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STORIA ANTICA

 

ASSIRI E BABILONESI

Le origini, Il diluvio, Gli scavi

I SUMERI

Ur, Ammurabi, La fine

GLI ASSIRI

La civiltà assira

L’IMPERO NEOBABILONESE

I Caldei

LA CIVILTA’ ASSIRO BABILONESE

La scrittura cuneiforme, L’organizzazione sociale, La religione e la mitologia, Astrologia e astronomia

ALTRI POPOLI DEL MEDIO ORIENTE

Gli Ittiti,  Il corridoio siro-palestinese, Gli Arami, Gli Ebrei,  I Fenici, L’alfabeto

 

 

ASSIRI E BABILONESI

 

Le origini

 

Se risaliamo fino a 6000 anni fa, tutto il territorio dove poi sarebbero sorte Babilonia e Baghdad, fino a Samara, era ancora coperto dalle acque.

Mille anni più tardi, intorno al 3000 a.C., il paese sito tra le foci dei due fiumi era coperto dalla foresta vergine e da selve di canne e di bambù.

Il paese era più piccolo dell’attuale: i due grandi fiumi Tigri ed Eufrate sfociavano ancora nel Golfo Persico separatamente e il mare si addentrava per circa 150 chilometri in quello che oggi è il sud dell’Iraq.

La vegetazione lussureggiante attirò numerose popolazioni, che già erano insediate nella zona circostante da tempi più remoti, e delle quali non sappiamo quasi nulla.

Tra i nuovi arrivati ci furono i Sumeri, che presero dimora nella parte mediorientale della Mesopotamia, allo sbocco dei due fiumi.

L’origine di questo popolo è avvolta nel mistero. Da alcuni indizi si può pensare che provenissero dalle montagne, forse dalla Persia. Ciò che sappiamo è che già nel 3000 a.C. avevano creato nel nuovo paese una civiltà basata sul baratto e in seguito sul commercio. E sempre nel paese dei Sumeri sorsero alcune città tra le più antiche del mondo, tra cui per esempio Ur dei Caldei, la patria di Abramo secondo la Bibbia.

Tuttavia di questo primo periodo non restano molte testimonianze storiche. Oggi è accertato che tutte le città numeriche di quell’epoca furono distrutte o gravemente colpite verso il 3000 a.C. o forse prima ancora da una spaventosa inondazione.

 

Il diluvio

 

E’ sempre stata conosciuta la leggenda del diluvio, tramandata dalla Bibbia. Ma nel 1872 uno studioso dei caratteri cuneiformi semiti, decifrando delle tavolette di argilla provenienti dalla biblioteca di Assurbanipal a Ninive, si trovò di fronte ad una versione babilonese del diluvio.

L’eroe della leggenda assiro – babilonese è Ziusutra, o Upanatistim, l’ultimo dei più antichi re di Babilonia. Ziusutra era protetto dal dio Ea, che, volendo salvare l’umanità dallo sterminio, gli consigliò di costruire una gran nave e di salirvi con tutta la famiglia e una coppia di animali di ogni specie vivente sulla terra.

Quando si imbarca gli elementi si scatenano e i fiumi e gli oceani si gonfiano e il mondo intero è oppresso da pesanti nuvolaglie nere. Persino gli dei rimangono immobili, tremanti di paura. Al settimo giorno la tempesta si placa. Utanapistim attende ancora una settimana e poi libera un piccione, che torna indietro, poi una rondine, che torna a sua volta, e infine un corvo, che si posa sulla terra finalmente liberata e non torna più. Così Utanapistim esce dalla nave e offre un sacrificio di ringraziamento al suo dio.

Questa non è l’unica versione babilonese del diluvio: se ne conoscono almeno sei e molte versioni sono più antiche rispetto alla versione ebraica.

 

Gli scavi

 

Ma una sorpresa ancora più grande l’umanità l’ebbe nel 1929.

Wooley stava conducendo una campagna di scavi a Ur, l’antica città di Abramo.

Lo scavo, profondo dai 10 ai 12 metri, rivela diversi strati di detriti e resti di abitazioni, che rappresentano una evoluzione ininterrotta di parecchi secoli.

Man mano che lo scavo procede, si sentono ben poche differenze nello stile della ceramica. Evidentemente la civiltà sumera si tramanda con continuità da parecchi secoli. Finalmente, avanzando in profondità, terminano a un tratto le tracce di civiltà. Il fondo dello scavo è formato da argilla, che può essersi formata solo come deposito alluvionale. Woolley pensa ai depositi dell’Eufrate, che sono lì vicino.

Ma poi, con calcoli più accurati, si accorge che il livello dello strato di argilla è più alto di parecchi metri dal livello dell’Eufrate e del mare. Ordina di scavare ancora.

Lo strato di argilla è spesso tre metri. E infine, sotto questo strato di argilla, trova di nuovo rovine e suppellettili, questa volta di uno stile completamente diverso.

