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Mentire con le statistiche


Non fidarsi è meglio


Recensione su Galileo – 11 ottobre 2007



“Mentire con le statistiche” è per il 50 per cento un manuale del perfetto venditore di certezze, per l’altro 50 una divertente guida per non cadere nelle trappole dei numeri ben presentati.

Scritto dal giornalista e sociologo statunitense Darrell Huff nel 1954 è il testo di statistica più venduto (oltre 500 mila copie nella versione inglese). E sicuramente il più leggibile: la scrittura è scorrevole e godibile, e le vignette di Irving Geis, stile retrò, completano l’opera.

L’edizione italiana di “How to Lie With Statistics” è curata da Giancarlo Livraghi, filosofo, scrittore e giornalista, oltre che esperto di comunicazione e marketing, e Riccardo Puglisi, economista, docente presso il dipartimento di Scienze politiche del Mit (Massachusetts Institute of Technology) ed editorialista del Sole 24 Ore. La traduzione è arricchita e adattata, perché i due curatori hanno attualizzato valori monetari e inserito riflessioni e riferimenti a casi recenti o specificamente italiani in pre e postfazione.

I dati statistiche possono essere dei grandi amici. Ma è anche vero che, all’occorrenza, possono innalzare una supposizione a verità scientifica. “Tanti numeri” danno autorevolezza, e più clamorosi sono – la ricerca X ha dimostrato che il 98 per cento di topi vive più a lungo con la cura Y – più è probabile che vengano ripresi dalla stampa.

Al di là della leggerezza dello stile, l’argomento è serio ed è affrontato con rigore scientifico. Non per questo è un testo per specialisti. Huff si rivolge a tutti, soprattutto a chi non ha mai dubitato davanti a un articolo che straripa di percentuali.

Ce ne sono molti, perché in generale siamo disposti a credere a chiunque sbandieri una quantità sufficiente di numeri. E poi come potremmo dire se i dati forniti sono significativi? Per esempio, se l’incidenza di una data malattia è dell’1 per cento, sapremmo dire se siamo di fronte a una epidemia? I lettori (e spesso gli stessi giornalisti) non sono in grado di valutare se un numero ha davvero il significato che attribuiscono loro gli autori della ricerca. Ecco, di base questo è un libro che stimola la logica, affina l’occhio e svela i trucchetti del mestiere.

Il testo di Darrell Huff è diviso in dieci capitoli che riportano esempi illuminanti e molti consigli per difendersi dalla “statisticolazione” (la manipolazione delle statistiche).

La prima cosa da fare, per esempio, è interrogarsi sulla natura del campione di indagine: si impara così che “il 75 per cento della popolazione esaminata” potrebbe rappresentare anche tre persone su quattro. La seconda è quella di cercare di capire non solo ciò che le statistichedicono ma soprattutto quello che non dicono.

La regola di base è non fidarsi. Non tanto dei numeri, quanto delle conclusioni che ne vengono tratte: come riporta Huff nel capitolo dedicato al “post hoc”, il fatto che un orologio segni le tre e contemporaneamente un altro orologio suoni tre rintocchi, non dimostra alcuna relazione di causa-effetto tra i due apparecchi. Errore ricorrente questo del “post hoc”, specialmente nella ricerca biomedica, la più affollata dalle percentuali (quasi il 100 per cento degli statistici medici, verosimilmente, trova lavoro).


Tiziana Moriconi





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