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Inutile nasconderlo, il fine di queste domande non è tanto quello
di mostrarsi garantisti anche nei confronti di Saddam Hussein, quanto quello
di riuscire a beccare due, anzi no, tre piccioni con una fava.
Per essere chiari, “garantisti per forza”:
per riuscire a processare chi merita di essere processato;
per processare chi merita di essere processato con
il massimo delle garanzie, e questo per non ritrovarsi, un domani, a “dover
incrociare” controverse interpretazioni del diritto interno ed internazionale
che potrebbero ledere i nostri diritti;
per costringere la comunità internazionale,
infine, ad occuparsi di TUTTI i crimini di guerra e contro l'umanità.
Ma per meglio capire la sostanza del problema, è il caso di
procedere con un esempio, o meglio, è il caso di procedere con quanto
avvenuto in Iraq cambiando alcuni nomi.
Per semplicità ed assonanza sostituiremo l’Iraq con l’Italia
e Saddam Hussen con Silvio Berlusconi.
Sostituire gli USA è un po’ più difficile, per cui lasciamo
a Cesare quel che è di Cesare: la guerra preventiva.
Ma per quale motivo gli USA dovrebbero avercela con l’Italia al punto
di fargli una guerra preventiva?
Non lo so, ma visto e considerato che i presupposti per la guerra all’Iraq
si sono dimostrati tutti fasulli e che nessuno si è scandalizzato
più di tanto, non è il caso di fare troppo i difficili.
Anche perché, una volta partiti, l’importante è continuare
ad avere qualche buona scusa per proseguire e per auto assolversi.
Per cui: non ci sarà alcun problema a riconoscere che sì,
è vero, probabilmente l’Italia non possedeva armi di distruzione
di massa e che neanche sosteneva il terrorismo internazionale; ma vuoi
mettere l’aver liberato gl’italiani da Silvio Berlusconi?
Ma come, direte voi, Silvio Berlusconi? Quello che chiamava per nome
Bush e Putin con tanto di pacche sulle spalle?!
E sì, proprio lui.
Del resto, se tutto ciò è già successo a Saddam Hussein (che, non dimentichiamolo, ha avuto un trascorso da statista di tutto rispetto, al punto da potersi permettere il lusso di gasare iraniani e curdi mentre l’amministrazione USA correva in Iraq per stringergli la mano), perché mai non potrebbe succedere anche al Silvio nazionale? | ----------------- | ![]() |
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Non che non sia doveroso, anzi. I crimini contro l’umanità dovrebbero
sempre essere perseguibili e logica di civiltà vorrebbe che un tribunale
internazionale contro questi crimini vi fosse da sempre.
E per l’appunto, dal 1998 un tribunale del genere esiste.
Ma è proprio l’esistenza stessa di tale Istituto a sollevare
più di un dubbio.
Come ben tutti sanno, infatti, la Corte penale internazionale per i
crimini contro l’umanità non è stata riconosciuta da alcuni
paesi. Tra questi, anche gli USA e Israele.
Con quale faccia, quindi, questi due paesi, in ipotesi in prima fila
per catturare criminali da giudicare, potrebbero invocare un tribunale
che, quando li riguarda, si rifiutano di riconoscere?
A questi limiti di giurisdizione, c’è poi da aggiungere che
la Corte penale internazionale non può giudicare per i crimini commessi
prima della sua istituzione.
Come dire: dalle due bombe atomiche sul Giappone, passando per la pulizia
etnica compiuta dagli israeliani a danno della popolazione palestinese
e finendo con i gas di Saddam Hussein contro iraniani e curdi, chi ha avuto
ha avuto, chi ha dato ha dato ... per la Corte penale internazionale è
tutto prescritto!
