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Oggetto: [10x100] Fwd: Lettera di Luca Finotti
Data: 2014-01-05 19:40
Alla fine,
pur trovandomi rinchiuso nella cella di un carcere tutto riesco a
provare tranne che tristezza e senso di sconfitta; a impedirmelo sono la
mia natura, la grande solidarietà dentro e fuori le mura e il fatto che
finalmente, dopo dieci anni di iter giudiziario, comincio a vedere
l'uscita dal tunnel, tunnel per modo di dire perché ho cercato di
esorcizzare la "spada di Damocle" che pendeva sulla mia testa provando a
vivere la vita in modo normale fin progettandomi il futuro che sapevo
già scritto dopo la condanna di primo grado che mi combinava dieci anni.
È difficile far comprendere a chi non c'era a Genova in quei giorni cosa
passò nella mia testa di ragazzo appena più che ventenne durante le
cariche, le fughe, il provare a difendermi coi sassi, rimandando al
mittente la pioggia di lacrimogeni che piovevano con diabolica costanza
per tutto il pomeriggio del venti e ventuno di Luglio di quel duemilauno
resta un mistero anche per me, oggi, alla soglia dei miei trentaquattro
anni.
L'unico ricordo che rimane vivido nella mia testa è l'immagine di quel
ragazzo, al mio fianco, che cadeva, il sangue che copioso gli sgorgava
dal naso e del tutto il trambusto che avevamo intorno, rimase il
silenzio. Non lo conoscevo quel ragazzo, imparai a conoscerlo dopo,
frequentando la sua famiglia, passando le domeniche mangiando
pizzocheri, accompagnando Haidi a far la spesa cercando di usare tutto
il tatto possibile quando parlavamo di quei giorni che cambiarono la
loro e la mia vita. La cosa che più apprezzai di quelle giornate fu la
velata leggerezza con la quale affrontavamo le tristi tematiche che ci
accumunavano, leggerezza che, ogni volta che me ne tornavo a casa, mi
rendeva sempre più conscio del fatto di essere nel giusto, di aver agito
per legittima difesa e per questo arrivato a oggi posso tranquillamente
affermare che se tornassi indietro lo rifarei, rifarei tutto, posso dire
di non essere e di non essermi mai sentito un "capro espiatorio" e di
non potermi pentire di essermi difeso da una carica illegittima, come
disse la sentenza di secondo grado, dove comunque mi aumentarono di nove
mesi la condanna di primo grado e sotto sotto di potermi ritenere
"fortunato" nell'esserne uscito vivo e senza un graffio. Guardandomi
indietro vedo solo la sconfitta di un movimento che stava per nascere
duramente represso sulle strade e nelle aule dei tribunali chiamati a
giudicare i comportamenti di una parte e dell'altra, che ha preferito
"adagiarsi" su un martire e ventisei capri espiatori, comsa giusta,
intendiamoci, ma che non giustifica l'assenza della maggior parte di chi
a quei tempi partecipò ed in alcuni casi organizzò le manifestazioni.
Capro espiatorio, io, non lo sono mai stato, chiunque poteva essere al
mio posto in quei momenti, mi sento uno sfigato, quello sì! E in tutti
questi anni ho imparato a non farmi condizionare la vita da quei fatti
facendomi scivolare addosso gli epiteti con i quali i vari
giornalisti/pennivendoli ci classificavano e i comportamenti derivati
dalla, come la chiamo io, "sindrome da madre teresa di Calcutta" che
buona parte della gente che ho incontrato in questi anni rifletteva. So
di non risultare un granché simpatico, ma non lo sono mai stato, come
non sono mai stato un anarchico-insurrezionalista del resto, sono un
cane sciolto, cinico alle volte individualista, e anche un po' stronzo;
sto pagando sulla mia pelle il peso delle mie idee e comportamenti ma
questo l'avevo messo in conto, anche se preferirei essere qui a scontare
una condanna a tentato omicidio perché ricordo che se Placanica fu
assolto per aver sparato perché in pericolo di vita di controparte io e
gli altri due avremmo dovuto essere giudicati per il tentato omicidio,
questa è un'ingiustizia, come un'ingiustizia è stato trarmi in arresto
nel Dicembre del Duemilatre perché pericoloso socialmente sulla base di
fatti che la procura genovese già conosceva dal Febbraio Duemiladue, ma
l'Italia, come la storia mi ha insegnato, non è il paese della
responsabilità ma dei "misteri" e dell'opinione pubblica che si basa
sulle "verità" dei mezzi di "comunicazione" che ci sia Berlusconi o la
"sinistra" al potere, degli arresti in prima pagina e le scarcerazioni
che ridimensionano le accuse che molte volte non compaiono nemmeno sulla
carta stampata quando accadono. Per quel che mi riguarda mi faccio la
galera a testa alta, forte del fatto di essere nel giusto e aspettando
il giorno in cui uscirò e potrò rifarmi una vita. La mia solidarietà va
a chi sta pagando con la detenzione le proprie idee e la propria
coerenza, il mio saluto e il mio ringraziamento agli avvocati Laura
Tartarini, Alessandro Arrigo, Lamma e Gamberini che mi hanno assistito
per tutto questo tempo, alle persone che mi sono state e mi sono
tutt'ora vicine, alla Famiglia Giuliani, a mia madre e mio fratello,
posso dirvi solo di non preoccuparvi perché il mio corpo è dove la mia
testa non è mai entrata. Un abbraccio con stretta di mano e mezzo
sorriso incorporati.
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