onda
Le onde dei pensieri


Wireless – dicembre 2001


Satelliti nel cielo
e piedi sulla terra


La comunicazione wireless è diffusa nello spazio. Lo Sputnik fu lanciato nel 1957. Telstar, il primo satellite di telecomunicazioni, nel 1962. Si calcola che siano in orbita più di 2.600 satelliti artificiali. Con molti casi di guasti ed errori – comprese storie pittoresche come un allarme missilistico provocato da un volo di anitre o una sonda interplanetaria persa nel nulla perché qualcuno aveva dimenticato di convertire piedi e pollici in misure decimali. Ma in generale quei complicati e delicati sistemi funzionano piuttosto bene.

Un altro percorso delle tecnologie riguarda i sistemi di “posizionamento”. C’erano conoscenze ed esperimenti sugli aghi magnetici parecchio tempo prima, ma la bussola come strumento di navigazione fu inventata in Italia nel 12° secolo. Gli astrolabi esistevano nell’antichità, ma il sestante si cominciò a usare sulle navi intorno al 1450.

Per chi non ha pratica di nautica... la bussola non serve solo a governare la direzione ma anche a “fare il punto” con le geometrie della “navigazione piana”. Con il sestante si fa “navigazione astronomica” basata sulle posizioni degli astri rispetto all’orizzonte.

I sistemi Loran (basati su reti di “radiofari” terrestri) si svilupparono a metà del ventesimo secolo. Il primo satellite “geostazionario” fu lanciato nel 1963 – ma la rete GPS (global positioning system) si completò trent’anni dopo. Oggi (grazie ai satelliti) basta una scatoletta tascabile per “fare il punto”. Ma nessuna tecnologia riesce a evitare del tutto che qualcuno si perda nel mare, nel deserto o nella foresta. O per le strade di una città.

Non sarei tranquillo in mezzo all’oceano senza un vecchio ma affidabile sestante – né in giro per l’Italia senza una carta stradale. Perché tutte le tecnologie possono incepparsi proprio nel momento in cui ne abbiamo più bisogno.

In una città italiana un professore di informatica, da quando ha installato il GPS nella sua automobile, arriva in ritardo all’università. I dati sul traffico non sono aggiornati. Invece di seguire i percorsi che aveva imparato con l’esperienza si lascia indurre in alternative che lo infilano in ingorghi e rallentamenti.

In un’altra città, da quando le cooperative di radiotaxi hanno adottato un sistema satellitare, il servizio è notevolmente peggiorato. La tecnologia, in sé, funziona. Ma ci sono parecchi problemi organizzativi.

Alcuni sistemi sono confluiti su un unico centralino, dove si sono accumulate le disfunzioni. Uno si è organizzato separatamente, con una struttura più piccola; non è privo di difficoltà, ma funziona “relativamente” meglio. Molti clienti, e molti taxisti, sono “migrati” dal grosso consorzio all’altra organizzazione – che fatica a gestire l’aumento di traffico. Per circa un anno cercare un taxi è stato scomodo, lento e faticoso. Solo ora la situazione sta un po’ migliorando.

Qual è il problema? Disattenzione per il fattore umano e installazione delle tecnologie senza un adeguato rodaggio. Troppe cose sono state automatizzate prima di aver sufficientemente controllato le conseguenze. Per esempio nel più grande dei due sistemi se un taxi ha il tassametro acceso non riceve la richiesta di un nuovo servizio. La conseguenza è che il cliente non vede arrivare in mezzo minuto la macchina che sta scaricando qualcun altro a due passi da lì ma aspetta otto minuti un taxi che viene da molto più lontano.

Nessuno dei due sistemi è perfetto, ma quello che si è “tuffato” nella tecnologia con meno imprudenza ha minori difficoltà. L’intera città ha sofferto di ingorghi, ritardi e disfunzioni che sarebbero state evitabili – e il quadro concorrenziale si è modificato a favore dell’organizzazione che era più “piccola” ma più omogenea e perciò ha gestito meglio la transizione.

Questo è solo un esempio, fra tanti possibili. Ma quasi tutte le storie hanno la stessa morale. Ogni installazione di nuove tecnologie porta, inevitabilmente, a disfunzioni e assestamenti. L’importante è saperlo prima e tenerne conto.

Vedi   Le grandi leggi: Murphy, Parkinson, Peter e Cipolla

Nessuna tecnologia è affidabile senza un adeguato supporto umano. I cambiamenti di metodo e di abitudine richiedono tempo. Invece di “precipitarsi al risparmio” (per esempio riducendo prematuramente il numero di persone addette) occorre prevedere un periodo adeguato di transizione e di sperimentazione pratica. Inoltre... le fusioni e concentrazioni non sono un “toccasana”. Spesso creano più problemi di quanti ne possono risolvere. In ogni caso provocano, almeno all’inizio, conflitti, disagi, disorientamenti e difficoltà organizzative.

I satelliti percorrono puntualmente le loro orbite – remoti, monotoni e ripetitivi nella loro sublime ignoranza. Sta a noi governarli e tenere i piedi ben piantati per terra, non fidarci di ciò che non abbiamo sufficientemente sperimentato, avere un adeguato backup per ogni possibile problema o disfunzione – fatto anche di strumenti tecnici ma soprattutto di risorse umane. Insomma esercitare con instancabile ostinazione quell’antica e nobile virtù che si chiama buon senso.


Giancarlo Livraghi   gian@gandalf.it





indice
indice delle rubriche


Homepage Gandalf
home