Da che mondo è mondo, si pensa spesso che
"buono" voglia dire "stupido". È
sempre stata diffusa lidea che i "troppo buoni"
siano le vittime designate; che il mondo appartenga ai furbi
e ai prepotenti. Anche se i fatti hanno dimostrato che non
è sempre così. Tanti che si credono furbi
inciampano nelle loro bugie e nelle loro false certezze,
vanno a infilarsi in trappole abbastanza vistose ma
invisibili alla loro arroganza.
Il fatto è che spesso i furbi sono stupidi. Nella
classica definizione di Carlo Cipolla sono
"intelligenti" le persone che fanno bene a
sé e agli altri. Sono "banditi" quelli che
fanno male agli altri e bene a se stessi; "stupidi"
quelli che fanno male agli altri ma anche a sé. Molti
dei furbi e dei prepotenti sono banditi che scivolano
facilmente nella stupidità; e poiché sono
presuntuosi non se ne accorgono.
Oggi è di moda il "cattivismo".
Criticare il "buonismo" è giusto,
perché è una finzione. Ma ciò non
significa glorificare la malvagità e lopportunismo.
Né accettare la tesi di chi pensa che siamo tutti
corrotti, tutti bugiardi, tutti complici di una cultura
sempre più spenta in un egoismo (ed egotismo)
grossolano e superficiale; che questo è il mondo in
cui viviamo e che non abbiamo altra scelta.
Business is business, sentiamo dire. Purché ci sia
guadagno tutto è buono, tutto è accettabile.
Lunica misura che conta è il denaro o la carriera.
Tutto il resto è chiacchiera o vano sentimentalismo.
Ma è proprio vero?
Non mi risulta che Antonio Fazio, governatore della banca
dItalia, sia un professore di etica o un predicatore di
bontà e di altruismo. Il suo mestiere è badare
ai soldi. Eppure in unintervista pubblicata dal Corriere
della Sera del 27 febbraio ha detto, chiaro e tondo, che
occorre «investire di più nelleducazione, nella
ricerca. Il segreto è questo: la conoscenza. La
politica economica e monetaria stavolta conta di meno».
E anche: «Adam Smith, che non per niente era professore
di filosofia morale, insiste sul concetto di sympathy, che
non è simpatia, ma sentire comune. Quella che
Maritain chiama amicizia civile, philia per i Greci. Luomo
economico non è buono per definizione; devessere
onesto. La concorrenza deve avvenire in un contesto di regole
civili. Non si fa con i bilanci falsi o corrompendo gli
altri». E infine: «Non cè società se
non cè economia, ma la società non può
essere solo economica. Esistono dimensioni morali, civili e
spirituali. Esiste un equilibrio sociale». Se si
dimenticano le responsabilità, la correttezza, i
doveri sociali, lunico esito possibile è la
catastrofe. E quando ce ne accorgiamo è troppo
tardi.
Trascinati dallesempio, sempre più squallido,
della nostra sciagurata classe politica (senza rilevante
distinzione di tendenza o di colore) ormai sembra che tutti
siano arruolati, armi e bagagli, nellesercito dei
grassatori. Arraffare in fretta, sgomitare per un effimero
successo, arricchirsi con qualunque mezzo. Scendere a
qualsiasi compromesso pur di ricavarne un guadagno; e intanto
parlare, a vanvera, di
"professionalità".
Linternet, mi chiedono spesso, è la medicina
magica che ci salverà dallimperio dei bugiardi,
dalloppressione culturale, sociale, civile ed economica? O
è un ennesimo strumento delle stesse fregature che ci
stanno sempre più somministrando gli altri sistemi di
comunicazione? Confesso che, qualche anno fa, credevo un po
nella prima ipotesi. Ma sbagliavo. Nessun sistema, in
sé può portare soluzioni; dipende da chi e come
lo usa. Ma una cosa è vera: la rete rende possibili
nuovi sviluppi di civiltà, di collaborazione, di
comunità. Per chi ha voglia di farlo.
Che cosa centra, tutto questo, con il business?
Parecchio. Chi ha capito che cosa significa davvero
"nuova economia" sa che il customer empowerment, il
maggior potere del cliente, non è una frase fatta ma
un fatto concreto. Le imprese che invece di temerlo sanno
come interpretarlo, e si impegnano in un miglior servizio ai
loro clienti, possono davvero creare una comunità in
cui si lavora insieme con reciproco vantaggio. E così
arricchirsi contemporaneamente di denaro e di preziosi
rapporti di di fiducia e di collaborazione attiva. Questa
è la vera, grande scommessa che ci sta davanti.
Vedremo chi la saprà vincere.
Note:
Il geniale saggio di Carlo M. Cipolla Le leggi
fondamentali della stupidità umana è stato
pubblicato da Il Mulino nel volumetto intitolato Allegro ma
non troppo (uscito nel 1988 e ristampato molte volte). Un mio piccolo
appunto su The power of stupidity
è uscito online in inglese nel 1996 si sono poi aggiunte
altre osservazioni, anche in italiano, sullo stesso argomento. A questo proposito
vedi anche Le grandi leggi: Murphy, Parkinson,
Peter e Cipolla.
Fra le tante sciocchezze nelle farraginose opere di
Marshall MacLuhan, la più spesso citata è la
più stupida di tutte. Non è vero che "il
mezzo è il messaggio". Inoltre linternet non
è un "mezzo", come la televisione, la stampa
e la radio. È un sistema molteplice ed esteso, con
possibilità rivoluzionarie nella comunicazione, nella
società e nelleconomia.
Su argomenti "affini" a questo vedi anche:
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