Forse non tutti sanno di aver ricevuto in dono alla nascita due vere e proprie macchine fotografiche: i nostri occhi. Analogamente a quanto avviene in una macchina fotografica, in cui la luce passa attraverso l'otturatore e impressiona la pellicola fotosensibile, nell'occhio umano la luce proveniente dall'ambiente circostante penetra attraverso l'apertura variabile della pupilla e forma sulla retina, sul fondo dell'occhio, un'immagine capovolta di ciò che ci sta davanti. È poi compito della complessa struttura nervosa che dal nervo ottico arriva al cervello effettuare, in modo del tutto indipendente dall'attività cosciente, il raddrizzamento di quell'immagine capovolta, e darci così la possibilità di interagire in modo naturale con gli oggetti del nostro ambiente. (Immaginiamo che incubo sarebbe il doversi allacciare la scarpa destra vedendola come sinistra e, soprattutto, poggiata sul soffitto invece che sul pavimento!)
La visione, dunque, dipende dalla luce: è la luce che ci porta informazioni sulla forma e sul colore degli oggetti del nostro ambiente. In una stanza completamente buia, pur continuando le cose ad esistere intorno a noi, nessuna immagine di esse ci appare ed i nostri occhi sono ciechi.
Ma cos'è in realtà la luce? Dal punto di vista fisico è una radiazione elettromagnetica. In parole povere è un'onda che si propaga nello spazio ad altissima velocità, anzi alla massima velocità possibile nell'universo, che - manco a dirlo - è proprio la velocità della luce, pari a circa 300.000 chilometri al secondo!
Com'è fatta quest'onda? Esattamente come tutte le altre onde: ha delle creste e degli avvallamenti, che ci consentono di definirne le tre misure principali, cioè lunghezza, ampiezza e frequenza. La lunghezza d'onda è la distanza tra due creste successive, mentre l'ampiezza è la distanza tra una cresta ed il piano mediano che interseca l'onda; la frequenza, infine, è la quantità di oscillazioni che l'onda compie nell'unità di tempo, valore quest'ultimo che si esprime in Hertz. La frequenza è inversamente proporzionale alla lunghezza d'onda: minore è la lunghezza d'onda maggiore è la frequenza, e viceversa.
Fig. 1 – Schema di onda
Ai fini della visione dei colori, l'ampiezza dell'onda influisce sull'intensità luminosa dello stimolo elaborato dal cervello, mentre la lunghezza dell'onda influenza la tonalità del colore percepito: ad esempio, un'onda elettromagnetica di lunghezza compresa tra i 650 e i 700 nanometri (nm) provoca in un soggetto normodotato la visione del colore rosso.
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Aggiornato Tuesday, 30-Jul-2002 17:18:15 CEST