Scrivere cinema Torna all'indice di ECCETERA

SCENEGGIATURE AL COMPUTER Attimi di panico stamattina aprendo Repubblica e trovando a pagina 24 un taglio basso dal titolo " IL FILM ? LO SCRIVE IL COMPUTER ". Leggo non senza una certa ansia : pare che gli autori di questo software abbia- no immaginato una macchinetta nella quale da una parte s'infila la trama (meno male, qualcosa da inventare e' rimasto!) e dall'altra, dopo una elaborazione basata sui "topics" di 150 sceneggiature di film di successo, esce un copione completo di scene e dialoghi... Respiro di sollievo : il procedimento e' quello classico e antichissimo del ri- ciclaggio di gags, situazioni e battute di altri film, che ogni sceneggiatore conosce a menadito ( il che spiega come mai imbattersi in una gag veramente nuova sia evento da celebrare con fuochi d'artificio ed esposizione del vessil- lo nazionale). Gli sceneggiatori piu' bravi sono quelli piu' capaci di fare al- la roba vecchia un maquillage cosi' accurato che neanche l'autore del materiale plagiato lo riconosce piu'. In piu', nella memoria di uno sceneggiatore professionista sono catalogati non 150 ma almeno 15000 titoli da scopiazzare. Per cui per il momento mi sento ab- bastanza tranquillo : i miei neuroni battono ancora i chips dell'Intel o della Motorola per diverse lunghezze. Comunque per qualche telenovela da combattimento magari il programma puo' veni- re utile : per chi vuole provare, si chiama Storyline e costa solo 345 dollari. Se mi capita me lo procuro e vi dico : mi piacerebbe infilarci dentro la trama dell'Amleto o di Casa di Bambola e vedere che razza di copione tirerebbe fuori :-)

BBS PER SCENEGGIATORI Una curiosita' : il Writers Guild of America / West (il sindacato sceneggiatori di Hollywood per capirci), ha un suo BBS, nato nel 1989 al tempo del lungo sciopero degli scrittori proprio per dare notizie ai soci sui negoziati in cor- so. Da qualche mese il BBS "ufficiale", che conta circa 1200 frequentatori (tanti sono gli sceneggiatori computerizzati sui 7500 membri del WGA) ha fi- gliato un BBS piu' piccolo e molto esclusivo, dal nome che e' gia' tutto un programma : "Idle Gossip" ("Spettegolando", a tradurre liberamente). L'area piu' seguita si chiama "Backstabbers" ("Pugnalate alla schiena", sempre in tra- duzione libera). Qui si rivedono le bucce ad attori, produttori e soprattutto colleghi, si dice fuori dai denti chi sta trombando chi, chi ha copiato e da dove, chi e' cattivo pagatore e insomma chi piu' ne ha, piu' ne mette in linea. Non si contano piu' le liti e le amicizie frantumate, ma tutti si stanno diver- tendo un mondo. Inutile che mi chiediate i numeri perche' "Idle Gossip" e' accessibile solo per invito, e gia' per frequentare il BBS del WGA bisogna essere membri del Guild. Un paio di esempi di quello che si puo' trovare online sul bbs degli sceneggiato- ri, A>rea B>ackstabbers... Gene Hackman mesi fa stava per debuttare nella regia. Era tutto pronto ma al- l'ultimo momento l'attore non se l'e' sentita e ha passato la mano a Jonathan Demme, perche' trovava che la storia era "troppo violenta" per essere accettata dal pubblico. Sulla prima pagina della sceneggiatura c'era scritto : "The Si- lence of the Lambs", il Silenzio degli Innocenti. Avete presente Sean Young, quella mora che secondo il mio personalissimo car- tellino e' tutto quello che sogna di essere Julia Roberts ? Si sa che ha un ca- rattere piuttosto turbolento e imprevedibile. Aveva una storia con James Woods: hanno litigato, e mentre lui dormiva, lei gli ha incollato quello-che-pensate alla pelle della coscia usando un intero tubetto di Attack (oddio, mi fa male perfino a scriverlo). La cosa piu' dolorosa per lui pare che siano state le risate che si sono fatti piu' tardi in sala operatoria.

