L'Italia è la nazione con la maggior concentrazione al mondo di veicoli a
motore rispetto al numero degli abitanti. E la situazione continua a peggiorare.
A pagina 7 del rapporto di
Legambiente intitolato Ecosistema Urbano 2001
leggiamo:
Le auto, dunque, continuano a crescere. Nel 2000 circolavano 32,5 milioni di macchine, con una densità media di 56,5 auto ogni 100 abitanti, che nelle quattro città più grandi raggiunge o supera il livello di 65 auto ogni 100 abitanti (65 a Napoli e Torino, 66 a Milano, 67 a Roma).
A Udine, Aosta e Siena si arriva addirittura alla percentuale di 3 automobili ogni 4 abitanti! Qual è l'impatto di tutto ciò sulla qualità dell'aria che respiriamo? A pagina 6 del medesimo rapporto di Legambiente si legge:
Secondo le ultime stime, il settore dei trasporti nel suo insieme determina il 27% delle emissioni di CO2 (anidride carbonica), il 73% delle emissioni di CO (monossido di carbonio) - pari al 22% delle emissioni europee, - il 57% delle emissioni di NOX (ossidi di azoto), il 56% delle emissioni di composti organici volatili, la gran parte delle emissioni di PM10 (polveri di diametro inferiore ai 10 micron). Oltre agli effetti sulla salute riconosciuti ormai unanimemente e ai danni al patrimonio archeologico e artistico vittima di processi di dilavamento e corrosione, il settore dei trasporti è responsabile della crescita delle emissioni climalteranti, ormai stabilizzate o decrescenti negli altri settori produttivi.
La quota del trasporto automobilistico privato (cresciuto del 25,5% in 10 anni) oggi copre l'82% della domanda di mobilità personale ed è più che triplicata rispetto al 1970. Contemporaneamente, nell'ultimo decennio è esploso il trasporto merci (+36% rispetto al 1990), che viaggia quasi per intero su gomma: tra il 1990 e il 2000, escludendo gli oleodotti, l'82% della mobilità aggiuntiva di merci è stata intercettata dal trasporto stradale. Proprio il settore dei trasporti è insomma uno dei punti più critici in termini di impatto ambientale e sanitario e un nodo centrale per la prevenzione dei cambiamenti climatici. Non solo perché assorbe una notevolissima quota dell'energia complessivamente consumata, ma perché la domanda di trasporto e i relativi consumi appaiono ancora in forte crescita.
Si possono intraprendere molte azioni per contrastare la devastazione ambientale generata dal trasporto su gomma. Una di queste è lo svecchiamento del parco auto degli italiani. Ancora dal rapporto di Legambiente (pagina 9):
... il 10% del parco automobilistico, costituito dalle auto più vecchie, è responsabile del 50% di tutte le emissioni inquinanti dovute al traffico veicolare. Oltre alle emissioni di piombo, le auto non catalizzate emettono il 90% in più di benzene rispetto a quelle catalizzate. Per queste ragioni gli incentivi alla "rottamazione", purché condizionati all'acquisto di modelli che consumano e inquinano meno rispetto a quelli rottamati, non sono da considerarsi solo un aiuto alle imprese e all'occupazione ma un contributo alla riduzione dell'inquinamento.
Altri provvedimenti che, se attuati con serietà e capillarmente sul territorio nazionale, potrebbero far diminuire sensibilmente l'inquinamento dell'aria, sono:
Anche se qualcosa nelle amministrazioni urbane sta cambiando, in seguito soprattutto ai gravi problemi di inquinamento verificatisi nelle principali città italiane all'inizio del 2002, sono piuttosto scettico sul fatto che gli Italiani - per i quali l'automobile privata ha quasi la stessa importanza della mamma - siano realmente disponibili a cambiare le proprie abitudini in fatto di spostamenti motorizzati.
Auspico certamente che gli amministratori in carica attuino una seria politica di riduzione dei fattori d'inquinamento, migliorando ad esempio la gestione dei parcheggi, la qualità del trasporto pubblico, creando aree verdi nelle città, più isole pedonali, piste ciclabili ecc. Ma le cose cambieranno davvero, a mio parere, solo quando si comincerà a pensare seriamente all'eliminazione del petrolio, nei suoi vari derivati, come fonte di energia per i veicoli a motore.
Questa rivoluzione è già adesso possibile, come dimostra la crescente diffusione di veicoli elettrici e, in minor misura, di veicoli a idrogeno, anche se per ora i veicoli a energia pulita sono quasi invisibili, schiacciati come sono all'interno di un sistema dominato ancora in larghissima misura dal petrolio. Tra elettricità e idrogeno, anche se vi sono ancora per quest'ultimo problemi tecnici non indifferenti da risolvere, la bilancia sembra pendere a favore dell'idrogeno, che - nell'economia complessiva del ciclo di funzionamento, cioè dalla produzione dell'elemento fino alle scorie generate dai motori con esso alimentati - pare la fonte di energia più pulita in assoluto.
