SANDRO PETRONE

Un curriculum raccontato

La passione per la comunicazione in ogni forma, la curiosità per le vicende umane e la voglia di raccontarle agli altri, le devo alla mia città, Napoli, dove sono nato un due febbraio.

Sotto il segno dell’Acquario, dunque: creatività, senso artistico, slancio umanitario, idealismo, a volerci credere. Caratteristiche temperate dalla razionalità e dall’intellettualismo della Vergine, il mio ascendente. Se non è vero, rende l’idea.

Il liceo classico, dove mi sono iscritto nel ’68, non è stato solo palestra di lingua e di pensiero, guardando ai grandi del passato, ma anche laboratorio vivo e sofferto di conflitti politici e sociali del presente, gli anni della contestazione vissuti in prima persona, sia all’Umberto I, sia al Genovesi, i due licei classici più in vista della città.

Dalla Facoltà di Giurisprudenza ho ricevuto il senso del diritto, la spinta alla valutazione equilibrata dei fatti, la preparazione tecnica per affrontare i diversi campi della vita sociale, politica, istituzionale, economica. Il diritto romano, il diritto pubblico e costituzionale, il diritto penale e il diritto del lavoro, le mie materie preferite. Cariota Ferrara, Casavola, Guarino, Leone, Tesauro, Ghera alcuni dei maestri.

Più tardi, ho perfezionato gli studi con corsi sulla comunicazione di massa, la pubblicità, la sociologia, la psicologia, il management.

Appena terminato il liceo nel 1973, ho cominciato a lavorare nel mondo della comunicazione. Prima in pubblicità come copywriter e responsabile del settore audiovisivo nell’azienda di famiglia, la Octa, fino a pochi anni fa era l’unica agenzia associata all’Assap in tutto il Sud. E' la più antica azienda italiana di pubblicità.

Successivamente, nel 1975, ho preso parte alla nascita delle prime radio e tv private, concentrandomi sulla sperimentazione di nuovi tipi di programmi e di palinsesti.

E’ stata occasione anche per cominciare il cammino nel giornalismo, sviluppato poi nei quotidiani locali, con tantissima cronaca. Il terremoto in Friuli è il primo avvenimento che ho seguito.

Trasferire alla Rai l’esperienza e le nuove idee messe in campo nelle emittenti private è stato l’impegno dal 1979, con momento qualificante per la radiofonia in “Un certo discorso”, programma quotidiano di un’ora e mezza su Radio Tre (15.30-17.00).

Caratteristica di “Un certo discorso”, era il trattamento dell’informazione con forti dosi di sperimentazione e con un costante osservatorio sui giovani e sull’occupazione.

Un racconto quotidiano dell’attualità, sotto la direzione di Enzo Forcella e con il coordinamento di Pasquale Santoli, al quale si aggiunsero capitoli di pura avanguardia, come “Radiosoftware”, la rubrica che per a prima volta in Europa trasmetteva via etere il software di quattro diversi modelli di computer, consentendo agli ascoltatori di seguire la trasmissione sui loro personal, di ricevere gran quantità di informazioni e di dati aggiunti, e di intergire con il programma attraverso un feed-back da computer domestico a computer della redazione, utilizzando la linea telefonica. Un primo esempio di interattività, con almeno dieci anni di anticipo.

Una parentesi di tutto riguardo è stato l’anno, il 1982, trascorso come addetto stampa del Ministro per gli Affari regionali, Aldo Aniasi.

Negli anni successivi, ho ripetuto con la televisione lo stesso passaggio che avevo sperimentato alla radio: dalla realtà dinamica e d’avanguardia dell’emittenza privata alla struttura solida e professionale della Rai.

Dal 1987 al 1993, infatti, sono stato inviato di punta, conduttore, responsabile della redazione di Milano, autore di documentari e di programmi nella Telemontecarlo dei brasiliani.

In quel periodo, gli uomini di Rede Globo fecero di Tmc una televisione che si può definire hi-tec per la struttura tecnica, l’organizzazione del lavoro e il linguaggio audiovisivo applicato all’informazione, secondo gli standard più avanzati elaborati dal mondo anglosassone.