SCENEGGIATORI DI TOTO' E' giusto ricordare che i suoi sceneggiatori si chiamavano di solito Age & Scarpelli (e perche' no Metz e Marchesi, dimenticatissimi), cioe' gli osserva- tori piu' acuti e ironici del costume italiano dal dopoguerra fin quasi a og- gi. La cosa piu' ironica di tutte, in ogni caso, e' ricordare come la Critica li massacrava di sberleffi per questi "filmacci" di Toto'. Se avessi tempo e vo- glia che non ho (ma segnalo l'occasione a chi vuol farsi dei nemici) mi piace- rebbe raccogliere e pubblicare uno stupidario delle recensioni cinematografiche degli ultimi cinquant'anni, con tutte le cantonate piu' leggendarie, da Guido Aristarco che considerava "Ombre Rosse" un westernino da nulla al "grande" Grazzini che sul Corsera schifava regolarmente i piu' bei film di Germi.

COPPIE DI SCENEGGIATORI Si', e' vero (in Italia pero' piu' che altrove) che spesso gli sceneggiatori li vedi a coppie come suore e carabinieri. Non c'e' neanche bisogno di essere de- gli addetti ai lavori per farsi venire in mente tra i migliori Age e Scarpelli, Benvenuti e De Bernardi, Maccari e Scola, o perfino Castellano e Pipolo che hanno scritto anche cose buone come "Il Federale".. Ma ci sono stati anche mol- ti grandi e grandissimi scrittori "in solitario", o quantomeno gemellati solo con un particolare regista : Zavattini, Flaiano, Solinas, Sonego. Evito di ci- tare i colleghi giovani e troppo "contemporanei", per evitare di impelagarmi in giudizi non richiesti. Personalmente ho provato tutte le condizioni, gemellaggio, coppia, e 'celiba- to'. Lavorare in coppia sotto molti riguardi e' come essere sposati. Sesso e- scluso, di tutti gli altri aspetti non ne manca uno : si ha lo stesso avvocato, lo stesso agente, lo stesso commercialista ; si hanno amici e nemici, problemi fiscali e interessi economici in comune ; e una sola reputazione da difendere. In una giornata si passano insieme infinitamente piu' ore di quanto accada a u- na coppia regolarmente sposata: e mica con la testa affondata nel piatto o scaccolandosi davanti a un televisore, come fanno due coniugi normali - no, mi- surandosi continuamente testa-a-testa al massimo della propria tensione intel- lettuale e creativa. Ci si finisce per conoscere reciprocamente fino al tedio, per esaurire il proprio repertorio di ricordi e di storie private, per diventa- re insofferenti ai piu' innocenti tic e abitudini del partner. Scene da un ma- trimonio, che altro ? Come nei matrimoni veri, tuttavia, le coppie che funzionano meglio sono di so- lito quelle "complementari". Uno e' piu' bravo a raccontare le storie, l'altro a scriverle. Uno e' un costruttore cartesiano, l'altro ha le intuizioni che ri- solvono. Uno cade, l'altro risorge. E cosi' via. Chiaro che si discute e ci si accalora, se si tiene a quello che si sta facendo. Ma se si lavora assieme in genere si amano le stesse cose, e la zuffa non e' necessariamente il metodo ob- bligato per arrivare a un buon risultato. E' vero che per alcuni sembra cosi' : dipende dai caratteri. Io ho lavorato per piu' di dodici anni con Luciano Vincenzoni, che chiunque sia dell'ambiente conosce oltre che come un grande sceneggiatore (La Grande Guerra, Il ferroviere, Sedotta e abbandonata, Signori e Signore) anche come uno dei ti- pi piu' rissosi del cinema internazionale : e anch'io di mio non sono esatta- mente uno zucchero. Eppure non mi ricordo piu' di un paio di veri scazzi roven- ti, in piu' di venti film che abbiamo scritto assieme. Perche' siamo tornati single ? Sempre per ragioni complementari : io tengo fa- miglia e lui no ; io sono piu' formica e lui piu' cicala ; io mi sono fatto piacere anche la televisione e lui non sopporta di mostrare i documenti per a- vere il permesso di entrare a parlare con un qualsiasi t-d-c- di viale Mazzini; cose di vita quotidiana insomma. Ma come alcune coppie di separati che conosco, adesso stiamo insieme ch'e' una bellezza, le volte che ci troviamo.