Mentre i vasi dello strato superiore erano lavorati al tornio, questi sono ancora modellati a mano. E non c’è traccia di metallo.

Woolley ha trovato i resti di una civiltà molto più antica, distrutta all’improvviso da una inondazione così granda da depositare tre metri di argilla !

Scavando in altri punti della Mesopotamia si è cercato di valutare l’estensione del disastro. Secondo le stime la catastrofe ha ingoiato a nord – ovest del Golfo Persico un territorio largo 160 chilometri e lungo 630 chilometri. Dai reperti trovati nello strato inferiore si può datare la catastrofe tra il 4000 a.C. e il 3000 a.C.

 

 

I SUMERI

 

Ur

 

L’origine dei Sumeri è avvolta nel mistero. Probabilmente venivano dalle montagne, forse dalla Persia. Il primo re che ci è rivelato dalle iscrizioni è re Mesannapadda di Ur, vissuto probabilmente verso il 2500 a.C.

Già allora Ur, capitale del regno, era una città importante, e non un povero villaggio di capanne d’argilla. I quartieri residenziali avevano un aspetto simile a una cittadina orientale dei nostri tempi, con viuzze strette e case ampie e comode che s’innalzavano per diversi piani.

Il tempio maggiore sorgeva al centro della città: la sua base, o ziggurat, misurava circa 50 metri per 60 metri e si alzava su tre piani per 23 metri di altezza. Su questa base si alzava un primo piano alto 17 metri co quattro terrazze ai lati, e si alzava un piano successivo di altezza corrispondente. All’ultimo piano si alzava un piccolo tempio di un’unica sala, dedicato a Nannar, dio lunare protettore di Ur.

Dal piano terra tre scalee di cento gradini portavano al primo piano, convergendo in un ingresso monumentale. Da quel punto la scalinata proseguiva fino alla cima. Per le stesse scale si poteva accedere alle terrazze, ornate di fiori e alberi, secondo quello che diverrà un vero e proprio sistema di “giardini pensili”, applicato poi per altri 1500 anni sia ai templi sia ai palazzi.

I Sumeri crearono tutta una rete di agenzie commerciali in Persia, Asia Minore e altre terre. Si andò anche organizzando uno stato unitario fino alla Siria, all’Asia Minore, al Mar Nero, e forse questo stato regnò anche su Cipro.

I Sumeri disponevano di armi di rame contro avversari che erano ancora all’età della pietra. Venne poi un periodo di decadenza, e di invenzioni e di rivoluzioni interne che durarono fino a quando il regno non venne nuovamente unificato verso il 1750 a.C. da Hammurabi, che scelse Babele o Babilonia come capitale del regno.

 

Ammurabi

 

Ammurabi è senz’altro il più famoso degli antichi re babilonesi. La stele di Ammurabi, rinvenuta nella antica città persiana di Susa, è un masso di diorite coperto di iscrizioni cuneiformi, che contiene il codice più antico del mondo che ci sia pervenuto.

Originariamente Ammurabi l’aveva collocato nel tempio del dio Sole a babele, da dove venne asportato nel XVII secolo come trofeo di guerra. Il codice è importantissimo non solo perché si prefigge di impedire che “il forte possa opprimere il debole”, ma anche perché la sua lettura ci mostra uno spaccato della vita sociale, dei costumi, e della mentalità dell’epoca.

La poligamia era ammessa solo se la prima moglie era sterile. Ammurabi corresse con la nuova legge i codici precedenti, temperando e limitando il potere assoluto che aveva l’uomo sulla moglie e sui figli. Inoltre le leggi di Ammurabi contengono numerose disposizioni economiche e sociali. Sono fissati i salari dei lavoratori, sono previste indennità per gli infortuni del lavoro, esistono norme per i contratti di società, è fissato il tasso di interesse (da 20 al 33,33 %), si regolamentano i depositi bancari. Vengono anche stabiliti dei prezzi massimi per i generi di prima necessità, come grano, olio, datteri e lana.

Dalle leggi si desume l’esistenza di tre classi sociali: gli uomini liberi, gli schiavi (prigionieri di guerra o cittadini ridotti in schiavitù per debiti) e una classe intermedia che riunisce gli schiavi liberati e i cittadini in servitù temporanea per debiti.

Le leggi di Ammurabi sono almeno di cinque secoli più antiche di quelle di Mosé, con le quali presentano sorprendenti analogie, ma a differenza di queste hanno un carattere strettamente giuridico, senza significati religiosi. Le pene sono commisurate al danno causato, senza tenere generalmente in conto l’intenzione di nuocere. A volte possono sembrare crudeli, ma rappresentano pur sempre un enorme progresso per quell’epoca. Inoltre il legislatore si preoccupa di assistere i socialmente deboli: le leggi curano molto la protezione delle vedove, degli orfani, dei minori nei confronti di genitori tirannici, delle donne di fronte ai corruttori.

