La rielaborazione espressiva delle forme offerte alla sintesi dalle tecniche (e dalla sintesi al virtuale)

Barcelona, 2000

 

 

Congresso internazionale d'architettura:
EL FUTURO DEL ARQUITECTO
 
COORDINAMENTO WORKSHOP:
arch. Josep Muntañola Thornberg,
arch. Albert Lévy.

 

               L'artista rimuove e coordina delle realtà date e conferisce ad esse quel supersignificato che è il suo modo d'esprimersi. Così l'architetto esprime delle idee con elementi di un codice che è costituito da un «alfabeto» di segni, superfici, corpi che si combinano in un «vocabolario» di forme che convengono alla costruzione di un edificio. Ognuna di tali forme costituisce un elemento minimo o prima materia dotata di significato, e l'architetto le sistema e le congegna in una «prosa» che si configura nel testo architettonico.

 

In un articolo pubblicato nel 1929, lo scrittore e ingegnere Carlo Emilio Gadda si interrogava su alcuni fatti che intervengono nel concreto configurarsi di un'opera verso la sua struttura definitiva, ossia: lo scrittore (l'artista, l'architetto, l'urbanista) deve preoccuparsi dei «precedenti» espressivi offerti alla sintesi da ogni tecnica singola? può sorvolare sui risultati che già si siano raggiunti nell'ambito di quella particolare tecnica, può, ancor più, ignorarli?

La tesi a cui si giunge è che nascono tanti buoni risultati dalla specializzazione delle tecniche, espressioni accettabili, apparentemente dotate di un carattere nitido e crudo che deriva dal loro essere, e si accolgono come «intangibili» questi elementi, o forme espressive. Il limite della intangibilità è arbitrario e si sposta secondo persona: e, in una medesima persona, secondo momenti. Chi lo pone o crede di porlo più vicino a sé, chi più lontano, chi ha la fisima addirittura che non esista: e, in questa fisima, crede di far tutto da sé.

Gadda riferisce: «L'operazione di creare, secondo una visuale o modo o tecnica che dir si voglia, è precisamente euresi o arte. Ma esiste un limite infimo di pertinenza della rielaborazione, e la disgregazione di questo limite infimo o prima materia e la ricreazione successiva, è lavoro vano, inutile, perché precorso dalla specializzazione delle tecniche. Può essere che vi sia chi inventa un processo espressivo nuovo e migliore anche nell'ambito dell'espressione raggiunta da una tecnica singola. Se ciò possa avvenire o no è, in fondo, questione oziosa. Mi preme solo suggerire: che la disgregazione e la successiva e nuova integrazione del materiale primo sia motivata».

 

Nel processo inverso, di rielaborazione del testo architettonico con la moderna tecnologia dell'informatica, è importante notare che l'analisi scientifica dell'oggetto architettonico dovrebbe essere realizzata con modelli virtuali che analizzino la totalità del processo architettonico, nella figura e nel concetto, in un dialogo fra testo (oggetto) e contesto, uso e forma, aspetto fisico e aspetto sociale. Attualmente si insiste sull'elaborazione di modelli virtuali matematici, cioè di programmi informatici, che producono progetti in definitiva tutti uguali. Ciò che occorre, invece, è convertire ogni architettura in modello virtuale, per accorgersi che ad ogni progetto corrisponde un modello differente.

Un sistema informatico, che sia di interesse nell'affrontare gli interventi di recupero su edifici storici, dovrebbe consentire di relazionare l'oggetto architettonico ai suoi differenti elementi e aspetti costitutivi, e questi fra di loro, giungendo così ad una ermeneutica finale dell'oggetto. La logica della classificazione, da sola, non consente di dare un significato ad una architettura, occorre una proposta di unione tra i diversi elementi classificati affinché essi compongano un testo architettonico provvisto di significato.

Oggi esistono numerosi strumenti che permettono di accedere a dei dati partendo da un testo, da un'immagine, o da un modello grafico correlato, mancano però dei programmi in grado di gestire simultaneamente tutte queste risorse. A questo proposito, riprendendo l'immagine di «albero lessicografico» che Mandelbrot utilizza per creare un modello frattale di analisi linguistica, un possibile modello di rappresentazione dell'architettura può assomigliare nella struttura ad un «giardino lessicografico delle forme», nell'accezione precedentemente stabilita dai termini «elemento minimo o prima materia».

 

Abstract © GENOVA 2000