UN SOGGETTO : COME SI SCRIVE ? Bah. Secondo me, contrariamente a quanto pensano alcuni colleghi che riescono a farci dei corsi perfino biennali nelle scuole per aspiranti sceneggiatori, sul- lo scrivere un soggetto una regola non c'e'. Prima di tutto facciamo chiarezza sulla terminologia. Per "soggetto" s'intende una esposizione chiara e sintetica della storia che hai in mente, come comin- cia, come finisce, che cosa succede nel frattempo e a chi. Una narrazione di piglio vagamente letterario, con descrizioni, qualche aggettivo non banale e un po' di dialoghi, e superiore alle 30 pagine, e' gia' un trattamento. Un docu- mento piu' focalizzato sullo sviluppo della storia, scena per scena, e con meno bellurie formali, si chiama scaletta o scalettone a seconda delle dimensioni. Che cosa sia poi una sceneggiatura non vi faccio l'insulto di spiegarlo. Lo scopo principale di un soggetto e' quello di catturare l'attenzione del pos- sibile acquirente con la fulmineita' del polipone di Alien. Questo perche' chi lo legge sicuramente e' distratto, occupato da altre cose e di solito guarda con diffidenza ai congiuntivi. D'altra parte una delle mie poche certezze nella vita e' che un buon film si deve poter raccontare in otto righe, o altrimenti ha qualcosa che non funziona. Fate la prova, tra l'altro e' un buon esercizio per aspiranti soggettisti. Ci sono idee folgoranti che entrano in una sola riga. Esempio ? "De Vito e Schwarzenegger scoprono di essere gemelli". E' gia' un soggetto, e sicuramente avra' fatto saltare sulla sedia il produttore che ci ha messo le mani. Certo, mi direte che davanti a quella sedia non e' facile arrivarci. E' abbastanza ve- ro : ma non e' impossibile. C'e' la posta, ci sono i fax, c'e' la fantasia : io non conosco nessuno che faccia cinema e non sia sempre disponibile alle buone idee. Le prime tre righe qualcuno ve le leggera' sempre. Ricordate che si trattera' sempre di qualcuno convinto, a torto o a ragione, di poter giudicare da quel poco tutto il resto. Se scrivete ad esempio : "Texas, 1850. Un'epidemia ha sterminato il bestiame. Nella pianura giacciono a migliaia le carcasse degli a- nimali.", dopo ci potrebbe essere anche "Via col vento" ma gia' siete volati nel cestino. (Questo 'incipit' e' autentico, e lo scrisse Peppe De Santis che ambiva a inse- rirsi nel filone del western all'italiana. Il fanculoooo!!!! di De Laurentiis ancora riecheggia, nelle notti di luna, per i deserti di dinocitta'). DDL mi fa venire in mente un'altra raccomandazione. Il soggetto va "mirato" al suo target. Con Vincenzoni, quando lavoravamo molto per Lui, avevamo inventato uno "stile-dino" : periodi brevissimi, massimo sei o sette parole, e nessuna stranezza come aggettivi, virgole, punt'evirgole. Tipo abecedario insomma. Questo non perche' fosse particolarmente ritardato, ma perche' sapevamo che la lettura sarebbe stata sminuzzata tra riunioni, discussioni, proiezioni e un mi- liardo di telefonate. Con il nostro stile lapidario non perdeva mai il filo, e ci considerava il massimo. Mi chiedo se anche Tacito buonanima non avesse simi- li problemi di committenza. Beh, che altro dire ? Questi sono i fondamentali, le idee dovete mettercele voi. Naturalmente prima di raccontare una bella idea anche alla vostra mamma, depositate, depositate, depositate. Una copia, firmata in ogni pagina, alla SIAE, sezione OLAF, Viale della Letteratura 20. Se gli portate i soldi non gli importa che siate iscritti o soci, credo.

