Una “Particella” (che non è una “particola”) bagnata da un fiume
denominato “Esino”, (le cui acque non sono sacre come quelle del
“Giordano”) nonostante la sua meschina e prosaica natura, struttura ed
origine è divenuta, per i Comitati cittadini di Falconara M.ma, - “25
Agosto” “Villanova” e “Fiumesino” - oggetto di attenzione, studio e
meditazione:
Si tratta modestamente di una porzione di
terreno situato in prossimità del fiume suddetto, in riva destra del
medesimo, contraddistinta in catasto con il mappale 319, del foglio 3,
la quale, una volta sicuramente appartenente al demanio dello Stato oggi
non lo è più, perché alienata a mezzo di asta pubblica alla Soc. Api –
Raffineria Spa la quale l’ha usata per allargare l’area su cui edificare
parte degli impianti della propria raffineria sita, appunto in Falconara
M.ma, nella zona costiera in fregio al fiume sopra nominato.
Ma andiamo per ordine.
E’ stato accertato dalle competenti
Autorità che il territorio dove insiste la raffineria Api, la quale
confina verso Nord con il fiume Esino, verso Est con il mare e verso Sud
ed Ovest con la città, è largamente e copiosamente inquinato per la
presenza, nel sottosuolo, di idrocarburi altamente inquinanti che sono
risultate già migrare nelle acque del fiume sopra indicato.
Per arginare tale inquinamento, sono
stati adottati immediatamente alcuni accorgimenti tecnici. Poiché questi
si sono rivelati non bastevoli per bloccare completamente e
definitivamente la migrazione dei prodotti tossici verso il fiume, sono
stati studiati provvedimenti ed opere ulteriori atte allo scopo; tra i
progetti c’è quello prodotto dalla stessa Soc. Api, riguardante la
realizzazione di una barriera a tale flusso mediante una palancolata
impermeabile in acciaio, da infiggere parte su terra ferma (tratto della
sponda del fiume) e parte nell’alveo dello stesso corso d’acqua.
Poiché questo progetto preoccupa gli
abitanti della zona, per il motivo che la palancolata verrebbe a
restringere, in parte, il tratto terminale della foce del fiume “Esino”,
il quale, in momenti di piena, ha già, in passato anche recentissimo,
provocato inondazioni dei territori circostanti, i suddetti Comitati
hanno approfondito l’argomento e, nell’esaminarlo sotto i vari aspetti
tecnico/amministrativi, hanno appurato, tra l’altro, quanto qui di
seguito esposto.
- Sulla G.U. N° 113 del 3.5.1973, fu
pubblicato il D.M 6 Febbraio 1973, n° 466 del Ministro per i Lavori
Pubblici di concerto col Ministro per le Finanze, con il quale è stato
disposto il passaggio dal demanio al patrimonio dello Stato di un
terreno dell’alveo del fiume Esino in Comune di Falconara Marittima,
segnato nel catasto del comune medesimo al foglio n° 11, mappale 319;
- Successivamente, sulla G.U. N° 290 del
1984 è stato pubblicato l’avviso d’asta per la vendita del bene
immobile sopra citato;
- La Ditta API – Raffineria di Ancona
Spa risulta aggiudicataria dell’asta pubblica suddetta con verbale
rep. n° 898 del 29.11.1984;
- La particella in oggetto ha variato
nel tempo la sua consistenza, come risulta da alcune visure storiche
agli atti dell’Ufficio del Territorio (ex Ufficio del Catasto) di
Ancona, che riportano diverse superfici della stessa;
- Discrepanze sostanziali, con
particolare riguardo alla reale consistenza del demanio marittimo e di
quello idrico, rilevate soprattutto confrontando la mappa catastale
antecedente al 1996 con la mappa catastale vigente dal 1996 - formata
sulla base di rilievo aerofotogrammetrico - e con il disegno
planimetrico allegato ad un verbale di sopralluogo effettuato alla
foce del fiume Esino nei giorni 13/09/2001 e 25/09/2001, dalla
Capitaneria di Porto di Ancona, dall’Agenzia del Demanio filiale di
Ancona e dal Capo Servizio Demanio dell’Autorità Portuale di Ancona
per proporre al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti gli
estremi della delimitazione per la fissazione dei limiti del demanio
marittimo;
- Il confine tra demanio
