È meglio spiegare subito che qui carattere
è inteso in senso tipografico. E anche che non sto
puntando il dito su Ikea. Questo è solo
uno dei tanti esempi di come unimpresa ben nota per
qualità di prodotto e di servizio può
inciampare quando si tratta della sua presenza online.
Mi fa piacere ritornare, ancora una volta, a citare Gerry
McGovern, che il 21 settembre 2009 ha pubblicato un articolo intitolato
IKEA
chooses an ugly font.
Si tratta del fatto che Ikea ha cambiato il carattere nei
sui siti web, passando a Verdana. Cosa che ha suscitato
parecchie polemiche. Devo dire che sono un po sorpreso,
perché alcuni anni fa molti impaginatori di siti web
lo consideravano il carattere ideale per
quelluso. Pare che abbiano cambiato idea. Ecco alcuni esempi
citati da Gerry McGovern.
«Verdana è stato progettato per le
limitazioni del sistema web è scadente e troppo
usato» dice a Time Carolyn Fraser, che ha una
tipografia a Melbourne, Australia. La comunità web sembra
insorgere contro la scelta di IKEA
di un carattere «semplicemente brutto». «Non ci sono
parole per descrivere il mio disgusto» sputa Ben
Cristensen, anche lui a Melbourne.
«Orribile», lamenta Christian Hughes
a Dublino.
«È più efficiente e costa meno» si
difende Monika Gocic di IKEA. Così
IKEA si è
buttata al risparmio e alcuni pensano che possa nuocere alla
marca. Vitaly Friedman dice a Time: «Il carattere
precedente rifletteva decisamente meglio la filosofia di
IKEA, dando un sapore molto speciale
al suo stile». Vitaly è il direttore della rivista online
Smashing, dedicata alla progettazione web. «Con
luso di Verdana esteso in tutta la rete, limmagine
di IKEA non solo perde originalità,
ma anche la credibilità e la reputazione che ha costruito
fin dagli anni 40».
Ci sono molti motivi osserva giustamente Gerry
McGovern di comprare da IKEA
e dubito che fra quelli ci sia la scelta di un carattere tipografico.
IKEA ha successo perché produce
mobili e arredamenti eleganti a prezzi convenienti, non per
il carattere che usa nei suoi siti web.
Naturalmente nessun editore o redattore della carta
stampata che abbia un po di buon senso usa un compromesso
tipografico come Verdana (benché luso dei
bastoni e di altri caratteri poco leggibili si
stia stupidamente diffondendo anche in libri e giornali). Ma
è interessante, quanto tardivo, il voltafaccia degli
specialisti web.
Ringrazio Giorgio Rosa Salva di avermi segnalato che (stranamente) Ikea ha adottato il carattere Verdana
anche in cataloghi stampati benché non sia mai stato concepito per quello scopo. Questo cambia, in parte, la prospettiva delle polemiche sul caso specifico. Ma non il senso generale del ragionamento.
Comunque è stupefacente che Ikea pensi di
risparmiare impoverendo la qualità dei
suoi testi (non solo online). Non cè alcuna riduzione di costi
in un cambiamento di carattere (anzi cè qualche
spesa in più per sistemare tutto nel nuovo
stile).
È possibile, anzi desiderabile, essere semplici ed
eleganti (ma, come vedremo, Ikea sta facendo il contrario).
Se indossa un brutto vestito lunico risultato
che può ottenere è apparire come un prodotto
scadente per chi non può permettersi qualcosa di
meglio. Non è un suicidio, perché non basta un
errore per distruggere la sua reputazione. Ma è
decisamente uno sbaglio.
Come sempre, le osservazioni di Gerry McGovern si
estendono a una prospettiva un po più ampia.
«Sai, questa recessione può far bene
allIrlanda», mi ha detto il barbiere.
«Gli irlandesi, sai, sono un po fedeli alla marca.
Pensano che se fa pubblicità in televisione
devessere buono. Allinizio non
volevano comprare dai supermarket Lidl o Aldi
perché non avevano saputo dalla pubblicità che
sono buoni. Ma ci si stanno abituando. E adesso
arriva IKEA...».
La comunicazione web sta provocando lo
scoppio della bolla costruita dalla
pubblicità, perché i clienti web
sono più spinti dai fatti che trascinati
dallemozione. Il motivo per cui sei in rete è
perché non ti sei lasciato travolgere
dalle tue emozioni. Vuoi fare un po di ricerca, trovare
fatti, scegliere lofferta più conveniente.
Qui non sono del tutto daccordo con Gerry, che come
protagonista dellinternet talvolta tende a sottovalutare le
altre risorse di comunicazione. Una mescolanza di ragione ed
emozione cè in tutti i comportamenti umani.
La comunicazione è un insieme, tanto più efficace
quanto più è
coerente in tutti o suoi aspetti.
