Berlusconi: abbiamo i numeri anche per modificare la par condicio. La
sinistra non potrà dire nulla
ROMA - Ricorre ai precedenti storici per spiegare che la corsa verso
le Politiche del 2006 sarà difficile, niente affatto da sottovalutare:
«Siamo in grande ripresa, è vero, l’unico sondaggista di cui
mi fido dà la Cdl al 46,5%, di poco sopra il centrosinistra, ma
sopra, mentre gli altri governanti europei sono tutti al di sotto. Abbiamo
fatto grandi cose con questo governo, con il taglio delle tasse abbiamo
realizzato tutti i punti del programma. Però, anche questi risultati
straordinari non ci danno la garanzia assoluta che i cittadini ci voteranno.
Altrimenti, non si spiegherebbero sconfitte come quella di Churchill, della
Thatcher, di Kohl, di Aznar che in fondo se ne è andato per conto
suo...». E’ sicuramente carico Silvio Berlusconi, motivatissimo,
felice mentre arringa 140 giovani di Forza Italia convocati (tra le proteste
del centrosinistra) nella Sala della Regina, a Montecitorio, per far di
loro la testa di ponte delle 1.000 «camicie azzurre» che dovranno
battere metro per metro ogni collegio elettorale in vista delle prossime
elezioni. Ma è anche conscio che il passaggio che si annuncia va
preparato al meglio. Perché quella che si è aperta un secondo
dopo la chiusura della partita rimpasto è la grande corsa verso
le elezioni.
E dunque, mentre sprona i ragazzi perché «non basta vincere,
voglio stravincere, voglio una valanga di voti», mentre rivela che
sta pensando a un programma che «batta sul concetto di sogno»
e che preveda anche nuovi «passi» sulla giustizia magari «nella
prossima legislatura», mentre indica come obiettivo «il 40%
per FI» per ottenere verosimilmente «il 33%», spiega
anche - rigorosamente a porte chiuse - che per farcela bisogna cambiare
la legge elettorale. E nulla lo fermerà, perché è
grazie a questa modifica che «ci garantiremo la vittoria».
«Noi - annuncia dunque - cambieremo la legge elettorale, introducendo
il sistema di voto della scheda unica. Approveremo la modifica in Parlamento,
abbiamo i numeri per farlo, e nessuno potrà dire nulla perché
vengono cambiate le regole del gioco a fine legislatura, visto che la sinistra
lo ha fatto più volte». Poi spiega, didascalico e con una
chiarezza mai usata prima: «Il problema che ha sempre avuto il centrodestra
è che nel proporzionale vinciamo, ma nel maggioritario l’elettore
della Lega non vota il candidato di An, e viceversa. Allora il sistema
a cui pensiamo è molto semplice: una scheda sola con i simboli dei
partiti, di fianco i nomi dei candidati nel proporzionale e solo ultimo
il nome del candidato nel collegio».
L’elettore, continua il premier davanti ai ragazzi che lo seguono affascinati
«per dare il suo voto, non dovrà far altro che barrare con
una croce il partito prescelto»: meccanismo perfetto per «annullare
la differenza di voti a nostro svantaggio che sempre abbiamo tra maggioritario
e proporzionale». Insomma, è la conclusione che fa scattare
l’applauso «con questo dovremmo garantirci assolutamente la vittoria
alle prossime elezioni». E tanto ne sono convinti nella Cdl che l’autore
della proposta di modifica elettorale, Vincenzo Nespoli di An, detta i
tempi del percorso: la proposta di modifica sarà presentata a gennaio,
alla ripresa dei lavori, e «potremo chiedere l’urgenza», con
l’obiettivo di varare la riforma «prima delle regionali».
Ma non è tutto. Berlusconi è decisissimo a cambiare anche
la legge sulla par condicio, «nome furbo, è una "legge bavaglio"».
E questo perché, si è sfogato, «non è possibile
che FI, che ha avuto il 30%, debba avere in tivù lo stesso spazio
che va a un partito che scende in campo per la prima volta. Sul mercato
se vuoi mantenere le tue quote, nella pubblicità di un prodotto
devi mantenere le stesse quote rispetto ai concorrenti, o addirittura un
5% in più. E’ come una donna di casa che al supermercato allunga
la mano per prendere l’olio o la pasta: la sua decisione viene fuori da
tante esperienze, ma anche da tanta comunicazione».
E poi c’è altro da fare, per non trovarsi impreparati. Blindare
il governo con l’ingresso di Follini è stato un passo, certo, ma
adesso bisogna ridare la carica a Forza Italia che necessita non «di
un mio delfino ma di una classe dirigente». Ecco dunque il compito
affidato ai giovani, che secondo il loro responsabile Simone Baldelli per
carità «non significa certo che vogliamo essere una struttura
che si sovrappone al partito o rubare spazi...» come qualcuno lamenta.
Ed ecco la ristrutturazione di FI con il recupero di Scajola all’organizzazione,
l’arrivo di Tremonti e il ritorno di Dell’Utri (sul quale Berlusconi non
mette «una, ma due mani sul fuoco») pure come vice presidente.
Il tutto, per battere un centrosinistra che il premier vede esangue:
«Lo sciopero generale? E’ stato un flop. Questi signori non hanno
un leader riconosciuto, non hanno programma, non hanno neppure un nome.
Prodi e Bertinotti non potranno mai trovare un'intesa su un programma economico
di governo, sono divisi su tutto». Ma per batterli, il premier è
pronto a tutto.
Paola Di Caro
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