...quando Iason vider fatto bifolco.

di Francesco Sforza

Questo testo costituisce l catalogo della mostra "Per l'alto sale" inaugurata il 31 gennaio 1995 al Teatro Delle Arti; è quindi destinato alla pubblicazione cartacea e presuppone un pubblico non informato.

 

Ricordatevi, Signora, di quel che credo non bisogna insegnarvi: -Il tempo tutto toglie e tutto da; ogni cosa si muta, nulla s'annichila; è un solo che non può mutarsi, un solo è eterno, e può perseverare eternamente uno, simile e medesmo. Con questa filosofia l'animo me s'aggrandisse, e me si magnifica l'intelletto. Però, qualunque sii il punto di questa sera ch'aspetto, si la mutazione è vera, io che sono ne la notte, aspetto il giorno, e quei che sono nel giorno, aspettano la notte: tutto quel ch'è, o è cqua, o llà, o vicino o lungi, o adesso o poi, o presto o tardi. Godete, dunque, e si possete, state sana, ed amate chi v'ama.
Giordano Bruno, Candelaio

Musulmani, cristiani ed ebrei non si sono sempre fatti la guerra. Essi si sono amati, tanto da sentirsi sul punto di generare un quarto credo, intreccio superiore delle loro tre religioni. I saggi andalusi del medioevo, le menti più vive del Rinascimento proclamarono con fierezza ed entusiasmo questo superamento meta ultima dei loro sforzi, ciascuno cercando gli altri nel proprio testo sacro. In esso, si presenti come Bibbia o Corano l'uomo europeo ha cercato risposte alle sue domande, trovandone alcune di folgorante chiarezza, altre ricche di enigmi.

O, bisogna anche dire, non trovandone affatto. Di fronte ad invenzioni d'efferatezza tutta novecentesca, come le bombe atomiche, pareva che gli antichi libri fossero rimasti silenti e inerti, lasciando l'uomo preda, nel silenzio del Verbo, del terrore che lui stesso si era imposto. Alle parole, stampate su carte sbriciolate dagli anni, non era rimasto altro orizzonte che una effimera piazza editoriale. Qui colui che le vagheggia, l'autore, espressione dell' aspirazione prometeica dell'uomo di farsi simile a Dio, era a sua volta ridotto a soggetto portatore di un diritto a riscuotere royalties. Così umiliati l'autore da un lato e le parole dall'altro, con essi tutto pareva condannato ad una troppo rapida obsolescenza. Pareva agli apocalittici che ogni possibile centralità del discorso si fosse persa. Mentre le ombre barocche presentavano il loro aspetto più oscuro, altrove si preparava la loro definitiva dissoluzione.

Non c'era effettivamente alcun bisogno che i militari che negli anni '60 si lambiccavano il cervello nello studio delle impossibili contromisure ad un attacco nucleare russo fossero coscienti che il loro lavoro rientrava in un complesso disegno intellettuale del tutto indifferente alla dimensione soggettiva, che solo a distanza di una trentina d'anni sarebbe risultato chiaro. I bendisposti verso una umanità per tre quarti in miseria ma capace di destinare risorse ingenti alla propria distruzione, potevano ancora attribuire al compimento assoluto della brutalità, l'arma della distruzione totale, un valore positivo, magari di deterrente di sé stessa.

In tempi lunghi se paragonati alla fuga apparente della contemporaneità -alcune decine d'anni- ma fulminei dal punto di vista delle sue trasformazioni epocali, lo spirito dello scritto andava dispiegando nel nuovo scenario la sua potenza. Per farla breve: quegli uomini in uniforme convennero un protocollo di collegamento fra le memorie elettromagnetiche dei loro calcolatori. Militarescamente puntarono alla semplicità e all'efficacia, e ne venne fuori un sistema di comunicazione capace di sfruttare qualsiasi possibilità di passaggio fra i vari nodi senza riconoscere ad alcuno autorità sugli altri. Ma l'ipotesi, quella della sopravvivenza della rete quando uno o più dei suoi nodi fossero annientati, era solo in apparenza guerresca. In quelle menti pragmatiche si era fatta strada e radicata l'idea più coerentemente pacifica che sia dato pensare: quella della comunicazione. Di fronte ad armi così straordinariamente potenti da distruggere più volte l'intero globo e delle quali essi stessi disponevano in quantità, opponevano non altre armi di potenza maggiore, ma la parola.

