of 1986)”.
Nella relazione redatta dall’ARPAM e
consegnata al Sindaco di Falconara in data 13 Marzo 2000 (Prot. n.774)
sono contenute informazioni scambiate dall’ARPAM con l’ENEL Produzione
S.p.A. relativamente al sistema DeNOx SCR usato nella centrale elettrica
di Fiume Santo.
Il DeNOx usato in quella centrale ENEL è
dotato di un catalizzatore a nido d’ape fornito dalla stessa ditta
austriaca Frauenthal Keramik Gmb nel 1994 - 96.
I
dati sullo slip di ammoniaca del DeNOx SCR forniti dalla stessa ENEL
Produzione S.p.A. indicano:
-
dopo 6.000 ore di funzionamento
(circa 250 gg.) = 0,8 mg / Nmc di ammoniaca
-
dopo 16.000 ore di funzionamento (circa 667 gg.) = 4,0
mg / Nmc di ammoniaca.
Sottolineiamo che lo slip di ammoniaca
quintuplica con l’invecchiamento del catalizzatore dopo meno di due
anni di funzionamento effettivo a 24 h/gg.
Considerato che la centrale IGCC dell’API è
prevista funzionare per 7.920 h/anno (circa 330 gg) e mantenendo valida
la proporzione dello slip di ammoniaca della centrale ENEL che
quintuplica in 667 giorni, dai dati pratici si può ipotizzare per la
centrale di Falconara un degrado delle prestazioni del DeNOx e il
relativo quintuplicamento dello slip di Ammoniaca in meno di 2 anni di
funzionamento effettivo (660 gg)!
Si può, perciò, affermare che quanto scritto
a pag. 9/14 della Relazione Tecnica fornita dalla raffineria API e dal
Consorzio ABB “(...) il sistema così come realizzato è in grado di
assicurare la minimizzazione di slip di NH3 entro 1
ppm massimo durante l’intera durata della vita del catalizzatore
(...)” rappresenta un dato del tutto astratto.
Anche l’allegato 6 riportato a sostegno
della tesi di API ed ABB non appare assolutamente chiaro e dunque non
conferma i dati teorici esposti. Infatti è facile notare come
l’efficienza del catalizzatore su cui si basano i dati forniti sia
maggiore del 30%, per cui sarà maggiore anche lo slip di ammoniaca!
Nei dati riportati in basso a
sinistra del grafico dell’allegato 6 si legge:
35 ppmvd NOx Inlet e 18 ppmvd
NOx Outlet, ciò che fa supporre una efficienza del sistema
DeNOx vicina al 50% che, conseguentemente, determina un maggiore slip di
ammoniaca.
In definitiva:
-
evitando di interrogarci come mai nessuno
abbia pensato prima d’oggi a quelle scelte progettuali così
rivoluzionarie del sistema DeNOx SCR in termini di abbattimento dello
slip di Ammoniaca come quelle realizzate in pochissimo tempo dalla ABB;
-
prendendo in buona fede ciò che di
miracoloso ci viene propinato, si tratta, a nostro avviso, di
sistemi teorici che ci danno ragione sulla pericolosità del DeNOx SCR
e, considerato che la realtà di riferimento è completamente
differente, necessiterebbero di verifiche, perfettamente possibili su
impianti sperimentali del costruttore e di soggetti che nel mondo
avessero installato impianti consimili, respingendo in toto le
verifiche sul campo teorizzate dall’ing. Giovanni Saronne e dall’ing.
Vincenzo Cleri che mettono a rischio la salute del pubblico e
l’ambiente.
Ancora una osservazione sull’aspetto
ammoniaca:
nella lista delle referenze della austriaca
Frauenthal Keramik Gmb (allegato 1) vengono presentate schede di
impianti già funzionanti, alcuni anche recenti.
Dalle schede si deduce che la temperatura o l’efficienza
non sono automaticamente correlate alla quantità di slip di ammoniaca:
infatti a temperature di esercizio ed efficienze simili si riferiscono
differenti quantità di slip di ammoniaca.
Inoltre la maggior parte delle potenze elettriche prese in
considerazione sono minori rispetto alla potenza della centrale
elettrica IGCC della raffineria API.
pag. 10/14, capitolo 4 “Rilascio di Polveri”
della Relazione Tecnica dell’API, al punto 1
si sostiene che le basse pressioni e temperature (328 + 5 °C vs
400 °C) non favoriscono la formazione di polveri dal catalizzatore.