Cito un brano piuttosto lungo da
Alternativa Idrogeno
(tratto dal settimanale il Salvagente
del 29/3/2001) di Adriano Gizzi, perché
contiene una spiegazione chiara e semplice di come un cambiamento di rotta nelle
politiche energetiche - dal petrolio verso l'idrogeno - potrebbe contribuire a
diminuire radicalmente l'attuale inquinamento atmosferico:
... L'efficienza del ciclo di produzione dell'idrogeno è infatti ancora molto bassa. Si tratta di ripensare in un'ottica non inquinante l'intero problema energetico, abbassando drasticamente i consumi e sviluppando la ricerca sulle fonti rinnovabili.
Ci crede fermamente Domenico Coiante, degli Amici della Terra, che ha passato quarant'anni all'Enea di cui, per un lungo periodo, è stato anche responsabile del settore fonti rinnovabili.
L'idrogenoosservaè l'elemento in assoluto più abbondante nell'universo. Si tratta di un gas incolore e inodore, e non velenoso, che brucia nell'aria secondo la semplice reazione: idrogeno+ossigeno = acqua+calore.Questo significa che il prodotto di scarto è acqua pura e non (come quando si utilizzano combustibili derivanti da fonti fossili) anidride carbonica, la principale responsabile delle modifiche all'effetto serra naturale e dei conseguenti cambiamenti climatici. Il 50 per cento delle emissioni totali di CO2 in atmosfera è prodotto dai trasporti.
L'alternativa è tecnicamente fattibile, resta però da risolvere il problema di come procurarsi l'idrogeno. Perché se la fonte sono sempre i combustibili fossili il problema si ripresenta a monte. La strada da seguire è dunque quella già ricordata dell'elettrolisi. Ogni chilogrammo di acqua pura contiene 111 grammi di idrogeno che, bruciando, produce 3.200 chilocalorie di energia termica (l'equivalente di quella contenuta in un chilo di carbone, con una non trascurabile differenza di reperibilità). Gli impianti di conversione fotovoltaica daranno (con la luce del sole) l'energia elettrica pulita per alimentare il processo. La strada che si sta seguendo è però quella di alimentare con l'idrogeno normali motori a scoppio. Alcune case automobilistiche, come Bmw e Mercedes, stanno studiando soluzioni alternative. A Monaco di Baviera, per esempio, 15 Bmw serie 7 a idrogeno liquido sono già utilizzate per il servizio navetta dall'aeroporto alla sede della società. Impiegano circa dieci minuti a fare il pieno e hanno un'autonomia di circa 400 chilometri. La casa tedesca prevede di metterle in vendita entro 5 anni.
La soluzione veramente pulita, a inquinamento zero, è quindi il motore elettrico. In questo caso l'idrogeno alimenta un dispositivo chiamato fuel cell (cella a combustibile): un trasformatore che permette di convertire direttamente l'energia chimica dell'idrogeno in energia elettrica. Il motore elettrico è anche più efficiente del motore termico: 98 per cento contro 30-35 per cento (nelle normali automobili solo un terzo dell'energia immessa si trasforma in forza motrice e il resto viene buttato via in forma di calore inutilizzabile).
La tecnologia fotovoltaica è la sola che, in una prospettiva non immediata, offre le dimensioni e la potenzialità per produrre (alimentando l'elettrolisi) l'idrogeno necessario al fabbisogno. In Italia abbiamo ampie zone non coltivate ma ben assolate (almeno due milioni di ettari, al Sud e nelle isole). Se si estende il discorso al piano mondiale, nota Coiante,
per produrre tutta l'energia (non solo elettrica) consumata dall'Unione europea basterebbe coprire di pannelli solari il 3 per cento del deserto del Sahara.
Naturalmente non esiste solo l'idrogeno, come fonte di energia pulita. Tra quelli che sembrano fare le cose sul serio, quanto a sistemi di propulsione alternativi all'energia del petrolio, c'è Eolo Italia, società che si avvia a commercializzare una vettura - potete vederla nell'immagine qui a destra, tratta dal sito Internet www.eoloauto.it - dotata di un motore ad aria compressa.
Un simile motore, del quale sono allo studio diverse varianti, tutte ecologiche, produrrà come scarto solo aria ed una limitata quantità di calore. La vettura nell'immagine sarà in grado di percorrere in media circa 200 chilometri nel ciclo urbano, prima di esaurire la scorta di aria compressa, con una velocità massima di 110 chilometri orari. Prestazioni, come si vede, più che sufficienti per le esigenze del trasporto privato urbano!