E' probabile che non potessero fare molto di diverso -in parole "povere"- che "raccomandarsi a Dio", e cioè tenersi per mano, comunicare. La comunicazione infatti non può prescindere da una idea di unità, senza la quale non avrebbero senso le parole, che in definitiva sono unificazioni falsificanti (nessuna capra è "veramente" uguale ad un'altra capra ancorché la parola per individuare l'una e l'altra sia, quella sì, assolutamente identica). A questo punto, se il lettore si è già innervosito trovandoci inclini ad avvoltolarci in questioni di lana caprina, o da quel teologo esperto che è ha già considerato più volte che il nostro ragionamento è da somari, è molto probabile che egli abbia ragione e rispondiamo volentieri al suo immaginato richiamo ritornando alla descrizione dei fatti.

Il protocollo (tecnicamente definito TCP/IP, in fondo una sofisticata versione del telegrafo) si rivelo' dunque efficace e sfuggì, come il golem del mito praghese, al controllo del suo creatore. A partire dagli anni '60 l'uso si è diffuso in tutto il mondo, e si è andata stabilendo così una comunità metalinguistica del tutto indifferente ai confini nazionali. Esso venne infatti adottato negli anni '70 e '80 da istituzioni scientifico/educative e prese vita, in modo del tutto anarchico ed irreversibile, un "sistema nervoso" sempre più complesso, basato sulle normali linee telefoniche. Il lettore avrà già incontrato qualche descrizione di Internet e della sua genesi, singolarmente simile alla spiegazione che darebbe un darwiniano dell'evoluzione del cervello negli organismi complessi, una sorta di gigantesca mente dell'umanità che di per sé sarebbe già sufficiente, come metafora ed argomento, a riempire uno scritto di dimensioni e pretese ben maggiori di questo. Ma la materia ci spinge ora verso una metafora ben più ardita, che abbiamo spesso incontrato altrove, a sottolineare le somiglianze che l'Impero Romano così come la storia ce lo racconta presenta con l'altro impero che ha recentemente vinto la lotta per la supremazia mondiale: gli Stati Uniti. Sono state individuate somiglianze nel pragmatismo nell'organizzazione militare, come in alcuni principi morali semplici. Internet è evidentemente espressione, fra l'altro, della mentalità pragmatica e della dedizione al fare che rappresentano la grande "parola positiva" detta da quel popolo ai contemporanei, forse troppo dimentichi della relazione stretta che nelle stesse scritture, e nei loro più attenti esegeti, si rintraccia fra il bene e il fare. Negli anni '90 l'uso di questo strumento direttamente connesso al "fare" è cresciuto del 20% al mese. Oggi esso collega fra loro circa 30 milioni di persone. Rimanevano difficoltà che derivano dalle regole d'uso del protocollo, abbastanza complesse. Nel vasto impero linguistico che ha nome Internet lo scoccare, nel '91, della scintilla della semplicità è un evento che sembra per alcuni versi simile alla nascita di Cristo.

World-Wide Web

Il fatto nuovo avviene al CERN di Ginevra, una istituzione che si occupa di fisica nucleare e dove c'erano scienziati poco disposti, esattamente come l'uomo comune, ad imparare esoterici manuali di informatica. A Ginevra un ingegnere informatico, Tim Berners-Lee mette a punto un nuovo protocollo di collegamento, denominato HTML (HyperTex Markup Language), che aggiunge a quello precedente due caratteristiche decisive: l'ipertestualità e la pagina (si tratta in realtà della stessa cosa, perché l'una non si da senza l'altra, ma presupponiamo un lettore nuovo a questi argomenti, che risulterebbero un po' astrusi, se presentati allo stato puro). La monodimensionalità che contraddistingueva l'interfaccia di internet -lunghe file di caratteri dello stesso tipo- cede, nel nuovo protocollo, alla bidimensionalità di una scrittura che anche per composizione grafica e varietà di caratteri usati ricorda la pagina di un libro.

