IL MELANOMA DELLA COROIDE
A CURA DI
E. Balestrazzi, A.C. Tiberti, P. Iorio, M.A. Blasi.
Università degli studi di L'Aquila
Il melanoma uveale rappresenta il tumore maligno primitivo intraoculare
più frequente nell'adulto, con un'incidenza pari a 6-7 casi per milione
di abitanti. La patogenesi di tale neoplasia è multifattoriale, è,
quindi, necessaria l'interazione di fattori genetici ed ambientali perché
si sviluppi il tumore. Sebbene non siano ancora ben conosciuti i fattori
di rischio di tale neoplasia, è evidente una predisposizione per
la razza caucasica e l'età compresa tra i 50 e i 60 anni.
I melanomi insorgono nella maggioranza dei casi ex novo, mentre, in una
ridotta percentuale di casi essi si sviluppano a partire da una lesione
nevica pre-esistente. I nevi che presentano un alto rischio di trasformazione
maligna, e che, di conseguenza, richiedono un'accurata osservazione clinica
ed ecografica a brevi intervalli di tempo, sono quelli che mostrano una
capacità di crescita evidenziabile con l'esame oftalmoscopico e con
la misurazione ecografica dei diametri principali.
Il melanoma coroideale si sviluppa generalmente in maniera asintomatica,
tuttavia qualora esso sia localizzato in sede foveale o parafoveale può
determinare una riduzione dell'acuità visiva. Altri sintomi riferiti
dai pazienti sono i fosfeni o i deficit del campo visivo, che possono essere
attribuiti alla presenza di un distacco retinico essudativo associato alla
neoformazione. All'esame oftalmoscopico i piccoli melanomi della coroide
si presentano come formazioni nodulari rilevate sul piano retinico, a margini
ben demarcati e pigmentazione variabile. Le neoformazioni di maggiori dimensioni
possono provocare la rottura della membrana di Bruch, ed assumere, di conseguenza,
un aspetto fungoide. Raramente il melanoma può avere una forma diffusa,
relativamente piatta ed estesa.
Spesso sulla superficie del tumore sono presenti zolle di pigmento arancio,
drusen o aree di atrofia dell'epitelio pigmentato retinico. Inoltre è
frequente il riscontro di un distacco retinico essudativo epi o peri-lesionale.
Oggi il melanoma coroideale può essere diagnosticato con una precisione
del 99.7% grazie alla notevole esperienza clinica che caratterizza i Centri
di Oncologia Oculare ed alle moderne tecniche diagnostiche. L'esame oftalmoscopico
indiretto e l'ecografia oculare sono le tecniche più importanti per
poter giungere alla diagnosi di melanoma della coroide. L'oftalmoscopia
binoculare indiretta consente di apprezzare le caratteristiche del tumore,
la presenza di alterazioni a carico delle strutture adiacenti eventualmente
associate e consente allo Specialista particolarmete addestrato ed esperto
in Oncologia Oculare, di giungere alla diagnosi di malignità nel
95% dei casi. E', tuttavia, necessario, in ogni caso, eseguire una ecografia
oculare con tecnica A-B scan, al fine di determinare la natura del tumore,
definirne le esatte dimensioni, valutarne il trattamento più appropriato.
La fluorangiografia, al contrario, non fornisce dati dirimenti ai fini diagnostici,
risulta tuttavia essenziale nella diagnosi differenziale con l'emorragia
sottoretinica e, insieme con l'angiografia al verde di indocianina, puó
fornire utili indicazioni per differenziare il melanoma amelanotico da lesioni
benigne ad alta vascolarizzazione come l'emangioma della coroide. Il nevo
della coroide, l'ipertrofia dell' EPR, le emorragie sottoretiniche, le metastasi
coroideali, l'emangioma, l'osteoma ed il melanocitoma della coroide sono
le condizioni di più frequente riscontro che devono essere differenziate
dal melanoma coroideale, a tal fine è sufficiente eseguire un esame
clinico, ecografico ed eventualmente angiografico.
