LA PARTICELLA 319

 

La storia della "particella 319"

 

 

Una “Particella” (che non è una “particola”) bagnata da un fiume denominato “Esino”, (le cui acque non sono sacre come quelle del “Giordano”) nonostante la sua meschina e prosaica natura, struttura ed origine è divenuta, per i Comitati cittadini di Falconara M.ma, - “25 Agosto” “Villanova” e “Fiumesino” - oggetto di attenzione, studio e meditazione:

Si tratta modestamente di una porzione di terreno situato in prossimità del fiume suddetto, in riva destra del medesimo, contraddistinta in catasto con il mappale 319, del foglio 3, la quale, una volta sicuramente appartenente al demanio dello Stato oggi non lo è più, perché alienata a mezzo di asta pubblica alla Soc. Api – Raffineria Spa la quale l’ha usata per allargare l’area su cui edificare parte degli impianti della propria raffineria sita, appunto in Falconara M.ma, nella zona costiera in fregio al fiume sopra nominato.

Ma andiamo per ordine.

E’ stato accertato dalle competenti Autorità che il territorio dove insiste la raffineria Api, la quale confina verso Nord con il fiume Esino, verso Est con il mare e verso Sud ed Ovest con la città, è largamente e copiosamente inquinato per la presenza, nel sottosuolo, di idrocarburi altamente inquinanti che sono risultate già migrare nelle acque del fiume sopra indicato.

Per arginare tale inquinamento, sono stati adottati immediatamente alcuni accorgimenti tecnici. Poiché questi si sono rivelati non bastevoli per bloccare completamente e definitivamente la migrazione dei prodotti tossici verso il fiume, sono stati studiati provvedimenti ed opere ulteriori atte allo scopo; tra i progetti c’è quello prodotto dalla stessa Soc. Api, riguardante la realizzazione di una barriera a tale flusso mediante una palancolata impermeabile in acciaio, da infiggere parte su terra ferma (tratto della sponda del fiume) e parte nell’alveo dello stesso corso d’acqua.

Poiché questo progetto preoccupa gli abitanti della zona, per il motivo che la palancolata verrebbe a restringere, in parte, il tratto terminale della foce del fiume “Esino”, il quale, in momenti di piena, ha già, in passato anche recentissimo, provocato inondazioni dei territori circostanti, i suddetti Comitati hanno approfondito l’argomento e, nell’esaminarlo sotto i vari aspetti tecnico/amministrativi, hanno appurato, tra l’altro, quanto qui di seguito esposto.

  1. Sulla G.U. N° 113 del 3.5.1973, fu pubblicato il D.M 6 Febbraio 1973, n° 466 del Ministro per i Lavori Pubblici di concerto col Ministro per le Finanze, con il quale è stato disposto il passaggio dal demanio al patrimonio dello Stato di un terreno dell’alveo del fiume Esino in Comune di Falconara Marittima, segnato nel catasto del comune medesimo al foglio n° 11, mappale 319;
  2. Successivamente, sulla G.U. N° 290 del 1984 è stato pubblicato l’avviso d’asta per la vendita del bene immobile sopra citato;
  3. La Ditta API – Raffineria di Ancona Spa risulta aggiudicataria dell’asta pubblica suddetta con verbale rep. n° 898 del 29.11.1984;
  4. La particella in oggetto ha variato nel tempo la sua consistenza, come risulta da alcune visure storiche agli atti dell’Ufficio del Territorio (ex Ufficio del Catasto) di Ancona, che riportano diverse superfici della stessa;
  5. Discrepanze sostanziali, con particolare riguardo alla reale consistenza del demanio marittimo e di quello idrico, rilevate soprattutto confrontando la mappa catastale antecedente al 1996 con la mappa catastale vigente dal 1996 - formata sulla base di rilievo aerofotogrammetrico - e con il disegno planimetrico allegato ad un verbale di sopralluogo effettuato alla foce del fiume Esino nei giorni 13/09/2001 e 25/09/2001, dalla Capitaneria di Porto di Ancona, dall’Agenzia del Demanio filiale di Ancona e dal Capo Servizio Demanio dell’Autorità Portuale di Ancona per proporre al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti gli estremi della delimitazione per la fissazione dei limiti del demanio marittimo;
  6. Il confine tra demanio marittimo/idrico e proprietà API corre lungo la recinzione perimetrale della stessa raffineria, così come certificato tassativamente dall’Agenzia del Demanio Filiale di Ancona, la quale inoltre dichiara che inequivocabilmente la più volte citata particella 319 si trova interamente nell’ambito della recinzione della raffineria. Cosa questa però che contrasta con le indicazioni e le affermazioni della stessa Soc. Api, in quanto dalle stesse sembrerebbe che, anche in virtù dell’acquisto della particella demaniale in questione, le sue proprietà si estendano al di fuori della recinzione della raffineria;
  7. L’Ufficio del Territorio di Ancona (ex Ufficio del Catasto) fornisce delle giustificazioni sulle differenze della superficie della particella 319, risultanti dalle visure ufficiali, che non sono, secondo l’avviso dei Comitati, né chiare ne sufficientemente fondate;