Appare così Word-Wide Web (una ragnatela grande come il mondo), un "libro" del tutto particolare: capace di soddisfare attivamente l'eventuale curiosità che ogni parola può suscitare toccandola, come bussando ad una porta, e ottenendo ipso facto altri materiali (senza limiti teorici di dimensioni): testi, iconografie, filmati o documenti sonori, indirizzi delle persone e degli enti citati. E' questo che viene chiamato ipertesto, molto più simile al pensiero stesso, che ai gesti ripetitivi connessi al suo prodotto su carta, i libri: la telefonata per informarsi degli orari della biblioteca, la consultazione dello schedario, gli spostamenti fra gli scaffali, le attese del libro richiesto, viaggi scale appunti errori eccetera. In definitiva non si tratta d'altro che della presentazione in un contesto di agilità elettromagnetica dei classici strumenti relazionali dei quali i libri fanno uso da sempre: indici e note. Salvo che nei libri di carta, di solito, fra le pagine di indice e quelle di testo c' è' un rapporto funzionale: le une servono le altre. La struttura ipertestuale si presenta come una semplificazione, liberando le pagine dalle esigenze di puro riferimento e esaltando per converso il loro contenuto intellettuale. Dato che gli oggetti-libri e le biblioteche rimangono per la maggior parte ovviamente non disponibili, almeno per ora, su supporti magnetici, gli ipertesti vanno assumendo nei loro confronti funzioni di indice e di reperimento di informazioni generali di inquadramento. L'ipertesto appare così il compimento poetico della rete, nel senso che in esso ogni segno può rimandare ad un altro. Senza limiti di spazio: dato che esso è fisicamente costituito dalla rete, che coincide grossomodo con la rete telefonica. Senza limiti di contenuti, in seguito alla configurazione di eventi che presiede alla sua nascita: esso è strutturalmente antiautoritario. Chiunque vi può inserire i propri scritti.

E' del tutto legittimo il dubbio che, in caso di guerra atomica, nemmeno questi raffinati sistemi di comunicazione avrebbero davvero potuto portare aiuto. Ma prende forma in questa occasione un dispositivo utilizzabile in questioni meno apocalittiche ma certo civilmente più importanti, dotato di una straordinaria efficacia che i veterani del "movimento" del '68 americano subito riconobbero: il potere politico si fonda da sempre su scritti e il controllo dell'accessibilità di questi ultimi costituisce una delle sue più diffuse ed efficaci forme di perversione. Dagli usi non militari della telematica si sprigiona fin dall'inizio un vento inusitato di libertà.

In Italia la tradizione del controllo sulla mediazione intellettuale conosce forme molto più antiche ed articolate. Nelle consuetudini legate alla carta, considerate imprescindibili, la reazione dell'arbitrio particulare al funzionamento -sempre problematico- delle istituzioni democratiche ha fondato pratiche efficaci e ben nascoste dietro le qualità più nobili dello scritto: falsificazioni distruzioni occultamenti di teorie politiche, dichiarazioni dei diritti, costituzioni, leggi, programmi, sentenze di tribunali, informazioni o denunce, bandi di concorso, conti correnti bancari, eccetera. Un tipico esempio, tratto dai bassi fondali del quotidiano, di resistenza ancien régime ad una istituzione, quella del concorso, per sua intima natura democratica, dunque fastidiosa e scottante per i portatori di privilegi acquisiti, è l'affissione del bando in luoghi o tempi che lo rendono in pratica inaccessibile. Fra la funzione di "umile supporto" della carta che il custode maneggia per cavare le castagne dal fuoco al funzionario che vuole favorire i propri "familiares", e la sua ignoranza tutt'altro che santa del valore civile dello scritto, si trova non per caso un motivo banalmente riconosciuto di assoluzione. Una simile relazione funzionale, fra teoria "assolutoria" e prassi fatalmente arenata sulle secche del "tengo famiglia" e su ragioni dal profilo morale incerto, o quasi osceno, è quella cavalcata da certi alfieri "nuovo" che avanzano ribattendo, a colpi di maglio televisivo/spettacolare, roboanti dichiarazioni d' intenti tutte da disattendere, e nascondendo (poco) i loro "veri motivi", sempre particolari. I supporti magnetici permettono invece di effettuare il trasferimento su carta solo quando esso è funzionalmente necessario, rendendo contemporaneamente il lavoro sulla scrittura "pura", non stampata, la parte "alta" del vecchio modo di scrivere, incomparabilmente più veloce, agile e, capace di assumere nuovi e inaspettati punti di vista senza abbandonare il panorama complessivo: come ben sanno quelli che hanno avuto a che fare con Antonio Di Pietro. L'efficacia di quei magistrati è espressione di una radicale ed irreversibile riformulazione elettrica dello scritto. E in generale sul successo delle nuove tecnologie devono fondarsi molte delle speranze concrete di ripresa in un contesto civile mutato radicalmente.