Dunque, un corretto inquadramento diagnostico del tumore e la valutazione
delle condizioni generali del paziente costituiscono gli elementi necessari
ad operare la scelta terapeutica più opportuna.
Oggi un trattamento di tipo conservativo è indicato nella maggior
parte dei melanomi. I pazienti affetti da tumori che rispondono a ben determinati
criteri, infatti, possono essere trattati preservando l'integrità
anatomica e, spesso, funzionale dell'occhio affetto con una prognosi quoad
vitam paragonabile a quella dei pazienti sottoposti ad enucleazione.
La semplice osservazione clinica a stretti intervalli di tempo viene indicata
per lesioni pianeggianti, con spessore inferiore ai 2 mm e diametro basale
inferiore agli 8 mm, ovvero per lesioni con spessore compreso tra i 2 mm
ed i 3.5 mm qualora non vi siano fattori di rischio per la crescita tumorale
(fluido sottoretinico, sintomi, pigmento arancio epilesionale, localizzazione
entro 2 diametri papillari dal disco ottico). I piccoli melanomi pigmentati
(spessore inferiore a 3.5 mm, base inferiore a 10 mm) situati al polo posteriore
non a contatto con la papilla possono essere trattati con la termoterapia
transpupillare (TTT), metodica di recente introduzione che, attraverso un
laser a diodi, determina un aumento di temperatura entro il tumore provocandone
la necrosi non coagulativa. Questa tecnica può essere impiegata anche
per melanomi di maggiori dimensioni o localizzati in sede juxtapapillare
qualora venga associata alla radioterapia con placche episclerali (terapia
sandwich). La radioterapia con placche radioattive (brachiterapia) rappresenta
il trattamento radiante più diffusamente utilizzato. La placca, precedentemente
caricata con Iodio 125 o Rutenio 106 , viene suturata alla sclera in corrispondenza
della base del tumore e lasciata in sede per il tempo necessario all'emissione
della dose richiesta (in genere 4-7 giorni). Con questa tecnica possono
essere trattati i melanomi ovunque localizzati e di spessore non superiore
ai 9 mm per lo Iodio ed ai 5 mm per il Rutenio (12.5 mm e 8.5 mm se associata
a TTT). Nella radioterapia con particelle accelerate il fascio radiante
provoca il suo effetto fino a 14 mm di profondità, tale metodica,
pertanto, risulta particolarmente indicata in pazienti monocoli con tumori
di spessore superiore a quello consentito per il trattamento con brachiterapia
o con terapia sandwich. La resezione chirurgica del melanoma della coroide
tramite resezione transsclerale, infine, puó essere impiegata per
tumori di qualsiasi spessore con un diametro basale inferiore ai 15 mm il
cui margine posteriore disti almeno 4 mm dalla fovea e 3 mm dal disco ottico.
Anche nei casi in cui le dimensioni
della lesione, l'estensione extrasclerale, l'associazione a glaucoma secondario
impongano un intervento demolitivo (enucleazione del bulbo oculare), le
tecniche operatorie ed i materiali oggi disponibili consentono di ripristinare
un aspetto estetico assolutamente soddisfacente, con evidente beneficio
psicologico per il paziente.
Un'adeguata programmazione dei controlli oftalmoscopici ed ecografici dopo
il trattamento, con cadenza semestrale nei primi cinque anni e annuale nel
periodo successivo, è parte integrante del programma terapeutico.
Le numerose possibilità terapeutiche oggi disponibili per il melanoma
coroideale e le diverse indicazioni al trattamento hanno certamente migliorato
la condizione dei pazienti oncologici ma hanno, altresì, imposto
la nascita di Centri specializzati in Oncologia Oculare . Solo in questi
ambienti superspecialistici si è in grado, infatti, di elaborare,
per ogni singolo paziente, la strategia terapeutica più indicata,
meno rischiosa e che comporti il miglior risultato a distanza. Inoltre,in
queste strutture,viene offerta al paziente la possibilità di eseguire
tutti gli esami di cui necessita durante il suo iter diagnostico e di disporre
di tutte le opzioni terapeutiche necessarie alla cura della sua malattia.