La cosa veramente importante è che nasca un movimento di opinione, una forte volontà popolare che prema sulle case costruttrici di veicoli a motore e sulle amministrazioni, affinché facciano tutto il possibile per cominciare la lunga e difficile opera di conversione dall'uso del petrolio e dei suo derivati all'uso di fonti di energia pulite.
Sappiamo tutti che - al di là dei superabili ostacoli tecnici che rallentano l'introduzione di veicoli alternativi - l'ostacolo principale è di natura politica ed economica. Intorno al petrolio ruotano affari di portata incalcolabile ed è facile immaginare che i numerosi centri di potere interessati - dai governi dei Paesi produttori di petrolio alle multinazionali che operano nei settori dell'estrazione, della trasformazione, del trasporto e della distribuzione - difenderanno con le unghie e con i denti, con qualsiasi mezzo lecito ed illecito (anzi più facilmente illecito), il loro immenso potere.
Un potere esercitato con tutti i mezzi, dalle pubblicità televisive alle pressioni politiche sui governi dei paesi poveri - il caso Shell/Nigeria è emblematico -, per far sì che il mondo dei trasporti rimanga ancorato al petrolio! Basti pensare che i primi esperimenti su veicoli terrestri alimentati ad idrogeno (un trattore Allis-Chalmers) risalgono addirittura al 1959. Ma fin dagli anni '60 i motori ad idrogeno alimentano i vettori utilizzati per le missioni nello spazio. Se si fosse voluto investire seriamente su questa tecnologia anche per il trasporto terrestre, oggi ci troveremmo di fronte ad una tecnologia matura e la situazione dell'inquinamento ambientale non sarebbe così grave come invece è.
Eppure bisogna trovare la forza per ribellarsi. Internet, da questo punto di vista, è uno strumento formidabile per far nascere e diffondere movimenti d'opinione. Io spero che il piccolo sasso nello stagno, rappresentato da questa mia paginetta, possa unirsi a migliaia di altri passi simili, fino a far nascere una tempesta che sconvolga lo stagno degli interessi economici delle multinazionali del petrolio.
È quasi superfluo ricordare quanto sia nocivo per il mondo intero l'attuale sistema energetico basato sul petrolio. Il pianeta Terra non è una proprietà privata dei petrolieri. Non possiamo rimanere inerti di fronte alla quotidiana, repentina e irreparabile distruzione di ecosistemi vecchi di milioni di anni. Ci sono voluti appunto milioni di anni perché dalla decomposizione e dalla sedimentazione di materiali fossili si originassero i terreni petroliferi. Ora l'uomo sta consumando in poche decine di anni una risorsa naturale non rinnovabile. Per di più, gli incidenti causati dall'estrazione e dal trasporto del petrolio producono altri danni irreparabili, inquinando mari, fiumi, falde acquifere, terreni coltivati e pascoli. L'emissione gassosa degli scarichi delle vetture alimentate con derivati del petrolio dà poi il colpo di grazia finale, rendendo irrespirabile l'aria delle città e favorendo l'aumento dell'effetto serra, con le disastrose conseguenze climatiche che stiamo imparando a conoscere.
Ce n'è abbastanza perché la gente cominci a comprendere che l'auto privata è sì una cosa importante - una grande fonte di libertà personale, un mezzo di svago e di lavoro, un simbolo sociale di successo, un mezzo di sostentamento per i numerosissimi impiegati nell'industria automobilistica, ecc. - ma che questa cosa importante non vale quanto la salute propria e dell'ambiente. Fortunatamente gli attuali sviluppi della tecnologia - con l'invenzione ed il progressivo raffinamento di auto elettriche, ad idrogeno, ad aria compressa, ad energia solare - ci consentono di non essere di fronte ad un aut aut radicale (o le auto o la salute...), ma ci impongono tuttavia di agire - e subito! - per accelerare, o meglio per determinare, il passaggio dal petrolio all'energia pulita.
Pressioni sui partiti politici e sulle case automobilistiche, pagine di denuncia come questa, petizioni popolari, interventi radiofonici e televisivi, articoli sui giornali... le forme dell'azione possono essere le più svariate. Perché qualcosa cominci davvero a muoversi nella coscienza popolare, occorre riflettere seriamente su almeno due cose:
Una normale giornata di inquinamento a Roma
La stessa inquadratura della foto precedente,
ripresa con il grandangolare e non con il tele.
