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Riforme.net
- 16 ottobre 2011 Tutta colpa dei black bloc se la vista si “accorcia”? di Franco Ragusa Confesso di non avere ancora le
idee chiare circa il fenomeno dei cosiddetti black bloc, ma,
francamente, di fronte alle borse che bruciano centinaia di miliardi di
euro al giorno, la speculazione finanziaria che sta strangolando buona
parte dei paesi europei, nonché il governo occulto delle agenzie
di rating e dei governatori delle banche centrali ed europea, con
conseguenti condizioni di vita precarie che avanzano (questo il bel
"risultato" finale), trovo sorprendente che gli incidenti della
manifestazione di sabato 15 ottobre a Roma possano aver raggiunto una
valenza tale da monopolizzare la discussione, anche e soprattutto nelle
file dell'opposizione.
I distinguo hanno finito per contare più dei temi, per cui, paradossalmente, chi doveva e dovrebbe trovarsi sul banco degli imputati per il drammatico peggioramento delle condizioni di vita, presenti e future, ne ha di che sentirsi forte. Un'inversione politica dei ruoli attraverso la quale sono state attribuite, direttamente o indirettamente, responsabilità e compiti mancati a tutti coloro che hanno avuto la sola colpa di essere scesi in piazza senza organizzazione e cappelli politici, ma con un unico sentire comune: così non si può più andare avanti e tanta voglia di democrazia. Un'operazione di mistificazione della realtà che va quindi respinta con decisione: le violenze del 15 ottobre sono un problema che riguarda la politica del Palazzo e non altri, sia che si tratti di "violenze" dall'oscura matrice, che di spezzoni dell'antagonismo dai modi spiccioli. Qualunque cosa siano questi black bloc, se infiltrati, semplici teppisti o espressione di un disagio che non riesce a trovare altre forme di "confronto" con quel governo occulto dell'economia che ha di fatto ridotto a mera ritualità e fastidio tutti i meccanismi democratici, la natura e l'urgenza dei problemi da rimuovere non cambia. Sarebbe quindi il caso di tornare ad occuparsene, evitando di cadere nei tranelli tesi dai soliti sciacalli della politica.
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