"Diligite iustitiam" sta, infatti, scritto. Nemmeno i più efferati agenti della mediazione politica hanno mai potuto controvertere il primato della lingua scritta, ma soltanto rinchiuderlo in prigioni di carta e di sterile erudizione.

Anche in seguito alle recenti campagne della presidenza americana delle "information highways", la comparsa della telematica sui mezzi d'informazione italiani si è fatta sempre più frequente. Ma essa rimane disseminata di falsificazioni estetizzanti, funamboliche notizie di scorribande piratesche nei più riposti e segreti archivi, agghiaccianti contagi di feroci virus, meraviglie e orrori virtuali dietro la porta che ricorrono con immutata frequenza nel gran bazar di tutte le rivoluzioni possibili. Basta una leggera infarinatura tecnica e culturale per avvertire nel frasario abituale un fastidioso sapore di scherno: più che far passi avanti verso una migliore conoscenza, sembra di trovarsi di un bivacco a base di rifritture insipide, fatte di prefissi come cyber- e hyper-, composti con nomi comuni come testo, sesso, arte, o meno comuni come hacker, o parole come infobahn (esotizzazione americana di sapore tedesco per information highways), oltre agli inflazionati virtuale, interattivo, multimediale, cucinati in innumerevoli combinazioni. Le stesse agenzie d'informazione, quando si occupano di telematica, trasmettono facilmente notizie vecchie e di terza mano che finiscono in mano a redattori all'oscuro della materia e tutt'altro che motivati a verificarla.

La specializzazione soffre d'altra parte di un carente agguerrimento dialettico, in seguito al quale alla pubblicistica specializzata sfuggono i temi generali e alla riflessione erudita rimangono estranee le possibilità aperte dall'evoluzione delle tecniche. Ad articoli patinati scritti talvolta nell'ignoranza addirittura della grammatica si contrappongono saggi eruditi in cui si trovano, in bella lingua e con succulento condimento di citazioni, affermazioni che inducono nei tecnici vasti sorrisi di sufficienza. Magre consolazioni, in ogni caso. Nella pragmatica America il modem è diventato uno strumento della vita quotidiana, assolvendo alle più diverse bisogne, e l'ignoranza in materia è motivo di imbarazzo per una persona che voglia presentarsi come intellettualmente qualificata. Da qualche tempo gli indirizzi elettronici, sigle inframezzate da punti e da speciali segni grafici (@, %, !) vanno di moda sui biglietti da visita. A titolo di esempio presentiamo quello del presidente Clinton

PRESIDENT@WHITEHOUSE.GOV

al quale chiunque, da quasi ogni parte del mondo dotata di una linea telefonica, un computer qualsiasi, un modem e un programma da poche lire, può inviare messaggi al costo di una telefonata urbana. In realtà si riceve solo una cortese risposta, generata automaticamente, che ammette qualche difficoltà derivante dalla quantità di messaggi ricevuti e che suona per il resto come un oracolare "gnoti tauton", offrendo indicazioni utili a ulteriori richieste di informazioni. Il messaggio si chiude con l'assicurazione che lo staff sta lavorando per mettere a punto un sistema efficace di risposta e un ringraziamento un po' smart per "your participation in our democratic system of government". Non è molto, ma è già qualcosa.

