GATTI

Mi costringi, esserino dolcissimo
a perdere libertà, a calmare
i miei affanni lugubri e fatali.
T'avessi incontrato in altri
anni: ne avrei parlato a lungo
con gli amici di giovinezza
e con lei che ancora incalza
e avvelena, gattarola di maggio.

      ***

Alzarmi, darti luce mentre
me la dai. Uccidere l'angoscia
calzando guanti di gomma
per pulire i resti dei tuoi
magri pranzi che talvolta
diventano festini,
se torno felice da Campo
con un etto di fresche
acciughine, pesce azzurro
lo chiamano in Cronaca
improvvisati articolisti
dibattendo il costo
della vita. Ma tu non sai niente
di tutto ciò: divori
fra mille fusa
i saporiti pescetti
da me liscati di tutto punto
e per gratitudine mi lecchi
le mani ancora impregnate
della tua golosità.


      ***

Rimorso a guardarti nella confusione;
sei solo una gatta, anzi sei una gatta,
una natura felice, un miracolo, un incanto:
quando agiti la coda o cerchi di afferrarla
sei più dispettosa di ogni ragazzo,
più dolce di ogni zucchero filato.
Ma il rimorso mi divora, sapessi,
pensando che dovrò lasciarti,
non sono fedele negli amori,
non so sacrificarmi.
Dimmi che fine farai
lasciami libero di decidere,
di perdermi in un altro destino.

      ***

Ti basta un filo di cotone, un pezzo
di carta raggomitolando il tutto
niente parole per fortuna, solo
qualche bacetto dato di nascosto
al tuo faccini davanti allo specchio
di tutte le meraviglie. In paradiso
ci andrai dritta, con vele bianche
e la fanfara, io a stento ti terrò
dietro sapendo di fermarmi
molto prima.

DARIO BELLEZZA

da IO (1983)