Si è discusso molto su alcuni articoli di Oriana Fallaci e in particolare
su quello del 29 settembre 2001, La rabbia e lorgoglio (che poi è
diventato un libro). Naturalmente la signora Fallaci è libera di esprimere tutte
le opinioni che vuole. Le sue osservazioni possono essere più o meno condivise,
ma un contributo vigoroso, irriverente, aggressivo è spesso meglio di tanti opportunismi.
Tuttavia... alcuni eventi successivi gettano unombra strana, ambigua e umiliante,
sulla sincerità delle sue intenzioni.
I fatti sono spiegati con limpida chiarezza nellarticolo di Andrea Monti che riporto
per intero qui di seguito. Le domande che rimangono senza risposta sono almeno due.
Perché Oriana Fallaci, invece di incoraggiare la diffusione delle sue idee,
si è schierata aggressivamente insieme al suo editore per reprimere la diffusione
del suo articolo?
Perché né lei, né la casa editrice hanno avuto il buon senso
di capire che le citazioni online non potevano ledere i loro interessi ma, al contrario,
contribuivano alla conoscenza e perciò alla vendita del libro?
In questa piccola ma fastidiosa vicenda cè una perversa mescolanza
di ingordigia, ignoranza, stupidità e rozzezza culturale. Unombra sgradevole
cui difficilmente Oriana Fallaci (e con lei la casa editrice) si potrà liberare se non
ritirando lassurdo e squallido mandato che ha dato ai suoi legali e chiedendo
pubblicamente scusa. Cose che finora non ha fatto.
Quello che segue è
un articolo di
Andrea Monti
pubblicato su Punto Com il 17 aprile 2002
Fra i tanti dibattiti innescati dagli articoli di Oriana Fallaci cè quello relativo alla discutibile azione legale promossa dalla scrittrice contro chi ha spontaneamente e in buona fede ripreso il testo di un suo articolo e lo ha pubblicato online, accusato con dubbio fondamento giuridico e ancora meno legittimità culturale di provocare danni sia allautrice, sia alleditore.
La rabbia e lorgoglio questo è il titolo del pezzo venne pubblicato dal Corriere della sera il 29 settembre 2001, e scatenò una tempesta di polemiche di rara violenza. Tanto erano profonde le ferite nelle quali veniva affondato il coltello, tanto era forte la voglia di capire le ragioni di un atto così grave. Larticolo che poi si è ingrandito in un libro era stato inizialmente messo online sul sito del quotidiano di via Solferino, per poi misteriosamente scomparire prima, riapparire nuovamente, per poi dissolversi nel nulla o essere irreperibile nellinefficiente funzionamento delledizione online.
Nel frattempo, del tutto spontaneamente, molti hanno pensato di mantenere vivo il fuoco acceso dalla signora Fallaci ripubblicandone online il testo. Di questo non sono stati contenti né la signora Fallaci né leditore Rcs che dopo sei mesi hanno pensato bene di promuovere unampia azione legale contro i pericolosi criminali colpevoli di avere riprodotto abusivamente larticolo in questione. Provocando, si dice, non solo danni di notevole entità ai titolari dei diritti economici, ma anche la violazione della personalità dellautrice.
Non è affatto certo, giuridicamente, che la ripubblicazione dellarticolo sia una violazione di legge. Ma è certamente assurda laffermazione che questo abbia provocato dei danni.
Facendo i conti della serva in base a quanto diffusamente dichiarato si sa che il libro della signora Fallaci ha venduto oltre 800mila copie. Calcolando una royalty da perfetto sconosciuto pari al 10 % del prezzo di copertina (9,30), si può valutare che lautrice abbia già maturato più di 700mila euro (pari a circa un miliardo e trecento milioni di lire). Leditore, invece, dovrebbe aver guadagnato oltre 3.500.000 euro pari a circa sei miliardi e settecento milioni su un ricavo quantificato nella metà del prezzo di copertina. A fronte di questo, non ci sono danni dimostrati derivanti dalla disponibilità online dellarticolo (che peraltro è soltanto una parte del libro).
Per di più, come sa chiunque abbia un minimo di esperienza nel settore editoriale, la presenza online di estratti o parti di libri ne favorisce la vendita piuttosto che deprimerla (vedi, ancora una volta, quello che accade su Amazon). Ma anche se fosse stata venduta qualche copia in meno, non sarebbe stato certo un dramma a fronte dellimportanza e della valenza culturale del dibattito provocato da quello scritto.
Quando le somme già guadagnate con la vendita del libro sono già ampiamente remunerative dei giusti diritti economici, quale ragione può mai avere un autore per accanirsi su un indimostrato e comunque irrilevante danno derivante dalla pubblicazione online? Una boccata di impegno civile non vale forse qualche spicciolo?
Insomma, per poca, improbabile, ipotetica pecunia la signora Fallaci ha ritenuto di invocare i rigori della legge invece di essere soddisfatta delleffetto provocato dalle sue idee. Il che sarà anche giuridicamente praticabile ma è culturalmente ignobile.
Andrea Monti
http://www.andreamonti.net
Post scriptum
Acuni giorni dopo... un articolo di fondo di Piero Ostellino sul Corriere della sera del 26 aprile 2002 racconta di minacce e persecuzioni contro Oriana Fallaci (in particolare da parte di integralisti islamici). Se è vero che è stata minacciata di morte e purtroppo sembra credibile ovviamente merita solidarietà. E non credo che ci possano essere dubbi sulla sua libertà di esprimere le sue opinioni con tutta la franchezza e la durezza che desidera. Non voglio neppure dubitare della sincerità dellautore di quellarticolo (anche se è strano che la redazione del Corriere sia, o finga di essere, ignara dei dubbi e delle polemiche suscitate dal comportamento del suo editore).
In quel testo si parla con compiacimento della «spontanea diffusione che hanno avuto in tutto il mondo» gli articoli Oriana Fallaci e si dice che l autrice «non ha voluto una lira, un euro, un dollaro». Mentre nello stesso articolo si dice che il libro ha venduto un milione di copie. Un fatturato di nove milioni di euro, che fa aumentare di un quarto il conto della serva. Un legittimo guadagno che non sarebbe un problema se non ci fosse una ingiustificabile persecuzione, da parte del Corriere, contro la diffusione delle opinioni di Oriana Fallaci e un imbarazzante contrasto fra lagiografia e i comportamenti.
Si tace sul fatto che gli avvocati delleditore e della signora Fallaci hanno scatenato una furibonda aggressione legale per sopprimere, in Italia e nel mondo, la spontanea diffusione di un articolo. E che il motivo di quella persecuzione è dichiaratamente materia di denaro (anche se la pretesa di danno economico è insensata, cosa che rende loperazione ancora più isterica e incomprensibile).
La contraddizione è vistosa. La mancanza di qualsiasi risposta, chiarimento o spiegazione è, a dir poco, ambigua.
Giancarlo Livraghi gian@gandalf.it