Alcune domande ingenue


Alcune domande ingenue a proposito di tariffe


Ci sono enormi interessi in gioco (non solo economici) nel campo delle telecomunicazioni; e ora hanno nel mirino anche l'internet. Le manovre abbondano, scarseggiano la chiarezza e la trasparenza.


Un articolo di Giancarlo Livraghi gian@gandalf.it su Interlex – 24 luglio 1999





Dopo che ALCEI ha denunciato alcuni aspetti discutibili della recente proposta di Infostrada per l'accesso all'internet (apparentemente "gratuito" ma tutt'altro che "libero") e dopo che il tema è stato ripreso su Interlex si è scatenata la protesta dei "piccoli provider". Che meritano, secondo me, attenzione e simpatia – e credo siano riusciti a farsi ascoltare dalle autorità politiche e normative. Ma, come spesso accade in questi casi, pongono il problema in una prospettiva un po' troppo ristretta. Qui non si tratta solo di capire se e quali forme di "concorrenza sleale" sono in atto contro una categoria di imprese, ma un po' più in generale come sia concepito il sistema dei prezzi e delle tariffe e quanto sia organizzato in modo da favorire pochi grandi interessi a scapito di quelli degli "utenti" – di telefonia come di ogni altro servizio, compresa la rete.

Un articolo apparso su Repubblica il 21 giugno rivela alcuni dei "retroscena" e dei conflitti fra i grandi operatori – non so con quanta esattezza o attendibilità. Ma nonostante qualche occasionale "rivelazione" il quadro rimane confuso, oscuro e poco comprensibile. E che a guadagnarci sia il "consumatore" (come conclude, secondo me superficialmente, quell'articolo) è tutt'altro che certo o evidente. Ci sono parecchie domande rimaste, almeno finora, senza risposta. Per esempio quelle che seguono.


  • Perché in un sistema dove spesso i contratti contengono "trappole" di varia specie, e dove da molti anni si denunciano abusi, non è mai stata fatta chiarezza?


  • Perché i "piccoli provider" si svegliano solo ora, quando di operazioni sui prezzi di connessione di parla (non solo in Italia) da parecchio tempo?


  • Perché i "grandi provider" non esprimono la loro opinione? Perché dopo il grido " emergenza internet" lanciato nel novembre 1998 (con una denuncia all'autorità antitrust di cui non si conosce l'esito) sembrano – per quanto si può vedere pubblicamente – aver "deposto le armi"?


  • Non so quanto credere ai "si dice", ma mi sembra molto plausibile l'ipotesi che le offerte di Tiscali e Infostrada siano solo le "prime mosse" di una partita che vedrà coinvolti anche altri grandi operatori, compresa la Telecom. Non mi sembra pensabile che tutto questo sia sfuggito alle autorità regolatrici. Perché su questo tema sono così reticenti?


  • Se le tariffe attuali consentono spazi di manovra come questo, perché finora ci è stato fatto credere che le "tariffe urbane" (e i costi fissi come il "canone") non siano riducibili se non introducendo altri fattori che in un modo o nell'altro ri-scaricano il costo sull'utente?


  • Se ci sono spazi di manovra (in parole povere, profitti eccessivi) nel sistema delle tariffe, perché prima di consentire operazioni come queste non si è cercato di fare in modo che il beneficio andasse direttamente agli utenti, sotto forma di prezzi più bassi per tutte le prestazioni, e in particolare per la tariffa urbana e il canone – e anche prezzi più bassi per le connessioni vendute ai provider che a loro volta potessero offrire prezzi migliori, o migliore qualità, agli utenti?


  • Se i progetti del governo e dell'authority per la comunicazione parlano di "agevolazioni" tariffarie proprio per l'uso dell'internet, come si può conciliare questa ipotesi con le operazioni di "internet gratuito" che (a parte altri trucchi commerciali, compresa l'invasività più o meno occulta e la compravendita di dati personali) si basano sulle tariffe di interconnessione? Se ci sono alchimie finanziarie e tariffarie che consentono di fare l'una e l'altra cosa, perché l'opinione pubblica non ne è informata?


  • È vero che è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale un provvedimento che ripete la stessa forma di riduzione tariffaria (solo per i "collegamenti lunghi") già messa in atto due anni fa, ignorando tutte le critiche espresse contro quel sistema? È vero che nonostante la pubblicazione della norma quel (discutibile) provvedimento non ha ancora trovato applicazione pratica – e perché?


  • È vero che si sono definite o consentite formule tariffarie che privilegiano solo alcuni grandi operatori a scapito di tutti gli altri? E perché ci si rende conto del problema solo in presenza di una tardiva e un po' confusa reazione di alcuni "piccoli provider"?


  • Se si consentono (di fatto si incoraggiano) operazioni realizzabili solo da pochi, grandi e privilegiati operatori, si stanno creando le premesse per una nuova situazione di oligopolio, fra l'altro capace di condizionare (come ha sempre fatto) le scelte e le decisioni delle autorità, a danno della libertà e della trasparenza del mercato e in ultima analisi dei citadini-utenti?


  • Perché (come in tante altre cose) c'è una costante mancanza di chiarezza e di trasparenza e le informazioni diffuse contengono raramente (anzi quasi mai) una descrizione precisa e comprensibile della realtà?


Temo che queste domande rimangano, ancora una volta, senza risposta. Lasciandoci la sgradevole percezione di essere, ancora una volta, presi in giro; con la solita distratta e complice connivenza dei "grandi mezzi di informazione".




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