Gli interventi di "Riforme istituzionali"

N° 18 - 15/09/96
Franco Ragusa

Perché non ci si muove?

Riflettendo ulteriormente riguardo alle possibili iniziative da intraprendere per opporsi alla fase costituente che si sta delineando, con risultato finale gia' acquisito da convalidare attraverso un referendum-plebiscito, viene da chiedersi come mai non ci sia nessuno che, a parte i fuochi di paglia che ci furono in corrispondenza dell'esame della Legge Costituzionale istitutiva della Commissione Bicamerale per le riforme, si adoperi per cercare di costituire un fronte d'opposizione concreto a questa stessa legge.
Se questa Legge Costituzionale, infatti, per ipotesi non venisse approvata con la maggioranza dei due terzi dei componenti di ciascuna Camera, si potrebbe ricorrere alla verifica referendaria.
Sicuramente una battaglia difficile da portare avanti e comunque probabilmente gia' persa in partenza.

Difficile da portare avanti in quanto lo schieramento che ha votato in prima lettura la Legge Costituzionale in questione appare sufficientemente compatto e, proprio grazie agli effetti del maggioritario, con tutti i numeri in tasca per superare l'ostacolo dei 2/3 (come dire: un'adesione alla lettera dell'art. 138 che rende formalmente legittima la violazione di un diritto costituzionalmente protetto, venuto meno nei fatti a seguito di una semplice modifica di una legge -non costituzionale- dello Stato riguardante la materia elettorale).

Una battaglia persa in partenza perche' con ogni probabilita' il referendum in questione vedrebbe vincitori i nuovisti a tutti i costi.
Ma ci sarebbe finalmente una prima vera occasione per poter promuovere un dibattito esteso a tutte le espressioni sociali riguardo a temi normalmente monopolizzati da chi ha tutto l'interesse a trasformare le questioni costituzionali in questioni meramente tecniche, d'ingegneria costituzionale, evitando di affrontare le problematiche che invece dovrebbero trovarsi al primo punto dell'agenda dei lavori: basti pensare, ad esempio, alla contrapposizione fra i diversi modi d'intendere la tutela delle liberta' e agli strumenti da preporre affinche' queste possano essere effettive.
Ha infatti ben poco senso parlare di "efficienza dell'azione di Governo", delle diverse "forme di Governo" o della "tutela delle liberta' economiche individuali e d'impresa", se parimenti non viene soddisfatta l'esigenza primaria di garantire l'effettivo esercizio della sovranita' da parte del popolo, inteso nella sua globalita' ma, soprattutto, inteso come sommatoria di cittadini eguali nella forma e nella sostanza.
E per poter controbilanciare la forza d'indirizzo politico esercitata dai cosiddetti "mercati", nei confronti di chi non ha gli stessi mezzi e gli strumenti economici per poter influire sulla vita quotidiana di interi Stati, di tutto c'e' bisogno, ma meno che mai di una "Costituzione neutrale".
Ma, come detto, non sono questo tipo di argomenti all'ordine del giorno della Fase Costituente che, con la forza degli strumenti concessi dalla "democrazia" (si fa per dire...) maggioritaria, e' stata di fatto gia' avviata.

Va allora data battaglia per ricondurre nella sua giusta collocazione la discussione e l'esame delle questioni inerenti le riforme istituzionali.
Va ridata piena legittimita' ai processi di revisione costituzionale, ponendo la pregiudiziale della ridefinizione delle garanzie ormai inesistenti per le minoranze e per la Carta Costituzionale stessa, riformando, in primo luogo, l'art. 138.

In assenza di cio', non puo' riconoscersi alcuna legittimita' al processo di revisione in atto e, quindi, va evitata qualsiasi forma di coinvolgimento con l'attuale Fase Costituente.
Evitare di farsi coinvolgere senza pero' starsene con "le mani in mano"; senza svegliarsi soltanto il giorno prima per poi tornare in letargo il giorno dopo (che fine hanno fatto le pagine "forti" de "il manifesto" o di "Liberazione" che si potevano leggere ai primi d'agosto? Forse che la partita si e' gia' conclusa?).
In questa prima fase andrebbero ricercati i numeri in Parlamento ed il sostegno fuori del Parlamento per poter arrivare a svolgere il referendum per l'abrogazione della Legge Costituzionale che tra circa due mesi verra' con ogni probabilita' votata anche in seconda lettura; non trascurando, tra le altre cose, la possibilita' di scovare eventuali soluzioni legali per ricorrere presso la Corte Costituzionale laddove la Legge venisse votata a stragrande maggioranza.
Insomma, vanno date delle risposte concrete a chi gia' pensa di aver risolto il confronto sulle riforme riducendo il tutto ad una questione da sbrigare fra un numero ristretto di soggetti negoziali.