Soprattutto il codice badava ad assicurare che fosse impossibile farsi giustizia da se stessi. Chi voleva vendicarsi di persona perdeva il diritto alla giustizia dei tribunali.

Questo codice di Ammurabi conservava ancora la sua importanza molto tempo dopo il crollo dell’impero babilonese, anzi ebbe una rinascenza nel diritto persiano. Sopravvisse poi nel diritto mussulmano e forse nel diritto romano.

 

La fine

 

Anche i Babilonesi finirono a un certo punto per infiacchirsi, come tutti i popoli di cultura godenti di un certo benessere. Le terre fertili, col tempo, venero sempre più accaparrate dalla Corona, dai templi e dai maggiori capitalisti, diminuì il numero di contadini liberi e la condizione degli agricoltori diventò sempre più una condizione di servitù della gleba. Il paese si indebolì sempre più subendo diverse sconfitte da parte dei popoli vicini, fino a passare sotto il dominio politico di un altro popolo vicino, gli Assiri. Tuttavia Babele restò il centro della vita culturale di tutto il paese del Tigri e dell’Eufrate ancora per oltre un millennio.

 

 

GLI ASSIRI

 

La civiltà assira

 

La civiltà assira è più recente di quella numerica e si sviluppa per una arco di tempo di circa sei – sette secoli. Mentre la civiltà sumerica si sviluppò nel sud del paese (Babele e ancora più a sud verso il Golfo Persico), la terra di origine degli assiri si trova spostata verso nord – nord ovest, verso l’odierna Baghdad (Assur e Ninive).

I codici di legge assiri più antichi risalgono al XIII secolo a.C., posteriori di quasi mezzo millennio a quelli babilonesi, eppure sono nettamente meno evoluti e molto più crudeli.

Gli Assiri stessi erano uomini d’armi, piuttosto che di lettere, ed erano considerati una calamità dalle nazioni circostanti. Per soggiogare i paesi vinti deportavano in Assiria le classi dirigenti dei paesi conquistati e popolavano di coloni assiri i territori conquistati. I vinti venivano umiliati e torturati.

Il più famoso re di questa stirpe di guerrieri fu Assurbanipal, che regnò nel VII secolo a.C. I Greci, che lo chiamavano Sardanapalo, descrissero questo re come rammollito ed effeminato, attingendo a leggende tramandate dai persiani. In realtà Assurbanipal fu un cacciatore appassionato ed un guerriero possente e crudele come i predecessori. Tuttavia fu anche uomo di cultura, architetto e promotore delle scienze e delle lettere. Fece costituire una vastissima collezione di testi cuneiformi su tavolette di argilla. In alcune di queste tavolette le iscrizioni sono così fitte e minute da richiedere per la lettura una lente di ingrandimento. Nelle iscrizioni il re si vantava di saper decifrare i testi più antichi dei sumeri e dichiara suo passatempo favorito la lettura di tavolette “più antiche del diluvio” …

Senz’altro gli va riconosciuto il merito di aver salvato dalla distruzione le creazioni spirituali della cultura babilonese, anche se il suo periodo non portò particolari innovazioni culturali. Buona parte della nostra conoscenza sulla storia, la letteratura e la vita della Mesopotamia la dobbiamo al grande archivio che aveva costruito.

Il regno assiro crollò pochi anni dopo la morte di Assurbanipal, sotto il suo secondo successore, Sarakos, ad opera dei Medi. Nel 612 a.C. essi occuparono Ninive, e per non cadere nelle loro mani il re cercò la morte tra le fiamme. L’odio accumulato nei confronti degli Assiri era talmente forte che i vincitori si presero una tremenda vendetta: uomini, donne e bambini furono sterminati. Ninive, Assur, i templi, i palazzi furono dati alle fiamme e cancellati dalla faccia della terra. Da un momento all’altro l’impero assiro fu precipitato nel, nulla.

La distruzione di Ninive fu così completa che quando un esercito greco passò duecento anni più tardi da quelle parti (tra gli ufficiali c’era lo storico Senofonte), non trovò traccia alcuna della città, sebbene ne conoscesse l’ubicazione.

 

 

L’IMPERO NEOBABILONESE

 

I Caldei

 

Durante la decadenza dell’impero assiro, la Babilonia ridiventò indipendente. Un altro popolo semita, i Caldei, conquistò il paese e fondò l’impero neobabilonese. Poi i Caldei si allearono con i Medi per abbattere l’impero assiro, e dopo la caduta di Ninive ne sottomisero la maggior parte del territorio.

Siamo nel VI secolo a.C.

