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21
anni
studente e militante di Lotta Continua
Roma
2 settembre 1977
"Il
2 settembre 1977 si è ucciso il compagno Fabio Agostini di 21 anni. li
compagno Fabio era uno dei compagnì che rimase ferito in occasione
dell'assassinio dei compagno Piero Bruno. Ex studente dell'Armellini e uno
dei compagni più vicini a Piero. Stava facendo il servizio militare a
Roma nei pompieri.
Da quando Fabio si è ucciso non abbiamo mai
parlato di lui al di fuori della cerchia di chi lo conosceva meglio.
Ancora oggi è difficile dire di lui. del suo suicidio: ma non voglìamo
più rimuovere questo fatto dalle nostre coscienze, esorcizzarlo con
spiegazioni raziocinanti o col silenzio. La sua vita e la sua morte
coinvolgono tanta parte di ognuno di noi. in modi magari diversi ma tali
da non permetterei di continuare a tacere.
Mentre parliamo di lui, in realtà parliamo di noi, di come abbiamo
vissuto le stesse cose che viveva Fabio, per conto nostro o con lui. Le
stesse cose, le stesse difficoltà a volte così pesanti da sentirci
schiacciati. le stesse speranze. La stessa ricerca dì come spezzare il
senso di impotenza e di solitudine che a volte sembra prevalere anche
sulla voglia di ribellarsi e reagire.
Insieme a noi Fabio ha vissuto il periodo, pieno di contraddizioni
laceranti che tutti i compagni di Garbatella e S. Saba, dell'Armellini,
hanno vissuto dopo l'assassinio di Piero Bruno. Forse più di altri, ha
continuato ad avere presente la morte di Piero, e a sentire su di sé, fin
dentro il proprio essere, la frase di Piero che stava morendo: « Tanto ci
penseranno i compagni ».
Forse è per questo che spesso era insofferente; perché non si riusciva a
prendere iniziative. a « fare » le cose oltre che discuterle. Noti
mancava mai a nessuna scadenza di piazza, quasi per rispondere in questo
modo al bisogno di fare, e nello stesso tempo come per tanti di noi lo
sentiva insufficiente, inadeguato all' esigenza di vivere la vita
quotidiana in modo più aderente al suo e nostro bisogno di comunismo.
Dalla morte di Piero in poi molte contraddizioni sono esplose tra i
compagni; sulla violenza, sui rapporti tra di noi, sull'atteggiamento col
quale ci poniamo di fronte alle scelte che vogliamo praticare. A
Garbatella, in particolare, c'era una lacerazione profonda al nostro
interno, tra i cosiddetti « duri » e i « filofemministi ». brutte
etichette per semplificare contraddizioni che si intrecciano e passano
dentro ciascuno di noi. Dopo la morte di Piero c'è stata disgregazione,
il gruppo compatto di prima s'è sfaldato.
Fabio ha cercato di rimanere esterno ai modi sbagliati in cui queste
contraddizioni spesso si esprimevano; ma questo, in parte, ha avuto come
risultato per lui come per tanti altri un accentuarsi dell'isolamento...
Abbiamo parlato di tante cose ancora, della sua vita affettiva, con i suoi
problemi, di come soprattutto negli ultimi mesi avesse stabilito un
profondo rapporto con suo padre; di come a ferragosto stava organizzandosi
per una vacanza. Un insieme che ci porta a parlare del suicidio di Fabio
non come l'epilogo di una lunga china disperata alla fine della quale c'è
il precipizio. La sua è stata la scelta non vogliamo decidere qui se
giusta o sbagliata di chi sente programmata dal nemico, condizionata e
perciò inutile, la stessa ricerca di riscattare la propria vita e la
propria umanità con la ribellione e la lotta. Uno di noi diceva che Fabio
gli chiedeva spesso di suonare la chitarra e a volte lui non lo faceva. Un
altro parlava della sua reazione quando l'ha saputo, la reazione iniziale
(che voleva esorcizzare il dolore e l'angoscia) di chi si sente «tradito»,
lasciato più solo di fronte a tutte le cose che ci sono da affrontare e
da fare. Non abbiamo scritto queste cose per ricavarne conclusioni.
Rompere il muro di silenzio, soltanto parlarne, è un modo per portare
fuori di noi quella zona oscura dove il senso di colpa e la rabbia
stupefatta per non averlo più tra noi si mischiano in un nodo intricato e
gelido; forse perché speriamo che un'aria tiepida di sole cominci a
dipanare quel nodo. Forse... Eppure rimane dentro ognuno di noi la domanda
di sempre; che non possiamo eludere, al di là del fatto di,riflutare
giudizi sulla sua morte: cosa potevamo, cosa dovevamo fare e non abbiamo
fatto per Fabio, per noi stessi per tutti quelli che compiono la sua
scelta?"
[tratto
dal sito dell'associazione
piero bruno ]
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piero
bruno
l'associazione:
Piero
Crescevi insieme a noi
imparavamo tutti
volevamo vivere e provare
riunirci e parlare
amare e lottare
ed eravamo liberi
ci sentivamo bene
e volevamo crescere
ci sentivamo forti,
più forti del padrone.
Ma il buio s'avvicina.
il coro s'allontana
la scalinata in corsa
un braccio che si tende,
di fronte c'è la morte,
la mano preparata
la volontà omicida
la crudeltà inumana,
un foro che si espande,
un tuffo in mezzo al sangue
un grido disperato
il baratro e la fine:
è "morto partigiano".
Crescevi insieme a noi
e questo disturbava
il lurido padrone che guardava,
la sua mano potente
ti ha colpito a morte
colpendo tutto quanto il movimento.
Ma lui certo non sa
che vivi più che mai
e lotti più di prima
ancora insieme a noi
non sa che un giorno lui
un giorno creperà,
per mano dell'idea
che non si può ammazzare
per mano di chi ha pianto
e vuole vendicare,
per la liberazione
di tutti noi sfruttati,
in nome di qualcosa
per cui tu sei morto.
II nome è "comunismo "
la via " rivoluzione " |
Fabio
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