La Stampa - 18-09-2002
Il Presidente della Lombardia: i centristi dei due Poli remano contro
i Governatori
Però? Qualche tempo fa proprio lei chiese al ministro Bossi, se non sbaglio, di «fare il suo mestiere», cioè di realizzare le riforme. Chi non lo ha fatto?
«Io dico, facciamo tutti il nostro mestiere. Ma non basta».
Cosa chiede?
«Si deve mandare avanti la riforma del Titolo V della Costituzione e trasferire le risorse alle Regioni».
Rimaniamo ai temi istituzionali. Lei è d´accordo con i tre Parlamenti di cui ha parlato Bossi a Venezia, che sarebbero tre commissioni territoriali per preparare le proposte di legislazione concorrente?
«Guardi, questo non lo capisco proprio. Io dico che serve un ramo federale del Parlamento, sia la Camera o il Senato, non importa. Il governo deve ottenere la fiducia da uno dei due rami del Parlamento, e poi anche quella di questo secondo ramo eletto da tutte le autonomie locali quando si occupa di problemi che le riguardano. Ma serve una Camera federale, non 3 o 12».
Bossi dice che al centro di tutto sta la Corte Costituzionale regionalizzata. Questo la convince?
«Sono d´accordo. Bisogna però trovare un sistema intelligente. Secondo me si potrebbe istituire un collegio elettorale unico allargato, in modo che questi giudici siano "meticci", cioè eletti sia dai 945 tra deputati e senatori sia da tre o quattrocento consiglieri regionali. Almeno un terzo dei magistrati della Consulta dovrebbe essere di espressione delle Regioni».
Come nell´attuale sistema di elezione per il Presidente della Repubblica?
«Sì, però oggi la presenza delle Regioni è simbolica...».
Il ministro agli Affari regionali La Loggia sostiene che la riforma del titolo V ha moltiplicato il contenzioso Stato-Regioni e quindi anche il lavoro della Consulta. Anche per questo è così importante questa riforma?
«La riforma del Titolo V è stata fatta male dal centrosinistra. Però è stato un primo passo: per questo al referendum io ho invitato a votare "sì". Ora si deve applicare e si devono stabilire quali materie rimarranno alle Stato, tra quelle definite "concorrenti", e quali saranno invece "in toto" trasferite alle Regioni. Se in cambio della devoluzione vogliono tenersi qualche materia, se ne può discutere. Ma si incominci a lavorare».
E le risorse?
«La Finanziaria deve dare un segnale forte, sennò il federalismo va a fondo. E questo non riguarda i presidenti di Regione. E´ il paese a rimanere in mezzo al guado».
La circolare Gargiulo dal ministero delle Infrastrutture sulle opere pubbliche e il decreto taglia-spese fanno apparire "sprecone" le Regioni...
«Sono balle. E´ un alibi immondo, vergognoso. Vedo una animosità contro i presidenti di Regione che non capisco. C´è qualcuno che rema contro di noi».
Chi?
«I centralisti dei due Poli, il ministerialismo ottuso, i funzionari dei ministeri come quello che ha firmato la circolare alla Infrastrutture».
Facile prendersela con i Gargiulo...
«Allora parliamo di Finanziaria: a Tremonti chiedo con forza che ci trasferisca le linee di bilancio sulle materie di competenza esclusiva delle Regioni».
Per fare cosa?
«Le faccio qualche esempio che riguarda la Lombardia. In materia di lavoro e imprese, noi potremmo finanziare l´innovazione tecnologica, per migliorare la competitività delle imprese, mentre la Calabria potrebbe destinare i fondi più direttamente ad incrementare l´occupazione. E poi ci sono le grandi opere. Abbiamo deliberato tre autostrade regionali: sono la Cremona-Mantova, la Milano-Bergamo-Brescia, la tangenziale Est, per le quali lo Stato non versa un euro. Sono finanziate dal sistema privato, in "project financing". Lo stesso vale per la Fiera di Milano. Vogliono fermarci? Per questo dico sì alla fretta di Bossi: perché il paese ne ha bisogno».