L’umanità dell’internet
(le vie della rete sono infinite)

omini

di Giancarlo Livraghi
gian@gandalf.it



Capitolo 3
Le vie della rete sono infinite


La dimensione dell’internet è impressionante. Nel 1980 c’erano meno di 200 host internet. Nel 1990 erano 300.000. Nel 2000 100 milioni. Nel 2006 si avvicinano a 500 milioni – e la crescita continua. (Vedi la cronologia e i dati internazionali). I siti web, che nel 2000 erano meno di 20 milioni, ora sono quasi 100 milioni.

Un “motore di ricerca” riesce a individuare miliardi di pagine online. Ma quella è solo una parte dell’internet. La quantità di informazioni disponibili (ma non sempre facilmente reperibili) è molto più grande – nessuno sa come misurarla. Si stima la rete contenga una quantità di testo superiore a quella di tutti i libri pubblicati dalle origini della stampa ai nostri giorni.

Il problema (come abbiamo visto nel capitolo 1) è che all’enorme quantità non corrisponde sempre la qualità. Con l’internet possiamo fare straordinarie scoperte. Trovare cose che non potremmo mai scoprire in alcun altro modo. Ma c’è anche un immenso affollamento di cose spesso inutili, irrilevanti, o comunque diverse da ciò che interessa a ciascuno di noi.

Come trovare in rete ciò che vogliamo? L’impresa può sembrare disperata, ma non lo è. L’importante è capire che ci sono tanti modi diversi per esplorare la rete.

Le vie della rete sono infinite. I percorsi più interessanti sono i meno ovvi. Spesso mi diverto a cercar di capire come le persone trovano cose (o altre persone) in rete. E scopro che le vie sono più svariate e diverse di quanto la più sfrenata fantasia possa immaginare. Ci sono maggiori probabilità di arrivare alla scoperta di qualcosa per un percorso imprevisto e “laterale” che con una ricerca ordinata e mirata.

Accade spesso, nella vita e nel lavoro. Ma ne siamo meno sorpresi. Perché, pensiamo, “così è la vita”. Nell’internet, con tanto sfoggio di tecnologie e di (presunta) organizzazione, ci aspettiamo percorsi precisi e lineari. Ma non è così. La rete, come sa chi la conosce bene, somiglia più a un sistema biologico, a qualcosa che cresce disordinatamente per l’intrico di tante piante diverse, che a qualcosa di schematico e programmato.

Molte delle cose più interessanti che ho trovato in rete (e molte delle persone più simpatiche che ho conosciuto) sono quelle che ho scoperto in un modo inaspettato, quando credevo di fare tutt’altro.

Non sto dicendo, intendiamoci, che il modo migliore di usare la rete sia una “navigazione” a casaccio e senza bussola. In quel modo si trova poco o nulla – e di solito ci si stanca presto. Ma credo che sia importante (nella rete come nella vita) il “pensiero laterale”; che la curiosità e la capacità di cogliere nessi non sempre ovvi possano portare alle scoperte più interessanti.

Questa capacità di sorprendere, di offrire l’inaspettato, è una delle caratteristiche più interessanti della rete. Ma ci vuole lo spirito giusto... l’attenzione ai dettagli... l’intuito per cambiare percorso quando si coglie un segnale stimolante. Certo, si trovano vicoli ciechi... ma quelli ci sono comunque... e non è difficile capire quali strade portano verso una piccola scintilla di inaspettato e quali invece ritornano nel solco dell’ovvio.

Lo studio del pensiero scientifico dimostra che tutte le grandi innovazioni sono nate da una sintesi intuitiva. Ma anche senza essere Archimede, Newton o Einstein ognuno di noi può fare scoperte molto interessanti con un pizzico di curiosità e di fantasia.

Tutto questo, naturalmente, è vero da sempre, anche senza i sistemi di comunicazione elettronica di cui disponiamo oggi. Ma nulla offre così tante possibilità, così a portata di mano, come può fare la rete per chi ha la curiosità e l’istinto della scoperta.

Questo è un problema per chi ci si aspetta qualcosa di più omogeneo e lineare. Ma è una risorsa se si impara a usare la rete secondo la sua natura mutevole e – apparentemente – illogica. Trovare, con percorsi non troppo ovvi, informazioni, contatti e occasioni che ad altri sfuggono. Assecondare l’imprevisto. Come diceva nel 1997 Kevin Kelly: «Spesso le informazioni più interessanti sono oggetti in rapido movimento che volano sotto il livello del radar».

Se ci fermiamo alla superficie della rete, alle cose un po’ troppo ovvie di cui si parla sui giornali e in televisione, rischiamo di trovare solo una ripetizione di ciò che ci somministrano i “mass media” – o delle solite conversazioni al bar o nel corridoio di un ufficio. Usata così, la rete è solo un altro strumento per fare sempre le stesse cose. Ma se diamo spazio alla fantasia e alla curiosità possiamo fare molte scoperte. Trovare notizie e informazioni che altrimenti sarebbero quasi irreperibili. Scoprire ambienti in cui si parla di cose che ci interessano – per lavoro, studio, approfondimento culturale o semplice divertimento. Conoscere persone che altrimenti non avremmo mai incontrato.

L’internet ormai non è più una cosa “per pochi”. La usano, anche in Italia, milioni di persone. Ma probabilmente non sarà mai “per tutti”. Perché la parte più viva e interessante della rete è quella che interessa solo a chi ha una buona dose di curiosità e il desiderio di scoprire idee, conoscenze, ambienti, situazioni e persone. Di aprirsi alla diversità – e trovare somiglianze inaspettate.

Ci sono, nella specie umana, due tendenze contrastanti; sempre conviventi e mescolate. Una è quella del gregge: adeguarsi, imitare, obbedire. L’altra è quella innovativa, curiosa, esploratrice. Anche nell’internet convivono, necessariamente, i due modi di essere. Ma per i comportamenti succubi e imitativi è solo una ripetizione di ciò che già avevamo con gli altri mezzi di comunicazione. Per chi non si accontenta, per chi vuole esplorare, innovare, andare oltre le apparenze... è uno strumento straordinario, che offre possibilità mai conosciute prima. Per questa parte dell’umanità, “se non ci fosse l’internet bisognerebbe inventarla”.






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