I Neobabilonesi conobbero un nuovo periodo di benessere e di splendore sotto il regno di Nabuccodonosor II, grande re, architetto e letterato. Nabuccodonosor ornò Babele di splendide costruzioni: le vie, i templi, i palazzi e le case che sono stati scoperti appartengono per lo più a quei tempi. Famoso è il tempio che fece erigere a Bel – Marduk: secondo l’uso babilonese di fianco al tempio si alzava una gran torre, rastremata da varie terrazze: quella di Bel aveva sette terrazze, dedicate al sole, alla luna, e ai cinque altri pianeti conosciuti. Le rovine di questa torre esistono tuttora e in esse si è voluto vedere le vestigia della “Torre di Babele” costruita dai primi uomini. Un’iscrizione racconta che Nabuccodonosor aveva ordinato di innalzare la torre “fino al cielo”, una prova che la torre esisteva già, sia pure con due sole terrazze. Inoltre Nabuccodonosor si fece costruire un palazzo sfarzoso e per desiderio della moglie lo fece circondare da un vasto giardino suddiviso in terrazze. Questi “giardini pensili” di Babilonia furono famosi nel mondo antico e annoverati insieme alle piramidi tra le sette meraviglie del mondo. Il re fece inoltre costruire solide fortificazioni per rendere inespugnabile la propria città.

Va ancora ricordato che fu Nabuccodonosor a conquistare il regno di Giuda, deportando i Giudei a Babilonia. Il regno di Israele era già stato conquistato e distrutto dagli Assiri. I Giudei riconquistarono poi la libertà con la caduta di Babilonia.

Purtroppo Nabuccodonosor non poteva prevedere che il suo successore avrebbe aperto le porte della città al conquistatore persiano Ciro senza combattere.

Ciro il grande salì sul trono e tutti i vassalli del regno si affrettarono a rendergli omaggio e ad offrirgli tributi. Siamo nel 539 a.C.

Ciro risparmiò Babele che rimase ancora per molti secoli capitale dell’oriente, tristemente famosa per il suo amore del lusso e i suoi costumi depravati. Ma pian piano altre città la uguagliarono in prosperità e Babele cadde in declino fino a estinguersi.

 

 

LA CIVILTA’ ASSIRO BABILONESE

 

La scrittura cuneiforme

 

All’inizio la scrittura cuneiforme fu ideografica, come quella egiziana. Gli inventori probabilmente furono i Sumeri, poi imitati dai popoli che li seguirono.

Col passare del tempo la scrittura divenne sillabica, senza andare mai però oltre la sillaba, e, a differenza di quella egiziana, perse ogni parentela con l’antica scrittura ideografica, tanto da apparire come una serie di tratti a forma di cuneo.

I Persiani ereditarono quella scrittura dai Babilonesi, semplificandola fino a conservare non più di una quarantina di segni dei cinquecento originari.

E la chiave per la decifrazione di questa scrittura fu trovata nel 1802 da Grotefend, un professore tedesco di 27 anni, analizzando delle iscrizioni sul portale di un palazzo reale di Persepoli. Purtroppo le scoperte di questo pioniere rimasero poco note, al punto che un altro ricercatore, l’inglese Rawlinson, giunse a decifrare scritture cuneiformi persiane senza nulla sapere dei risultati del tedesco. Nel 1830 egli analizza delle incisioni rupestri: la roccia era stata levigata e livellata per un’altezza di cento metri. Nella parte superiore un enorme bassorilievo raffigura Dario in trono, con il piede sl capo di un pretendente sconfitto. Davanti al re si inchinano nove capi tribù ribelli, incatenati. Sotto il rilievo una iscrizione narra la battaglia di Dario contro i ribelli e la spedizione contro gli Sciti. Il testo è espresso nelle tre lingue principali del regno: l’antico persiano, la lingua di Susa e quella di Babilonia.

 

L’organizzazione sociale

 

La cultura babilonese si fondava sull’agricoltura, e dovette il suo affinamento alla ricchezza del commercio. Il paese era favorito dalla natura: il Tigri e l’Eufrate brulicavano di pesci di ogni tipo, e già allora il diritto di pesca era limitato dalla proprietà; forse per ricompensa del lavoro del proprietario riverasco, che era tenuto a mantenere in ordine il proprio tratto di canale. La terra, irrigata fin dai tempi più remoti con un compleso sistema di canali, dava raccolti sei – sette volte maggiori che non in Grecia. L’Assiria era meno fertile della Babilonia, ma in compenso era ricchissima per la caccia. Nei tempi più antichi c’erano ancora leoni ed elefanti, come è provato dal codice di Ammurabi.

Quando gli Egizi non conoscevano che il baratto, i Babilonesi regolavano già le loro transazioni commerciali con pezzi d’oro e d’argento di peso determinato, da cui nacquero poi le monete. Per ogni vendita o locazione si stendeva un documento firmato. Quelli ritrovati testimoniano una vita economica di sorprendente intensità.

Già nell’antica Babilonia si poteva creare società, prestare fideiussioni, fare bancarotta. Era possibile aprire un conto corrente bancario e pagare con assegni.

