Il secondo martirio di Srebrenica, 17 luglio 1995
In fuga da Srebrenica, riemergono a decine dai boschi, dopo giorni di marcia per scampare ai serbi...
"E' stato un inferno vivente", raccontano a chi chiede quanti civili o militari musulmani come loro non torneranno mai più. "Abbiamo dovuto uccidere otto nemici per uscirne vivi", dicono, "E abbiamo mangiato erba e bevuto qualsiasi tipo di acqua..."
Un altro interrompe i racconti, infuriato contro gli occidentali che considera i veri responsabili del massacro, per non essere intervenuti militarmente.
Come siano andate le cose per migliaia di di cittadini di Srebrenica che mancano all'appello, lo mostra una tv serba...Carri armati che sparano sui boschi, dove si è rifugiata la gente...Un militare musulmano, prigioniero dei serbi, grida a chi si nasconde di consegnarsi al nemico...
C'è chi si arrende, chi muore colpito subito, chi scompare nei dintorni di Srebrenica, città ridotta a fantasma, crivellata di colpi...
Nei campi profughi allestiti a Tuzla, il pianto delle donne insegue il ricordo dell'ultima volta in cui hanno visto un figlio, un marito, un fratello. E tra i racconti di stupri, esecuzioni, orrore, è tutto un cercarsi sotto le tende o negli edifici trasformati in rifugi...
Come Fata, 17 anni, che ha ritrovato la madre nel campo orfanatrofio di Tuzla, nel quale fuggì due anni fa, durante il primo martirio di Srebrenica, dopo il quale la città fu dichiarata area protetta dall'Onu...
Ma, intanto, si costruiscono le tende per i profughi che si attendono da Zepa.
Non c'è modo di difenderla. Il presidente bosniaco Izetbegovic chiede solo di trattare lo sgombero dei feriti. Mentre cadono le bombe su Sarajevo, Osjek, Mostar. I prossimi obiettivi dei serbi di Bosnia.