20 giugno '93. L'urlo di Gorazde

E' scaduto alle otto di stamattina il disperato ultimatum di Hazim Sadic, il comandante del Secondo corpo d'armata bosniaco…

Con un fax al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, ha minacciato di spargere la morte chimica in tutta Europa, se non sarà salvata dagli attacchi serbi l'enclave musulmana di Gorazde, sotto assedio dal mese scorso…

"Non possiamo comprendere l'ipocrisia e la scarsa sensibilità verso il genocidio in una zona che voi stessi avete proclamato <protetta>", scrive il comandante, chiedendo rinforzi ai caschi blu e aiuti umanitari.

 

Il pericolo di un attacco chimico è stato considerato reale soprattutto dai serbi. Sadic controlla i grandi impianti chimici di Tuzla, un'altra zona considerata protetta dall'Onu, dove possono essere immagazzinati grandi quantitativi di cloro e altre sostanze che durante la prima guerra mondiale uccisero circa centomila uomini…

I combattimenti sono quasi cessati da ieri sera e i serbi hanno autorizzato la partenza di un convoglio dell'Onu, il primo dal mese scorso. I caschi blu hanno potuto portare via in elicottero un osservatore militare ferito ieri e una bimba di tre anni ammalata di leucemia…

E' anche ripreso il ponte aereo con Sarajevo, stremata dalla fame. Sono, invece, continuati gli scontri in Bosnia centrale fra musulmani e croati che si disputano quattro paesi. E si conclude oggi il referendum con cui i serbi dell'autoproclamata repubblica di Krajina, in territorio croato, decidono di unirsi a Belgrado.