L’esame
del campo visivo è un test psicofisico, non invasivo, di facile esecuzione
estremamente utile nella diagnostica oftalmologica. Esso può essere utile in
diverse situazioni patologiche oculari, ma trova il suo maggior campo di
applicazione nel glaucoma e nello studio di numerose
malattie neurologiche.
Il
campo visivo normale si estende oltre i 90° temporalmente, i 60° nasalmente e
superiormente e 70° inferiormente.
L’apparecchiatura
(detta campimetro) è costituita da una cupola con uno sfondo bianco sul quale
viene proiettato uno stimolo luminoso di varia forma ed intensità luminosa. Il
paziente viene fornito di pulsante che deve azionare ogni qualvolta percepisce
lo stimolo.
L’esame non produce alcuna sofferenza e richiede solo una certa
attenzione.
La
valutazione del campo visivo mediante apparecchiature computerizzate (perimetria
computerizzata) consente di raggiungere un'elevata raffinatezza
diagnostica. E' possibile elaborare il dato perimetrico, ripulendolo da elementi
di disturbo (errori visivi non corretti, cataratta) che impedirebbero una
corretta interpretazione dell’esame. E' importante considerare che i test sono
diversi a seconda della patologia in gioco: di qui l'importanza dei dati
anamnestici e dell'indicazione del quesito diagnostico.
L'immagine
superiore mostra l'elaborato di un campo visivo normale. Nell'immagine
inferiore, invece, sono presenti grossi decifit di sensibilità (evidenziati
dalle macchie scure o nere), in questo caso dovute ad un'infiammazione del nervo
ottico.