A proposito di eleganza e sobrietà,
uno dei problemi della convivenza umana sta nel capire i valori della
cortesia e delle buone maniere.
Siamo intrappolati nella morsa di due tendenze apparentemente
contrapposte, ma in realtà complici e conniventi. Una è
il trionfo della volgarità, della villania, della mancanza di
rispetto e di comprensione. Laltra è il manierismo
dei convenevoli, delle ipocrisie, delle finte amicizie e benevolenze.
Per tutte e due, spesso lesempio viene dallalto
(specialmente dai sempre più discutibili modelli di comportamento
proposti dalla televisione).
Lambigua mescolanza di villania e conformismo
cè sempre stata. Ma in unepoca in cui (per fortuna)
si sono appiattite e diluite le differenze di categoria sociale (e perciò
di stili e comportamenti) il quadro è più che mai confuso
e disorientante.
Senza farne una prigione di convenzioni e cerimoniali, di
antiquato o banale galateo, non è una cattiva
idea ripensare a quelle forme di buona creanza che
possono aiutarci a rendere più gradevoli e civili i nostri rapporti
con ogni genere di persone da quelle che ci sono più
vicine (ma non per questo meritano di essere trascurate) a quelle che
conosciamo meno (e con cui, perciò, non è sempre
facile trovare un punto di incontro reciprocamente chiaro, gradevole
e comprensibile).
Questo è il motivo per parlare di un libro, recentemente
pubblicato, che a prima vista sembra estraneo agli argomenti
di cui si tratta abitualmente in queste pagine.
Signori si
diventa di Elda
Lanza
Mondadori
marzo 2005
222 pagine 15 euro
Devo confessare che, nonostante la gradevole eleganza
delledizione e della copertina, probabilmente non avrei mai
comprato questo libro. Non perché sia così stupido
da illudermi di sapere tutto in fatto di cortesia
e signorilità. Ma perché fatico a trovare il tempo
di leggere i (parecchi) altri libri cui credo di dover dare la precedenza.
Ma poiché leditore ha avuto la cortesia di
mandarmene una copia e so che lautrice ha troppo
spirito per potersi limitare a un aggiornamento del galateo
eccomi a spiegare perché credo che meriti di essere letto.
È un libro interessante perché, insieme a
uninterpretazione attuale delle buone regole
(che è sempre bene conoscere, anche quando scegliamo
di non rispettarle) contiene anche commenti vivaci, spesso divertenti,
su altri aspetti del comportamento cortese e civile e sulle cose,
magari di moda o apparentemente appropriate, che
civili e gradevoli non sono.
La struttura del libro è insolita e curiosa. Non
cè un indice analitico, perché tutto il testo
è ordinato in ordine alfabetico per argomento, da
abito a visite. Come per sottolineare
il fatto che è anche (se non soprattutto) un libro
di consultazione. Anche se, per lo stille scorrevole
e spiritoso, può essere piacevolmente letto dalla prima alla
duecentoventiduesima pagina.
Ci sono osservazioni, attinenti al tema, che vanno oltre
la semplice nozione di buone maniere. Per esempio
queste, sullavere attenzione verso gli altri.
Chi sono gli altri? Quelli che hanno un
colore di pelle diverso dal nostro. Che non parlano la nostra lingua.
Che praticano una religione diversa. Quelli che tengono a una squadra
sportiva che non è la nostra. Che abitano in città, in
luoghi diversi dai nostri. Quelli...
Non solo. Anche il padre e la madre sono altri,
persone diverse da noi. I fratelli, i compagni di scuola, gli amici, i
compagni di lavoro, i superiori e gli inferiori. Quelli che incontriamo
in metropolitana o in una coda allo sportello. Quelli che in
auto sono in fila indiana davanti e dietro di noi.
Questi, e altri ancora, sono diversi da noi.
Quelli verso i quali dobbiamo avere attenzione. Rispetto. Tolleranza.
Sentimenti di amicizia e di condivisione. Senza spintoni, clacson
impazienti, osservazioni a voce alta davanti a estranei, prepotenze,
derisioni, toni accesi.
Il futuro si misura anche dalla capacità di ciascuno
di essere tollerante.
Quanto migliorerebbe la nostra vita, e la società intorno
a noi, se sapessimo seguire un po più spesso questi
semplici criteri di buon senso e di buon gusto?
Fra le tante voci divertenti cè
quella dedicata ai baci, che comincia così:
I baci più noiosi e inopportuni sono quelli (ottanta,
li ho contati) che si scambiano durante uno spettacolo televisivo
presentatori e ospiti. Poiché non nascono da pensieri affettuosi
e positivi, tradiscono limbarazzo di essere credibili.
E conclude con questa osservazione:
Non cè unetà in cui è
lecito il primo bacio: è una curiosità, non un peccato.
Quindi, sul primo bacio è inutile mentire. Non è necessario
contarli né elencarli con nomi e situazioni; ma le donne evitino
di giurare che quella è la prima volta (gli uomini non
ci credono mai); e gli uomini ci risparmino la solita frase: Non
ho mai provato una sensazione così profonda.
Nel libro ci sono anche interessanti annotazioni sul modo e sul
motivo per cui certe usanze, oggi poco comprensibili, sono entrate
nella tradizione. Vediamo, per esempio, queste annotazioni sulla
superstizione.
La superstizione è da secoli una maniera certa
di crearsi un problema.
A chi crede che un gatto nero che attraversa la strada porti sfortuna,
come si fa a spiegare che questa fama il povero gatto se lè
creata quando passando per strade non illuminate faceva imbizzarrire i
cavalli, allora unico mezzo di trasporto?
A chi crede che un cappello sul letto porti disgrazie, si può
dire che la cosa è nata quando i cappelli erano nidi di bestiole
di ogni genere, con la polvere e le polverine usate per elaborate parrucche?
A chi crede ai sette anni di disgrazia per uno specchio rotto,
si può raccontare che gli specchi, nel Settecento, erano
preziosissimi, costavano molto denaro e ci volevano sette anni
di lavoro per molarli e inciderli?
Così come un tempo passare sotto la scala
di un operaio: modo abbastanza sicuro per farsi arrivare
sulla testa unaccetta o una pietra?
Ogni superstizione ha una spiegazione logica e sensata,
che tuttavia non convince chi ci crede. Come diceva
Totò, stringendo limmancabile cornetto:
Non ci credo, ma mi adeguo.
Un manuale intelligente sulle buone maniere del vivere
civile deve anche saper deridere e smontare le regole e le
convenzioni che non servono o che peggiorano le cose.
E questo libro lo fa.