Riforme Istituzionali
Rassegna stampa
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Corriere della sera  18-03-2004
 
IL SENATO DA’ IL VIA LIBERA A TRE ARTICOLI
Riforme, nuovi poteri per il capo dello Stato

ROMA - Poteri del capo dello Stato, scioglimento delle Camere e grazia. Sono i tre articoli del disegno di legge per le riforme costituzionali approvati ieri al Senato. Il presidente della Repubblica, secondo l’articolo 22, è «il garante della Costituzione e rappresenta l’unità federale della nazione». Previsti due nuovi poteri: quello di nominare i presidenti delle authority e di indicare i vice presidenti del Csm. Scompare la funzione di autorizzare la presentazione alle Camere dei disegni di legge di iniziativa del governo. Via libera anche all’articolo 23: prevede che il premier possa sciogliere la Camera e stabilisce anche una norma «antiribaltone», che impedisce la formazione di maggioranze diverse da quella uscita dalle urne. L’ultimo, l’articolo 24, votato anche dai ds, riguarda il potere di grazia che viene affidato in esclusiva al capo dello Stato, senza la necessità della controfirma del Guardasigilli.



Regioni.it  17-03-2004

RIFORME: PER SENATO LA GRAZIA SPETTA SOLO AL QUIRINALE
ANCHE I DS VOTANO SI', MA IN AULA E' BAGARRE ANGIUS-D'ONOFRIO

(ANSA) - ROMA, 17 MAR - Fuori i giovani leghisti a ritmare slogan contro ''Roma ladrona'' e i ''cari fottutissimi alleati'', dentro i senatori impegnati nel ''tour de force'' sulle riforme.
E' trascorsa così, la giornata del Senato: quando l'aula chiude i battenti, l'assemblea di Palazzo Madama ha approvato tre articoli centrali del disegno di legge sulle riforme. Da una parte il potere del premier di sciogliere la Camera e la norma antiribaltone che impedisce la formazione di maggioranze diverse da quella uscita dalle urne; dall'altro i poteri del presidente della Repubblica. Ed è proprio su quest'ultimo punto che si scatena la polemica.
Succede infatti che alla Camera la maggioranza cambia la legge Boato sulla grazia, prevedendo che il provvedimento di clemenza possa essere adottato dal presidente della Repubblica solo su proposta e con la controfirma del ministro della Giustizia. Ma tra i poteri del Quirinale di cui si discute al Senato, il potere di grazia è affidato esclusivamente al Capo dello Stato. Di qui si innesca una polemica al calor bianco. Il relatore Francesco D'Onofrio interviene per convincere i
senatori che le due cose non sono in contrasto: la maggioranza, spiega, si preoccupa di fissare a chiare lettere il principio in Costituzione, poi interverrà con una legge ordinaria.
Insorge il capogruppo dei Ds Gavino Angius, che prima legge il duro fondo del ''Foglio'' contro la maggioranza poi, vedendo D'Onofrio ridere divertito delle sue parole, lo apostrofa duramente: ''Ma che cosa ridi? Il tuo è il riso dello scemo!''.
Si scatena la bagarre. Sempre Angius, tra le urla della maggioranza, accusa il centrodestra di aver ''messo un doppio catenaccio alla cella di Adriano Sofri'' e di essersi trasformata ''da casa delle libertà in casa della galera''.
Nella votazione finale sull'articolo, la maggioranza vota sì (con qualche astenuto ''anti-Sofri'' tra i banchi di An). Ai voti del centrodestra si aggiungono anche quelli dei Ds: ''Lo facciamo per coerenza - spiega il senatore della Quercia Franco Bassanini - mente crediamo che qualche problema dovrebbe averlo la maggioranza, visto quello che è accaduto alla Camera''.
Passano così in secondo piano le altre importanti norme votate dall'assemblea. Il potere di scioglimento della Camera, affidato al premier, fa parlare i senatori dell'opposizione di ''fine del sistema parlamentare'', mentre Franco Bassanini evoca addirittura il ''modello peronista fuori dalla democrazia''.
Il centrodestra, con Domenico Nania, ribatte ricordando all'Ulivo che l'elezione diretta di sindaci e presidenti delle Regioni sono leggi votate dalla sinistra. ''Dunque smettetela con le polemiche strumentali e smettetela con questa schizofrenia'', esclama.
Una cosa è certa: i lavori del Senato procedono a ritmo spedito, e ormai l'approvazione del disegno di legge in tempi abbastanza brevi viene vista come probabile. Anche perché la Lega Nord non rinuncia al suo pressing. Manifestazioni dei giovani padani a parte (con tutta la coda di polemiche per il ministro Castelli che saltava con gli altri militanti che ritmavano ''chi non salta italiano é''), il Carroccio non perde occasione di rilanciare il suo ultimatum. ''Noi - spiega Francesco Speroni, braccio destro di Umberto Bossi al ministero delle Riforme - abbiamo fatto l'alleanza per fare il federalismo. Adesso le riforme vanno avanti, indipendentemente dalla condizione di salute di Bossi, come previsto. Comunque rimane il termine fissato per il 25 marzo''.
Parole che provocano i malumori di Alleanza Nazionale: "Sul fronte delle riforme - dice il ministro di An Giovanni Alemanno - è talmente fuori luogo dare un ultimatum perché la disponibilità della coalizione c'è, quindi non c'è bisogno di minacciare a vuoto''. Anche perché, assicura, la disponibilità di An è persino aumentata dopo la difficoltà di salute del ministro Bossi''.



 
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