GLI OCCHI
DI PIERO
di Daniele
Biacchessi
Te
lo ricordi Piero?
Sì, dico
a te..
Ti
ricordi quel ragazzo con i capelli fino alle spalle, con gli occhi e lo
sguardo dolce?
Ecco, ti
voglio far vedere queste fotografie, un po’ a colori, alcune in bianco e
nero.
Sono
degli anni Settanta.
Qui
sorride di poco accanto ad uno che suona la chitarra.
In
trattoria brinda con un bicchiere di vino, felice, tra gli amici.
E ancora
in mezzo ad altri giovani, con le rocce rosa e il mare azzurro dietro.
Il numero
di uomini delle forze dell’ordine è consistente.
I
poliziotti inseguono i manifestanti.
Vengono
lanciate due bottiglie molotov.
Poi la
fuga,.
Veloci, di
corsa, a ripararsi dietro macchine in sosta, in pochi centimetri
lasciati liberi dagli angoli dei portoni, mentre le pallottole delle
pistole d’ordinanza schizzano sui muri delle case, dappertutto.
Tre ragazzi
vengono colpiti, uno dopo l’altro.
Uno
centrato alla schiena.
Altri
due
alla testa, continuano invece la loro fuga.
Urla forte
quel giovane riverso sull’asfalto.
Non sente
più le gambe.
Non sente
nemmeno il corpo.
Le mani, il
volto.
Più niente.
Qualcuno lo
aiuta, prova ad alzarlo, cerca di trascinarlo via.
E lui alza
gli occhi verso quel che resta del cielo.
E se ne
vanno nell’ombra anche i ricordi.
E’ l’ultimo
sguardo, l’ultimo di Piero Bruno, ragazzo.
Piero Bruno
morirà il 23 novembre 1975.
Piantonato
in ospedale.
Dopo un
fatto così, violento, repentino, fulmineo, scende un silenzio irreale.
E come
sempre nel buio gli assassini diventano ombre.
Ma di loro,
delle loro pistole, di ciò che racconteranno negli anni davanti a
giudici e magistrati, dei particolari inesatti, delle troppe
contraddizioni, restano tracce indelebili.
Ancora
oggi.
Lasciate
dentro le carte della nostra memoria.
Quelle che
solo a leggerle attentamente sarebbero la base accusatoria di un
processo mai svolto, di una giustizia mai ottenuta.
Carte che
portano un peso specifico.
Per questo
non si potranno mai archiviare.
E
allora…allora riannodiamo il filo della matassa.
E qui
seduto in terra, si stringe le gambe e osserva una ragazza con un
cappello in testa che parla con un altro…
Ti
ricordi di Piero Bruno?
Quel
ragazzo venne ucciso dalla polizia una sera di novembre.
Non fu
il primo.
Purtroppo nemmeno l’ultimo.
22
novembre 1975.
Che
freddo quella sera a Roma.
Giubbotti, guanti, sciarpe, zainetti, blue jeans scampanati, camice a
quadretti.
E’ in
corso una manifestazione a sostegno della
lotta del popolo angolano.
Il corteo
procede lento per Via Labicana.
Ecco.
Proprio
all'altezza dell'Ambasciata dello Zaire, una decina di persone si
staccano.
Il gruppo
raggiunge un punto preciso della città, tra Via Muratori e largo
Mecenate.
Poi
qualcuno di loro sente gridare ad alta voce: “Eccoli..eccoli”.
Si sentono
in trappola.
Sabato 22
novembre 1975
E’ sera.
Tre ragazzi vengono colpiti dai proiettili delle forze dell’ordine.
Stanno correndo e voltano le spalle a poliziotti e carabinieri.
Due di loro riescono a fuggire.
Piero Bruno crolla sull'asfalto.
Verso di lui, già a terra, e verso un suo compagno che prova a
soccorrerlo, un agente in borghese apre nuovamente il fuoco.
Entrambi vengono colpiti.
Le forze dell'ordine trascinano il ferito verso l'ambasciata, per poi
sostenere in sede giudiziaria che i dimostranti li avevano attaccati.
Quindi si sono difesi.
Sparando.
Prima
traccia.
