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Costabissara e il suo territorio.Il Comune di Costabissara è posizionato a Nord-Ovest di quello di Vicenza, con cui confina, ed i due centri distano solo 8 km.. Il territorio (superficie kmq. 13,21) è per un quinto collinare (h. max. m. 233), appartenendo all’ultima propaggine orientale dei Monti Lessini, ed il restante è pianeggiante (m. 49 s.l.m.), solcato dal torrente Orolo e da numerose rogge (Contarina, Bagnara, Dioma); queste raccolgono le acque dei colli e delle vicine risorgive, mantenendo prosciugato e fecondo il terreno agricolo, un tempo acquitrinoso.
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L'origine del nome
I documenti medioevali
definiscono il luogo dell’attuale Costabissara "Costa Fabricae" in
latino, poi
“Costa Fabbrica” o “Costa Favrega” e di tale ultimo toponimo si conserva
traccia in una piccola contrada e nella sua antica chiesetta, Santa Maria in
Favrega, nella frazione Motta. Una prima citazione è in un instrumento del
1067, da cui si ricostruisce l’appartenenza del territorio al patrimonio dei
vescovi conti della chiesa vicentina (feudo imperiale) e l’investitura
concessa alla potente famiglia di origine longobarda dei Conti Maltraverso del
castello di Costa Fabbrica. (Silvestro Castellini: “Storia della città di
Vicenza” – 1783)
Il cambiamento del nome in Costa Bissara avviene a seguito di una successiva investitura nel 1285 all’altrettanto influente famiglia vicentina dei Conti Bissari, i cui discendenti manterranno proprietà fondiarie (3.000 campi ai tempi dello storico Barbarano nel 1760) ed il citato castello fino alla fine dell’ottocento.
Rimane comunque invariato il toponimo "Costa", probabilmente a testimoniare la posizione originale dell'abitato sulla "costa" del monte, tipica degli antichi insediamenti, per motivi di salubrità, di difesa dalle alluvioni e di controllo del territorio a scopi di difesa e di caccia.
La descrizione geografica acquisisce spessore storico ricorrendo alle suggestive citazioni di due storici locali.
Gaetano Maccà, quasi duecento
anni fa, così illustra la “Villa” di “Costa Fabbrica”, che a quel tempo
“è Vicariato, ossia Giurisdizione della nobil famiglia Bissara”: “Essa
adunque consiste in monte, colli, colline, e piano. Gode il vantaggio di
parecchie sorgenti di buon’acqua. L’aria dalla parte di Garbino non è molto salubre a motivo di circa cento campi di terreno
destinati alla seminazione del riso …. In altre parti poi l’aria è sana. Ha
Vicenza a Scilocco in distanza di miglia quattro. All’intorno col suo
distretto confina con la coltura, di S. Croce, e colle ville della Motta, di
Castelnovo, Ignago, Gambugliano, e Monteviale. Il suo terreno è fertile, e così
anche le colline, le quali si distinguono specialmente per le buone uve, colle
quali si fanno ottimi vini.” (“Storia
del territorio vicentino”, Tom. VII –
1813)
Alessandro Dalla Ca’,
cent’anni, fa offre un quadro di Costabissara sostanzialmente simile; la vede
come una “ridente borgata” posta “alle falde della parte montuosa, e
propriamente ai piedi del medio dei tre contrafforti che sembrano ordinati, se
così si può dire, a bella posta come a sostegno della giogaia di quel tratto
di prealpi che da Torreselle vanno bellamente degradando con incantevoli declivi
sino a Creazzo. Due superbe ed
elegantissime ville … ne costituiscono oggidì il miglior ornamento.”
(“Costabissara – memorie storiche” – 1904)
Entrambe le ville sono appartenute alla famiglia dei Bissari e rappresentano anche attualmente, per quel che riguarda l’architettura laica, i due principali riferimenti visivi del luogo: una, il “Castello”, pur conservando tracce delle precedenti vestigia, è frutto di una ricostruzione avvenuta attorno al 1859, in un romantico stile neomedioevale, ed è stata ceduta ai De Buzzaccarini nel 1894; la seconda, la “Villa San Carlo” con il suo vasto parco, è pure frutto di sovrapposizioni ed aggiunte, con un nucleo neoclassico incentrato su una loggia scandita da colonne doriche e con un frontone triangolare d’ispirazione neopalladiana.
Oggi l’inurbamento, che inevitabilmente caratterizza i comuni di cintura di una città capoluogo, ha sicuramente contribuito a modificare l’assetto di un tempo, ma non ha ancora assunto vistose dimensioni (gli abitanti attuali sono circa 5.500; nel 1901 erano 1748, nel 1803 erano 493); le necessità dello sviluppo demografico ed industriale e quelle della salvaguardia del territorio convivono in modo soddisfacente, ma mantenere tale equilibrio nel prossimo futuro è un compito difficile, che richiede intelligenza, cultura ed operosità.