Il nuovo dato è inspiegabile se
confrontato con quello della Relazione “Sistema catalitico di
abbattimento NOx” consegnata dalla raffineria API il
26/10/1999 dove a fronte di una temperatura di esercizio pari a circa
322 °C si evidenziava un aumento della concentrazione delle polveri nei
fumi da 3 a 5 mg/Nmc dovuti al catalizzatore!
pag. 11/14 capitolo “Condizioni di
funzionamento”
è scritto che “Il sistema non provoca
alcun incremento nelle emissioni di polveri che pertanto rimangono al
massimo pari a 63 tonn/anno così come previsto sia nell’autorizzazione
rilasciata ai sensi del DPR 203/88 che nella V.I.A.” Se
prendiamo per buona questa ultima versione in base alla quale il DeNOx
non emetterà polveri, ponendo a confronto il nuovo dato delle Polveri
con quelli forniti il 26 Ottobre 1999 è facilmente rilevabile che:
differenza rispetto al progetto
dichiarato nel 1999:
5 - 3 =
2 mg/Nmc ->
2 su 3 = ERRORE COMMESSO 75% !!
Ci chiediamo se da parte degli ingegneri
della raffineria API sia possibile commettere un errore di questa
portata.
E’ interessante notare come a fronte
della “presunta” dimostrazione fornita dall’API di una riduzione
considerevole delle polveri emesse dalla sola centrale elettrica IGCC
nella quantità di circa 33 tonn/anno, questo indubbio successo
ambientale non venga mai sottolineato dagli stessi Dirigenti API in
confronto al limite delle 63 tonn/anno autorizzate ai sensi del DPR
203/88 e della Valutazione di Impatto Ambientale del Ministero
dell’Ambiente !!
Tra l’altro va sottolineato come il
Responsabile dell’Area Chimica dell’ARPAM, Dr. Duilio Bucci, nel
rispondere in data 26 Luglio 2000 (Prot. n.2221) all’Assessore
all’Ambiente della Regione Marche, dott. Ottaviani, in relazione
all’interrogazione parlamentare del sen. Pieroni, al punto 4 della
relazione precisa:
“E’ necessario inoltre fissare da
parte del competente Ministero un valore limite di emissione di
Ammoniaca e di Metalli Pesanti sulle Polveri, con particolare
riferimento al Vanadio.” (elemento chimico componente il
catalizzatore).
CONCLUSIONI
L’ampia disamina del sistema DeNOx conduce a
alcune conclusioni che sono inevitabili:
-
i dati tecnici forniti a varie riprese
dall’API e dai dirigenti dell’API hanno una variabilità incompatibile
con il comportamento di una impresa che voglia accreditarsi come un
serio imprenditore industriale.
-
il sistema DeNOx è totalmente sperimentale
e l’API dichiara di avere la necessità di capire il funzionamento, con
ciò violando alla base le fondamenta della attività industriale che è
totalmente distinta dalla ricerca industriale e dalla sperimentazione.
Ricerca e sperimentazione si fanno altrove e gli impianti debbono
essere acquistati con la certezza del funzionamento e con tutte le
caratteristiche incluse quelle della variazione (in questo caso il
degrado) delle prestazioni col tempo.
-
l’impianto non può essere messo in
funzione, nemmeno per prove tecniche, prima che sia esperita la
procedura di valutazione di impatto ambientale che, secondo la legge,
coinvolge i Ministeri dell’Ambiente, dei Beni Culturali, della Sanità,
la regione Marche, la Provincia di Ancona, il Comune di Falconara
Marittima. La procedura contiene anche, in modo essenziale, le
osservazioni formulate da singoli cittadini, a fortiori quindi le
osservazioni formulate dalle libere associazioni di cittadini, incluse
quelle delle associazioni riconosciute dal Ministero dell’Ambiente.
-
va ricordato che la procedura di
valutazione di impatto ambientale contiene anche la “opzione zero”
cioè che l’opera in questione non venga realizzata. Le gravi
perplessità destate dalla vicenda e la impreparazione tecnica
dichiarata dagli stessi dirigenti dell’API conduce a ritenere che tale
opzione zero sia quella da preferire.
-
in aggiunta alla valutazione di impatto
ambientale occorre che la regione Marche, la provincia di Ancona, il
Comune che hanno già dichiarato l’area di Falconara Marittima a alto
rischio ambientale si esprimano con un parere vincolante, tenuto
conto anche che si pone con vigore il problema della dismissione della
raffineria API e della riconversione della intera area a attività
produttive e economiche rispettose dell’ambiente e della salute.
COMITATO CITTADINO “25 AGOSTO”
COMITATO DEL QUARTIERE VILLANOVA
COMITATO DEL QUARTIERE FIUMESINO
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