E (cosa fondamentale) cè una precisa continuità fra ciò che si promette e
ciò che si è in grado di mantenere, fra
ciò che si dice e il modo in cui ci si comporta.
Come ho detto e scritto molte volte, il culto della falsa
immagine senza radici nella realtà
è sbagliato e inefficace dovunque, non solo online.
Non è una coincidenza casuale che questa degenerazione
sia cresciuta contemporaneamente alle grottesche storture
della speculazione finanziaria. Insieme sono nate e insieme
devono morire, come microbi patogeni (ma non sembra che i
rimedi siano abbastanza efficaci per estirpare
linfezione).
Più in generale la fedeltà di marca non è per sempre. Ci vuole molto tempo per costruire un rappporto di fiducia, poco per perderlo. Deludere un cliente (o lettore) può essere molto pericoloso (specialmente se qualcun altro lo sa capire meglio).
Ma ritorniamo allesempio Ikea, perché ci
può insegnare ancora alcune cose. (Ho controllato le
osservazioni che seguono in uno scambio di e-mail con
Gerry e mi conforta sapere che è daccordo).
La scelta di un carattere che forse
impoverisce la marca non è lunico
problema né il più rilevante. Da sempre mi
chiedo, in generale, se sia una buona idea forzare
il carattere in rete. E in pratica non lo faccio mai. (Se, come può
accadere, quel font non è nella dotazione del
computer di chi legge, il risultato è diverso in un modo che ci è impossibile verificare).
Dobbiamo ritornare al principio di base:
linternet è un ambiente
a ricezione variabile. La soluzione più efficace
è lasciare che lo sia. Se non si definisce
il carattere, ognuno legge nel modo che ha scelto. (O se
non ha consapevolmente scelto come preferisce leggere, ma accetta
ciò che è standard nel sistema o che un tecnico
ha installato, è comunque quello il modo cui è abituato).
Lasciando la scelta al lettore il sito diventa più povero,
più comune, più simile agli altri? È
vero il contrario. Sono pochi i caratteri che è
ragionevole usare online perché quasi
tutti i computer li hanno in dotazione. Perciò
non può essere quello un modo per
distinguersi.
È meglio, per definire una identità forte, avere subito qualcosa da dire
che non siano chiacchiere qualsiasi. E una struttura chiara
ed efficace che faciliti un veloce orientamento nel sito.
Chi bada alle apparenze a scapito dei contenuti non solo
diventa molto simile a tanti altri (perché i trucchi
cosmetici sono quasi sempre gli stessi) ma si identifica
dalla prima occhiata con i peggiori. Non è una buona
idea puntare su una immagine che è spesso
limpronta della vacuità.
Ma non è tutto. Dopo aver letto i dibattiti
sullargomento, sono andato a vedere i siti Ikea. Sono
impenetrabili, perché esigono un nuovo
software flash che non ho la minima intenzione di
installare. Lo faccio apposta, perché quel genere di
cosmesi è abitualmente caratteristico dei siti che non
mi interessano. Così non perdo tempo e vado subito da
qualche altra parte per trovare quello che sto cercando.
Sono tanti che, invece, si lasciano imbottire di
aggiornamenti inutili e perciò accedono facilmente a
quelle sceneggiate? Può darsi, ma non è questo
il punto. Rimane il fatto che troppa decorazione è
fastidiosa. Più le persone hanno esperienza della rete
(e perciò sono le più interessanti per chi ha
qualcosa da proporre) più presto si spazientiscono di
addobbi scenografici.
La soluzione è estremamente semplice. Anche per
chi vuole a tutti i costi avere una facciata
decorativa, è tecnicamente facile offrire una variante
senza addobbi che vada direttamente ai contenuti.
Perché tanti (Ikea è solo uno fra mille esempi)
non lhanno ancora capito?
È vero che sono online da diciassette anni e molti altri
hanno meno esperienza. Ma quelli come me non sono casi
speciali e isolati. Mentre in una conversazione, o in
una lettura, possono trascorrere piacevolmente minuti, o
anche ore quando si va su una pagina online tre o quattro
secondi di attesa prima di vedere ciò che vogliamo
sono un tempo interminabile. Per tutti.
Ci sono nuovi arrivati che girnzolano senza meta e si divertono con i giochini decorativi? Può darsi. Ma non sono i clienti più interessanti. Comunque dopo un po si stufano e vanno a cercare qualcosa di utile.
È ora di capire che un sito web, se non dà un
servizio efficiente ai lettori a scapito di ogni artificio
cosmetico, merita di essere smontato e riposto nel polveroso
magazzino delle anticaglie o in qualche tenebroso museo
degli orrori. Era vero quarantanni fa, quando è nata
linternet, o ventanni fa, quando si è sviluppato
il sistema web. Oggi, con le sempre crescenti dimensioni della
rete, lo è ancora di più.