Corriere della sera - 04-10-2002
La Stampa - 04-10-2002
Regioni e Comuni: ridateci
le nostre tasse
Formigoni cerca di arrivare
ad un documento unitario sulla Finanziaria
Spaccatura tra i governatori
per l´incontro di oggi con Berlusconi
Mario Sensini
Cinque ore e mezza di discussione
per mettersi d´accordo su un documento «unitario» sulla
Finanziaria da consegnare a Silvio Berlusconi. Tanto unitario, a parte
il fatto che deve ancora essere scritto, che i presidenti delle Regioni
non sono riusciti a concordare chi dovrà poi presentarlo al Presidente
del Consiglio nell´incontro previsto per oggi a Palazzo Chigi. La
Finanziaria che «taglia le tasse ai cittadini e impone sacrifici
agli enti locali» spacca trasversalmente il fronte dei «governatori».
Divide i ricchi dai poveri, gli schieramenti di centro sinistra da quelli
di centro destra, apre crepe anche dentro quest´ultimo fronte. Il
presidente della Conferenza dei governatori e del Piemonte, l´azzurro
Enzo Ghigo, usa toni critici più sfumati rispetto a quelli del presidente
diessino dell´Emilia-Romagna, Vasco Errani, che chiede al governo
di «rivedere completamente le priorità della Finanziaria»
e fin qui ci può stare. Però Ghigo, pronto a «sottolineature
di sostanza sulla Finanziaria, ma senza atteggiamenti critici aprioristici
verso il governo» è molto più cauto di Roberto Formigoni,
presidente forzista della Lombardia, che chiede senza mezzi termini all´esecutivo
«di recedere o correggere i tagli alle Regioni». E al tempo
stesso più determinato di Raffaele Fitto, governatore azzurro in
Puglia, che invita a tener conto «della difficoltà complessiva
in cui si muove il governo» e a sospendere il giudizio sulla Finanziaria.
Il fatto è che il federalismo fiscale senza soldi, avviato dalla
Finanziaria con un freno ai trasferimenti dello Stato agli enti locali
e il blocco dell´addizionale Irpef regionale senza compensazioni,
lascia tutti in mezzo al guado. Non solo le Regioni, ma anche le Province
e i Comuni. «Se il governo non intende ascoltare i Comuni sulla Finanziaria
per vedere insieme cosa si può migliorare, allora si pone una questione
di dignità istituzionale che ci impone di appellarci direttamente
a Ciampi» dice il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino. A nessuno
piace il fatto che il governo centrale consideri gli enti locali delle
«controparti» e non "parti integranti" della nuova forma assunta
dallo Stato con la riforma costituzionale. Ora, mentre l´Associazione
dei Comuni ha già messo a punto in vista dell´incontro di
oggi un documento che il presidente, Leonardo Domenici, definisce non a
caso «veramente unitario», i governatori non ci sono ancora
arrivati. I prevedibili e conseguenti problemi di bilancio causati dalla
stretta, e che rischiano di ripercuotersi sui servizi ai cittadini, spaventano
anche i governatori delle Regioni di centro destra. Ma loro devono conciliare
l´esigenza di evitare problemi ai propri cittadini, che sono poi
i loro elettori, con quella di non creare troppe difficoltà al governo.
Gli altri, quelli dell´Ulivo, quest´ultimo problema non ce
l´hanno, ma sentono puzza di bruciato e non si fidano. Nodi stretti,
che filtravano ieri dalle porte della Conferenza dei presidenti delle Regioni.
«A parlare con Berlusconi mandiamo Ghigo ed Errani». «No,
ci deve andare anche Formigoni». «Allora vado anch´io».
«Non si può fare». «Il pluralismo delle idee è
considerato un pericolo? Andiamo tutti». Una telefonata a Palazzo
Chigi. «Allora viene chi vuole». Il documento unitario da consegnare
al governo per ora non c´è. Ci sta lavorando Roberto Formigoni,
che dovrà tener conto degli emendamenti presentati ieri mattina
dall´assemblea dei presidenti, e sarà pronto solo stamane.
Documento, tra l´altro, di cui farà parte integrante anche
l´accordo raggiunto ieri dai presidenti delle Regioni sul riparto
dei 163 mila miliardi di lire del Fondo Sanitario Nazionale del 2002, che
di fatto ricalca l´intesa già raggiunta a Perugia alla fine
dell´anno scorso, e che dovrà essere ratificato dal governo.
Sul testo da presentare al governo Formigoni sembra avere le idee chiare.
«Il documento parte dalla forte assunzione di responsabilità
delle Regioni, che capiscono il difficile momento internazionale e vogliono
essere corresponsabili del risanamento finanziario che riguarda l´intero
Paese. Ma il sistema non è ancora arrivato al federalismo e quindi
- dice Formigoni - deve essere garantito il livello dei trasferimenti dello
Stato alle Regioni». In pratica ripristinare l´addizionale
Irpef o dare alle Regioni «strumenti alternativi» per tirare
avanti finché non sia definito, in un tavolo comune, il federalismo
fiscale. Raffaele Fitto, però, va ripetendo che il documento delle
Regioni dovrà «tenere dentro tutte le differenti posizioni
emerse». Così, dicono i governatori del centro sinistra, più
che unitario il documento rischia di essere onnicomprensivo. «Non
ci dovrà essere alcuna ambiguità» dice Errani a denti
stretti lasciando la Conferenza delle Regioni. «Aspettiamo il testo
e vediamo» aggiunge la governatrice dell´Umbria, Maria Rita
Lorenzetti, Ds. E se non va? «Torniamo tutti a Roma per andare da
Berlusconi».