Lo smog è talmente denso che il Palazzo della Civiltà
Italiana risulta del tutto invisibile
Ricordo la prima volta che sono stato a Milano. Era il 1986 e vi sono arrivato in una chiara mattina di fine settembre, percorrendo l'autostrada Serenissima, provenendo dal Lago di Garda. Ricordo di aver visto la città in lontananza e di essere rimasto senza parole quando ho notato la cappa plumbea che la avvolgeva e che contrastava così nettamente con l'aria nitida di quella mattina. In quel momento pensai tra me e me che non avrei mai voluto vivere in una città avvolta in una simile atmosfera (... e puntualmente il destino mi riservò di trasferirmi a Milano per lavoro tre anni dopo).
Ora che vivo a Roma, una città quasi altrettanto inquinata, mi tocca di osservare fenomeni simili: ad esempio imboccare in una mattina di sole il viadotto della Magliana e vedere il Palazzo della Civiltà italiana, all'EUR, distante in linea d'aria non più di 300 metri, offuscato da una caligine biancastra e quasi irriconoscibile. Una caligine che avvolge tutta la città e che scompare per qualche ora solo dopo un abbondante - purtroppo rarissimo - acquazzone. E che dire di quel cielo notturno perennemente senza stelle, spettralmente luminoso, lattiginoso e ovattato per i troppi neon accesi e per l'aria sporca?
Eppure la bellezza delle notti romane - in un'epoca precedente all'invasione
dei motori a scoppio e del petrolio - ha ispirato generazioni di poeti, pittori,
scrittori e semplici viaggiatori. Mi piace in conclusione riportare due piccoli brani
dal Viaggio in Italia
di Goethe, uno dedicato alla bellezza
notturna di Roma, l'altro all'immenso orizzonte che si può dominare dall'alto di
San Pietro in una giornata di sole. Li cito con la speranza che la loro lettura
possa far nascere il rimpianto per qualcosa di meraviglioso: la magia di
un'atmosfera che non esiste più, ma che forse potremo almeno in parte
recuperare, se riusciremo a sostituire il petrolio con fonti di energia pulite:
2 febbraio 1787. Della bellezza dell'andar su e giù per Roma nel plenilunio, chi non l'ha provato non può averne un'idea. Ogni particolare viene inghiottito dalle grandi masse di luce e d'ombra, e l'occhio non percepisce che immagini immense, totali. Da tre giorni le notti sono stupende, chiarissime, e ce ne siamo deliziati a sazietà. Incantevole è soprattutto la vista del Colosseo, che di notte è chiuso; all'interno, in una cappelletta, vive un eremita e sotto le volte in rovina si riparano i mendicanti. Essi avevano acceso il fuoco sul terreno del fondo, e un venticello spingeva il fumo sopra tutta l'arena, coprendo la parte bassa dei ruderi, mentre le mura gigantesche torreggiavano fosche in alto; noi, fermi davanti all'inferriata, contemplavamo quel prodigio, e in cielo la luna splendeva alta e serena. A poco a poco il fumo si diffondeva attraverso le pareti, i vani, le aperture, e nella luce lunare sembrava nebbia. Era uno spettacolo senza l'uguale. Così si dovrebbero vedere illuminati il Pantheon e il Campidoglio, il colonnato di S. Pietro e altre grandi vie e piazze. E così il sole e la luna, non dissimilmente dallo spirito umano, hanno qui tutt'altra funzione che in altri luoghi: qui, dove il loro sguardo è fronteggiato da masse enormi, eppure formalmente perfette.
Roma, 22 novembre, festa di Santa Cecilia. [...] Infine salimmo sul tetto della chiesa [San Pietro], da dove si ha in piccolo l'immagine d'una città ben costruita: case e magazzini, fontane zampillanti, chiese (almeno all'aspetto) e un grande tempio, il tutto sospeso nell'aria e attraversato da belle passeggiate. Saliti sulla cupola, spaziammo con lo sguardo sulla ridente regione appenninica, il monte Soratte, le colline vulcaniche verso Tivoli, su Frascati, Castelgandolfo, la pianura e più lontano il mare. Ai nostri piedi l'intera città in lungo e in largo, con i suoi palazzi sopra i colli, le cupole, ecc. L'aria era immobile, e all'interno della palla di rame faceva caldo come dentro una serra. Dopo che ci fummo riempiti il cuore di quella visione, scendemmo a farci aprire le porte che dànno sui cornicioni della cupola, del tamburo e della navata [...]
Invito chi ha avuto la pazienza di leggere fino alla fine ad inviarmi pensieri, critiche, suggerimenti. I contributi più interessanti saranno pubblicati qui di seguito. Spero possa svilupparsi un dibattito proficuo, che possa servire a far nascere una consapevolezza collettiva della necessità di ribellarsi in qualche modo all'egemonia del petrolio e dei petrolieri.
Michele Diodati - Roma, marzo 2002
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Aggiornato Friday, 02-Aug-2002 00:54:14 CEST
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10/03/2002