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I vecchi, l’informazione
e la comunicazione



Il telefono cellulare

È una nozione comune, e confermata dai dati, che la telefonia mobile è particolarmente diffusa fra gli italiani. Secondo le statistiche pubblicate dall’Economist (e confermate anche da altre fonti) l’Italia è al 33° posto nel mondo (18° in Europa) per numero di telefoni fissi in rapporto alla popolazione, mentre è quinta nel mondo, e prima in Europa, per i cellulari.


Telefoni cellulari e fissi in 22 paesi
per 100 abitanti

22 paesi


Questo è, ovviamente, il più grosso e vistoso cambiamento nei sistemi di comunicazione negli ultimi dieci anni (per valori e contenuti è più rilevante l’internet, ma in termini quantitativi è prevalente la telefonia mobile).

Benché la diffusione dei cellulari sia “quasi totale” (seconda, in termini assoluti, solo alla televisione) ci sono differenze rilevanti in base all’età. Rispetto a una media, sul totale della popolazione, dell’80 %, ha un livello massimo fra gli adolescenti (98 %) che scende di poco fra i 18 e i 29 anni (97 %) e fra i 30 e i 44 (94 %) – ma è significativamente meno elevato nelle età successive: 80 % fra i 45 e i 64 anni e 45 % dai 65 anni in su.

La percentuale di persone che non hanno più una linea fissa in casa e usano solo il cellulare (sul totale di chi lo usa) è alta in generale (18 %) e raggiunge il livello più elevato (22 %) dai 65 anni in su. Ma, al contrario, il numero di persone che ha un cellulare, ma non ha cambiato il modo in cui usa il telefono fisso, è più alto a 65 anni e oltre (62 %) che in tutte le altre fasce di età (la media nella popolazione è 46 %).

L’uso di SMS (fra le persone che usano un cellulare) è ovviamente alto fra i giovani (86 % fra gli adolescenti, 90 % dai 18 ai 29 anni) con una diminuzione nelle età successive (75 % fra 30 e 44 anni, 54 % fra 45 e 64) ed è nettamente più basso dai 65 anni in su (18 %).

Ci sono notevoli differenze anche nel modo di usare il cellulare e nei motivi per averlo. L’uso per “videotelefonare” o trasmettere e ricevere immagini o filmati è comunque assai poco diffuso. Poco più dell’uno per cento fra i 14 e i 44 anni (senza grosse differenze fra i giovanissimi e i quarantenni) scende allo 0,5 % fra i 45 e i 64 anni e a zero dai 65 anni in su. Scarso anche l’uso del cellulare per ascoltare musica, che da un 6% fra gli adolescenti scende a 5 % fra i 18 e i 29 anni, 2 % fra 30 e 44 anni e zero nelle età successive.

L’uso per gioco (videogame) ha una certa diffusione fra gli adolescenti (27 %) e persiste un po’ fra i 18 e i 29 anni (11 %) mentre “tende a zero” dai 30 anni in poi. La nozione del cellulare come “passatempo” non ha una presenza molto alta neppure fra i 14 e i 17 anni (11 %) ed è a livelli trascurabili in tutte le età dal 18 anni in poi. Scarso anche l’uso del cellulare per collegarsi all’internet, che sale leggermente fra i giovani fino a un massimo del 3,6 % fra i 30 e i 44 anni ed è praticamente nullo dai 45 anni in su.

Ci sono anche differenze rilevanti (quanto prevedibili) nei motivi di uso del cellulare. Ovviamente “fare gruppo con gli amici” è rilevante per gli adolescenti (33 %), meno fra i 18 e i 29 anni (13 %) ed è a livelli trascurabili nelle età successive. L’utilità “per organizzare la giornata” è stabile fra il 18 e il 20 % dai 14 ai 64 anni, mentre scende al 6 % dai 65 anni in su.

La definizione “mi permette di mettermi in contatto con chi voglio quando voglio” ha una diffusione estesa (83 %) e molto simile a tutti i livelli di età. Imvece l’affermazione “non ne posso fare a meno” è molto meno frequente di quanto si possa immaginare (media 10 %). Questa percezione di “dipendenza“ è dichiarata dal 12 % degli adolescenti e delle persone fra i 30 e i 44 anni. La percentuale è un po’ più alta (15 %) fra i 18 e i 29 anni, nettamente più bassa fra i 45 e i 64 (6 %) e dai 65 in su (4 %).

Come è facile immaginare, nozioni di prudenza e tranquillità sono più diffuse nelle età meno giovani. “Essere avvertito in modo tempestivo delle cose a cui più tengo” ha un valore basso (16 %) fra gli adolescenti e cresce progressivamente dal 21 % fra i 18 e i 29 anni al 30 % dai 65 anni in su. “Mi permette di vivere più tranquillo” è a un livello basso (6-7 %) fra i 14 e i 29 anni, un po’ più alto (14-15 %) fra i 30 e 64, notevolmente maggiore (25 %) dai 65 anni in poi. Ma preoccupazioni di sicurezza (e tempestività di informazione) non sembrano essere dominanti, neppure fra i vecchi, come motivo di uso del cellulare.

Comunque è chiaro che, nonostante la molteplicità di prestazioni offerta dai cellulari più recenti, il telefoni mobili sono usati soprattutto per la loro funzione fondamentale – cioè come telefoni. In tutte le fasce di età, ma particolarmente fra i meno giovani.

Alcune differenze rilevanti risultano dall’analisi per frequenza d’uso.


Frequenza di uso di cellulari
per fasce di età
percentuali sul totale in ciascuna categoria

telefoni


L’uso frequente è molto elevato fra i 14 e i 44 anni – meno nelle età successive. Il grafico rappresenta i dati rispetto al totale della popolazione, ma anche le percentuali fra le persone che hanno un cellulare sono diverse. “Tutti i giorni o quasi” per l’80 % degli adolescenti, l’82 % fra i 30 e i 44 anni e il 94 % dai 18 ai 29 anni – mentre è il 65 % fra i 45 e i 64 anni e 38 % dai 65 anni in su. Insomma sembra che fra i vecchi il telefono cellulare sia non solo meno diffuso, ma anche usato in modo meno frenetico.

Troviamo tuttavia in questi dati un’ennesima conferma del fatto che “i vecchi non sono tutti uguali” e che ci sono forti differenze, in ogni età, nell’uso delle diverse risorse di informazione e comunicazione.





Vedi anche le analisi sull’evoluzione e sulla diffusione
del telefono (fisso e mobile) in
Cenni di storia dei sistemi di informazione e comunicazione




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