Furono i Babilonesi a insegnare il commercio a tutti i popoli dell’Asia Occidentale, Fenici compresi. La lingua babilonese era la lingua ufficiale del tempo.

Già cinquemila anni fa un re di Babilonia si riforniva di cedro o di pietre dal Mediterraneo e di rame e d’oro dalle rive del Mar Rosso. I Babilonesi commerciavano anche con le Indie: la loro unità di peso, il “minan”, sembra essere derivato dalle popolazioni indiane.

In cambio dei prodotti stranieri i Babilonesi fornivano cereali, datteri, lana, olio di sesamo, vasellame, articoli di vimini. La nafta, usata per l’illuminazione, affiorava spontaneamente, così come l’asfalto, impiegato per l’impermeabilizzazione degli scafi dei battelli, o nelle costruzioni in luogo della calce.

Le lettere tra i sovrani orientali che sono state ritrovate dimostrano che nelle relazioni diplomatiche si teneva anche conto dei diritti dei rispettivi sudditi. I mercanti, tremilacinquecento anni fa, potevano contare sull’appoggio del proprio sovrano quando erano in viaggio all’estero. In questo si può ravvisare un embrione di diritto internazionale.

La società si era strutturata in distinte classi sociali: gli agricoltori dovevano lavorare duramente, nonostante la fertilità della terra, per pagare le imposte, in denaro o in natura. E per contro ci sono testimonianze di società che erano arrivate a concentrare capitali enormi, traendone profitti elevatissimi (un prestito in denaro rendeva fino al 20 % e in grano fino al 30 %) e dominando la vita economica del paese fino alla conquista persiana. Anche i templi fungevano da banche e possedevano grandi estensioni di terre. Sacerdoti e sacerdotesse trattavano gli affari per conto del dio. La donna godeva di indipendenza e poteva disporre a piacimento dei propri beni. Poteva commerciare in proprio e concludere accordi. Poteva occuparsi di industria e di agricoltura. Poteva diventare scriba, sacerdotessa o profetessa. La schiavitù aveva una funzione importante e soprattutto in Assiria gli schiavi venivano considerati molto inferiori agli uomini liberi, quasi creature intermedie tra uomo e animale. La legge non prevedeva nessuna sanzione per chi maltrattasse uno schiavo. Alcuni proprietari li noleggiavano ricavandone un reddito. In parte gli schiavi erano prigionieri di guerra, o loro discendenti, o debitori insolventi.

 

La religione e la mitologia

 

Gli antichi babilonesi avevano tantissimi dei, di cui ce ne sono noti circa tremila.

Il più importante era Anu, padrone del cielo e re degli dei. Una delle spose di Anu era Ishtar, l’Astarte dei Fenici, che personificava e proteggeva l’amore fisico e la fecondità. Nella gerarchia divina dopo Anu veniva subito Enlil: in origine padrone dei venti, gli tocca poi il dominio della terra, quando l’universo venne spartito in tre regni (cielo, terra, acqua). Ea, figlio di Anu, divenne il signore delle acque. Poiché l’acqua profonda era simbolo di saggezza, egli fu altresì il dio delle arti e dei mestieri, che insegnò agli uomini e inventò la scrittura. Il figlio di Ea, Marduk, scosse il giogo di Anu e Enlil e si fece padrone del cielo e della terra. Marduk era il dio principale di Babilonia, e acquistò sempre più potere man mano che Babele si sviluppava. Man mano si vide attribuire le qualità di onnipotente, onnisciente, supremamente buono e giusto.

Il regno dei morti inizia dove il sole tramonta nel deserto. Nessuno può trovarvi consolazione, però i malvagi sono più disgraziati dei giusti, costretti a bere e mangiare i rifiuti della città dei morti e ad avere una pietra per giaciglio. Su questo triste luogo troneggia il dio degli inferi, con la moglie e u seguito di demoni e spiriti malefici. A questi spiriti malefici venivano imputate tutte le disgrazie che colpivano gli uomini.

Il dio principale degli Assiri era Assur, ed era il dio della caccia e della guerra.

Man mano che Babilonia si sviluppa in una società organizzata, il mondo degli dei si trasforma in una società ideale di esseri savi, forti e buoni. Buona parte della letteratura cuneiforme contiene il responso di indovini ed auguri. Anticamente si credeva che ci fosse u nesso di casualità tra i fenomeni naturale e gli avvenimenti terrestri: pertanto dallo studio dei fenomeni naturali si potevano trarre presagi sul futuro. L’arte della divinazione si estende fino alla Cina, e i testi babilonesi e cinesi mostrano una tale somiglianza che è difficile credere che siano stati elaborati indipendentemente.

