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Riforme.net
- 9 gennaio 2011 Primarie di partito e vocazione maggioritaria del PD: accanimento terapeutico o cosa? di Franco Ragusa Premesso che affronto la
questione da
un punto di vista contrario a qualsiasi forma di personalizzazione e
semplificazione del quadro politico, e in tal senso considero le
primarie l'applicazione della semplificazione maggioritaria elevata
all'ennesima potenza, le tre questioni poste dal Sen. Ceccanti sulle
"primarie di partito" meritano di essere analizzate a fondo, in quanto
"quadratura di un cerchio" in grado di svelare le ambizioni di chi,
grazie anche allo strumento delle primarie, cerca di garantire
all'egemonia politica del momento il controllo dei meccanismi di scelta
del programma e della classe dirigente.
L'improvviso dietro front e il
tentativo di ridisegnare lo strumento delle primarie da parte del PD,
infatti, non sorprende neanche un po' e, almeno per quanto riguarda il
sottoscritto, tutto ciò era stato largamente anticipato in un
lontano
editoriale del 5 settembre 2005 (www.riforme.net/editoriali/ed05-001.htm).
-"Tranne rarissimi
risultati eccezionali che non fanno sistema"- scrivevo allora in
relazione alle primarie che avrebbero incoronato Prodi, -"il
meccanismo è tale da avvantaggiare soltanto i partiti maggiori e
meglio
organizzati. Che in Italia ci sia stata la sorpresa di Nicky Vendola in
Puglia non può permettere a nessuno di farsi illusioni. Anzi,
proprio a
partire da questo risultato è facile prevedere macchine
organizzative
del consenso sempre più sofisticate e sempre più costose,
con le
minoranze schiacciate a mero ruolo di presenza per legittimare
designazioni decise e pilotate dall'alto."-
Dai tempi del risultato bulgaro
con
il quale Prodi vinse le primarie molta acqua è passata sotto i
ponti e,
nel frattempo, si sono verificati altri casi di risultato "inatteso",
al punto che il PD ha infine deciso, come previsto, di correre ai
ripari.
-"I partiti non sono tutti uguali, non hanno la medesima funzione
nel sistema politico"- scrive infatti il Prof. Ceccanti -"Se
il Pd ha la normale funzione (e quindi l'identità che è
variabile
dipendente della funzione) di un partito a vocazione maggioritaria in
un sistema parlamentare, le alleanze si fanno intorno ad esso e
l'accettazione del suo leader come leader della coalizione è una
naturale condizione per stipulare un'alleanza, prima del voto (se si
è
in un sistema parlamentare maggioritario, come nella grande parte delle
grandi e medie democrazie), dopo il voto (se siamo in una
democrazia non maggioritaria o nei rari casi in cui le regole
maggioritarie non abbiano fabbricato una maggioranza chiara)."-Ma nell'incapacità del PD di organizzare la macchina del consenso, ecco quindi arrivare in soccorso le tesi del Prof. Ceccanti. Grazie a quella fantasiosa metafora che non si comprende bene cosa significhi, una sorta d'incantesimo che va sotto il nome di "vocazione maggioritaria del PD", per il Prof. Ceccanti è possibile immaginare un percorso inverso in grado di anticipare la scelta del candidato Premier prima ancora di verificare la possibilità di alleanze intorno ad un programma comune. Anzi, l'accettazione del candidato Premier scelto dal PD sarà "conditio sine qua non" per la costituzione dell'alleanza stessa. In un sistema maggioritario quale quello che vige in Italia, quindi, il PD fa le sue primarie interne e sceglie il candidato Premier che, bontà sua, verrà poi messo a disposizione delle altre forze politiche che volessero aderire … A COSA? Al programma del PD, o a un programma di Coalizione? Questione semplice semplice che non sembra appassionare molto i sostenitori della vocazione maggioritaria del PD. Come infatti dice spesso in maniera ovvia Bersani: "senza il Partito Democratico Berlusconi resta lì". Ma altrettanto ovviamente, è fin troppo chiaro a tutti che il PD, da solo, può soltanto ambire a garantire la poltrona di parlamentare al proprio ceto politico e Berlusconi rimane lì lo stesso, così come avvenuto in seguito alle ultime elezioni, dove la velleitaria vocazione maggioritaria di Veltroni & Co. ha prima portato alla dissoluzione della maggioranza parlamentare che sosteneva Prodi, e poi consentito ad un centrodestra in piena crisi di leadership di ricompattarsi e vincere facilmente, pur perdendo per strada circa due milioni di voti, le elezioni. Alle elezioni del 2008 la vocazione maggioritaria del PD ha infatti mostrato tutti i suoi limiti di attrattiva, fermandosi a 12 milioni di voti (13,6 milioni con l'IDV), ben al di sotto dei 19 milioni di voti che permisero a Prodi di vincere per un soffio nel 2006. Le tesi del Sen. Ceccanti si scontrano, quindi, con una realtà dei fatti che pone il PD nella necessità di trovare alleati. E appurato che il giochino del "prendere o lasciare" il pacchetto chiavi in mano della vocazione maggioritaria del PD ha già dato scarsi risultati, forse sarebbe il caso di ripensare ad un sistema politico libero dalle costrizioni della logica maggioritaria e che abbandoni l'idea, soprattutto, che al berlusconismo possa essere opposto, figlio della stessa logica, un salvatore della Patria di centrosinistra. C'è quindi da compiere un passo avanti: sia rispetto "la narrazione" vendoliana, ormai noiosamente impaludata nel meccanismo ritenuto risolutivo delle primarie; e sia, soprattutto, a quella "vocazione maggioritaria" che continua a ritenere possibile imporre, attraverso le costrizioni dell'ingegneria elettorale, il programma del PD a tutti quegli elettori di sinistra che altrimenti guarderebbero, così come hanno in vario modo già fatto nel 2008, altrove. Quella stessa ingegneria elettorale che oggi il Sen. Ceccanti vorrebbe appunto adottare per disegnare un meccanismo di primarie "senza sorprese", con un risultato tutto interno al PD ma da far valere, sia per quanto riguarda il candidato Premier che per il Programma (e quest'ultimo è l'aspetto che più conta e che non può essere accettato se messo in questi termini), anche nei confronti delle forze politiche che con il PD intendessero allearsi per battere Berlusconi. Nulla di nuovo sotto il sole, quindi. Un film già visto con il Veltroni del 2008, come prima ricordato, e che per il quale non c'è nessuna buona nuova per attendersi un finale migliore.
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