Riforme Istituzionali
L'Opinione
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11/03/2001
Franco Ragusa
Referendum devolution: Egr. Presidente Ciampi, prima di ogni intesa,
il rispetto dei diritti costituzionali dei cittadini
Egr. Presidente della repubblica Carlo Azeglio Ciampi,
è di oggi (11 aprile) la notizia di un suo "auspicio" affinché
il Presidente del Consiglio Amato ed il Presidente della Regione Lombardia
Formigoni riescano a trovare un'intesa sulla questione dell'accorpamento
del referendum sulla cosiddetta devolution lombardo e le elezioni politiche
nazionali.
Di fronte ad un simile "atteggiamento", mi permetta di ricordarle che
i suoi compiti istituzionali non prevedono interventi di mediazione politica
tra le parti (tanto più quando queste, dietro la maschera delle
istituzioni, agiscono sulla spinta di specifici interessi politici), bensì
di garanzia e tutela della Costituzione.
Tra i suoi compiti vi è quello di tutelare, in primo luogo,
i diritti costituzionali dei cittadini, indipendentemente dalle presunte
opportunità politiche del momento: non l'auspicio all'intesa, quindi,
ma il fermo richiamo al rispetto delle regole.
La invito, pertanto, diversamente da quanto da Lei sostenuto quest'oggi,
ad entrare nel merito della questione e a pronunciarsi chiaramente.
La decisione di accorpare il referendum lombardo alle elezioni politiche
nazionali, è opinione di chi scrive, rappresenta una chiara lesione
del diritto degli elettori di poter esprimere in piena libertà e
segretezza i propri intendimenti.
A differenza che per le elezioni politiche nazionali, infatti, dove
l'astensione non è produttiva di effetti giuridicamente rilevanti,
il diritto di voto sui referendum che prevedono il raggiungimento di
un quorum (come è anche previsto per i referendum lombardi, sia
abrogativi che consultivi, ai sensi della L.R.
28 aprile 1983 n. 34 - comma 2 art. 26, comma 1 art. 28, comma 6 art. 17),
può essere esercitato in tre differenti modi: con il sì;
con il no; o con un atto di "delegittimazione politica" in grado di far
fallire la consultazione.
Attraverso l'astensione è cioè possibile, come del resto
ci hanno insegnato le ultime vicende referendarie nazionali, impedire l'approvazione
dei quesiti referendari.
Essendo ora previsto, anche per il referendum lombardo, il raggiungimento
del quorum, come è perché permettere che si possa in qualche
modo intimidire gli elettori costringendoli a votare non solo per le elezioni
politiche nazionali, ma anche per il referendum lombardo?
Gli elettori che volessero legittimamente ricorrere al "voto di astensione",
infatti, si vedrebbero costretti a dover manifestare pubblicamente questo
loro "comportamento elettorale" non ritirando la sola scheda per il referendum,
nello stesso seggio o nel seggio vicino nell'ipotesi di diversi seggi elettorali
nei medesimi luoghi.
Una vera e propria schedatura di massa in grado di condizionare le
scelte di comportamento giuridicamente rilevanti per la sola consultazione
referendaria.
Mi permetto quindi d'invitarla a non ratificare alcuna intesa che possa
in qualche modo ridurre la libera espressione degli elettori, ricordandole,
tra l'altro, che proprio tra le forze politiche che hanno promosso il referendum
consultivo lombardo ve ne sono alcune, Forza Italia e Lega, che in occasione
della scadenza referendaria nazionale del 21 maggio 2000 utilizzarono l'invito
all'astensione per impedire l'approvazione dei quesiti referendari. Le
stesse forze politiche che ora, con il trucco dell'accorpamento con le
elezioni politiche nazionali, vorrebbero cercare d'impedire agli elettori
di poter utilizzare il medesimo strumento dell'astensione per impedire
l'approvazione del referendum da loro proposto.
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