Astante e le altre divinità babilonesi avevano profeti e profetesse che predicevano l’avvenire con gli oracoli. In ogni tempio babilonese c’era una sala degli oracoli, detta “camera del segreto”, dove la divinità manifestava ai sacerdoti il suo volere, dopo ripetute invocazioni. La divinazione si esercitava in diverse forme, con la previsione delle condizioni atmosferiche, l’interpretazione del volo degli uccelli e l’osservazione delle viscere degli animali sacrificati e con l’interpretazione dei sogni.

 

Astrologia e astronomia

 

Il limpido cielo di Babilonia rendeva facile la predizione basata sull’osservazione dei movimenti celesti. Un antico concetto orientale definisce i corpi celesti “la scrittura del cielo”. Quando un uomo arriva a decifrarla può predire il futuro.

Il pianeta più importante era la luna. La luna pienamente visibile o offuscata significava fortuna o sfortuna. Le eclissi annunciavano quasi sempre una calamità.

L’astrologia diede lo spunto agli oroscopi. Come gli Egizi, anche Babilonesi e Assiri avevano in calendario dei giorni fausti e infausti. I Babilonesi furono i padri della astronomia e della meteorologia.

Nella vita pratica le conoscenze acquisite permisero di dividere il tempo in unità esatte e di formare un calendario, che era necessario alla organizzata società babilonese. La settimana venne divisa in sette giorni, il giorno in ventiquattro ore, l’ora in sessanta minuti e i minuti in sessanta secondi. I sette giorni della settimana presero nome dalle “sette luci mobili del cielo”: il sole, la luna e i cinque pianeti conosciuti a quei tempi, che portavano il nome del dio in essi materializzato.

Quando i Romani più tardi ripresero la settimana di sette giorni dei Babilonesi, diedero ad ogni giorno il nome del dio romano più rispondente al dio babilonese patrono del giorno. In seguito i Germani si regolarono alla stessa maniera.

I mesi di Babilonia erano di ventinove o trenta giorni, ma così l’anno del calendario risultava più corto di quello solare e il divario veniva colmato con l’aggiunta di un tredicesimo mese. All’inizio il tredicesimo mese era collocato a caso e bisognò arrivare al VI secolo a.C. prima di vedere stabilita una regola fissa. Ogni mese era consacrato a un segno dello zodiaco. Poiché anche il tredicesimo mese aveva bisogno di un nome, gli si diede quello del corvo.

Molti documenti della biblioteca di Assurbanipal comprovano la remota antichità delle prime osservazioni astronomiche in Mesopotamia. SI tratta di due copie di un’opera cospicua, non meno di settantadue tavolette d’argilla, che fu compilata oltre tremilacinquecento anni fa ed espone i risultati delle rilevazioni compiute nei secoli precedenti. Assiri e Babilonesi tenevano quest’opera in gran considerazione e durante la loro storia l’arricchirono con i risultati di nuove osservazioni.

Tuttavia per i Babilonesi l’astronomia era sempre l’ancella della astrologia. Per poter parlare di una astronomia babilonese indipendente bisogna attendere l’età ellenistica. Non è stato ancora provato se i babilonesi fossero in grado o meno di prevedere le eclissi. La prima eclissi la cui data fosse stata calcolata esattamente in anticipo avvenne il 28 maggio del 585 a.C. e fu predetta da Talete di Mileto. Ma Talete era un discepolo dei Caldei.

I Babilonesi fecero anche opera di pionieri nel campo delle matematiche. Essi si servivano contemporaneamente del sistema decimale e del sistema sessagesimale. Come gli Egizi, i Babilonesi non si curavano di dimostrare o di seguire schemi razionali. La vita pratica aveva posto loro dei problemi, ed essi, empiricamente e a tentoni, ne avevano trovata la soluzione, condensandola in formule. Come l’astronomia si era sviluppata a servizio dell’astrologia, così anche la matematica si sviluppò non per se stessa, ma al servizio della vita pratica.

Per vedere la nascita di una speculazione scientifica indipendente, di carattere logico e deduttivo, e di un pensiero scientifico e filosofico laico, bisognerà attendere la civiltà greca, destinata a raccogliere l’eredità spirituale dell’antico oriente e a sviluppare con il proprio pensiero innovativo una cultura più alta.

Talete di Mileto predisse la sua eclissi quando ancora Babilonia era indipendente, nel 585 a.C. Ciro il grande conquistò Babilonia una cinquantina di anni dopo: siamo alla fine del V secolo a.C. Ormai solo pochi decenni ci separano dalla fioritura della Grecia classica.

 

 

ALTRI POPOLI DEL MEDIO ORIENTE

 

Gli Ittiti

 

All’inizio del II millennio compaiono l’impero Ittita e il regno Urrita, poi conquistato dai primi. Il centro dell’impero Ittita si trova nella parte non egea dell’altipiano anatomico e la capitale era Atti, forse già abitata intorno al 2500 a.C.