A spiegare le difficoltà dello sviluppo dei nuovi media da noi non bastano le difficoltà tecnico-tariffarie o d'uso, più presunte che reali, ancorché esistenti. Si tratta di effetti più che di cause. Al di là delle coloriture e delle falsificazioni che i cronisti mediocri credono necessarie per farsi leggere, nelle trasfigurazioni estetizzanti, televisive o cinematografiche, nel' essoterismo specialistico, nella pedanteria e nell'apparenza esotica che la telematica è spesso costretta ad assumere si esprime un imbarazzo, una vertigine inevitabile in culture fondate sulla scrittura, nel momento quest'ultima si accinge a separarsi dai suoi supporti consueti. Come già aveva visto Marshall McLuhan, l'uso della carta comporta pratiche che l'avvento dei supporti magnetici rende obsolete. L'assioma famosissimo e fondamentalmente ottimistico -il medium è il messaggio- sul quale sono costruite in definitiva tutte le sue affascinanti ipotesi illumina una vasta gamma di pratiche di controllo dei mezzi di diffusione del sapere. Se le trasformazioni tecnologiche, come ad esempio l'invenzione della stampa a caratteri mobili, possono fornire convincenti interpretazioni di trasformazioni culturali di vasto respiro, esse sembrano meno capaci ipso facto di indurle, specie in Italia, che dalla vecchiaia del vecchio continente sembra l'organo più colpito. L'onda telematica continua ad urtare contro consuetudini culturali secolari e caparbie, frantumandosi in mille ambiti separati e perdendo così la sua carica più fortemente innovativa, la capacità di riunificazione. Pure disponibile a costi ridottissimi e in certi casi addirittura gratuita, il suo uso è rimasto limitato ad una élite di entusiasti o a sistemi chiusi come quello bancario.

La rapidità del fenomeno ha messo off limits l' editoria tradizionale. Il contenuto informativo dei periodici si troverebbe superato prima ancora di uscire dalla tipografia. Le vecchie consuetudini dei giornali, mosaici di notizie arrivate attraverso le telescriventi (i primitivi terminali di rete) si rivelano inadeguate. L'utente telematico si trova effettivamente in una posizione inusitata, dove può accedere, oltre che spesso alle agenzie d'informazione, ad una vasta quantità di fonti di più "vicine ai fatti" che lo riguardano di quelle che i mass-media sono abituati a fornire. Se non si assume il punto di vista dell'utente attivo, le "notizie" provenienti dal mondo elettronico hanno del resto scarso interesse, anche perché spesso si riferiscono al mezzo e non al messaggio. Notizie sono l'apertura di un nuovo collegamento, con persone o enti, la pubblicazione di prodotti hardware e software che facilitano l'uso e introducono nuove potenzialità, i tentativi finora abortiti di disciplinare l'anarchia strutturale del Net. In genere, è il Net stesso a fornire le risposte alle domande sul Net. La Electronic Frontier Foundation -nata al fine di assicurare a chiunque la "partecipazione attiva agli eventi del nostro mondo" e la libertà di parola (ai cui principi si ispira l' associazione italiana ALCEI, formatasi recentemente)- cura la redazione e la diffusione in rete, in termini comprensibili anche con scarsa o nessuna esperienza di telecomunicazioni di uno dei manuali più noti, allegramente intitolato The Big Dummy's Guide, della quale un piccolo gruppo di volonterosi, Liber Liber, sta curando la traduzione italiana e la diffusione gratuita per via telematica. In italiano, il "Manuale Modem" di Frank Stajano, e la "Miniguida Internet" di Francesco Bloisi sono disponibili gratuitamente sul Net.

