Offline Riflessioni a modem spento

Il pane spremuto
e il limone tostato

Luglio 1999

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  Giancarlo Livraghi

gian@gandalf.it
 
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Non ho la minima intenzione di comprare un nuovo videoregistratore, ma ho visto la pubblicità di qualcuno che promette un apparecchio semplice, che si può far funzionare premendo un solo pulsante. Speriamo che sia vero, perché vorrebbe dire che qualcuno finalmente ha capito la necessità di cambiare strada nell’applicazione delle tecnologie.

Leggo che negli Stati Uniti, inondate di proteste, alcune grandi imprese hanno eliminato il sistema “premi 1 per, premi 2 per” e hanno assunto decine di persone per rispondere al telefono “come si deve”. Insomma sta spuntando qualche barlume di ragione...

Ma la strada è ancora lunga. Leggo in diversi libri che persone certamente non “tecnofobe” (si occupano “a tempo pieno” di tecnologia) hanno rinunciato a usare un videoregistratore perché è troppo complicato; si trovano in difficoltà con un sistema di allarme per l’automobile; hanno avuto problemi con segreterie telefoniche e ogni sorta di altri automatismi. Uno di loro (Michael Dertzous) racconta come abbia dovuto rimandare un viaggio perché il sistema di prenotazione di Prodigy gli ha imposto tali e tante complicazioni (automatiche quanto inutili) da fargli perdere l’aereo.

Qui non si tratta solo del fatto che il fatware, ormai così obeso e intricato da avvicinarsi all’immobilità e alla bulimia, ha bisogno di un’energica cura dimagrante. C’è anche in giro un’altra malattia, chiamata “convergenza”.

Si sviluppano frenetiche gare di “convergenza” dei contenuti e dei servizi tendenti a portarci verso una situazione in cui “tutti fanno tutto” (vedi per esempio la guerra dei portali) mentre il vero valore della rete sta nel miglior possibile sviluppo di diversità e specializzazione.

Si discute su proposte, secondo me demagogiche e inefficaci, per favorire la diffusione dell’internet in Italia; mentre ciò che occorre è uno sviluppo dei contenuti e dei servizi (badando alla qualità più che alla quantità) e una drastica riduzione del prezzo dei computer, accompagnato da un miglioramento della qualità (che significa avere macchine più solide, più affidabili e più semplici, eliminando il farraginoso affollamento di funzioni inutili).

Mentre le nostre autorità politiche e amministrative (e anche il cosiddetto “mercato”, della cui saggezza abbiamo motivo di dubitare) continuano a non rendersi conto del problema, sembra che in giro per il mondo si cominci a capire la necessità di rovesciare la tendenza, finora dominante, verso applicazioni che hanno troppe funzioni e perciò le svolgono male.

Se comprassi un tostapane che fa anche da spremilimoni rischierei di trovarmi con un limone tostato o una spremuta di pane; e probabilmente la stessa macchina telefonerebbe (senza avvertirmi) a mia cugina per dirle che il limone è tostato, spegnerebbe il frigorifero, accenderebbe la luce in cantina e chiamerebbe un bar per ordinare quattordici spremute e ventisei panini. Assurdo? Si: ma è proprio questo il modo in cui sono concepite troppe delle tecnologie che siamo costretti a usare.

Leggo sull’Economist che negli Stati Uniti non c’è solo la crisi della Compaq (il più grande produttore di personal computer) ma in generale una crisi del mercato: perché famiglie e imprese non sono più disposte a rincorrere la falsa innovazione, vogliono poter lavorare tranquillamente con il computer che hanno comprato tre o quattro anni fa – e se ne comprano uno nuovo lo vogliono pagare poco (si parla di 300 dollari, con tendenza a scendere). Leggo anche che, di conseguenza, chi opera nell’internet deve badare a non creare sovraccarichi inutili e non usare tecnologie che costringano chi accede ai loro servizi a dotarsi di macchine inutilmente veloci e potenti.

Era evidente da anni la necessità di invertire il percorso, cercare soluzioni più semplici e più efficaci. Finalmente sembra che il buon senso stia cominciando a far capolino. Speriamo che l’Italia non rimanga indietro, continuando a copiare il peggio degli errori commessi oltre oceano: ciò che ci serve invece è un salto in avanti, per cercare di anticipare il resto del mondo nella nuova tendenza verso la semplicità, la praticità e la leggerezza.




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