Gli Ittiti furono rinforzati da tribù indo – europee originarie della Tracia e fondarono la loro potenza militare sull’uso del cavallo, arrivando a costituire un potente impero che si estendeva fino ad Aleppo. Assalirono anche i Babilonesi e, due ecoli più tardi, nel XIII secolo a.C., l’Egitto di Ramesse II.

Il regno Ittita venne distrutto dai “Popoli del mare” nel 1190 a.C. e Atti fu rasa al suolo. Dallo sfaldamento dell’impero nacquero nell’Anatolia centrale diversi staterelli.

 

Il corridoio siro – palestinese

 

La regione costiera che si estende dall’Egitto a sud all’Asia Minore a nord non ha mai ospitato che una serie di piccoli stati. La natura medesima impediva a quelle piccole comunità di fondersi in un unico impero. Queste terre non avevano grandi fiumi a favorire l’unione, anzi aspre montagne separavano le zone abitate e le vallate fertili in piccole unità distinte. Le montagne ostacolavano le relazioni pacifiche, ma non rappresentavano un ostacolo insormontabile quando i popoli decidevano di farsi guerra. La storia di questi popoli è un seguito di scontri e di battaglie e a volte i re di questi staterelli non erano più di capi tribù.

Tre di questi popoli tuttavia ebbero una parte di rilievo nello sviluppo delle civiltà: sono gli Aramei, gli Ebrei e i Fenici.

 

Gli Aramei

 

La Siria di quel tempo era un crocicchio di popoli. Di questi gli Arami sono i più interessanti. Semiti, nomadi organizzati in tribù, non crearono mai uno stato unico, bensì una moltitudine di piccoli regni. Se ne ebbero a Damasco, a Zendjirli ai piedi dell’Aman e altrove. Una città riportata alla luce, Alalah (nei pressi dell’odierna Antiochia), doveva il suo benessere oltre che alle pingui campagne ai traffici commerciali tra Oriente e Occidente. Possedeva inoltre le foreste di cedri della montagna di Aman, legno molto ricercato in Sumeria. Mura e fortificazioni vennero smantellate e ricostruite, i templi continuamente abbelliti. Il piccolo stato fu vassallo di Egizi, Babilonesi, Urriti, Ittiti, Assiri.

Degli Aramei è importante il ruolo commerciale e di rimbalzo anche linguistico.

A un certo punto le lingue mesopotamiche antiche scomparvero soppiantate dall’Arameo, che sostituì persino l’ebraico in Palestina. Numerosi passi della Bibbia furono scritti in arameo.  E in arameo predicò Gesù la sua dottrina.

 

Gli Ebrei

 

Molte cose ci sono note del popolo ebraico, la cui storia è riccamente documentata nella Bibbia. Quello che forse degli Ebrei è meno noto è l’influenza che hanno subito da parte della civiltà babilonese. Molti aspetti delle leggi israelitiche esposte nell’Esodo hanno una straordinaria somiglianza con il codice di Ammurabi. Tuttavia le leggi ebraiche hanno un accento meno spiccatamente giuridico e molto più religioso. Gli ebrei subirono a lungo anche l’influenza egizia ed è stata fatta l’ipotesi di un legame tra la dottrina monoteista degli Ebrei e la teoria monoteista di Akenaton.

Quando gli Ebrei entrarono nella terra dei Cananei, trovarono già una società abbastanza sviluppata. All’inizio non si formò un vero e proprio regno di Israele. Molte città, tra cui Gerusalemme, rimasero in possesso dei Cananei, mentre gli Israeliani erano ancora un insieme di tribù nomadi che si industriavano di farsi agricoltori e mercanti. Solo più tardi, con Saul, si arrivò alla monarchia. Il regno toccò il suo massimo splendore sotto Davide e suo figlio Salomone, intorno al 1000 a.C. Dopo la sua morte le tribù del nord si ribellarono e crearono un regno di Israele indipendente a nord. A sud rimaneva il regno di Giudea. Da allora i regni decaddero e furono sottomessi il regno di Israele dagli Assiri di Assurbanipal nel 722 a.C. e il regno di Giudea da Nabuccodonosor nel 586 .C. Nabuccodonosor conquistò Gerusalemme e distrusse il tempio. Tutto il ceto dirigente fu deportato e coloni babilonesi e assiri presero il loro posto in Palestina. Dopo la caduta di Babilonia ad opera di Ciro gli Ebrei poterono ritornare al paese di origine e ricostruire i loro templi. Il nuovo stato fu organizzato in una teocrazia guidata dal gran sacerdote di Gerusalemme. Questo stato drò ancora qualche secolo, finché non venne sottomesso dai Romani.

 

I Fenici

 

Per lungo tempo i Fenici rappresentarono tutto il commercio marittimo tra oiente e ocidente e questo ha portato a sopravvalutare la loro importanza. In realtà essi trasmisero all’occidente la cultura elaborata dai popoli alle loro spalle.