COME SI SCRIVE UNA SCENEGGIATURA? A gentile richiesta, fornisco il seguente esempio pratico di impaginazione di una sceneggiatura : SCENA 1 = STUDIO DELLO SCENEGGIATORE - Interno Notte DETTAGLIO di un monitor di computer sul quale si compone rapidamente la scritta : SCENA 1 = STUDIO DELLO SCENEGGIATORE - Interno Not Lo SCENEGGIATORE, che e' intento a scrivere, s'interrompe come avverten- do una presenza. Si volta e sussulta, scorgendo... ...uno SCONOSCIUTO che lo sta osser- vando. SCENEGGIATORE (stupito) Lei com'e' entrato qui ? Non vede che sto lavorando ? SCONOSCIUTO Abbia pazienza, faccio due e- sempi e me ne vado. Questa, su due colonne, e' la classica "sceneggiatura all'italiana". SCENEGGIATORE (sbuffa) Antiquariato, ormai quasi nessuno impagina piu' cosi'. PP dello SCONOSCIUTO. Sorride nostal- gico, gli occhi perduti nel vuoto : SCONOSCIUTO Un po' di rispetto, santiddio. Tutto il grande cinema italiano e' stato scritto in questo modo, sulle vecchie Olivetti della copi- steria Di Mario... PA dello SCENEGGIATORE. Scuote in modo eloquente le mani atteggiate a semicop- pa : dupalle... DISSOLVE SU 2. ESTERNO - SCOGLIERA IN CORNOVAGLIA - GIORNO Sole, vento, oceano che si avventa con onde gigantesche su un'altissima sco- gliera. Al termine di un'ampia PAN la MdP scopre in CLL due minuscole figure u- mane che corrono lungo un sentiero a picco sul baratro. CR : sono lo SCONOSCIUTO e lo SCENEGGIATORE. Senza mostrare il minimo segno d'affanno : SCONOSCIUTO Ecco, questo invece e' un classico esempio di com'e' scritta una sceneg- giatura "all'americana" SCENEGGIATORE (ansimando fragorosamente) E lo so... Ma c'era bisogno di arri- vare fin quassu' per dimostrarlo, porc... SCONOSCIUTO Beh, lei m'insegna che un bell'e- sterno luminoso, magari con ripresa dall'elicottero, anche se non c'en- tra un piffero da' aria al racconto, e poi e' uno spazio per metterci den- tro il tema musicale di Morricone, con quello che costa. Lo SCENEGGIATORE si ferma di botto, ringhiando : SCENEGGIATORE Odio l'espressione "lei m'insegna". SCONOSCIUTO (imperterrito) Dottore, lei m'insegna anche che una bella scena di sesso o di violenza, al momento giusto... S'interrompe notando con improvviso spavento ZOOM sul DETTAGLIO degli OCCHI dello SCENEGGIATORE. Gelidi, pericolosi. SCENEGGIATORE (con tono piatto) Verissimo. E poiche' lei non mi at- trae fisicamente neanche un po'... TOTALE : lo SCENEGGIATORE si avventa alla gola dello SCONOSCIUTO, che si difen- de disperatamente. Segue una violenta colluttazione (VARIE INQ. A DISP. DELLA REGIA E DEL MAESTRO D'ARMI). Con un ultimo colpo lo SCENEGGIATORE scaraventa il suo avversario giu' dalla scogliera. Poi si sporge a guardare SOGG.SCENEGGIATORE : dal suo PdV lo SCONOSCIUTO precipita interminabilmente per un'altezza vertiginosa fino a diventare un puntino e sparire. Dopo un attimo si scorge una nuvoletta silenziosa, come nei cartoons di Will Coyote (TRUKA). Lo SCENEGGIATORE si rialza con un sorriso soddisfatto, che pero' gli si spegne sulle labbra mentre si guarda attorno. Uno ZOOM INDIETRO evidenzia la stermina- ta solitudine della scogliera di Cornovaglia. SCENEGGIATORE (a mezza voce, tra se' ) E mo' come cazzo faccio a tornare a casa ? DISSOLVE LENTAMENTE SUL NERO TOTALE. --------------------------------------------------- GLOSSARIETTO : PP - Primo Piano PA - Piano Americano (figura tagliata piu' o meno alle ginoc- chia) PAN - Panoramica (movimento semicircolare della MdP) MdP - Macchina da Presa. In inglese dicono CAMERA o anche K. CL e CLL - Campo Lungo e Lunghissimo. CR - Campo ravvicinato, naturalmente rispetto al precedente. INQ. A DISP. - Inquadrature a disposizione ecc. E' inutile sceneggiare duelli, scazzottate e scene di azione in ge- nere. Ci pensera' comunque il Maestro d'Armi, vecchio no- me per l'istruttore degli stuntmen, controfigure e anche attori per tutto quello che riguarda l'azione spettacola- re. SOGG. - Soggettiva : l'inquadratura dal Punto di Vista del personaggio. TRUKA - Indica qualsiasi inquadratura che richiedera' un Effet- to Speciale.

