Il premier: Marco, penalizzati al voto perché non hai voluto
cambiare la par condicio
ROMA - Il confronto comincia davvero male. Un vero e proprio braccio
di ferro tra il Cavaliere e il segretario dell’Udc. I partecipanti al tavolo
politico si sono appena seduti che Berlusconi lancia l’affondo: «La
colpa è tua, Marco, non hai voluto approvare la legge sulla par
condicio. Così siamo andati alle elezioni con un sistema che ci
ha penalizzato: il tuo "no" ci ha impedito di ottenere un risultato migliore».
Follini replica difendendo la sua posizione sul pluralismo e lamentando
di essere uno di quei leader penalizzati in tv. Ma Berlusconi insiste:
«Di che ti lamenti Marco? Sei tu ad essere sempre presente in Rai».
Risposta al veleno: «Sarà per compensare i 42 secondi che
Mediaset mi ha riservato in tutta la campagna elettorale». «Lascia
perdere - si irrita il Cavaliere - sai benissimo che le mie reti non ti
hanno mai attaccato». «E vorrei pure vedere», si inalbera
Follini. Ma a questo punto è un crescendo di Berlusconi: «Continua
ad andare avanti in questo modo e vedrai se non ti attaccheranno in futuro».
E Follini: «Questa è una minaccia. Io non mi alzo da questo
tavolo solo perché non ho intenzione di essere accusato di fare
il sabotatore, ma voglio che sia chiaro a tutti: questa è una minaccia».
Insomma, peggio di così non si poteva cominciare: un vero e proprio
duello al quale gli altri componenti del tavolo hanno assistito senza poter
intervenire. E che ha lasciato il segno. Perché anche se poi il
confronto è continuato su binari ordinari alla fine Berlusconi è
tornato a chiedere a tutti gli alleati solidarietà nella nuova campagna
che è determinato a lanciare sulla par condicio.
Ma la tensione tra Forza Italia e Udc si consuma anche su un altro
piano, quello della «campagna acquisti». Perché mettendo
nel conto il rischio di un appoggio esterno le sirene berlusconiane si
sono mosse ormai da tempo. Questione di numeri: senza l’Udc la maggioranza
tiene comunque alla Camera, ma non sopravvive a Palazzo Madama per la sottrazione
di 30 senatori. Ma quanti udc sarebbero pronti a cambiare casacca per passare
a Forza Italia? Finora non tanti, anche se bisogna vedere come evolverà
la situazione.
Si parla soprattutto di Gianfranco Rotondi, che qualcuno chiama «l’Emilio
Fede dell’Udc», e di Maurizio Ronconi che ha prodotto in queste ore
un crescendo di dichiarazioni controcorrente fino ad accusare Follini di
«stravolgere» la riforma costituzionale. E tifosi del compromesso
con il Cavaliere sono anche il deputato Remo Di Giandomenico e l’ex direttore
del Popolo Sandro Fontana insieme ad alcuni consiglieri nazionali.
Roberto Zuccolini
Sono da poco passate le nove di sera, non è nemmeno suonato il gong del primo round, e il Cavaliere si lancia subito all'attacco: "Cominciamo a parlare della par condicio. Se non abbiamo vinto le elezioni, caro Follini, è per colpa tua. Della tua ostinazione. Voi volete indebolire la mia leadership nel Paese senza capire che senza di me, anche voi non ci siete. Anche la tua lettera è fatta per esporre in pubblico i nostri litigi. Ecco quali sono i vostri piani".
L'accelerazione impressa da Berlusconi alla riunione lascia un po' tutti senza fiato. Il diretto interessato aspetta un attimo prima di replicare. Ma poi anche il leader Udc non si trattiene: "Io realmente trasecolo. Credevo che dovessimo parlare dei problemi della maggioranza e del governo".
Il premier è un fiume in piena. Al quale il bon ton politico di Follini non riesce a porre un argine. "Non fare finta di non capire - lo interrompe il capo del governo - la questione della par condicio è fondamentale. Capisco che tu non te ne renda conto visto che sei già molto presente sulle reti Rai e Mediaset".
Per gli altri non c'è spazio. Fini, Calderoli, Buttiglione, Letta
rimangono in silenzio. Seguono il battibecco muovendo la testa da una parte
all'altra come a una partita di tennis. Così dopo il servizio del
premier, ecco di nuovo la risposta di Follini: "Può darsi che sulle
reti Rai abbia avuto qualche spazio, ma ti rendo noto di essere stato presente
sulle reti Mediaset per 42 secondi in un mese". "Non dire sciocchezze -
si scaglia ancora il Cavaliere - la verità è che su Mediaset
nessuno ti attacca mai".
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A questo punto il botta e risposta si fa più serrato. Pochi argomenti e tante frasi secche e durissime. "Ci mancherebbe pure che mi attacchino", dice a muso duro il capo degli ex democristiani. "Eppure - taglia corto Berlusconi - se continui così te ne accorgerai".
La minaccia di fatto chiude il round. Follini, sempre più scuro in volto, si arrocca nel silenzio. Non prima di aver stigmatizzato le parole dell'"amico-nemico". "Vorrei - puntualizza - che si prenda atto che sono stato minacciato pubblicamente. Me ne dovrei andare ma per senso di responsabilità continuo la riunione. Resto, ma voi fate finta che non ci sia".
Prima Letta, poi Fini cercano di ricomporre la situazione. L'incontro, però, ormai corre su binari gelati. Il leghista Calderoli, ad esempio, rincara la dose. "Guarda - ammonisce - che se voi imboccate la strada dell'appoggio esterno, noi usciamo immediatamente dal governo e si va a elezioni". Una posizione che Palazzo Chigi di fatto fa sua. Non la corregge e non la smentisce.
Il confronto prosegue nel sospetto. La devolution, il ministero dell'Economia e soprattutto la Rai diventano il cuore della discussione. Dopo il botta e risposta tra Berlsuconi e Follini il discorso cade appunto sulla tv pubblica. In settimana all'ordine del giorno è previsto il voto sulla mozione Udc sul nuovo cda di Viale Mazzini.
Letta chiarisce che "non c'è alcuna possibilità" di nominare i nuovi membri subito: "non ci sono i tempi tecnici, bisognerà aspettare dicembre". Un modo per sottolineare che la mozione centrista non serve. Follini non intende rinunciare alla sua mozione. Ma lo stesso Letta propone una via d'uscita. Una seconda mozione di tutta la Cdl che inglobi i punti qualificanti del documento centrista. Nonostante le perplessità, l'ipotesi verrà vagliata oggi in una serie di incontri tecnici. In serata si riunirà ancora il vertice, ma prima si svolgeranno una serie di colloqui bilaterali politici e tecnici. Ai quali, però, con ogni probabilità il segretario dell'Udc non prenderà parte.
Oggi potrebbe anche essere la giornata per la designazione del dopo Tremonti all'Economia. Ieri notte sono stati fatti i soliti nomi: bocciati Monti e Fazio, restano in pole position tecnici come Monorchio, Siniscalco e Draghi. Il premier si è impegnato a presentare oggi la sua candidatura. "Io avrei preferito rimanere a Via XX Settembre per fare la manovra, il Dpef e la riforma delle tasse - premette - Ma mi avete detto che non è possibile". "Io - interrompe il suo silenzio Follini - non ho nomi da fare, ma risolvere questo problema di sicuro ti aiuterebbe".
Infine torni più morbidi da parte di tutti sul federalismo. Ma la partita si giocherà oggi. E potrebbe essere definitiva.
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