Ora lo sai anche tu lo sappiamo mentre stiamo per rinascere Franco Fortini |
Entriamo adesso nell'ultima giornata, nella farmacia dove il suo viso bianco e senza pace non risponde al saluto del metronotte: viso assetato, non posso valicarlo, è lo stesso che una volta chiamai amore, qui nella nebbia della Comasina. Camminiamo ancora verso un vetro. Poi lei getta in un cestino l'orario e gli occhiali, si toglie il golf azzurro, me lo porge silenziosa. «Perché fai questo?» «Perché io sono così», risponde una forma dura della voce, un dolore che assomiglia solamente a se stesso. «Perché io... né prendere né lasciare.» Avvengono parole nel sangue, occhi che urtano contro il neon gelati intelligenti e inconsolabili, mani che disegnano sul vetro l'angelu custode e l'angelo imparziale, cinque dita strette a un filo, l'idea reggente del nulla, la gola ancora calda. «Vita, che non sei soltanto vita e ti mescoli a molti esseri prima di diventare nostra... ... vita, proprio tu vuoi darle un finale assiderato, proprio qui, dove gli anni si cercano in un metro d'asfalto...» Interrompiamo l'antologia e la supplica del batticuore. Riportiamio esattamente i fatti e le parole. Questo, questo mi è possibile. Alle tre del mattino ci fermammo davanti a un chiosco, chiedemmo due bicchieri di vino rosso. Volle pagare lei. Poi mi domandò di accompagnarla a casa, in via Vallazze. Le parole si capivano e la bocca non era più impastata. «Dove sei stata per tutta la mia vita...» Milano torna muta e infinita, scompare insieme a lei, in un luogo buio e umido che le scioglie anche il nome, ci sprofonda nel sangue senza musica. Ma diverremo, insieme diverremo quel pianto che una poesia non ha potuto dir, ora lo vedi e 1o vedrò anch'io... lo vedremo... 1o vedremo tutti... ora... ora che stiamo per rinascere. |