CRONOMETRO E SCENEGGIATURE Le uniche sceneggiature che si scrivono con il contasecondi in mano sono quelle pubblicitarie. Quanto al resto, i registi non rispettano neanche le didascalie di Shakespeare, figurati a noi. Va bene che il vantaggio di uno sceneggiatore rispetto a Guglielmo Scrollalan- cia e' quello di essere vivo, e di sapere per quale regista sta scrivendo, e come "servirlo" al meglio. Ce ne sono ad esempio che considerano offensivo tro- varsi scritte le posizioni e i movimenti di macchina, e altri che trattano i dialoghi alla stregua di un canovaccio da commedia dell'arte, lasciando all'i- stinto degli attori in trance recitativa la liberta' di trovare le parole piu' giuste. A me sta bene tutto quello che e' utile a un buon risultato finale, ba- sta saperlo prima. Leone era il tipo di regista che amava le "sceneggiature di ferro". Il mio shooting script per "C'era una volta il West" e' di 420 pagine, e sembra desun- to alla moviola, tanto e' la copia carbone di quello che poi Sergio ha effetti- vamente girato.

SINDACATO SCENEGGIATORI Un po' di tempo fa una venticinquina degli sceneggiatori italiani piu' qualificati si sono riuniti in casa d'un collega. Riporto il succo del dibatti- to, tacendo pietosamente i nomi ma garantendone la corrispondenza al vero. "E adesso basta con associazioni di categoria dove il voto di un cazzabubbolo che ha scritto tre didascalie per un documentario vale quanto quello di gente che ha vinto leoni d'oro, nastri d'argento e bambolotti di bronzo! E basta coi registi che s'infilano a forza come coautori di soggetti e sceneggiature per beccarsi una quota dei premi governativi !" "Sissi', ci dicessero pure che siamo corporativi, dobbiamo avere anche noi un Writers Guild come gli americani. Quelli hanno un esercito di avvocati coi den- ti di ferro. E un minimo garantito per le sceneggiature. E fanno scioperi du- rissimi bloccando tutte le produzioni per ottenere sacrosante percentuali su o- gni passaggio tv e ogni videocassetta." "Beh, si', certo... Pero' guardate che il minimo garantito vuol dire anche che sotto una certa cifra non puoi accettare un lavoro o ti cacciano dal sindacato. E poi si fa presto a dire sciopero duro e blocco delle produzioni : qua siamo in Italia. Qua se io mi metto in sciopero gia' lo so che cinque di voialtri si precipitano al telefono e dicono al mio produttore -se mi dai la meta' ma tutta in nero te la finisco io sottobanco la sceneggiatura di Coso-..." "E comunque i membri del Writers Guild si autofinanziano cacciando una quota di 500 dollari l'anno, piu' una percentuale fissa su ogni loro contratto. Siamo pratici, noi per avere non dico un esercito ma almeno la consulenza di un avvo- cato bravino, carta intestata, un ufficio di due stanze e una segretaria ci do- vremmo quotare subito. Diciamo un cinque milioni a testa, piu' il due per cento su ogni contratto ?" "Ahhh..." "Behhh..." "Sehhh..." "Mmmm...." "Ragazzi" disse a questo punto il padrone di casa, che era Sergio Amidei "a me fra mezz'ora m'arriva una svedesotta e ancora devo preparare il sugo all'arrabbiata. Facciamo che si piglia una decisione operativa e vi levate tutti quanti dalle palle ?" Fu nominato un Comitato di Studio che avrebbe dovuto approntare una Bozza di Progetto per la successiva riunione, che non si e' mai piu' tenuta. Pero' ci si risente occasionalmente, per lamentarci che non ci si filano per niente, che vige la legge dell'ognuno per se', e che gli americani invece, quelli si' che si fanno rispettare, con un esercito di avvocati...

