Gli interventi di "Riforme istituzionali"
N° 26 - 01/10/96
Da il manifesto
REFERENDUM Bassanini: "Inutili e superati"
di G. P.
- ROMA
Inutili, dannosi e persino arretrati. In occasione
dell'arrivo in Cassazione dei dodici referendum federalisti, i
ministri incaricati si sono affrettati a dire che il governo è
già ben più avanti dell'opposizione. "Non c'è niente da temere -
dichiara così Franco Bassanini, ministro degli affari regionali e
autore dei due disegni di legge per il decentramento che
dovrebbero essere collegati alla finanziaria - Molti di essi non
saranno neppure celebrati, perché anticipati dalle riforme che
abbiamo già presentato al parlamento". Ma all'uscita
dell'incontro tra governo e regioni, tenutosi ieri a palazzo
Chigi, Adriana Vigneri si è spinta più in là. La sottesegretaria
pidiessina ha infatti annunciato un nuovo progetto, predisposto
questa volta dal ministero degli interni. Anche questo dovrebbe
trasformarsi in un collegato della finanziaria e concederebbe
maggiore autonomia ai comuni (tutt'ora controllati, tramite i
segretari comunali, dagli interni). I sindaci, che tornerebbero a
governare come una volta per cinque e non per quattro anni,
dovrebbero avere libertà piena nella gestione del personale
comunale e nell'appaltare a aziende private (anche di altri
comuni) i servizi urbani e sociali. Due mosse all'apparenza
d'attacco. Peccato però che le buone intenzioni federaliste di
Vigneri e Bassanini siano in contrasto con buona parte della
politica di palazzo Chigi. Più che con una dose di autonomia i
sindaci italiani dovranno da domani infatti fare i conti con i
tagli appena approvati dalla finanziaria, che ha deciso (dopo
aver lungamente promesso l'opposto e facendo imbufalire Massimo
Cacciari) di ridurre di nuovo i trasferimenti di fondi dal centro
alla periferia. Né si può dire che sul piano politico le cose
vadano meglio. Se il Polo si è infatti deciso a presentare i 12
referendum è proprio perché la pressione, soprattutto al nord, si
è fatta intollerabile per chi governa. Sia Roberto Formigoni che
Giancarlo Galàn nei mesi scorsi sono stati del resto protagonisti
di aperture (ufficiali in Veneto, ufficiose in Lombardia) alla
Lega di Umberto Bossi. E i primi segni della distensione,
sponsorizzata ora dallo stesso Berlusconi, si sono già visti.
Nonostante la sterzata indipendentista, i leghisti veneti hanno
ad esempio appoggiato i 12 referendum.
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