La
testimonianza di una donna.
“La
mia attenzione è stata immediatamente attratta da un giovane disteso per
terra in Via Muratori, sul lato opposto alla mia abitazione a circa 5 o
6 metri dal piazzale antistante l'ambasciata; ho notato poliziotti o
carabinieri, anzi credo più poliziotti disporsi alla fine di Via
Muratori, evidentemente per isolare la zona. Ho quindi sentito che il
ragazzo disteso per terra si lamentava e contemporaneamente ho visto un
uomo in borghese sbucare attraverso i poliziotti che si è avvicinato di
corsa al ragazzo disteso per terra urlando, presso a poco “ Ti pare
questo il modo di ammazzare un collega” e quindi, “ Cane, bastardo,
carogna ”, ho quindi visto che l'uomo ha puntato la pistola verso il
ragazzo disteso per terra, urlando “Ti ammazzo” ed ho sentito il clic
del grilletto. Il ragazzo ha gridato “No ” ed ha fatto il gesto di
coprirsi il volto con le mani. Quindi l'uomo, chinandosi sul ragazzo gli
ha detto “ ma io ti ammazzerei veramente ” e lo ha scosso.”
Seconda
traccia.
La
testimonianza di un uomo.
“
Posso dire soltanto che a un certo punto si sono avvicinati due agenti
in divisa o forse tre, due dei quali lo hanno preso per le ascelle e lo
hanno trasportato verso il marciapiede per due o tre metri. Mentre i
poliziotti sostenevano per le ascelle questi urlava di dolore. Dal punto
dove è caduto, all'incrocio tra la piazza e Via Muratori, Piero è stato
trascinato per alcuni metri all'interno della piazza, per dimostrare che
era stato colpito mentre attaccava l'ambasciata. Sulla piazza Piero è
stato lasciato agonizzante per oltre un quarto d'ora prima di essere
trasportato all'ospedale dove viene subito piantonato. Arriva in
condizioni disperate, il proiettile mortale, sparato alla schiena, ha
provocato un'emorragia interna. Poi arriva la notizia che Piero è
morto.”
Terza
traccia.
Le
testimonianze degli uomini delle forze dell’ordine.
Sottotenente dei Carabinieri Saverio Bossio
<<Ho
esploso due colpi di pistola in direzione di un gruppo di persone col
volto coperto che si trovava alla fine di Via Muratori dalla parte del
quadrivio.>>
Guardia di
P.S. Romano Tammaro
<<Mi sono
avvicinato a 1oro sul1a destra, ed ho visto un ragazzo a terra e due che
lo trascinavano. Ho preso la pistola ed ho esploso dei colpi a scopo
intimidatorio. I colpi erano diretti a terra.>>
Carabiniere
Pietro Colantuono
<<I colpi
che ho sparato, stando in piedi, li ho esplosi con l'avambraccio ad
angolo retto rispetto al braccio, e quelli che ho esploso da terra, con
l'avambraccio verso l'alto sempre in direzione del gruppo di giovani.>>
L'inchiesta della Magistratura arriverà ad individuare alcuni degli
agenti che quel giorno aprirono il fuoco, fra cui i due che colpirono
Piero. Ma nel 1976 il giudice istruttore archiviò il caso, ritenendo in
sostanza che gli agenti avessero avuto una reazione "commisurata
all'offesa", e quindi non giudicandoli perseguibili.
Proprio come è scritto nella legge Reale.
Tutto seguendo un copione già visto nel passato.
Saverio Saltarelli, Franco Serrantini, Roberto Franceschi, Giannino
Zibecchi.
Solo per essere precisi.
Tutti colpevoli, nessun colpevole.
Dunque nessuna giustizia.
Te lo
ricordi Piero?
Sì, dico
a te..
Ti
ricordi quel ragazzo con i capelli fino alle spalle, con gli occhi e lo
sguardo dolce?
Ti
ricordi di Piero Bruno?
Venne
ucciso dalla polizia una sera di novembre.
Non fu
il primo.
Purtroppo nemmeno l’ultimo.
Dimenticare la sua rabbia, le speranze, le utopie, sarebbe come
ucciderlo una seconda volta ancora.
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