Laddove, quindi, la Comunità internazionale volesse procedere
per crimini compiuti prima del 1998, e che in ogni caso potrebbero vedere
protagonisti i paesi che si sono rifiutati di sottoscrivere l’istituzione
della Corte penale internazionale, non rimarrebbe altra via che quella
già adottata per l’ex-Jugoslavia: un tribunale internazionale ad
hoc.
Un tribunale ed un’azione penale, quindi, che non nascerebbero sulla
base di regole valide per tutti, bensì sulla base della volontà
politica degli Stati.
Ma arrivati a questo punto, chi glielo dice a Silvio Berlusconi che
le regole che valgono per lui valgono solo per lui e non anche per chi
lo vorrebbe processare? E per di più con il legittimo sospetto della
strumentalità dell’accusa visto che si tratterebbe di crimini per
i quali nessuno, prima, aveva sentito la medesima esigenza di istituire
un tribunale ad hoc?
Conoscendo gli avvocati di Silvio, pare poco probabile che un tale
tribunale possa riuscire a lavorare senza occuparsi anche dei maestri dell’“effetto
collaterale indesiderato”. In un simile processo, l’accusa verrebbe ben
presto indicata come esempio per discolparsi dei tanti possibili “errori”
compiuti nel nobile intento di difendere il proprio paese: può
sbagliare Sharon quando massacra il popolo palestinese, e non può
sbagliare Silvio Berlusconi?
A pensarci bene, un simile processo non sarebbe tanto male: i famosi
tre piccioni con una fava; e tutto grazie agli avvocati di Berlusconi.
Consapevoli, però, che tipi come Bush e Sharon di fare la fine
del piccione proprio non ci pensano, non rimarrà che un’ultima soluzione:
restituire il prigioniero di guerra Silvio Berlusconi affinché siano
i suoi concittadini a processarlo.
Per cui, cambiato regime in Italia con la forza delle armi, sarà
il nuovo regime, scelto dagli occupanti, a decidere le sorti dell’ex-Capo.
E chi meglio di Di Pietro o Travaglio potrebbe essere scelto per giudicare
l’imputato Silvio Berlusconi?
Fortunatamente per Berlusconi, l’incubo può finire qui.
Saddam si trova dove si trova e la questione riguarda, per il momento,
soltanto lui; sempre con la speranza che possa arrivare vivo ad un processo
che tutti attendiamo con ansia.
Lunga vita a Saddam.
La comunità internazionale ha manifestato profonda indignazione
per i casi di tortura, non una voce, però, per denunziare gli aspetti
più gravi del modo di procedere delle forze della coalizione nei
confronti dei “fermati”:
si viene arrestati e liberati a discrezione, quasi
sempre senza mai finire di fronte ad un'autorità che possa essere
definita un giudice;
nessuna assistenza legale;
veri e propri desaparecidos senza possibilità alcuna
di comunicare con l'esterno.
Tra questi fantasmi senza diritti, per l'appunto, anche Saddam Hussein
e Tareq Aziz.
Il secondo, ricordiamolo, prima della guerra era libero di girare il
mondo e d'incontrare tutti, Papa compreso. Dopo la guerra, nessuno che
si chieda che fine abbia fatto e perché.
Vorrei quindi soltanto aggiungere, da cittadino di un mondo libero e democratico, che se il nostro Presidente del Consiglio Berlusconi sparisse nel nulla pretenderei, anche per lui, l'applicazione dell'art. 13 della Costituzione italiana:
La libertà personale è inviolabile.
Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o
perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà
personale, se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria e
nei soli casi e modi previsti dalla legge.
In casi eccezionali di necessità ed urgenza, indicati tassativamente
dalla legge, l’autorità di pubblica sicurezza può adottare
provvedimenti provvisori, che devono essere comunicati entro quarantotto
ore all’autorità giudiziaria e, se questa non li convalida nelle
successive quarantotto ore, si intendono revocati e restano privi di ogni
effetto.
È punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque
sottoposte a restrizioni di libertà.
La legge stabilisce i limiti massimi della carcerazione preventiva.
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