22 settembre '97 L'ultimo massacro d'Algeria

Non c'è stata nessuna strage. La violenza è domata. Il primo ministro Ahmed Ouyahia smentisce il resoconto dell'ultima tragedia di ieri, prima che in queste ore, questa notte, se ne aggiunga un'altra e un'altra ancora...

In poche ore, il barbaro lavoro da macellai. Il villaggio da cancellare, bimbi sgozzati, arsi vivi, inchiodati alle porte delle loro case.

Donne incinte sventrate, uomini decapitati, fatti a pezzi con asce e coltellacci, ragazzine rapite per uso sessuale dei capi. Poi, uccise anche loro.

Proprio le ragazzine erano state i primi bersagli, qualcuna picchiata all'uscita dalla discoteca, demoniaca violazione della legge islamica agli occhi degli integralisti. Qualche altra inseguita per strada perché non portava il velo o aveva una gonna alla moda...

Ma chi di noi avrebbe immaginato un crescendo così nefando e raccapricciante poco più di cinque anni fa, quando nelle vie di Algeri gli informatori ci raccontavano sottovoce quei primi episodi, preoccupati ma sminuendone l'importanza nell'inizio del '92, quando il regime militare algerino annullò le elezioni legislative vinte al primo turno dal Fronte Islamico di Salvezza, il Fis.

"Attenti a dove andate, si vede che siete occidentali", ci ammonivano. Ma nella Casbah  si entrava ancora. Ci guardarono male in molti, perché avevamo una telecamera. Pochi mesi dopo, ci avrebbero ucciso.

Arrivarono i centomila morti in cinque anni. Una guerra in cui spesso non si sa da che parte dia partito il massacro. Alcune migliaia di terroristi contro quattrocentomila uomini dell'apparato repressivo.

E mai, o quasi, il regime consente di riprendere immagini per testimoniare al mondo l'orrore.

Il 29 agosto scorso, in una notte 300 abitanti inermi del villaggio di Sidi Moussa trucidati.

Si dice che sia stato il peggiore massacro. Forse solo perché un fotografo e un cameraman sono riusciti ad arrivare sul posto. La scorsa notte non è stato così. E per il primo ministro, non c'è stata nessuna strage.

Il sito del Fis