marittimo/idrico e proprietà API corre lungo la recinzione perimetrale
della stessa raffineria, così come certificato tassativamente
dall’Agenzia del Demanio Filiale di Ancona, la quale inoltre dichiara
che inequivocabilmente la più volte citata particella 319 si trova
interamente nell’ambito della recinzione della raffineria. Cosa questa
però che contrasta con le indicazioni e le affermazioni della stessa
Soc. Api, in quanto dalle stesse sembrerebbe che, anche in virtù
dell’acquisto della particella demaniale in questione, le sue
proprietà si estendano al di fuori della recinzione della raffineria;
- L’Ufficio del Territorio di Ancona (ex
Ufficio del Catasto) fornisce delle giustificazioni sulle differenze
della superficie della particella 319, risultanti dalle visure
ufficiali, che non sono, secondo l’avviso dei Comitati, né chiare ne
sufficientemente fondate;
Tali discrepanze e contrastanti notizie
hanno fatto sorgere rilevanti dubbi:
- sulla regolarità amministrativa delle
strutture della raffineria che sorgono ai confini con il fiume Esino,poiché
se la vendita della particella, come sembra dalle dichiarazioni
dell’Agenzia del Demanio di Ancona, non è stata ancora perfezionata,
potrebbe configurarsi una occupazione abusiva di suolo demaniale da
parte della Soc. Api;
- sulla attuale consistenza della
particella 319 la cui riduzione nel tempo (come appare nelle visure e
nelle planimetrie) comporterebbe una diversa configurazione
amministrativa della zona;
- sulla consistenza della stessa
particella al momento della sua alienazione, all’Api – Raffineria Spa
di Ancona, che potrebbe non essere “realmente” e “materialmente”
quella risultante dagli atti ufficiali della vendita che si sono
basati su una planimetria non raffigurante esattamente la situazione
concreta dei luoghi;
- quindi, sulla conseguente validità
della vendita medesima, nonché sulla regolarità amministrativa della
realizzazione della palancolata cosi come progettata ed in parte gia
messa in opera.
Le risposte fornite ai Comitati dalle
Amministrazioni interessate non hanno chiarito assolutamente i dubbi
rappresentati; anzi si sono rintracciate due note dell’Agenzia del
Demanio Filiale di Ancona dalle quali emergono perplessità manifestate
proprio da quell’Ufficio ad apporre il visto per l’esecutività del
verbale, del 1984, di aggiudicazione della particella in questione
all’Api, “non da ultimo” dice una delle note “ per il lasso di tempo
intercorso tra la sottoscrizione dell’atto e la sua formalizzazione”
E proprio la questione dei tempi in cui
l’intera vicenda si è svolta con particolare riguardo alle date della
vendita – anno 1984 – e quella in cui essa è stata ripresa in
considerazione – anno 2000 – acuisce dette perplessità e ribadisce la
necessità di chiarimenti.
Infatti:
- la vendita si è effettuata nell’anno
1984;
- l’inquinamento del sottosuolo
dell’area su cui insiste la raffineria e della sponda del fiume è
stato scoperto dalle Autorità pubbliche a partire dal Maggio del 2000;
- la variazione effettuata d’ufficio
sulla consistenza della particella 319, da 3.026mq a 7.419 mq – è
avvenuta il 27 Giugno 2000;
- nel giugno del 2000, l’ Api, in base
al decreto 471/99, si è autodenunciata per l’inquinamento suddetto;
- la Direzione centrale del Demanio, su
ennesima sollecitazione dell’Agenzia del Demanio di Ancona, in data
5.7.2000, notificava che il verbale di aggiudicazione all’Api della
particella 319 era ancora in corso di perfezionamento e registrazione;
- l’Agenzia del Demanio di Ancona, in
data 5.2.2000, manifestava perplessità sull’apporre il proprio visto
“per l’esecutività” del verbale di aggiudicazione, soprattutto “per il
lasso di tempo intercorso tra la sottoscrizione dell’atto e la sua
formalizzazione”.
Perché, infatti, dal
novembre del 1984 la questione è stata ripresa solo nel 2000?
Tutto ciò premesso i Comitati cittadini
hanno interessato l’Autorità Giudiziaria di Ancona affinché sia fatta
piena luce sulla faccenda. |