METODI DI LAVORO Quanto poi a tempi e modi delle sceneggiature non ti so dire regole o medie e probabilmente non ce ne sono. Dipende se e' una cosa tua o se te l'hanno com- missionata, se puoi scrivere sciolto o devi fare da sponda a un regista, a un attore, a qualche particolare esigenza di produzione. A me e' capitato di per- dere settimane appresso a brutti film e poi di scrivere quasi overnight delle buone cose, se non avevo nessuno a rompere le scatole. Per C'era una volta il West in particolare, siamo partiti da un'idea di Berto- lucci e Argento, e dopo averla rivoltata come un pedalino, come succede quasi sempre ai soggetti, Leone e io ci siamo visti, testa a testa, tutti i giorni forse per un paio di mesi, continuando a raccontarci il film, scena dopo scena, aggiungendo ogni volta un sapore, un umore, una sfumatura in piu'. Alla fine quando tutto e' sembrato chiaro mi sono chiuso in casa e dopo non piu' di venti giorni sono tornato da lui con le quattrocentoventi pagine del copione, perche' tante erano, e il primo montaggio del film infatti durava quasi quattro ore. Ma questo e' il mio metodo, e non puo' fare testo, perche' io sono nato scrit- tore di libri, non so dettare ne' scrivere "a quattro mani" : per inventare qualcosa devo avere un rapporto fisico e solitario con una tastiera. Poi, e direi sopratutto, con Sergio c'era quel magico rapporto d'intesa totale che s'instaura nei casi piu' fortunati tra uno sceneggiatore e il "suo" regista : per capirci De Sica-Zavattini, o Pontecorvo-Solinas, o Fellini-Flaiano, a voler fare esempi sproporzionatamente immodesti.

IL "COMINCIO" Detroit, catena di montaggio della Ford. Piano-sequenza (ovvero una scena ri- presa in continuita' dalla MdP, senza mai staccare) : seguiamo l'assemblaggio di un'auto, dal nudo telaio alle varie parti della carrozzeria e del motore. Ecco, e' completa. Un collaudatore apre lo sportello per salire al volante. Dall'interno dell'auto scivola lentamente fuori il corpo senza vita di una don- na bellissima in abito da sera. Assassinata con una pugnalata alla schiena. L'inizio di questo film mai girato non e' mio, ma del maestro di tutti i "co- minci", Alfred Hitchcock. Il quale, dopo averlo raccontato ai suoi collaborato- ri, aggiungeva con uno dei suoi leggendari ghignetti : "... Peccato che poi non so come andare avanti." Lo cito tuttavia come "comincio" esemplare. I primi minuti di un film (il set up come lo chiamano gli americani) sono fondamentali. Quando si spegne la luce lo spettatore e' sempre ben disposto : ma se non lo coinvolgi subito poi non lo riacchiappi piu'. Quando ancora nei cinema si poteva fumare, alle prime si andava a spiare le reazioni del pubblico dal fondo della sala, e c'era un sistema di "sondaggio" semplice ed efficace : quando una sequenza aveva veramente agganciato le emo- zioni, appena finiva vedevi nel buio brillare a decine fiammiferi e accendini. Ci si accende sempre una sigaretta, per rilassare la tensione - e mica solo al cinema, diranno i miei piccoli fumatori... Ovviamente la regola del comincio vale doppia per le sceneggiature, che diver- samente dai film corrono il rischio di essere cestinate a pagina tre. Dovrebbe valere tripla per la "fiction" televisiva, che vive sempre sotto minaccia di telecomando. Ma a giudicare da certi "cominci" pallosi non si direbbe.