Una prospettiva materialistica, che lascia al margine ciò che appare decisivo ad un approccio specializzato, può influenzare in modo decisivo il panorama generale. Fu la "diabolica" invenzione della prima forma di riproducibilità tecnica, la stampa, almeno quanto l'eresia luterana, a motivare la reazione tridentina, efficace perché appoggiata su fondamenta teologiche particolarmente ben costruite, l' "Index Librorum Prohibitorum" e l'applicazione ai libri proibiti della vecchia pratica del rogo, dove è appunto la carta, il medium che brucia, e non il senso dello scritto.

Fuoco nero su fuoco bianco

Nella somiglianza fra un computer e un televisore si avverte una forza di gravitazione. Essa si esercita su elementi che è dato reperire frantumati, disorganizzati e separati gli uni dagli altri in seguito a trasformazioni tecniche, politiche e culturali determinate da poteri e saperi che, per questo, si chiamano "moderni". La bruttezza innegabile della parola "multimediale" è data dal fatto che essa evidenzia le differenze fra i mezzi espressivi (musica, testo, immagine, suono, ecc.) piuttosto che l'unificazione di queste eterogenità nel segno dello scritto, che è la novità effettiva che essa indica. La corrente elettrica, applicata in vario modo alla produzione e alla fruizione di oggetti/merce come libri stampati, giornali, fotografia, strumenti di riproduzione della musica, cinema, radio, ecc. fu un primo denominatore comune. Essa offrì ai cittadini singoli alcune primitive possibilità di riunirsi liberamente a due a due, con il telefono e con il telegrafo, prodromi di un vasto processo di riunificazione, nel quale la lingua scritta va assumendo un ruolo sempre più rilevante.

Il Net si presenta come un mondo gigantesco ma ordinato, nel quale regna una lingua che va lentamente affrancandosi alle molteplici schiavitù del coacervo di spreco e spesso di sopraffazione nel quale la costringe la carta, quali che siano i significati veicolati. I testi "conformi" ai nuovi mezzi hanno natura strumentale e requisiti di sinteticità e chiarezza (eliminazione dei pleonasmi, gerarchizzazione degli argomenti, relazione fra titoli e contenuti) qualificanti del resto anche per le altre forme della scrittura. L'importanza di stabilire tassonomie efficaci fra le informazioni è paragonabile a quella che può avere per un navigante la conoscenza delle costellazioni. "Navigare" è il verbo adottato per descrivere l'uso del Net, che in fondo tende a presentarsi ultimamente un gigantesco ipertesto.

L'uomo ha pensato il proprio pensiero nelle forme e nei modi che la materialità della sua evoluzione gli metteva concretamente a disposizione, immaginandolo di volta in volta simile ad una tavoletta di cera o ad una biblioteca. Da tempo si studiano "reti neurali" come modelli del sistema nervoso. In questo senso, la scrittura di ipertesti su supporti rigidi, come i dischetti ottici (seppure molto più veloci ed economici della rete) appare limitata dalla loro stessa oggettualità, mentre il Net permette una continua crescita e modificazione della memoria formalizzata di un qualsivolgia ordine associativo, che tenga conto dei risultati raggiunti e dei nessi già stabiliti.

La programmazione tende all'unita', alla semplicità, avvicinandosi sempre più all'uomo comune, al suo modo di porre domande. Chiunque -è il caso di ripeterlo per i lettori frastornati dalla cattiva stampa- disponga di un computer e di un telefono può accedere al mondo intercollegato con un investimento di poche centinaia di migliaia di lire e una dose non eccessiva, ma necessaria d'impegno intellettuale. Il profano ha l'impressione di ritrovarsi un ambiente auto-referenziale, saturo di parole per addetti ai lavori. Le difficoltà diminuiscono quanto più la mentalità riesce a farsi pragmatica, perché tali parole indicano procedure e non oggetti: "internet", per l'esattezza, indica un protocollo (uno scritto) che permette a due computer di comunicare fra loro; solo mediatamente l'insieme delle informazioni scambiate attraverso tale protocollo (allora si scrive "Internet", con la I maiuscola. O più familiarmente "the Net").

