La Lava degli Dei
23-25 maggio 2008
Associazione Culturale Arte Educatrice Museum Onlus, Roma

Gli Dei siamo noi, piccoli e quotidiani ma assurti a Dei perchè protagonisti di un'epoca di lotta tra Valori e no. Un Olimpo che decade nel caos. Il caos che sta dentro e fuori. La Lava perchè è Terra, profonda, che infuocata sale, esplode rossa, cola, in nuove forme, e diventa il Nero degli Dei. E' Terra cotta. La lava è dei colori e temperature delle mie piccole fatiche.
Luca Padua

Qual è la verità, i valori, la speranza di una scultura che insorge dalle mani di un medico di fama internazionale che ha dedicato la sua ''gioia di vivere'' alla conoscenza e alla fede nella pulsione di infinito dell'opera d'arte? Non lo so. L'opera di Luca Padua mi provoca stupore, meraviglia, incanto, commozione, vacillamento. Questo io so. Bisogna rifiutarsi di considerare un'opera, una scultura, come prodotto di una genesi remota di cui ogni intervento dell'artista non sarebbe che ripresa e continuazione, rivelazione di qualcosa già detto che sarebbe un altro ''non-detto'', un discorso senza corpo, una voce silenziosa come un respiro, una scrittura che si rivela come negativo della propria immagine. Queste sono astuzie di una ragione preoccupata solo di garantire l'infinita continuità di se stessa. L'opera d'arte di Padua è puro evento, irruzione di forma senza legami genetici con alcunchè, senza continuità.

Ogni sua opera si disperde temporalmente nello spazio di se stessa, pronta per essere cancellata, ripresa, ripetuta, dimenticata o chiamata alla resurrezione. Ogni sua opera è un evento a sè, un compiersi di una forma senza preannunci aurorali, un'alba di forma che scatena incanto e stordimento. La scultura diventa così ''una notte di scrittura nell'intervallo dei limiti'' (E. Jabès). La vita dello spirito non è la vita che si sgomenta di fronte ai limiti nè si preserva dal peso dell'imperfezione che germoglia in cammino verso la perfezione, ma quella che sopporta la morte e si conserva in lei. Lo spirito guarda il negativo in faccia e si sopporta vicina ad esso. La perfezione della forma cammina col suo farsi. L'opera di Padua è pellegrinaggio anacoretico verso lo splendore del vero, verso il Pulchrum, verso il Bello nel suo farsi. E' un dialogo tra bellezza ricercata e perfezione in fieri (''il silenzio è una parola che non è una parola'' scriveva G. Bataille). Aveva ragione Pascal quando annotava: ''forse la storia universale è solo la storia delle differenti intonazioni di alcune metafore, di tentativi presi e ripresi ogni volta'' (da un'affermazione di J. L. Borges).

6 Aprile 2008, Domenica di Emmaus
Carmine Benincasa

Monografia Cahiers D’Art n. 28 Cahiers d'art.pdf

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