Convegno La Repubblica sull’internet – 12 Marzo 1998 – relazione di Giancarlo Livraghi


4) Gli “utenti” internet in Italia


Preferirei astenermi dall’entrare nella vexata quaestio di quanti siano gli "utenti" internet in Italia. Ma, benché questa misura mi sembri incerta quanto irrilevante, temo che un breve accenno all’argomento sia inevitabile. Più che le "cifre assolute" mi sembrano interessanti le analisi sulla composizione del (sia pur piccolo) "mondo internet" in Italia.

Una misura precisa è sostanzialmente impossibile, anche perché è molto difficile stabilire con chiarezza e coerenza una definizione di chi o che cosa sia un "utente". Il criterio può variare da una definizione molto estesa (qualcuno che talvolta, in un ufficio o in casa di un amico, ha dato un’occhiata alla rete; o qualcuno che talvolta usa l’e-mail, tramite una segretaria o qualche conoscente) o molto restrittiva (chi davvero fa uno uso frequente, se non quotidiano, della rete, partecipa attivamente a dialoghi interattivi, usa abitualmente la world wide web come fonte di informazioni, eccetera).

Senza entrare nei dettagli (che renderebbero interminabile questa relazione) di come ho analizzato, e confrontato fra loro, varie fonti e ricerche... credo che un’analisi "spannometrica", ma realistica, ci porti a concludere che non più di 100.000 persone in Italia stiano davvero "navigando" in modo abituale nell’internet. Una definizione "estesa" di "utente" (cioè una persona che può accedere a un collegamento e ne fa un uso più o meno occasionale) può arrivare, secondo me, a un totale di circa 800.000 persone. Questo numero sta aumentando – è probabile che entro l’anno superi il milione.

Siamo a numeri molto alti rispetto a due o tre anni fa; ma ancora molto bassi rispetto ai livelli dei paesi più avanzati e soprattutto al "potenziale" che in Italia si potrà esprimere se e quando l’internet diventerà davvero parte della nostra società e del nostro costume.

Quando? Non so; e credo che qualsiasi previsione, ottimistica o prudenziale, sarebbe azzardata. Quest’autunno ci saranno, spero, nuove e più precise informazioni; vedremo allora se, e di quanto, ci stiamo avvicinando a una "curva di crescita" che ci porti verso una reale diffusione della rete come una parte abituale della nostra cultura e della nostra economia.

Per ora (e purtroppo) la rete rimane, in Italia come in quasi tutto il mondo, un fatto "elitistico". Non più riservato agli esperti di informatica o a pochi "appassionati"; ma ancora lontanissimo dall’essere diffuso come altre tecnologie: l’ormai vecchio telefax e la più recente telefonia cellulare.

Secondo una ricerca dell’Eurisko, gli utenti Internet in Italia sono cresciuti del 40 per cento dal novembre 1996 al novembre 1997. Credo che il dato di aumento percentuale sia molto vicino alla realtà. Per quanto riguarda la "cifra assoluta", non vorrei entrare nei dettagli dei motivi per cui penso che il totale delle persone che "dicono di avere" la possibilità di accedere all’internet (circa 1.300.000 alla fine dell’anno scorso) debba essere ridimensionato con una definizione un po’ meno estesa del concetto di "utente".

Secondo questa ricerca (che per vari motivi considero particolarmente affidabile) gli "utenti" internet sono per il 70% maschi, 30% femmine. Un netto miglioramento rispetto a qualche anno fa, ma un vistoso segnale di arretratezza (negli Stati Uniti le donne sono il 43% e la "parità dei sessi" si sta avvicinando). Sotto questo aspetto, tuttavia, la situazione italiana non è peggiore di quella degli altri paesi europei.

Dal punto di vista delle aree geografiche, la situazione è questa (in percentuale)

graf16a.gif (5126 bytes)

Vediamo una forte concentrazione nel Nord-Ovest e una certa debolezza nel Sud, ma nonostante i forti squilibri la situazione, sotto questo aspetto, non sembra "drammatica"; più che alla geografia, il problema è legato ai livelli sociali, culturali ed economici.

