Dal Notiziario della Marina
Nella mattinata del 29 marzo ha fatto rientro in Patria la salma del Capitano di Fregata Bruno Vianini, deceduto nell'incidente che ha coinvolto l'aereo di linea della compagnia Kam Air, sulle montagne ad est di Kabul, lo scorso 3 febbraio.
L'ufficiale si trovava in Afghanistan con il compito di effettuare la ricognizione preventiva a premessa dell'assunzione, da parte dell'Italia, della responsabilità del Provincial Reconstruction Team di Herat.
Il Comandante Vianini ha frequentato l'Accademia Navale di Livorno dal 1983 al 1987, conseguendo nel 1989 il brevetto di incursore.
Dal novembre 2004 era destinato presso il Comando Interforze per le Operazioni delle Forze Speciali (COFS) dello Stato Maggiore della Difesa, in qualità di responsabile per la pianificazione delle operazioni.
Il funerale è stato officiato nella Chiesa di Nostra Salute a La Spezia, alla presenza del Ministro della Difesa On. Prof. Martino, il Capo di Stato Maggiore della Difesa Ammiraglio Di Paola, del Capo di Stato Maggiore della Marina Ammiraglio di Squadra Biraghi, del Presidente della Regione Liguria Biasotti, dell'Ordinario Militare Mons. Bagnasco e di altre Autorità civili e militari locali.
Il Comandante del Gruppo Operativo Incursori (GOI) Capitano di Vascello Cocciolo ha ricordato di fronte a tutti come "il Comandante Vianini ha incarnato il senso del dovere. Altri possono scegliere, noi no, dobbiamo".
Bruno Vianini lascia la moglie e due figli.
La Marina si unisce al cordoglio della famiglia, onorando l'esemplare figura dell'Ufficiale caduto nell'adempimento del dovere.
Caro Bruno,
abbiamo appreso attoniti alla TV la notizia del tuo fatale incidente.
C'era stato un rincorrersi di telefonate, molte delle quali fatte o ricevute sulla plance delle navi ove noi compagni di corso siamo in comando, che avevano paventato questo triste evento, ma non avevamo voluto crederci. In quegli istanti di ansia, ti pensavamo forte e generoso come sempre... ci sembrava che la morte non poteva ghermirti, coraggioso, altruista, sereno e buono come sei...
Poi, la triste conferma al telegiornale. Ti abbiamo ricordato ai tempi dell'Accademia, poi eccellente ed appassionato incursore, un fugace imbarco sullo Spica, ove qualcuno di noi ha avuto la fortuna di averti come onesto e saggio ufficiale in seconda, poi ancora a Comsubin impegnato in innumerevoli missioni in Patria e all'estero. Padre e marito esemplare, sempre per primo, in prima linea, avevi tante volte con slancio rischiato la tua vita, superando sempre tutti gli ostacoli con la tua passione, la tua determinazione, il tuo puro attaccamento ai più nobili ideali, il tuo grande cuore.
Oggi te ne sei andato, Bruno, mentre facevi silenziosamente e diligentemente, come al solito, il tuo dovere... Noi ti salutiamo idealmente così come si saluta un compagno di corso che sbarca, prima degli altri, da una nave: con affetto, commozione ed un po' di tristezza. Con la consapevolezza, però, di ritrovarci insieme, in cielo... così che tu potrai di nuovo entusiasmarci con la tua energia, i tuoi progetti, i tuoi sogni, la tua luce...
Ti abbracciamo forte Bruno... arrivederci!
"Omnia mea mecum"
i tuoi compagni di corso
Martedì 29 marzo abbiamo dato il nostro ultimo saluto a Bruno VIANINI. Permettetemi di considerarlo, prima ancora che una dolorosa perdita per tutti noi, un lutto mio personale. Ho condiviso con Bruno tanti momenti e soprattutto tantissimi viaggi, a partire dal rientro a Roma dopo il concorso.
Avevamo caratteri diversi, se non opposti. Era per definizione un entusiasta: credo che la sua velocità di fuga ad ogni "FRANCHI A CAMBIARSI" costituisca tuttora un record imbattuto. Sapeva sempre dove andare e cosa fare e lo faceva sempre con un entusiasmo contagioso, tanto da coinvolgere perfino me.
Una volta gli chiesi un consiglio per l'autoradio: mi fece il progetto e me la installò personalmente, lavorandoci tre giorni. Con la stessa generosità non mi ha mai lesinato un consiglio, un'esortazione od una critica, quando serviva.
Bruno non ha mai scelto di fare l'incursore, lo è sempre stato. Così quando dopo le nostre strade si sono necessariamente divise, la nostra amicizia non ne ha risentito e bastava solo sentirci per telefono per ritrovare lo stesso spirito.
Lo ammiravo perchè sapeva quello che voleva. Credo che stesse facendo della sua vita un piccolo capolavoro. Per questo, ciò che il destino gli ha riservato sembra ancora più crudele ed inaccettabile. Per questo non provo rassegnazione, ma rabbia, tanta rabbia e tanto dolore.
Mi sento pertanto in dovere di ringraziare tutti coloro che hanno condiviso questo dolore e dedicato a Bruno un pensiero. Sarà mia premura promuovere ogni iniziativa che il Corso vorrà attivare per onorarne la memoria.
Giovannino
(Testo del ricordo di Bruno alla Cerimonia Funebre, a cura di Pierpaolo RIBUFFO)
Nei lunghi anni trascorsi insieme a Livorno, quando frequentavamo l'Accademia Navale, né io né nessuno dei compagni di corso di Bruno, moltissimi dei quali sono oggi qui presenti, abbiamo mai immaginato che un giorno ci saremmo dovuti riunire in una circostanza così triste, per ricordarlo insieme.
Ed oggi, mentre con il cuore colmo di pena ci stringiamo accanto a Maria Grazia, Lorenzo e Davide per tracciarne la figura, è per noi naturale ricordarlo così come ci è sempre apparso in quegli anni, forte e sorridente.
Bruno è sempre stato un ragazzo speciale, guidato da un sogno che credo avesse coltivato da sempre: divenire un incursore di Marina.
Un sogno che gli conferiva una sicurezza di sé ed un entusiasmo straordinari ed allo stesso tempo una calma ed una serenità d'animo che sono proprie di coloro che sono animati da un proposito alto ed insieme sono consapevoli di avere il cuore saldo e forte abbastanza da poterlo perseguire.
Evidentemente, già a quell'età aveva una visione della vita più lontana, più rotonda e più completa della maggior parte di noi.
Incursore di Marina: aveva scelto questa maniera, tra le tante di servire la Patria. E si trattava di una maniera a lui particolarmente congeniale, che lo ha portato a rischiare la vita mille e mille volte, compiendo il proprio dovere sempre in silenzio e con una semplicità ed una modestia disarmanti.
Tutti noi, oggi, guardiamo a Bruno come ad un uomo meraviglioso, una splendida figura di Ufficiale, un Comandante gentiluomo.
Ma forse, il suo tratto più significativo, era il contrasto tra le sue straordinarie qualità professionali ed umane e la naturalezza e la modestia con cui le manifestava.
Anche quando è caduto, lo ha fatto così come aveva sempre servito: semplicemente, senza clamore, senza alcuna retorica né prosopopea, ma in silenzio e con assoluta dedizione.
È così, infatti, che compiono il proprio dovere le persone per bene.
Arrivederci, Bruno. Noi ti ricorderemo sempre sorridente.
|