Con Tmc ho lavorato in tutti i settori, dalla cronaca alla politica, dall’economia ai conflitti, come la Guerra del Golfo, vero momento di maturità della redazione e di noi inviati che ottenemmo la promozione a pieni voti nello scenario internazionale.Sul campo arrivammo ovunque prima degli altri. 

In quell’occasione, poiché i sauditi arrestarono il cameraman arabo che lavorava per Tmc, acquistai una telecamera dalla Sony e cominciai a filmare da solo i miei servizi.

Esperienza da one-man-band che ho poi perfezionato sui monti dell'Iraq, durante la crisi dei Curdi, nei Paesi Baltici per il tentato golpe dell’agosto 1991, quando aggiunsi il montaggio e la realizzazione di un documentario totalmente autoprodotto, e, infine, in Jugoslavia, durante le varie fasi del conflitto.

Partiti i brasiliani da Tmc, decisi di tornare alla Rai dove, nel frattempo, si era messo in moto un processo di rinnovamento.

Al Tg2, sono stato impiegato con flessibilità dai quattro direttori che si sono succeduti. Inquadrato nella redazione Esteri, ho potuto seguire sia con servizi in sede, sia da inviato speciale o nelle sedi di corrispondenza avvenimenti che vanno dalle elezioni italiane, alle presidenziali americane, dal conflitto iracheno a quello nel Kosovo, fino agli attentati dell'11 settembre 2001 a New York, la Seconda Guerra del Golfo, la Crisi con l'Iran e il conflitto in Libano.

Per Tg2Dossier, ho prodotto documentari sulla prostituzione come sulla monarchia britannica, sull'Iraq come sul Medio Oriente, sull'Iran e sugli Stati Uniti.

Come conduttore, realizzo attualmente l'edizione delle 13 in coppia con Maria Grazia Capulli. Per tre anni ho condotto la rassegna stampa del Tg2 e, successivamente, le edizioni notturna e del mattino, attualmente il Tg2 Ore13 e quello delle 18.30.

Nel frattempo, ho sempre continuato a lavorare come caposervizio, prima, e poi dal 1995 come vice capo redattore degli Esteri.

Dal 1998, partecipo alla redazione della rivista Problemi dell'informazione (Il Mulitno), fondata da Paolo Murialdi e diretta da Angelo Agostini.

Fin dai primi anni di attività, ho anche coltivato la passione per lo studio e l’insegnamento della comunicazione e del giornalismo radio-televisivo:

-prima con l’Ordine nazionale dei giornalisti e con gli ordini e le associazioni della stampa locali;

-poi con le scuole di giornalismo, come quella di Perugia e quella di Bologna;

-attualmente, con le facoltà di Scienze della comunicazione, all'Università di Roma "La Sapienza", dove dopo Teorie e tecniche della comunicazione di massa, Sociologia della comunicazione e Giornalismo radio televisivo, attualmente la mia materia è il Laboratorio tv; .  al Master in giornalismo dell'Università Iulm di Milano, all'Università di Macerata, dove per otto anni ho insegnato Teoria e tecnica della comunicazione di massa.

-infine, con istituzioni internazionali, come l’Ejta, l’European journalist training association, con la quale per cinque anni, dal ’95 al ’99, ho partecipato all’Euroreporter, un progetto della Commissione europea per lo studio e la realizzazione di prodotti giornalistici innovativi (radio, tv, stampa e multimedia) fra le principali scuole di giornalismo dell’Unione europea e dell’Est. Un’esperienza entusiasmante, con gruppi di lavoro formati da ragazzi e giornalisti professionisti di numerosi paesi che lavoravano fondendo culture ed esperienze, spostandosi tra i diversi stati.

Da quattro anni collaboro anche al Corso di giornalismo della Svizzera Italiana e, nell’ambito della cooperazione elvetico-albanese, partecipo alla formazione dei giornalisti albanesi nel Media Insitute di Tirana.

Mi è rimasto un sogno nel cassetto: continuare a fare il cantautore, come durante gli straordinari Anni Settanta di Napoli, quando nacque l'amicizia con Edoardo Bennato, Pino Daniele, Enzo Gragnaniello. E' comunicazione forte e intensa anche quella. Perciò scrivo ancora canzoni, blues ed altri testi che qualche volta affido al mio compagno di strada di allora, il "percussautore" Tony Cercola. Le sue musiche guardano sempre avanti, negli umori del mondo. Non si sa mai...