Tali discrepanze e contrastanti notizie hanno fatto sorgere rilevanti dubbi:

  1. sulla regolarità amministrativa delle strutture della raffineria che sorgono ai confini con il fiume Esino,poiché se la vendita della particella, come sembra dalle dichiarazioni dell’Agenzia del Demanio di Ancona, non è stata ancora perfezionata, potrebbe configurarsi una occupazione abusiva di suolo demaniale da parte della Soc. Api;
  2. sulla attuale consistenza della particella 319 la cui riduzione nel tempo (come appare nelle visure e nelle planimetrie) comporterebbe una diversa configurazione amministrativa della zona;
  3. sulla consistenza della stessa particella al momento della sua alienazione, all’Api – Raffineria Spa di Ancona, che potrebbe non essere “realmente” e “materialmente” quella risultante dagli atti ufficiali della vendita che si sono basati su una planimetria non raffigurante esattamente la situazione concreta dei luoghi;
  4. quindi, sulla conseguente validità della vendita medesima, nonché sulla regolarità amministrativa della realizzazione della palancolata cosi come progettata ed in parte gia messa in opera.

Le risposte fornite ai Comitati dalle Amministrazioni interessate non hanno chiarito assolutamente i dubbi rappresentati; anzi si sono rintracciate due note dell’Agenzia del Demanio Filiale di Ancona dalle quali emergono perplessità manifestate proprio da quell’Ufficio ad apporre il visto per l’esecutività del verbale, del 1984, di aggiudicazione della particella in questione all’Api, “non da ultimo” dice una delle note “ per il lasso di tempo intercorso tra la sottoscrizione dell’atto e la sua formalizzazione”

E proprio la questione dei tempi in cui l’intera vicenda si è svolta con particolare riguardo alle date della vendita – anno 1984 – e quella in cui essa è stata ripresa in considerazione – anno 2000 – acuisce dette perplessità e ribadisce la necessità di chiarimenti.

Infatti:

  • la vendita si è effettuata nell’anno 1984;
  •  l’inquinamento del sottosuolo dell’area su cui insiste la raffineria e della sponda del fiume è stato scoperto dalle Autorità pubbliche a partire dal Maggio del 2000;
  • la variazione effettuata d’ufficio sulla consistenza della particella 319, da 3.026mq a 7.419 mq – è avvenuta il 27 Giugno 2000;
  • nel giugno del 2000, l’ Api, in base al decreto 471/99, si è autodenunciata per l’inquinamento suddetto;
  • la Direzione centrale del Demanio, su ennesima sollecitazione dell’Agenzia del Demanio di Ancona, in data 5.7.2000, notificava che il verbale di aggiudicazione all’Api della particella 319 era ancora in corso di perfezionamento e registrazione;
  • l’Agenzia del Demanio di Ancona, in data 5.2.2000, manifestava perplessità sull’apporre il proprio visto “per l’esecutività” del verbale di aggiudicazione, soprattutto “per il lasso di tempo intercorso tra la sottoscrizione dell’atto e la sua formalizzazione”.

Perché, infatti, dal novembre del 1984 la questione è stata ripresa solo nel 2000?

Tutto ciò premesso i Comitati cittadini hanno interessato l’Autorità Giudiziaria di Ancona affinché sia fatta piena luce sulla faccenda.

 
inizio pagina   menù 319