Il mitico "nord est" appare debole; in quell’area l’uso della rete "dal lavoro" (15,6 % sul totale Italia) è leggermente più basso che "da casa" (16,4 %), mentre nel Nord-Ovest è più diffuso l’uso dal luogo di lavoro (46,6 %). Nel Centro i due dati sono simili. Al Sud e nelle Isole è un po’ più diffuso l’uso "domestico" (23,7 %); quest’ultimo dato, se la tendenza si confermasse, potrebbe rivelarsi interessante. Sia pure nel quadro generale di "sottosviluppo" italiano, il Sud e le Isole sono tutt’altro che assenti.

Anche da altri segnali (compresa una recente ricerca di cui purtroppo non è completa l’analisi, e quindi non si possono ancora pubblicare i risultati) è ancora estremamente debole la presenza in rete delle "piccole e medie imprese" italiane; e questo è uno degli elementi più preoccupanti di tutto il quadro.

Per dimensione dei centri abitati, il quadro è questo:

graf16b.gif (6354 bytes)

La concentrazione nei "grandi centri", abbastanza ovvia e prevedibile, è tuttavia un altro sintomo di "sottosviluppo". È interessante però constatare che l’uso "da casa" è un po’ più alto nei centri con meno di 10.000 abitanti (21,2 %) e nettamente più basso nelle grandi città (26,4 %).

Questo è il quadro per fasce di età:

graf16c.gif (6014 bytes)

Nessun "campione" statistico è mai perfetto; ci sono utenti abituali della rete che hanno più di 64 anni (uno vi sta parlando in questo momento) ma nella ricerca Eurisko non se ne è rilevato alcuno. La scarsa presenza in rete di persone oltre i 55 anni è comprensibile, ma questo è uno dei fenomeni che meriterebbero attenzione. Sono proprio le persone che si trovano in situazioni di isolamento, come spesso accade agli anziani, che potrebbero avere un particolare vantaggio dall’uso della rete.

All’altro estremo della scala di età, la presenza dei giovani nell’internet è solo leggermente più alta rispetto alla popolazione; questo riflette non solo una carenza della scuola, ma anche un inadeguato impegno delle famiglie. Uno dei rischi gravi è che le nuove generazioni (all’infuori di quei "privilegiati" che crescono in famiglie più acculturate e attente) restino tagliate fuori dalla cultura del mondo e dalla possibilità di trovare lavoro.

Ecco l’analisi per "titolo di studio":

graf16d.gif (6154 bytes)

Nulla di sorprendente... ma si conferma che siamo lontani da quella diffusione "popolare" della rete che, come vedremo, sta cominciando a realizzarsi negli Stati Uniti.

Per livello di reddito, queste sono le percentuali:

graf16e.gif (5928 bytes)

Anche qui, nulla di sorprendente. Ma c’è un fatto importante: la barriera che tiene lontane dalla rete le fasce di reddito medio-basse (fra cui molti, giovani e non, che potrebbero servirsi della rete per migliorare le loro possibilità di trovare lavoro o di migliorare la loro condizione) non è solo economica: è soprattutto culturale. Una delle "rivoluzioni" necessarie sta nel capire che per collegarsi all’internet non è necessario avere attrezzature costose, né particolari competenze tecniche; e che ciò che oggi sembra "il giocattolo dei ricchi" può diventare uno strumento di recupero sociale ed economico per le categorie più deboli ed emarginate.

Vorrei ora passare a un altro aspetto del "quadro di riferimento", che mi sembra fondamentale: la differenza fra la situazione italiana e quella del paese che, come abbiamo visto, è tuttora "dominante" nella rete – gli Stati Uniti. Non si tratta solo di una differenza di fase evolutiva, ma anche di sostanziali differenze strutturali fra il loro mercato e il nostro.



Per la crescita del numero di persone online in Italia
vedi dati italiani nella sezione dati del sito gandalf.it



Precedente

Indice

Successivo


 

Homepage Gandalf
home