Le città fenicie conobbero il massimo splendore sotto la dominazione persiana, e poi quella greca e romana. Furono ottimi costruttori di navi, prima a remi e poi a vela, ed il cedro del libano forniva un ottimo materiale per la costruzione navale.

Adottarono dagli Egizi il procedimento per fabbricare il vetro e lo fecero conoscere all’occidente. Pare che a loro si debba l’arte di tingere di porpora i tessuti, usando le ghiandole di un mollusco, il murice purpureo.

Le zone costiere abitate dai Fenici non si riuniranno mai in uno stato centralizzato. La Fenicia era costituita da una serie di porti con dominio sui territori circostanti. Questi minuscoli stati ponevano il commercio al vertice dei loro interessi e non vollero mai farsi trascinare in guerra: preferivano pagare  tributi.

Il paese passò via via sotto la dominazione egizia, ittita, assira, babilonese, persiana, macedone e infine romana. I porti più importanti erano Tiro e Sidone.

Tiro era situata su un isoletta rocciosa, il che le consentì di resistere a molti nemici, e solo Alessandro Magno riuscì a espugnarla. La potenza commerciale del paese si sviluppò grazie ad un retroterra economicamente evoluto, che forniva di continuo nuove merci da commerciare.

Di lido in lido, di isola in isola, da Cipro alle isole Egee, i Fenici arrivarono in tutto il Mediterraneo, e stabilirono agenzie sulle coste dell’Africa settentrionale, a Malta, in Sicilia, in Sardegna e nella Spagna settentrionale. Sul corso inferiore del Guadalquivir scoprirono l’argento, che ancora oggi in oriente è talora preferito all’oro. La colonia più importante in questa regione fu Gades, oggi Cadice.

Sembra che alcuni marinai si spingessero oltre le colonne d’Ercole, forse fino all’estremo sud occidentale dell’Inghilterra. I Fenici facevano anche commercio di schiavi su larga scala, attirandosi una buona dose di antipatia. La loro colonia più importante, sulla costa africana, fu Cartagine, di cui si parla nella storia romana.

 

L’alfabeto

 

Fu l’alfabeto fenicio, o meglio l’alfabeto semitico occidentale, a dare origine alla scrittura puramente letterale. Esso si diffuse nel mondo grazie a due fenomeni storici: l’espansione della cultura europea ai quattro lati della terra, e il diffondersi dell’Islam fino al profondo dell’Asia e dell’Africa. Solo la Cina e l’estremo oriente rimasero immuni.

I Greci verso il 1000 a.C. derivarono il loro alfabeto dai Fenici, e questo è provato dalle prime due lettere dell’alfabeto fenicio, che si chiamavano “alef” e “bet”. Tutte le altre scritture, dall’Egitto alla Mesopotamia, all’Asia Minore, a Creta, i Cina o in Messico, sono di carattere ideografico e talvolta si sono evolute in scritture sillabiche. Ma dove trovarono il loro modello gli inventori della scrittura semitica occidentale ? Tutto sommato sembra che il modello debba risalire agli Egizi, non sembra possibile che possa essere derivato dalla scrittura cuneiforme per varie ragioni: i Babilonesi scrivevano da sinistra a destra, al contrario dei Fenici; la scrittura cuneiforme si compone di vocali e consonanti, mentre quella fenicia al pari di quella egizia ignora le vocali; e infine la scrittura cuneiforme è fatta per essere incisa, mentre la scrittura fenicia presuppone al pari di quella egizia l’uso di penne, inchiostro, papiro o qualcosa di simile, e mostra una grande somiglianza con la scrittura “corsiva” egizia.

Nel 1916 vennero scoperte delle strane iscrizioni sulle incisioni rupestri delle miniere del Sinai. Tra le iscrizioni prettamente egizie ne spiccavano altre che sembravano dei maldestri tentativi di imitare i geroglifici. Oggi quei segni vengono considerati come l’anello di congiunzione mancante tra i geroglifici e la scrittura siriana. Partendo dal Sinai il primo alfabeto semitico raggiunse probabilmente le genti della Siria al nord e il regno di Saba al sud. Là si trova una scrittura semitica più antica di quella fenicia e più vicina alle iscrizioni del Sinai. Le iscrizioni rupestri del Sinai risalgono al 1850 – 1500 a.C. e presentano 32 segni. Le più antiche iscrizioni fenicie vengono datate dal 1550 al 950 a.C. e si tratta di una scrittura puramente alfabetica con 22 segni. Verso il 1000 a.C. nacque dall’alfabeto fenicio l’alfabeto ebraico e poco dopo l’alfabeto greco arcaico, che servì da modello a quello latino.

 

(Questo riassunto della evoluzione della antica civiltà medio orientale è stato tratto dalla “Storia Universale” in 12 volumi di Carl Grimberg)

 

 

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