Mare senza fineVerso l'una di una giornata assolata di giugno entrò nel ristorante "I do rusteghi" di Murano un signore distinto, vestito alla perfezione, evidentemente ricco. Nella sala rumorosa scelse un piccolo tavolino e aspettò dietro la tovaglia bianca l'arrivo del cameriere. "Vorrei gli spaghetti con le varesie -disse senza aspettare il consueto
racconto. Il cameriere lo guardò. -Varesie? -Palombi, polpi, code di rospo, rombi, varesie! frecciò un grosso pescivendolo smuovendo con gli avambracci l'argento non più vivo di un barile di acciughe. La signora era arrivata a tiro di voce del furbo. -Feme vedar 'ste varesie, Gigio, disse con l'aria di chi di varesie ne aveva viste da quando era nata. Gigio era un omone che riusciva a dire il peso di un pescespada tenendolo sugli avambracci. Poi le bilancie non segnavano -come se avessero paura di lui (era veramente enorme)- mai più di qualche etto di differenza dal peso annunciato. Gigio riscuoteva così un tributo generale d'ammirazione al quale teneva molto e che ricercava ogni volta che arrivava qualche pescespada su uno dei banchi. Nessuno poi voleva rinunciare alla scena e ogni tanto si facevano delle scommesse. Gigio squadrò la donna con l'aria di chi sta pensando "Ora ti aggiusto io" ed è capace di non far capire nulla a chi lo guarda. La sera prima aveva fatto un giro di ombre con Ciano, che gli aveva raccontato il fatto del signore "pien de sghei". "'Speta che te le togo". Ed entrò nei gelidi recessi del negozio, almanaccando su quale bestia avrebbe potuto rifilare alla Ballarin, che notoriamente non capiva nulla di pesci. Trovò dei granchiolini verdi che erano destinati a un ristorante raffinato andato fallito il giorno innanzi. Prima di quell'ordine lui non aveva mai visto bestie simili. -Eco. Freschisime. Se move ancora. Il giorno dopo campeggiava nel menù dei "Do rusteghi" uno "spaghetti con le varesie 9.000". Buonissimi. |