L'atteggiamento giusto non sta nel domandare che cosa o dove "è", anche se molti usi linguistici invitano a farlo (si parla spesso di Internet come di un oggetto o di un luogo) bensì "a cosa serve". Perciò la prima regola è leggere sempre con attenzione i readme (istruzioni per l'uso) e le FAQ (Frequently Asked Questions, files in cui vengono raccolte le risposte alle più ripetute domande dei neofiti sui più diversi argomenti). Telnet è la connessione diretta con un database remoto. FTP è il protocollo di trasferimento di file. Archie uno strumento simile ad una mappa, che indica le vie più brevi per ottenere dati presenti su memorie diverse. Il lettore motivato potrà imparare in pratica il significato di questi e di altri termini (si veda il manuale , distribuito presso l'installazione). E' piuttosto logico che una trasformazione di inusitata profondità come quella in corso richieda un gergo proprio (lingo) di fronte al quale non c'è altro da fare che impararlo e, per gli artigiani della lingua scritta, migliorarlo. La lingua comunemente usata è l'inglese, per ovvie ragioni storiche, analoghe a quelle dell'adozione dell'italiano per le notazioni musicali, ormai abbastanza lontana nel tempo perché su di essa si possano imbastire questioni di lana caprina. L'uso di corrispondenti italiani per termini di origine americana -si è ipotizzato per esempio un goffo "bacheca elettronica" per "BBS" (Bulletin Board System, vedi sotto)- risulta ridicolo e fuorviante, almeno quanto lo sarebbe per un violinista classico di Seattle trovare scritto "going with motion" sullo spartito in luogo di "andante con moto". Sarà quindi ragionevole fornirsi fin dall'inizio di un buon glossario e usare direttamente termini inglesi (richiesti peraltro dai protocolli di collegamento) evitando per quanto possibile le traduzioni. L' attività di imporre nomi ha il suo patrimonio più ricco proprio in quella misura di caotico che certuni cercano ad ogni costo di evitare, finendo fatalmente sulle metafore meno espressive delle inusitate possibilità dei nuovi media. Le parole usate per definire procedure -gopher (piccoli roditori del Minnesota) programmi- guida dei fornitori d'informazioni, Veronica, robot, worms, programmi che effettuano ricerche mirate; mirrors, che rispecchiano i contenuti di memorie lontane, facilitandone la consultazione, eccetera, indicano uno spazio aperto alla creazione linguistica.

La posta elettronica veicolata da internet permette di corrispondere in poche ore da qualsiasi parte del mondo con altri utenti della rete. La telematica ha indotto inoltre l'evoluzione della comunicazione a due tipica del telefono e del telegrafo verso un numero indefinito di interlocutori, in varie forme e soprattutto attraverso un protocollo denominato usenet, sul quale si fondano newsgroups che offrono a gruppi di persone interessate ad un particolare tema la possibilità di trasmettersi informazioni che prima potevano essere trasportate solo dalle lente carovane dei supporti cartacei. Allo stesso fine sono disponibili, dietro iscrizione, mailing list su di una quantità innumerevole di soggetti. Attraverso il Net è possibile ottenere informazioni praticamente su qualsiasi argomento.

S'incontrano singolari comportamenti e caratteri, alcuni fissi, altri legati alle mode. La Big Dummy's classifica flamers (iracondi) spewers (gente che "vomita" scritti innumerevoli su un argomento fisso) Holocaust revisionist, blatherers, weenies, geeks, gods, lurkers, wizards, saints. Fenomeno ricorrente è quello del flaming, iracondia telematica che si scatena con scambi di messaggi miranti alla reciproca distruzione dialettica, su temi occasionali o ricorrenti, come la storica diatriba sulla superiorità fra IBM e Macintosh. Si parla allora di holy wars, guerre sante. L'espressione scritta di queste insane passioni non manca di infastidire gli altri lettori. In assenza di regole diventa decisivo e civilmente qualificante il controllo spontaneo del proprio comportamento sulla base di un insieme di criteri semplici che ha preso il nome di netiquette (piccola etica del Net). I problemi di etica e di autoregolamentazione connessi con l'uso dei supporti elettromagnetici sono sentiti e trattati in vari luoghi e a vari livelli, dagli enunciati teorici della EFF, all'insieme di norme che viene presentato e sottoscritto all'atto dell'abbonamento ad un BBS, alle discussioni che essi suscitano fino alle reazioni spontanee del Net alle mancanze più macroscopiche. Uno studio legale americano, reo di aver tentato un'operazione commerciale su larga scala servendosi della rete, si è ritrovato le proprie memorie intasate da una valanga di scritti di protesta di utenti che non avevano gradito questo abuso delle loro.

I tentativi più o meno eleganti di esercitare un controllo sul Net si frangono contro molteplici fattori. Negli USA la sofisticata ipotesi del "clipper chip", un sistema che permetterebbe all'amministrazione di esercitare un controllo praticamente assoluto sui dati trasmessi dai computer sta incontrando opposizioni insormontabili nelle organizzazioni di difesa della libertà della rete, come la EFF (della quale esiste da qualche tempo un emulazione italiana, ALCEI). Queste tecniche, nate per la trasmissione di testi scritti in ambiti separati, applicate a sistemi aperti al pubblico sembrano rendere realizzabile un modello teorico di democrazia. Ai BBS amatoriali e commerciali italiani si aggiunge una terza categoria piuttosto singolare, quella dei BBS "politici". Tali esperienze sembrano limitate ad una estetizzazione modernistica di intenzionalità politiche attraverso l'uso di un medium nuovo, riducendosi nei fatti a tentativi poco efficaci di cavalcarne l' attrattiva, nella convinzione, questa sì del tutto illusoria, che si tratti di un "nuovo" appunto cavalcabile, sterilizzabile, trasformabile con le vecchie trovate in qualcosa di inefficace. La caduta dei vincoli concreti permette alle valenze immaginarie di manifestarsi in maniera più vigorosa. Nella denominazione e nelle motivazioni della EFF si trova invece riattualizzato il mito americano della frontiera (e forse anche quello del telegrafo). Accade ad esempio che all'opera di trasferimento dei più importanti testi sui supporti elettromagnetici si trovino associati, nel "Gutemberg Project" i medesimi che della scrittura avevano fatto, in anni lontani, un ordine e una regola di vita: i benedettini, apparentemente seppelliti dalla storia narrata nei libri, sembrano aver riacquistato in quest'opera il pieno diritto alla contemporaneità.

"Que farai, Fra Jacopone?"

Nil admirari. Per quanto il "nuovo mondo" possa presentarsi a prima vista affascinante, in definitiva si tratta solo di una riformulazione i cui materiali, scientifici ed umani, sono forniti dal vecchio. La sorpresa per i nuovi vasti orizzonti è seguita dalla constatazione di quanto profondamente le consuetudini del vecchio siano radicate. La "convalescenza", il corso di giudizio, si annunciano medievalmente lunghi e operosi.

Si presenta qui la questione, non certo facile, di una teoria capace di proporre all'azione, pubblicamente e con prontezza, le sue ragioni fondamentali e di sostenerle efficacemente. Regole rigide stabilite una volta per tutte, già problematiche per le pubblicazioni cartacee, sono difficilmente applicabili ai testi elettronici, in un ambito nazionale e internazionale eterogeneo e svincolato dai contesti legislativi nazionali, dove si pongono problemi normativi che costituiscono anch'essi l'occasione di precisare e ripetere princìpi teorici di larga massima.

L'operare civile è fatto di lingua scritta, e l'uso dei nuovi mezzi mette in grado di saltare vecchi e costosi preliminari e passare direttamente all'opera efficace. Il Net salta a piè pari lo stadio estetico, per situarsi senza esitazioni in quello etico. La migliore sintesi del metodo che gli è proprio è forse il motto pragmatico col quale si dice che Francesco d' Assisi tagliasse corto alle discussioni: "Tantum quisque intelligit quantum operatur".

© Francesco Sforza